GIUGNI, Ugolino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 56 (2001)

GIUGNI, Ugolino

Raffaella Zaccaria

Nacque a Firenze da Filippo di Niccolò e da Antonia di Domenico Sapiti, presumibilmente tra la fine del secolo XIV e gli inizi del secolo XV.

Il G., a differenza dei fratelli, che si dedicarono alla carriera politica e alla direzione dell'azienda familiare legata alla produzione e al commercio della lana, venne indirizzato alla vita ecclesiastica. Studiò diritto canonico presso lo Studio di Firenze, dove si laureò nel 1433. Il 18 dic. 1426 era stato nel frattempo nominato priore della chiesa di S. Romolo a Firenze. Il 2 dic. 1433 comparve in una causa di appello promossa presso la curia arcivescovile da Girolamo di Matteo Brocardi da Imola, già rettore dello Studio fiorentino, il quale era stato condannato al pagamento di una multa dallo stesso G., in qualità di sindaco dello Studio, con una precedente sentenza del 24 dic. 1432. Dall'atto del 1433 si sa inoltre che il G. in quel periodo studiava diritto civile (Notarile antecosimiano 19112: il giudizio, iniziato il 2 dic. 1433, si protrasse fino all'11 febbr. 1434; ove non altrimenti indicato i documenti si intendono conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze). Il 15 genn. 1434 fu presente al dottorato in utroque iure di Paolo di Giovanni Colucci di Roma insieme con Michele de Pontenano e Francesco Puccetti (ibid. 13508, c. 236rv, protocollo di ser Filippo Mazzei). Nel 1436 fu ascritto tra i canonici della chiesa metropolitana fiorentina. Successivamente, in un atto del 20-21 apr. 1444 fu tra coloro che approvarono la laurea in utroque iure di Iacopo di Ugolino da Farneto (ibid. 7946).

Nel 1452 il G. venne nominato protonotario apostolico. Nel 1457, essendo vacante il vescovato di Arezzo, fu candidato alla successione con una lettera di raccomandazione della Signoria fiorentina al pontefice Callisto III, dell'11 gennaio, accompagnata da una missiva dei Priori di Arezzo e dall'elezione da parte del capitolo della cattedrale di Arezzo, di cui il G. era membro (Signori. Missive I Cancelleria 41; Archivio di Stato di Arezzo, Serie dei canonici di massa, n. 13). L'iniziativa non andò in porto, ma ciò valse al G. come credenziale per il futuro. Il 22 marzo 1462, infatti, quando il vescovo di Volterra, Giovanni Neroni, fu eletto arcivescovo di Firenze, al suo posto subentrò lo stesso Giugni.

Il 19 dic. 1462 ottenne dalla Signoria fiorentina che il capitano di Volterra, Arrigo di Filippo Arrigucci, avesse facoltà di intervenire per tre anni nei confronti dei suoi debitori (Signori e Collegi. Deliberazioni in forza di speciale autorità 32, c. 85r). Il 20 genn. 1464 vi fu un altro intervento del governo fiorentino riguardante indirettamente il G.: questi aveva fatto imprigionare, per debiti contratti nei confronti della curia vescovile, il volterrano Giuliano di Michele Gherardelli, il quale era ricorso presso la Signoria, che ne aveva ordinato la scarcerazione, dopo aver appurato che il Gherardelli era in realtà insolvente nei confronti del predecessore del G., Giovanni Neroni (ibid., c. 89rv). Ancora nel 1464, nell'istruzione del 6 ottobre agli ambasciatori Carlo Pandolfini, Otto Niccolini, Tommaso Soderini, Luigi Guicciardini e Bonaccorso Pitti, inviati dalla Signoria fiorentina per onorare il nuovo pontefice Paolo II, si dice di raccomandare, insieme con l'arcivescovo Neroni, anche il vescovo G., in quanto persona degna della massima considerazione (Signori. Legazioni e commissarie 15).

Il 27 maggio 1466, in un atto rogato a Volterra, il G. investì del titolo di conte di Volterra Francesco di Piero Agli (Diplomatico. Riformagioni di Firenze). Il 25 giugno seguente assistette a Firenze, insieme con Neroni e con Carlo de' Medici, proposto di Prato, all'orazione funebre recitata dal servita Mariano Salvini, vescovo di Cortona, per la morte di Bartolomeo Lapacci de' Rimbertini, teologo di fama, legato apostolico in Ungheria, Boemia e Polonia, che con pubbliche esequie fu sepolto a S. Maria Novella. Il 27 dello stesso mese, sempre a Firenze, il G. conferì a Marco di Giovanni Strozzi il titolo di conte di Menzano, nella diocesi di Volterra, trasmissibile ai suoi discendenti maschi (Carte strozziane, s. III).

