UNGHERIA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

UNGHERIA

I. Gedai

(Hungaria, Magerország nei docc. medievali; ungherese Magyarország)

Stato dell'Europa centrale, confinante con la Slovacchia a N, l'Ucraina a N-E, la Romania a E, la Iugoslavia e la Croazia a S, la Slovenia e l'Austria a O.

Il nome U. deriva dalla identificazione del popolo ungherese con i turchi Onoguri, mentre si incontrano, in particolare nell'Antichità, anche i nomi di Hunnia, Scythia, Pannonia (valido quest'ultimo storicamente solo per il Transdanubio e particolarmente amato dagli umanisti).

Gli Ungari irruppero, alla fine del sec. 9°, da E nel bacino dei Carpazi; la conclusione del processo di conquista viene posta dalla tradizione nel 995. La fondazione del regno medievale di U. coincide con l'incoronazione e la consacrazione di Stefano I (v.) nel 1000/1001. I confini naturali di quest'area erano costituiti da N-O a S-E dai Carpazi, a S dal fiume Sava e dal corso inferiore del Danubio e a O dal fiume Leitha. All'epoca della conquista ungherese in quest'area geografica era già insediata una molteplicità di etnie: oltre che da numerosi popoli slavi, essa era abitata da un nucleo di Avari e, nel Transdanubio, anche dai discendenti della popolazione della marca di confine carolingia. A quanto attestano le testimonianze storiche e archeologiche, gli Ungari occuparono innanzitutto le pianure e i territori collinosi del Transdanubio, tra i fiumi Danubio e Tibisco, a N e a E del Tibisco, così come il bacino della Transilvania. La famiglia principesca degli Arpadi (v.) sembra avesse scelto per stabilire la propria sede e i propri possedimenti la parte centrale del territorio in corrispondenza della curva del Danubio da O verso S, a Esztergom (v.), dove già nel sec. 10° può essere attestata dalle fonti la residenza principesca, e a Buda (v. Budapest), dove, secondo la tradizione, essi occuparono la città romana di Aquincum.Le alte montagne ricche di foreste dei Carpazi erano organizzate come zona di difesa, affidata a guardie di frontiera, gli Székely ('Siculi'); verso O una linea di confine nel senso moderno si ebbe soltanto alla fine del sec. 13°, determinata dalla necessità di contrapporsi ai duchi d'Austria; nelle restanti parti del paese una frontiera non si definì completamente prima della fine del Medioevo. Soltanto a partire dalla metà del sec. 12°, quando iniziò l'attività di estrazione mineraria, le aree boschive in particolare, e quindi in misura crescente anche le valli fluviali, furono occupate da insediamenti legati al processo di colonizzazione. Il Transdanubio (v.), delimitato a N e a E dal fiume Danubio e a S dai fiumi Drava, Mura e Sava, può essere definito in maniera piuttosto chiara parte occidentale dell'Ungheria. Esso corrispondeva alle province romane della Pannonia superior e inferior; a partire dal 1071, quando le regioni meridionali vennero conquistate da Bisanzio, il fiume Sava costituì la linea di frontiera del paese, mentre a O la Slavonia veniva unita al regno di Ungheria. È meno chiara invece la delimitazione dell'U. orientale, a E del Danubio, nella quale si distinguono tradizionalmente la regione tra il Danubio e il Tibisco (Duna-Tisza köze) e quella al di là del Tibisco (Tiszántúl). Erano fluttuanti le frontiere naturali a N, verso la montuosa U. settentrionale (Felvidék) e verso la Transilvania, che in parte si costituì nei territori dell'antica provincia romana della Dacia.Il territorio corrispondente all'U. medievale appartiene oggi, dopo la fine della monarchia austro-ungarica decretata in seguito alla prima guerra mondiale dal trattato di Versailles (1919), a vari paesi: parti del Transdanubio sono andate all'Austria (Burgenland, v.), alla Slovenia e alla Croazia, mentre parti a S (Voivodina) sono passate alla Serbia, parti dell'U. orientale e della Transilvania sono state attribuite alla Romania e all'Ucraina (ulteriori variazioni si sono avute negli anni Novanta), mentre praticamente tutta l'antica U. settentrionale corrisponde all'od. Rep. di Slovacchia fino a una piccola area della regione del Szepes (od. Spiš) settentrionale, che appartiene alla Polonia.

