Hutten, Ulrich von

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Umanista tedesco (castello di Steckelberg, Fulda, 1488 - isola di Ufenau, Lago di Zurigo, 1523). Amico di Erasmo da Rotterdam e fautore del rinnovamento dell'Impero germanico e della sua indipendenza dal papato, ha avuto un forte influsso specialmente in età assai più tarda (nel periodo del risorgimento tedesco) sul formarsi della coscienza nazionale germanica. Appoggiò la rivolta contro l'arcivescovo di Treviri (1522) e, al fallimento di questo progetto, ormai isolato, si rifugiò presso H. Zwingli a Zurigo; negli ultimi anni della sua breve vita tentò di avvicinarsi a Lutero, del cui operato ora riconosceva la carica rivoluzionaria, anche in senso politico.

Vita

Destinato dal padre alla carriera ecclesiastica, fu inviato a studiare nel monastero di Fulda (1499) da cui però fuggì prima della vestizione (1505). Dedicatosi quindi agli "studia humanitatis", viaggiò a lungo per la Germania, l'Austria e l'Italia (nel 1512-13 a Pavia e Bologna, per studiarvi il diritto; nel 1515-16 a Roma, Bologna, Ferrara e Venezia), legandosi di amicizia con Erasmo e altri umanisti del tempo. Quando tornò in Germania, verso la metà del 1517, era già uno scrittore famoso, e l'imperatore Massimiliano I il 12 luglio di quell'anno lo coronò ad Augusta "poeta laureatus". Ripreso il servizio alla corte dell'arcivescovo di Magonza, come suo legato fu in Francia e alla dieta di Augusta (1517-18). Ma l'atteggiamento di sempre più aperta ribellione nei riguardi di Roma lo portò a cercare nuove intese fra coloro che sentiva più disposti a lottare per l'affermazione della dignità nazionale tedesca. Si avvicinò allora al cavaliere Franz von Sickingen nella speranza che un'azione militare potesse portare al rinnovamento dell'Impero; ma l'impresa militare di Sickingen contro l'arcivescovo di Treviri finì in una totale sconfitta (1522), e tutti gli spiriti sulla cui volontà innovatrice H. aveva contato, Erasmo in testa, finirono col ricusare ogni rapporto col ribelle Hutten. Mortalmente malato e privo di mezzi, trovò rifugio presso Zwingli a Zurigo, ma solo per morirvi.

Opere

All'esordio, e per varî anni, H. scrisse in latino (Querelarum libri duo, 1510; De arte versificandi, 1511). Prima testimonianza di una pubblicistica dichiaratamente politica fu la Exhortatio et carmina ad Maximilianum Caesarem (1512), pressante sollecitazione rivolta all'imperatore perché operasse per la grandezza della patria tedesca, combattendone i nemici che sedevano in Roma. Al ritorno dal primo viaggio in Italia (1513) scriveva Ad Caesarem Maximilianum epigrammatum liber, dove in tono ancor più pungente ritornava sullo stesso argomento: esemplare l'epigramma De Julii perfidia, dedicato al papa allora regnante. Nelle Ulrichi de Hutten equitis Germani in Ulrichum Wirtenpergensem orationes (1515-17), la polemica è invece indirizzata contro il prepotere dei feudatarî. Il 1517 fu per H. il primo di quattro anni particolarmente produttivi. Curò infatti per la Germania la pubblicazione del De donatione Constantini Magni di Lorenzo Valla; scrisse alcune delle Epistolae obscurorum virorum (II parte), dove il partito umanistico prendeva posizione a favore di una lettura filologicamente corretta anche dei testi sacri; infine, e soprattutto, H. pubblicò quell'anno il Phalarismus, primo dei suoi dialoghi. Il dialogo, come genere satirico, H. lo mutuò da Luciano, e lo trovò a sé tanto congeniale da insistervi per alcuni anni, sino alla pubblicazione dei Dialogi (1520), che lo affermarono come maestro in questo genere. I Dialogi raccolti in volume s'intitolavano Febris prima (1518), Fortunata e Febris secunda (1519), Vadiscus e Inspicientes (1520), ed erano tutti caratterizzati dalla polemica verso Roma. Il suo dialogo più significativo, Arminius (forse del 1519), fu pubblicato postumo nel 1529. Nel 1518, alla dieta di Augusta, H. aveva esibito il discorso Ad principes germanos ut bellum Turcis inferant exhortatoria, in cui la guerra contro i nemici della fede diveniva pretesto per un appello rinnovato all'unificazione dell'impero; e nel 1520, con la Klag und vormanung gegen den übermässigen gewalt des Papsts, si rivolse direttamente al giovanissimo imperatore Carlo V, perché prendesse posizione contro il prepotere romano. Passato a servirsi della lingua tedesca, nel 1521 H. curava la traduzione dei suoi dialoghi nel Gesprächbüchlein.

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