Il 19 apr. 1467 il G., in qualità di vescovo di Volterra e di principe del Sacro Romano Impero, nominò conte palatino Giovannicola di Niccolò Caratani da Norcia, governatore del castello di Serazzano, nella diocesi volterrana, con facoltà per lui e per i suoi eredi di istituire notai, legittimare bastardi e di portare sullo stemma di famiglia l'arme dei Giugni (Notarile antecosimiano 11825).

Il 9 luglio 1469 il G. fece testamento designando quali eredi universali il fratello Giovanni e i nipoti Filippo, Francesco e Domenico, figli di suo fratello Antonio, già defunto. Fra le varie disposizioni il G. lasciava ai monaci della badia fiorentina una bottega a Volterra (Diplomatico. Badia fiorentina). La tesi in base alla quale il G. avrebbe lasciato in dono la propria biblioteca alla badia fiorentina, sostenuta dall'Uccelli, secondo cui, inoltre, l'abate Ignazio Squarcialupi avrebbe fatto costruire nel 1505 una bella sala nel capitolo vecchio del monastero per contenere i libri lasciati dal G., è invece confutata dal Blum, sia perché nel testamento del G. non si parla di tale lascito, sia perché nel fondo relativo al monastero della badia non risultano manoscritti di tale provenienza.

Il G. fu inoltre chierico della Camera apostolica, canonico di Volterra e di S. Paolo di Firenze, pievano di S. Ermolao di Calci, priore di S. Felice a Ema e tra i primi canonici del magistrato della Lana.

Il G. morì a Firenze il 24 apr. 1470 e venne sepolto nella badia fiorentina con solenni esequie celebrate dall'abate della stessa badia, Salvatore Acerbi da Firenzuola (Ufficiali della grascia 190).

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano 7946, cc. n.n. (protocollo di ser Francesco Giannini); 11825, cc. 46r-47r; 13508, c. 236rv; 19112, cc. 17r-19r, 26rv, 42r-43v, 50r-51v, 56r-61v; Signori. Missive I Cancelleria 41, cc. 4v-5r; Signori. Legazioni e commissarie 15, c. 126r; Signori e Collegi. Deliberazioni in forza di speciale autorità 32, cc. 85r, 89rv; Diplomatico. Riformagioni di Firenze, 1466 maggio 27; Diplomatico. Badia fiorentina, 1469 luglio 9; Carte Strozziane, s. III, 90, cc. 19r-21r; 149, cc. 103r-106v; Ufficiali della grascia 190, c. 97v; Arch. di Stato di Arezzo, Serie dei canonici di massa, n. 13; Firenze, Biblioteca nazionale, Passerini 188, 219; Poligrafo Gargani 980; P. Puccinelli, Istoria dell'eroiche attioni di Ugo il Grande, con la Cronica dell'abbadia di Fiorenza, suoi privilegi ponteficii, e cesarei, Milano 1564, pp. 9, 53 s.; S. Ammirato, Vescovi di Fiesole, di Volterra e d'Arezzo, Firenze 1637, pp. 172 s.; D.M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi de' secoli bassi, II, Firenze 1739, p. 101; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, II, Firenze 1755, p. 37; Novelle letterarie, XVII, Firenze 1756, col. 820; S. Salvini, Catalogo cronologico de' canonici della chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782, n. 340; D. Moreni, Notizie istoriche dei contorni di Firenze, II, Firenze 1792, p. 68; G.B. Uccelli, Della badia fiorentina, Firenze 1858, p. 49; Statuti della Univer-sità e Studio fiorentino dell'anno 1387,seguiti da un'appendice di documenti dal 1320 al 1472, a cura di A. Gherardi, Firenze 1881, pp. 425, 440, 448; R. Blum, La Biblioteca della badia fiorentina e i codici di Antonio Corbinelli, Città del Vaticano 1951, p. 14; L. Martines, Lawyers and statecraft in Renaissance Florence, Princeton 1968, p. 506; R. Bizzocchi, Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento, Bologna 1987, pp. 226, 233, 235, 259, 279; Id., Ceti dirigenti, Stato e istituzioni ecclesiastiche, in I ceti dirigenti nella Toscana del Quattrocento, Monte Oriolo 1987, p. 275; C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, II, Monasterii 1914, p. 271.

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