Nella storiografia artistica ungherese a partire dalla seconda metà del sec. 19° l'arte medievale e il suo sviluppo sono stati considerati come un'unità organica che ha determinato il costituirsi della teoria di una storia dell'arte autoctona. Anche l'ingente perdita di monumenti medievali (in particolare nelle regioni centrali del paese) ha determinato un tentativo di ricostruzione dell'arte medievale perduta sulla base dei monumenti conservati nelle regioni limitrofe che non ha tenuto conto dell'importanza degli aspetti legati alle caratteristiche di quelle società né delle peculiarità regionali. Una reazione a tale concezione si è avuta con l'elaborazione di specifiche storie dell'arte delle minoranze nazionali in U. (nel sec. 19° in particolare per quanto riguarda i Sassoni di Transilvania). Con il dissolversi dell'U. storica si è affermata, soprattutto nei nuovi stati che si sono sostituiti a essa, la tendenza a delineare delle storie artistiche locali e a incorporare l'arte medievale delle regioni un tempo appartenenti all'U. in un nuovo quadro che rispecchiasse le esigenze di identità delle nuove entità statali; l'aspetto positivo di tale evoluzione sta nella scoperta e nell'accentuazione delle peculiarità regionali e locali dell'arte dell'U. medievale. Dopo la seconda guerra mondiale gli studi, in particolare quelli di tipo archeologico, hanno condotto a una migliore conoscenza dei singoli centri artistici, anche se il metodo di ricostruirne la storia sulla base dei monumenti dell'area circostante appare superato.I confini del territorio del regno medievale d'U. furono piuttosto stabili. Anche se i re di U. conquistarono o avanzarono pretese - espresse nei loro titoli ufficiali - su terre lontane, le regioni sottoposte al dominio della Corona si distinsero sempre dalle province amministrate dai governatori (voivoda o bani); all'interno del regno godevano di tale relativa indipendenza territoriale la Transilvania, sempre governata da voivoda, e la Slavonia, amministrata da un bano come le circostanti regioni slave meridionali.

Il fondamento dell'organizzazione politico-amministrativa del paese era costituito dal sistema dei comitati, che per la maggior parte non erano regioni in senso geografico o culturale, ma corrispondevano ai territori amministrati da un comes dai castelli del re e sono perciò poco significativi come unità storico-artistiche. Dal Tardo Medioevo in poi vi furono tentativi di articolare il paese in più vaste entità territoriali che non ebbero successo, né fu possibile all'aristocrazia costituire proprie signorie. Una forma di organizzazione del territorio si concretizzò con il re angioino Carlo I (1308-1342) a partire dagli anni venti del sec. 14° tramite l'istituzione di una serie di zecche per la riscossione dell'imposta lucrum camerae in tutto il paese, e quindi oltre che a Buda, Esztergom, Szerém, Csanád e nella Slavonia anche a Körmöcbánya, Szomolnok, Szatmár, Várad, nella Transilvania e a Pécs.

