CANTELLI, Ugolino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CANTELLI, Ugolino

Tiziano Ascari

Nacque da Bartolomeo, nobile parmense, intorno al 1390. Parecchi dei suoi antenati ebbero in Parma incarichi dal Comune, come suo nonno, di nome anche lui Ugolino, che nel 1387 era stato procuratore del Comune in una causa coi Pallavicino. Il C. studiò legge a Bologna, a Padova (nel 1409), a Pavia e nel 1414 era immatricolato studente nell'università di Parma, dove il 16 ott. 1416 conseguì la laurea in diritto civile. Il 6 ag. 1425 il duca di Milano ordinò (non si sa per quale motivo) al podestà di Parma di fare arrestare il C. e suo padre e di non rimetterli in libertà se non avessero promesso, sotto cauzione di 10.000 fiorini, di presentarsi a ogni richiesta. Morto Bartolomeo, il C. e i suoi fratelli, Antonio e Cristoforo, con atto notarile del 27 apr. 1427, si divisero i beni lasciati dal padre.

Nel marzo 1432, quando Sigismondo, re dei Romani, venne a Parma e vi soggiornò sino al maggio, il C. recitò davanti a lui un'orazione, che ci è stata conservata. L'anno dopo fu chiamato a Ferrara dal marchese Niccolò III per esercitarvi l'ufficio di podestà. Ci è stata conservata anche l'orazione che egli pronunciò assumendo tale ufficio. Fu di nuovo podestà a Ferrara nel 1444. Fece testamento a Parma il 21 dic. 1453 ed ivi morì prima del 1458. Aveva sposato Caterina dei Valeri, dalla quale ebbe solo una figlia, Maria Caterina, che andò sposa al conte Antonio Manfredi di Ferrara.

L'Affò scrive che il C. fu mandato oratore al concilio di Basilea e che il 24 maggio 1441 vi pronunciò, davanti ai padri e all'antipapa Felice V, l'orazione che si conserva nel ms. D 93 sup. della Biblioteca Ambrosiana. Ma tale orazione, come già fece rilevare il Sabbadini, è certamente opera di un altro Ugolino da Parma, cioè Ugolino Pisani - uno dei più bizzarri spiriti del tempo, giurista, poeta, soldato e viaggiatore -, al quale si riferiscono anche quei passi delle lettere del Filelfo, che l'Affò e il Pezzana ritennero riguardare il Cantelli. Non è perciò da credere che il C. sia andato a Basilea.

Il ms. Parm. 26 della Biblioteca Palatina di Parma, miscellaneo, contiene tra l'altro le due ricordate orazioni del C. ed altri due brevissimi discorsi che si possono a lui attribuire. Nell'orazione a Sigismondo il C., dopo aver magnificato le virtù del re e quelle del duca Filippo Maria Visconti, esorta il sovrano, con accenti che diremmo tra danteschi e petrarcheschi, a portare la concordia e la pace nel mondo e soprattutto in Italia, capo e fondamento dell'Impero, lacerata dalle guerre, dalle discordie e dalle violenze dei tiranni. Nulla di veramente personale e sentito è invece nel discorso pronunziato a Ferrara, al testo del quale fanno seguito nel manoscritto parmense due brevi orazioni adespote (una habenda in ecclesia, l'altra habenda cum iusticie signum capiet), che l'Affò ritiene anch'esse opere del C. e che effettivamente appaiono, quanto a stile, molto simili alle precedenti.

