TOGNAZZI, Ugo

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

TOGNAZZI, Ugo

Francesco Bolzoni

Attore cinematografico e teatrale, nato a Cremona il 23 marzo 1922, morto a Roma il 27 ottobre 1990. Senza aver frequentato alcuna scuola di recitazione affrontò con disinvolta sicurezza l'avanspettacolo e la rivista, facendosi notare in spettacoli di crescente successo (1945-58). Agli sketches comici dell'intrattenimento musicale T. accostò la pochade o il copione paradossale del teatro di prosa al quale tornerà nell'ultima fase della sua carriera. Agli inizi degli anni Sessanta prese parte a film comici, privi di pretese, realizzati da M. Mattoli o G. Simonelli su copioni piuttosto approssimativi. Nel contempo partecipò a spettacoli radiofonici e televisi (Uno, due, tre, in coppia con R. Vianello) che accrebbero la sua già vasta popolarità.

Scelto da L. Salce come protagonista del film satirico Il federale (1961), un felice momento del filone conosciuto come ''commedia all'italiana'', prestò il proprio volto a uno dei tanti italiani ''inutili'', abituati a parlare bene e a comportarsi male, esemplarmente rappresentati nella figura del padre che ammaestra il figlio in un episodio del film I mostri (1963), e li descrisse con sempre più appuntita malizia. Di qui l'uomo in cerca di avventure di La voglia matta (1962), ancora di Salce; il contadinotto che va in giro con la bottiglia dell'olio di ricino di La marcia su Roma (1962) o il rivoluzionario fallito di La vita agra (1965). Ad accentuare gli aspetti sgradevoli di una maschera che, sotto un'arrendevolezza servile e una cortesia mellifua, celava crudeltà, miserie e pene (risvolto ben reso, per es., in Amici miei, 1975, di M. Monicelli), provvide M. Ferreri, chiamando T. a interpretare storie di proverbiale cattiveria e originale forza espressiva (Una storia moderna: l'ape regina, 1963; La donna scimmia, 1964; L'udienza, 1972; La grande abbuffata, 1973). La recitazione controllata, quasi straniata, dell'attore, abituato dagli inizi a gettare un occhio al copione e l'altro alla platea turbolenta e temibile dell'avanspettacolo o della rivista, convince in seguito registi non appartenenti al filone della commedia all'italiana a fare di T. il protagonista di cronache e apologhi di caustica modernità: da P.P. Pasolini (Porcile, 1969) ad A. Bevilacqua (Questa specie d'amore, 1971), dal francese E. Molinaro (La cage aux folles - Il vizietto, 1978) a B. Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo, 1981). T. si provò anche nella regia cinematografica con Il fischio al naso (1967) e con I viaggiatori della sera (1979), che risultò racconto pensoso, privo o quasi di spunti comici. Nel 1990 recitò in francese, a Parigi, nei Sei personaggi di L. Pirandello.

Bibl.: J.-A. Gili, Arrivano i mostri: i volti della commedia italiana, Firenze 1980; E.G. Laura, Ugo Tognazzi, Roma 1981; A. Bernardini, Ugo Tognazzi, ivi 1985.

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