La rete dei comitati regi risale al re Stefano I, che affidò ai comites i territori che facevano capo ai castelli regi e l'amministrazione di queste aree; a partire dal sec. 12°, con l'estendersi dell'amministrazione a regioni precedentemente non abitate, si costituirono nel paese nuovi comitati periferici. In Transilvania rimasero fuori da questo sistema le aree privilegiate abitate dai Sassoni e dagli Székely. Dalla fine del sec. 12° un numero sempre maggiore di comitati e castelli regi venne lasciato agli aristocratici che, nella seconda metà del sec. 13°, divennero elementi dell'organizzazione della nobiltà comune.La tradizione attribuisce a s. Stefano la fondazione di dieci sedi vescovili, sottoposte agli arcivescovi di Esztergom e di Kalocsa, ma le diocesi si costituirono in realtà soltanto gradualmente. Esztergom, dove un arcivescovo era già attivo subito dopo il 1001 e la cui preminenza nel sec. 13° è attestata dalle fonti, amministrava le diocesi suffraganee, in parte derivate da antiche missioni, in particolare nel Transdanubio (Pécs, Veszprém e Győr) e nell'U. settentrionale (Nyitra, Vác, Eger); agli arcivescovi di Esztergom era anche riservata la giurisdizione ecclesiastica delle fondazioni della Corona e delle chiese nei territori di colonizzazione. L'arcidiocesi di Kalocsa sembra aver mostrato un particolare interesse nei confronti delle aree meridionali di influenza bizantina e dell'attività missionaria diretta verso S; l'arcidiocesi stessa venne unificata con la sede di Bács, fondata sicuramente nel sec. 12° nel Sud del paese. Le sue diocesi suffraganee erano quelle della Transilvania (Gyulafehérvár, od. Alba Iulia), così come quelle di Bihar - trasferita dopo il 1091 da re Ladislao I il Santo (1077-1095) a Várad (od. Oradea) -, di Marosvár (spostata a Csanád) e di Zagabria (1091/1094), fondata da Ladislao I.Sia la suddivisione interna del paese sia i suoi rapporti con l'esterno erano determinati da un sistema di strade a lunga distanza, alcune delle quali erano state in uso già dall'Antichità. Una delle arterie principali già dal primo Millennio serviva il commercio a lunga distanza con l'Oriente: pellicce, spezie e merci di lusso venivano infatti importate in Occidente attraverso la Transilvania per giungere sui mercati di Ratisbona e di Praga. Importanti stazioni di questa via erano Brassó (od. Braşov), Nagyszeben (od. Sibiu), Arad in Transilvania; a Szeged, sul Tibisco, arrivava anche il sale trasportato dalla Transilvania lungo il fiume Mures; questa stessa via raggiungeva e attraversava il Danubio in corrispondenza di Pest e di Buda, da dove, via Esztergom Pozsony (od. Bratislava), giungeva a Vienna e oltre, fino a Ratisbona; presso Szeged si diramava una strada verso il corso inferiore del Danubio, che costituiva il collegamento più importante con Bisanzio.Una caratteristica del sistema dei traffici dell'U. medievale consisteva nel fatto che la maggior parte delle grandi vie di collegamento si incontrava in prossimità di Pest e Buda; qui passava anche la via latina, che proveniva da Senj passando per Zagabria e Székesfehérvár, mentre quella che collegava Venezia a Vienna attraversava l'U. occidentale e la città di Sopron. Da Buda via Nyitra (od. Nitra) e Nagyszombat (od. Trnava) arrivava una strada diretta verso Brno e Praga e un'altra che passava per Zsolna (od. Žilina) e conduceva alla Slesia, a Breslavia. Da Pest si diramavano due importanti direttrici viarie, una verso N-E che passava per Kassa (od. Košice) e, attraversando la regione di Szepes (Lőcse, od. Levoča), conduceva a Cracovia, in Polonia, e un'altra che, via Szolnok e Várad portava a Kolozsvár (od. Cluj-Napoca), in Transilvania; un collegamento trasversale univa Várad a Kassa attraverso Debrecen. Partendo da Buda, correva lungo il Danubio verso S anche la via che portava nella regione di Baranya (Pécs) e, ancora oltre, a Sirmium.Il sistema viario svolse un ruolo diverso nelle varie regioni, determinando il carattere e i tempi dello sviluppo culturale e artistico. I primi a costituirsi, a partire dal sec. 11°, furono i centri dell'amministrazione politica e della vita ecclesiastica nel Transdanubio, che fin dall'epoca romana disponeva di una fitta rete stradale: in questa regione sorse la maggior parte delle diocesi, mentre l'amministrazione politica si concentrava nel triangolo compreso tra Esztergom, Buda e Székesfehérvár, area che già nel sec. 13° veniva citata come medium regni. I più antichi mercati e le città sorsero presso le sedi vescovili e i castelli dei comitati. Con l'insediamento nelle aree periferiche del paese e con l'incremento della produzione artigianale e dell'economia a partire dal sec. 13° si costituirono nuove città, situate per lo più lungo i grandi assi viari nei pressi dei confini: Sopron e Pozsony sulle vie dirette a Vienna, Nagyszombat sulla strada per Brno, Kassa, Lőcse, così come Bártfa (od. Bardejov) ed Eperjes (od. Prešov) sulla via verso la Polonia. Le più importanti città commerciali in Transilvania divennero Brassó, Nagyszeben e Kolozsvár. A causa del diritto di deposito obbligatorio imposto da Vienna fino al sec. 14° fu difficile praticare il commercio a lunga distanza e per questo i re di U., Boemia e Polonia nel 1335 si accordarono su un percorso alternativo che favorì soprattutto Buda e Pest, dal cui diritto di deposito obbligatorio vennero esentate nel 1365 le città della Transilvania. L'apice dello sviluppo urbano si ebbe all'inizio del sec. 15°, quando le più importanti città commerciali cominciarono a diventare libere città regie.In conseguenza di questo tipo di sviluppo, a partire dalla metà del sec. 13° i centri artistici si spostarono gradualmente verso le nuove città mercantili. Una caratteristica dell'U. medievale era l'assenza di moderne città mercantili all'interno del paese; il fenomeno, in particolare nel Tardo Medioevo, contribuì in misura importante allo sviluppo di grossi insediamenti di carattere urbano con diritto di mercato.