Benché non si conosca nessun documento della sua attività di giurista e le sue orazioni siano di scarso valore, tuttavia il C. merita di essere ricordato soprattutto come bibliofilo e per le sue relazioni con umanisti. Nel 1431 Stefano Tedesco gli fece fare conoscenza con Guarino Veronese, cui lo stesso Tedesco inviò più tardi, nel gennaio 1432, un inventario dei libri posseduti dal Cantelli. Guarino rispose ringraziando e chiedendo di poter far copiare l'opuscolo In metra Terentiana di Rufino e lo scritto In carmina Terentii di Prisciano contenuti appunto nella biblioteca dell'erudito parmense. Delle due opere infatti il C. gli mandò in dono una copia. Qualche mese dopo Guarino chiese ed ottenne in prestito dal C. una copia dell'opera di Gellio, alla cui revisione egli attendeva. Anche se i rapporti del C. con Guarino sono documentati solo per gli anni 1431-33, si può credere che essi siano durati assai più a lungo. Amico del C. fu anche Zenone Castiglioni, allievo del Barzizza, poi vescovo di Bayeux. Nel 1434 il C. gli prestò alcuni manoscritti affinché egli potesse farli copiare: si trattava di traduzioni di Leonardo Bruni da Platone e da s. Basilio Magno, e di versioni di Guarino da Plutarco; nel gruppo erano comprese opere di contemporanei, come il De ingenuis moribus di Pier Paolo Vergerio, e il De re uxoria di Francesco Barbaro. Queste opere furono trascritte da Ubertino da Parma in un unico manoscritto, che è ora alla Biblioteca Vaticana (cod. Vat. Reg. lat. 1321). Pier Candido Decembrio donò al C. una copia della Repubblica di Platone da lui tradotta. Sulla consistenza della biblioteca messa insieme dal C. sappiamo molto poco; ma dovette essere per quei tempi una biblioteca notevolissima, come dimostra la lunga lite che da essa ebbe origine.

Nel suo testamento il C. aveva legato i suoi libri ai frati del convento dell'Annunziata di Parma. La figlia e il genero del C., che avevano cercato di impugnare questa disposizione, furono obbligati a consegnare ai frati l'intera biblioteca (pare rimanessero presso di loro solo un Gellio e le Epistole di Seneca), ma cercarono subito di riprenderla. La lite continuò molti anni: i frati si raccomandarono al duca di Milano e al signore di Faenza, la Cantelli e suo marito al duca di Ferrara. I libri rimasero ai frati; più tardi - forse quando nel 1546 il convento dell'Annunziata fu demolito - andarono dispersi.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Parma, Archivio del Comune, b. 4303; Arch. di Stato di Modena, Cancelleria ducale,Registri di cancelleria, A, 6, c. 85; Liber Comunis Parmae iurium puteorum salis, a cura di E. Falconi, Milano 1966, p. 132; A. Tartagni, Consiliorum l. IV, Venetiis 1578, f. 31; Epistolario di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, II, Venezia, 1916, pp. 174-84; Inventari e Regesti del Regio Archivio di Stato di Milano, II, 1, Gli atti cancellereschi viscontei, a cura di G. Vittani, Milano 1920, p. 127; I. Affò, Memorie degli scrittori e letter. parmigiani, II, Parma 1789, pp. 176 ss.; A. Pezzana, Continuazione..., VI, Parma 1827, pp. 166-68; VII, ibid. 1833, p. 658; G. Mariotti, Mem. e docum. per la storia dell'università di Parma nel Medioevo, Parma 1888, p. CIX; R. Sabbadini, Ugolino Pisani, in Dai tempi antichi ai tempi moderni, Milano 1904, pp. 285-89; A. Del Prato, Libri e biblioteche parmensi del sec. XV, in Atti e mem. della Deput. di storia patria per le prov. parmensi, n.s., IV (1904), p. 4; G. Bertoni, Guarino da Verona tra letterati e cortigiani a Ferrara, Ginevra 1921, ad Indicem; V.Zaccarini, P. C.Decembrio traduttore di Platone, in Italia medioevale e umanistica II, (1959), p. 197; P. M. Sevesi, Corrispondenza milanese del b. Marco da Bologna, in Archivum franciscanum histor., XLVIII (1955), pp. 300, 307-10; C. Piana, Ricerche su le università di Bologna e di Parma nel sec. XV, Quaracchi 1963, pp. 360 s.; P. O. Kristeller, Iter Italicum. II, p. 43.

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