PIRRO, Ugo

Enciclopedia del Cinema (2004)

Pirro, Ugo

Bruno Roberti

Sceneggiatore e scrittore, nato a Salerno il 24 aprile 1920. Formatosi nell'atmosfera ricca di sollecitazioni civili del dopoguerra italiano, con la sua sensibilità di scrittore ha reso non soltanto una testimonianza lucida dell'attualità e dei suoi risvolti socio-politici, ma ha anche effettuato una ricerca di modelli narrativi capaci di raccontare le ambiguità del potere e delle istituzioni, le contraddizioni della coscienza umana, i mutamenti antropologici e i conflitti di classe, in rapporto a realtà urbane o a contesti stratificati come il Sud italiano. Elaborando, da solo o in collaborazione con importanti sceneggiatori (quali Sergio Amidei, Alberto Moravia, Tullio Pinelli, Suso Cecchi d'Amico), un racconto cinematografico solidamente ancorato al reale ma anche aperto alle ambiguità nascoste, P. ha stabilito un rapporto di collaborazione significativo con Carlo Lizzani (con cui ha condiviso la formazione nel clima neorealista) e con Elio Petri, in cui ha trovato affinità elettive di rigore morale, di sdegno civile, di militanza politico-culturale. Qualità riconosciutegli con i Nastri d'argento ottenuti rispettivamente nel 1968 e nel 1971 per le sceneggiature dei film diretti da Petri A ciascuno il suo (1967) e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970, che gli ha valso nel 1971 anche la nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura originale) e con il David di Donatello, condiviso con Furio Scarpelli, per la sceneggiatura di Celluloide (1995) diretto da Lizzani (tratto dal romanzo di P. che rievoca gli anni di apprendistato a fianco di Rossellini durante l'avventurosa realizzazione di Roma città aperta). Dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale come ufficiale paracadutista (esperienza bellica che ha segnato la sua immaginazione anche di romanziere), P. si trasferì negli anni Cinquanta a Roma dove fece esperienze come giornalista e autore teatrale. Il suo tirocinio come sceneggiatore iniziò accanto a cineasti di sicuro mestiere come Domenico Paolella (Canzoni, canzoni, canzoni, 1953; Canzoni di tutta Italia, 1955), Raffaello Matarazzo (Cerasella, 1959) e Giuseppe De Santis (Uomini e lupi, 1957). Mentre una vena più intimista e attenta ai sentimenti percorreva le sceneggiature di Il sole negli occhi (1957) di Antonio Pietrangeli, Il momento più bello (1958) di Luciano Emmer, L'amore più bello (1959) di Glauco Pellegrini, Una domenica d'estate (1962) di Giulio Petroni. L'attenzione alla cronaca, all'analisi della storia politico-civile italiana, con particolare riferimento ai fenomeni di ribellione sociale, sono i motivi ricorrenti dei film scritti per Lizzani: da Achtung! Banditi! (1951), in cui il racconto dell'epica resistenziale si accompagna a una lucida visione storica, a Il gobbo (1960) e Il processo di Verona (1963), che illuminano con secca tensione cronachistica i risvolti oscuri legati al ventennio fascista, alla guerra e al dopoguerra, a Svegliati e uccidi, noto anche come Lutring (1966) e L'amante di Gramigna (1969), da una novella di G. Verga, che indagano le motivazioni sociali che mossero le figure 'fuorilegge' nei contesti della criminalità urbana o del banditismo ottocentesco in Sicilia. L'analisi sociale dei codici arcaici, tra onore e crimine, tipici del Meridione italiano, si rivelò congeniale alla scrittura di P. per film come Sequestro di persona (1968) di Gianfranco Mingozzi, Il giorno della civetta (1968) di Damiano Damiani, dal romanzo di L. Sciascia, fino a I guappi (1974) e Il prefetto di ferro (1977) di Pasquale Squitieri, dal romanzo di A. Petacco, e a Il giudice ragazzino (1994) di Alessandro Di Robilant. Ma fu con Petri che si consolidò un binomio cinematografico nella prima metà degli anni Settanta (stagione del cinema italiano contraddistinta dal forte impegno civile) capace di coniugare la tensione etica con un senso dello spettacolo ricco di umori inquietanti, di accensioni espressioniste, di scavo nelle psicologie dei personaggi. La spietata e lucida analisi presente nei loro film diventa metafora e racconto a chiave, si fa satira paradossale e ripresa di codici thriller nella sorta di trilogia costituita da: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in Paradiso (1971) e La proprietà non è più un furto (1973). Il grande acume di P. nel cogliere le temperie storico-civili italiane si rivela inoltre negli adattamenti di importanti romanzi: Il giardino dei Finzi Contini (1970) di Vittorio De Sica, da G. Bassani (nomination all'Oscar come miglior sceneggiatura non originale) Metello (1970), da V. Pratolini, L'eredità Ferramonti (1976), da G.C. Chelli, entrambi di Mauro Bolognini, Ninfa plebea (1996) di Lina Wertmuller, da D. Rea. Un'indagine dei sentimenti più intimista e al contempo il ritratto di mondi proletari e contadini emergono invece dai film scritti per Luigi Comencini, Delitto d'amore (1974), ambientato in una fabbrica del Nord, e Un ragazzo di Calabria (1988), che si svolge in un paesino meridionale; mentre l'utopia rivoluzionaria russa e la guerriglia del terrorismo basco sono al centro rispettivamente di Il giorno del furore (1973) di Antonio Calenda, e di Ogro (1979) di Gillo Pontecorvo. Un'atmosfera da giallo metafisico pervade invece le storie di L'enfant de nuit, noto anche come Enfantasme (1978) di Sergio Gobbi e di Obbligo di giocare, noto anche come Zugzwang (1989) di Daniele Cesarano; mentre il clima e gli eventi bellici dell'ultimo conflitto e il fronte iugoslavo sono al centro di Bitka na Neretvi (1969; La battaglia della Neretva) di Veljko Bulajic e di Povratak (1979, Il ritorno) di Antun Vrdoljak. La stessa cornice storica fa da sfondo a due romanzi di P., Jovanka e le altre (1959) e Le soldatesse (1956), portati sullo schermo rispettivamente da Martin Ritt nel 1960 e da Valerio Zurlini nel 1965. Dal suo libro Mio figlio non sa leggere (1981), ispirato da un'esperienza personale, P. ha tratto la sceneggiatura del film omonimo per la televisione (1984) diretto da Franco Giraldi. Sul mestiere di sceneggiatore ha scritto i saggi: Per scrivere un film (1982), Soltanto un nome nei titoli di testa (1998) e Il cinema della nostra vita (2001).

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