Le differenze tra le singole aree dell'U. medievale si evidenziano anche alla luce della topografia ecclesiastica. Gli insediamenti di ordini monastici erano più numerosi nel Transdanubio, dove all'interno dei confini delle antiche aree di insediamento già si trovavano monasteri benedettini e premostratensi; i Cistercensi si orientarono, in particolare nel sec. 13°, verso le aree di colonizzazione, per es. Borsmonostor (od. Kloster Marienberg) e Szentgotthárd a O, Topusko a S-O, Pétervárad (od. Petrovaradin) a S e Kerc (od. Cîrţa) a S-E. Sono distribuiti in maniera simile anche i monasteri dell'Ordine dei Paolini (o Monaci di S. Paolo Primo Eremita), mentre i conventi degli Ordini mendicanti erano distribuiti in modo uniforme in tutto il paese, interessando anche le città sviluppatesi nel tardo sec. 13° e nel 14°, che si distinguono anche per questo.Dal punto di vista storico e artistico è di particolare importanza la valutazione delle perdite e delle devastazioni che interessarono in varia misura le singole regioni. L'invasione dei Mongoli del 1241-1242 fu distruttiva soprattutto nell'U. orientale, fino al Danubio e nella parte centrale del paese, determinando danni ingentissimi e una diminuzione della popolazione nell'U. orientale e nella Transilvania, mentre il Transdanubio venne colpito in misura ridotta; in seguito non soltanto acquistarono importanza le fortezze e le città fortificate costruite in pietra, ma divenne evidente anche la bipartizione del paese. In una lettera indirizzata intorno al 1247 da re Béla IV (1235-1270) al pontefice, la necessità di fortificare il Danubio viene giustificata con il fatto che di lì passava la linea di confine tra Oriente e Occidente: si tratta del primo esempio conosciuto della consapevolezza degli Ungheresi del loro ruolo di scudo protettore del cristianesimo, ruolo importante in particolare a partire dalla guerra contro i Turchi, dal 15° secolo.

Un'altra circostanza storica che ha avuto effetti disastrosi per la conservazione dei monumenti del Medioevo in U. furono le guerre contro i Turchi dei secc. 16° e 17°; dopo la battaglia di Mohács (1526), nel 1541 il territorio ungherese si trovò diviso in tre, poiché l'area centrale del paese, il Transdanubio meridionale e le zone meridionali furono conquistati dall'impero ottomano. Sotto la dominazione turca e in particolare nel corso delle guerre condotte per riconquistare il territorio, il patrimonio monumentale medievale subì perdite consistenti (di conseguenza, in queste aree riveste un'importanza particolare l'archeologia); il Transdanubio occidentale e l'U. settentrionale invece nei secc. 16° e 17° fecero parte dell'impero asburgico e hanno conservato dunque i monumenti medievali, come pure il principato di Transilvania, rimasto autonomo sotto il dominio turco.Per quanto concerne l'Alto Medioevo, l'epoca della conquista della patria e dello stanziamento nel bacino dei Carpazi, è possibile delineare un quadro soprattutto dal punto di vista archeologico, più in base ai ritrovamenti funerari che agli insediamenti.

