ULFILA

Enciclopedia Italiana (1937)

ULFILA (goticamente Wulfila, forma ridotta di un nome composto con wulfs)

Vittorio SANTOLI

Evangelizzatore dei Visigoti, autore della Bibbia gotica. Per discendenza non era però un goto puro: sappiamo infatti da Filostorgio che ebbe avoli cristiani oriundi dalla Cappadocia. Il suo discepolo Aussenzio narra che U. fu a trent'anni consacrato vescovo da Eusebio di Nicomedia: siccome tale atto avvenne nel 339-40 o, più probabilmente, nel 341, la nascita viene a cadere intorno al 311. Secondo la stessa fonte, U. esercitò il suo vescovato per 40 anni: 7 in terra gotica a settentrione del Danubio, quindi, in seguito alla persecuzione da parte dei Goti pagani, 33, con i cosiddetti "Goti minori", in territorio romano, nella Mesia inferiore. (Su questi dati cronologici pare però che si debba riconoscere l'influenza di paralleli biblici). Morì a Costantinopoli, dove s'era recato per prendere parte a una disputa ecclesiastica, probabilmente il 383.

La consacrazione da parte di Eusebio e il fatto che si schierò con Acacio nel concilio di Costantinopoli del 360, sottoscrivendone la formula, fanno ritenere che U. appartenesse al partito del centro. Padroneggiò il greco e il latino, scrisse trattati e commenti, inventò l'alfabeto gotico (ossia i caratteri da usarsi su pergamena), tradusse in mezzo a un popolo praticamente analfabeta gran parte della Sacra Scrittura. Parte di questa traduzione ci è pervenuta nei frammenti della Bibbia gotica tramandatici dal bellissimo Codex Argenteus, ora a Upsala, contenente in 187 fogli, su 330 originali, frammenti dei quattro evangeli, e dai palinsesti provenienti da Bobbio, dopo avere forse già appartenuto a Cassiodoro: Codex Carolinus, a Wolfenbüttel (4 fogli con framm. di una redazione bilingue, gotico-latina, della Lettera ai Romani); Codices Ambrosiani, a Milano, contenenti amplissimi frammenti delle lettere paoline, brevi di Matteo e Neemia. Al codice ambrosiano A appartengono anche i quattro fogli torinesi. Tutti questi mss. risalgono al sec. V o, piuttosto, al VI, e sono stati messi insieme nell'Italia settentrionale. Ad essi s'aggiunge un doppio foglio membranaceo, ora a Giessen, proveniente dall'Egitto, con frammenti bilingui, latini e gotici, di Luca. La cosiddetta Skeireins, esegesi dell'evangelo giovanneo, della quale ci avanzano miseri resti, dipende, per il testo al quale si riferisce, dalla traduzione di U. Questa è stata fatta a sua volta su un testo greco: quello dominante nel sec. IV nella diocesi di Costantinopoli e che è stato possibile determinare con sufficiente sicurezza: per il Vecchio Testamento, la recensione di Luciano; per il Nuovo, la recensione siriaco-antiochena (la κοινή), nella quale si sono però inserite lezioni della recensione palestinese-gerosolimitana di Eusebio. L'esemplare greco della Bibhia gotica s'avvicina, quindi, ma non coincide, alla Bibbia di Crisostomo, alla quale ugualmente s'accostano le epistole paoline, le quali però in misura anche maggiore degli evangeli hanno nella versione gotica subito l'influenza delle traduzioni latine antiche.

Che il testo non sia rimasto col tempo inalterato lo provano sia l'esistenza di varianti là dove c'è doppia tradizione, sia passi nei quali il testo gotico sta a sé o coincide con la Bibbia latina. Tali alterazioni saranno dovute sia all'inserzione nel testo di glosse marginali, sia all'influenza di passi paralleli e della Bibbia latina antica. Relazioni fra il testo latino e il gotico mostrano anche le influenze gotiche subite da un cod., il Brixianus, del Nuovo Testamento, nel quale sarà da riconoscere la parte latina di un evangelo bilingue.

La traduzione di U. è il primo testo letterario in un dialetto germanico. Essa presuppone una notevole cultura, aperta a varie influenze. Ma è più di una traduzione qualunque. L'avere trasferito con intelligente fedeltà sentimenti e pensieri di una religione estranea, conservandone il fondamentale tono espressivo, in una lingua alle cui tradizioni essi erano fino allora ignoti, dà la misura della personalità letteraria di U. La Bibbia di U. è l'unico testo ampio, e l'unico letterario, in lingua gotica. Destinata, com'essa era, al servizio divino, vasta dovette essere la sua influenza e andare di pari passo con la diffusione dell'arianesimo fra le genti germaniche. Perciò grandissima, per noi moderni soprattutto dal punto di vista linguistico, data la posizione del gotico, è la sua importanza storica.

Ediz.: La migliore è la critica di W. Streitberg, Die gotische Bibel, 2ª ed., Heidelberg 1919-28. Il Codex Argenteus è stato edita in edizione fototipica, Upsala 1927, con introd. di O. v. Friesen e A. Grape; i palinsesti dell'Ambrosiana (scoperti nel 1817 da A. Mai ed editi per la prima volta, con grande accuratezza, da C. O. Castiglione, Milano 1819-1839) con l'inserzione del frammento Taurinensis al suo posto nell'Ambrosianus A, ugualmente in ediz. fototipica, e con proemio di J. de Vries, Firenze 1936.

Bibl.: W. Streitberg, Gotisches Elementarbuch, 5ª-6ª ed., Heidelberg 1920, pp. 8-34, 41; H. Naumann, Jahrb. f. Philologie, I (1925), p. 55 segg.

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