Le tombe dei personaggi importanti presentano una decorazione caratteristica, di impronta sorprendentemente unitaria, palesemente radicata nella tradizione dell'arte delle steppe dell'Europa orientale, la cui cronologia e la cui scomparsa difficilmente possono essere spiegate con l'avvento del cristianesimo. La decorazione più povera e semplice dei manufatti provenienti dalle sepolture della gente comune attesta invece una lunga continuità. Se è da ritenere che successivamente allo stanziamento, nella seconda metà del sec. 10°, siano intervenuti cambiamenti nel tipo di vita della popolazione, non è comunque possibile stabilirne la portata e quindi appare rivoluzionaria dal punto di vista storico artistico la svolta del Millennio tra il 997 e il 1000.Il regno di Stefano I (1000/1001-1038) fu certamente un'epoca di grandi cambiamenti politici e culturali; tuttavia i monumenti dell'epoca subirono - per lo più ancora nel Medioevo - consistenti alterazioni oppure distruzioni; inoltre i tentativi di riempire le lacune del patrimonio monumentale, assegnando datazioni precoci alle opere conservate, non hanno dato risultati. Sembra possibile confermare anche sul piano storico-artistico il legame con l'Occidente latino, già evidente sul piano storico e storico-ecclesiastico. In tal senso appare decisivo l'orientamento verso i modelli dell'arte ottoniana dell'epoca dell'imperatore Enrico II detto il Santo (1002-1024) e perciò, sia pure indirettamente, un legame con le forme dell'arte carolingia. Sembra tuttavia che, dopo la morte dell'imperatore Enrico II e con l'inizio dei tentativi dei sovrani tedeschi di sottomettere il regno di U., tale orientamento si sia interrotto. Successivamente alla scomparsa di Stefano I si presentarono difficoltà suscitate dalla lotta per la successione: si verificò una sollevazione dei pagani e, nel 1046, con re Andrea I (1046-1061) salì al potere la linea collaterale in esilio dell'attentatore Vazul.Così come nella lotta per il potere le parti contendenti cercarono appoggio presso l'imperatore tedesco oppure presso quello bizantino, analogamente anche nell'arte sembra essersi verificata una polarizzazione tra orientamenti occidentali e orientali. I monasteri privati dei re mostrano in quest'epoca una grande molteplicità di tipologie edilizie e una plastica architettonica unitaria di impronta bizantina, che venne ripresa anche nei primi monasteri privati degli aristocratici (Zselicszentjakab, fondato nel 1061, e certamente anche Feldebrő). Questo stile compare anche nella ornamentazione plastica degli edifici delle regioni meridionali, conquistate nel 1071 da Bisanzio, come mostrano gli esempi della Voivodina Bodrogmonostorszeg (od. Bački Monoštor), dell'abbazia benedettina di Dombó (od. Novi Rakovac, conservati a Novi Sad, Vojvodjanski muz.), di Titel. Il più importante pezzo bizantino di quest'epoca è la corona femminile con le raffigurazioni dell'imperatore d'Oriente Michele VII Ducas Parapinace (1067-1078), del principe Costantino e del re Géza I (1074-1077), conservata quasi per intero come parte inferiore della Sacra Corona di U. (Budapest, Magyar Nemzeti Múz.).Il re Ladislao I il Santo (1077-1095) prese posizione in favore della riforma gregoriana e nel frattempo, nonostante il parere negativo del papa circa l'annessione della Slavonia (con la fondazione nel 1091-1094 della cattedrale di Zagabria), si avvicinò alla riforma benedettina e fondò l'abbazia di Somogyvár per accogliere monaci provenienti dal monastero provenzale di Saint-Gilles presso Arles (1091). L'importante svolta nella politica ecclesiastica trovò espressione nella rinuncia all'investitura (1106) da parte del re Colomanno (1095-1116): da quel momento in poi l'U. si schierò dunque in modo piuttosto saldo dalla parte gregoriana.Nell'architettura romanica si diffuse una tipologia semplice di basilica triabsidata e priva di transetto, che corrispondeva alle esigenze delle comunità monastiche, per lo più non molto cospicue. La collegiata del duca Álmos a Dömös (consacrata nel 1106 ca. e dedicata a s. Margherita) presenta una decorazione architettonica di tipo comasco. Intorno al 1100 si incontrano i primi esempi di decorazione a carattere figurativo, come la lunetta del portale della cattedrale di Gyulafehérvár, le membrature architettoniche e la recinzione del coro a Dombó e la lastra tombale figurata proveniente da Aracs (od. Arača, in Voivodina) e conservata a Budapest (Magyar Nemzeti Múz.). Un gruppo di chiese con torri occidentali - la cattedrale di Eger, le chiese transilvane di Harina (od. Herina) e di Ákos (od. Acâs), l'abbaziale di Boldva - mostra un orientamento verso consuetudini liturgiche proprie dei movimenti di riforma monastica della Germania meridionale (riforma di Lotaringia, di Hirsau), tendenza confermata anche nell'arredo liturgico da un gruppo di oggetti di bronzo importati dalla Baviera e dalla Bassa Sassonia e dalla Bibbia di Admont (Vienna, Öst. Nat. Bibl., Ser. nov. 2701-2702), che apparteneva all'abbazia di Csatár, nell'U. occidentale.Nella decorazione architettonica della seconda fase della cattedrale di Esztergom (consacrazione parziale nel 1156) si evidenziano tendenze auliche di influsso lombardo, che compaiono anche nel momento finale della realizzazione del S. Pietro a Óbuda, i cui rilievi della recinzione del coro vanno ricondotti alla cerchia emiliana di Niccolò.I monumenti conservati evidenziano a partire dall'ultimo terzo del sec. 12°, per la prima volta, diverse scuole e tendenze stilistiche tra loro coeve. Nella storia dell'arte ungherese Pécs ed Esztergom erano considerate fasi successive di un unico sviluppo, ma da quando alla scultura architettonica di Pécs è stata assegnata una cronologia intorno al 1170-1180 (l'unica data sicura dal punto di vista documentario è il 1186 dell'abbazia benedettina di Ercsi, la cui scultura architettonica è legata a quella di Pécs) si è potuto verificare che esse procedono parallelamente. Pécs sembra aver avuto influenza soprattutto nel Transdanubio (per es. nella basilica regia di S. Maria a Székesfehérvár, fase II; nell'abbaziale benedettina di Jásd; nell'abbaziale di Szent Egyed a Somogyvár). Nel palazzo reale e nella cattedrale di Esztergom si evidenzia un quadro di molteplici riferimenti stilistici che vanno da un'architettura di orientamento altorenano attraverso influssi dello stile antelamico (intorno al 1180) fino alla ricezione del Gotico parigino (Porta speciosa, anteriore al 1196; cappella palatina, intorno al 1197). Nella stessa epoca è attestata alla corte del re Béla III (m. nel 1196) una produzione di tipo bizantineggiante, come mostrano lo scettro degli insignia dell'incoronazione ungherese e opere di oreficeria provenienti da Székesfehérvár (Budapest, Magyar Nemzeti Múz.) e un reliquiario a croce (Salisburgo, Dommus.).Gli influssi della prima arte di corte gotica compaiono in edifici dinastici come l'abbazia cistercense di Pilisszentkereszt, fondata nel 1193, la cattedrale di Kalocsa II, la chiesa di S. Pantaleone a Gács (od. Halič), intorno al 1217, ed ebbero un notevole effetto su edifici di committenza dell'aristocrazia, come l'abbazia premostratense di Bény (od. Biňa), anteriore al 1217, la chiesa premostratense di Ócsa, anteriore al 1234, e l'abbazia benedettina di Vértesszentkereszt. Nel terzo decennio del sec. 13° furono attivi in U. scalpellini del Gotico francese maturo provenienti da Chartres o da Reims, come attestano sia il monumento funebre della regina Gertrude da Pilisszentkereszt, del quale si conservano frammenti (Budapest, Magyar Nemzeti Gal.), sia in parte Pannonhalma III, consacrata nel 1224; contemporaneamente comparvero diverse tendenze stilistiche provenienti dalla Baviera e dall'Austria Inferiore, evidenti nella cattedrale di Gyulafehérvár II, nell'abbaziale di Lébény e nella scultura architettonica di Vértesszentkereszt.Tra il 1230 ca. e il 1270, in conseguenza dell'opposizione nobiliare contro l'aristocrazia e in particolare durante il regno di Béla IV (1235-1270), venne meno il forte orientamento verso lo stile di corte francese in favore di espressioni tardoromaniche originarie dell'Europa centrale. La regione occidentale dell'U. presenta legami diretti con Bamberga in monumenti quali la chiesa abbaziale benedettina di Ják e altre a essa legate, in U. e Austria Inferiore. Nell'area centrale del paese prevalsero gli influssi boemi e moravi, determinati dai legami dinastici - come la chiesa premostratense di Zsámbék, il castello reale di Óbuda e, dopo il 1247, la chiesa della Vergine a Buda -, che ricorrono anche a Veszprém (cappella di Gisella) e nell'area circostante. Un'architettura analogamente orientata in senso protogotico ebbe un suo centro nell'abbazia cistercense di Kerc (od. Cîrţa) in Transilvania.

Le incursioni mongole, se non determinarono una profonda frattura nello stile, mutarono però gli obiettivi dell'architettura, come la costruzione di castelli, per es. a Visegrád, a Medvevár (od. Medvedgrad) presso Zagabria e Léka (od. Lockenhaus, in Austria), e di città fortificate.Nella produzione orafa di corte - all'interno della quale spiccano la croce del Giuramento (Esztergom, Bazilika Kincstára), la croce di Záviš (Praga, tesoro della cattedrale), corone quali quelle dell'isola di Margherita (Budapest, Magyar Nemzeti Múz.) e di Płock (tesoro del priorato) e la croce da corona a Cracovia (tesoro della cattedrale) - compare un'ornamentazione di tipo naturalistico di origine mosana.Un'architettura pienamente gotica di carattere centroeuropeo si sviluppò intorno al 1260, per es. nella chiesa della Vergine a Buda, parallelamente alle committenze del re di Boemia Přemysl Ottocaro II (1253-1278) in Boemia e in Austria. Sebbene sia i Francescani sia i Domenicani avessero stabilito le loro fondazioni in U. a partire dagli anni venti del sec. 13°, i loro edifici, che sino alla fine del secolo dimostrano una stretta osservanza, si conservano soltanto dalla seconda metà del Duecento.L'arte di corte alla fine dell'epoca degli Arpadi è poco nota e sostanzialmente di contenuta importanza, eccezion fatta per poche opere, quali innanzitutto sigilli reali o il dittico del re Andrea III, il Veneziano (1290-1301; Berna, Bernisches Historisches Mus.). Nella fase compresa grosso modo tra il 1270 e il 1330 l'attività edilizia più vivace è testimoniata dalle città - per es. Sopron, con la chiesa dei Francescani del 1280 ca. e la sinagoga del 1300 ca., e Pozsony, con la chiesa dei Francescani consacrata nel 1293 - e dai castelli dell'aristocrazia, che vide aumentare in misura crescente il proprio potere e che nel periodo di disordini che seguirono all'estinzione della casata degli Arpadi e della prima età angioina fu impegnata nella costituzione dei propri domini. Di conseguenza è possibile individuare intorno al 1300 scuole regionali, in particolare nell'architettura, che per lo più costituiscono varianti locali di carattere provinciale di uno stile tardoromanico-gotico, adottato fino alla prima metà del 14° secolo. Le prime imprese promosse dalla dinastia degli Angiò (v.) sono poco note; quanto resta dell'intervento edilizio commissionato dal sovrano Carlo I nella chiesa di S. Maria a Székesfehérvár nel terzo decennio del sec. 14° è caratterizzato da uno stile 'gotico ridotto' che contraddistingue l'architettura degli Ordini mendicanti. Soltanto i sigilli reali permettono di ipotizzare un'attività artistica di corte con un'impronta sicuramente centroeuropea. L'opinione secondo la quale in età angioina si sarebbero automaticamente prodotte relazioni artistiche con l'Italia per l'origine napoletana della dinastia è chiaramente falsa: infatti, quando nel 1300 Carlo I venne inviato in U., l'arte di corte napoletana aveva caratteristiche diverse e la corte ungherese ebbe scarsi contatti con Napoli fino al 1328, anno di morte del duca di Calabria.L'arte della corte angioina nella seconda metà del regno di Carlo I e nei primi due decenni del regno di Luigi I il Grande (1342-1382) sembra avere avuto carattere fondamentalmente centroeuropeo e dunque uno sviluppo analogo a quello che si ebbe in Boemia e in Austria. Recenti indagini archeologiche nella residenza reale di Visegrád hanno individuato nel primo edificio (in uso nel 1335) un palazzo collegato a una zecca e un edificio palaziale con un balcone chiuso sporgente. Le opere architettoniche promosse da Carlo I vennero portate avanti dalla sua vedova nella sua città di Óbuda (dal 1343), dove le vestigia della chiesa della Vergine della prepositura di S. Pietro, del castello della regina e del monastero delle Clarisse attestano uno stile che corrisponde a quello degli Ordini mendicanti. Analoghi orientamenti stilistici sono evidenti anche nelle città: scuole autonome sono attestate a Sopron, Poszony, Łocse e nella regione di Szepes. Nella pittura murale e nella scultura lignea domina essenzialmente uno stile lineare.Rapporti con l'arte italiana del Trecento si evidenziano in vari modi a partire dalla fine del secondo decennio del secolo. Un'influenza determinante venne esercitata dai prelati che avevano frequentato l'Università di Bologna - e che là erano appartenuti alla nazione ungherese - e si deve sicuramente alla mediazione di questi intellettuali presso la corte la nascita del c.d. gruppo ungherese della miniatura bolognese, comprendente codici quali la Bibbia Nekcsei Demeter, dalla cerchia del Maestro del 1328 (Washington, Lib. of Congress, Pre-Accession 1), il Leggendario angioino ungherese (Roma, BAV, Vat. lat. 8541; New York, Pierp. Morgan Lib., 360 a-c; San Pietroburgo, Ermitage, Gab. dei disegni, nrr. 16930-16934), così come entrambi i codici con le Decretali appartenenti a Nicola Vásári, di Niccolò di Giacomo (Padova, Bibl. Capitolare, A 24, A 25). È sicuramente da ricondurre al contesto della riforma finanziaria di Carlo I l'arrivo in U. da Napoli dell'orafo Petrus Simonis Gallici de Senis, la cui unica opera attestata nel paese dai documenti è il terzo sigillo di Carlo I in maestà (1331); il corpus di opere di oreficeria a lui attribuite non può essere confermato.La terza fonte è rappresentata dai legami dinastici; certamente in seguito alla visita effettuata nel 1333-1334 di Carlo I a Napoli giunsero a Esztergom un pittore di orientamento giottesco - come mostrano gli affreschi della cappella del palazzo - e un seguace di Tino di Camaino, al quale rimandano i frammenti della tomba di s. Margherita proveniente dal monastero delle Domenicane sull'isola Margherita (Budapest, Budapesti Történeti Múz.).

Un mutamento stilistico nell'arte di corte della dinastia angioina ungherese si ebbe dopo il primo decennio del regno di Luigi I. La Cronaca illustrata ungherese (Budapest, Országos Széchényi Könyvtár, lat. 404) mostra, accanto a elementi stilistici napoletani del tardo stile della famiglia di pittori Orimina, anche influssi praghesi (Albero genealogico dei Lussemburgo nel castello di Karlštejn, in Boemia). L'arte di corte di Luigi appare oggi particolarmente legata a quella aulica austriaca, come mostrano i frammenti delle sculture del 1360 ca. del pontile dell'abbazia cistercense di Pilisszentkerest (Budapest, Magyar Nemzeti Gal.), quelli provenienti dalla cappella della Vergine dorata di Pécs (Pécs, Janus Pannonius Múz.), del 1365 e successivi al 1370, nonché i frammenti della cappella funeraria angioina a Székesfehérvár (Székesfehérvár, Szent István Király Múz.). Un'influenza dall'arte di corte francese si evidenzia nell'oreficeria, come documentano esempi quali il secondo sigillo di maestà di Luigi del 1363, i reliquiari (1367 ca.) della cappella ungherese del duomo di Aquisgrana (Domschatzkammer) e, in particolare in epoca tarda, il sigillo di maestà della regina Maria, del 1383, e i fermagli di piviale di Aquisgrana (Domschatzkammer), risalenti al 1380 circa.Un'analoga linea di sviluppo mostrano le grandi città mercantili, che in quest'epoca conobbero l'apice del loro sviluppo economico e politico: furono dotate di cinte murarie e videro la costruzione delle chiese gotiche (Pozsony, Sopron, Kolozsvár, Szászsebes od. Sebeş). L'influenza di questi centri si evidenzia nell'orientamento, di volta in volta diverso, dei cantieri cittadini e nell'apporto dello stile locale che in essi si era sviluppato sull'architettura profana delle città. Dell'importanza dei centri urbani per la pittura e per la scultura medievale ungherese esistono scarse testimonianze; per la scultura lignea se ne trovano, in particolare, nella regione di Szepes.

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Ungheria orientale

La denominazione di U. orientale per la vasta regione che costituisce la metà orientale dell'od. U., distinta storicamente dalle aree a S e a E, è arbitraria e tuttavia necessaria da un punto di vista storico-artistico. Per quest'area non esisteva infatti una definizione di regione, come per il Transdanubio (v.); tuttavia tale distinzione risulta utile soprattutto a motivo del destino postmedievale di quelle zone che, tra i secc. 15° e 17°, furono conquistate e occupate dai Turchi. La regione si distingueva già nel Medioevo per la diversa coscienza che aveva di sé come area priva di un passato romano e appartenuta all'area barbarica, trovandosi all'esterno del limes danubiano.Nel bassopiano percorso dal fiume Tibisco e dai suoi affluenti si insediarono gli Ungari fin dagli esordi della loro invasione, poiché il territorio risultava adatto allo stile di vita di tipo nomade che essi avevano condotto nelle steppe dell'Europa orientale. Mentre a N e verso S la regione poteva essere delimitata in maniera univoca, i suoi confini orientali verso la Transilvania subirono spostamenti nel corso del tempo, perché il principato di Transilvania, formatosi nel 1571, abbracciò territorialmente anche i comitati dell'U. orientale medievale.L'U. orientale, intesa come regione storica, si trova in gran parte nell'od. U., ma le sue propaggini meridionali e orientali appartengono attualmente alla Serbia, alla Romania e all'Ucraina. Rimane controverso se - secondo l'od. geografia politica - l'area orientale della Slovacchia (i comitati nordorientali dell'U. medievale Abaúj, Sáros, Zemplén, Ung, Bereg) debba essere considerata parte dell'U. settentrionale od orientale in senso più ampio. La frontiera medievale della regione era costituita a E dai monti della Transilvania, mentre a N da una fascia pianeggiante lungo il Tibisco, chiusa dai monti Mátra e Bükk: qui il confine con l'U. settentrionale non è chiaramente definito, per il semplice fatto che le due regioni hanno sperimentato fenomeni storici e storico-artistici tra loro analoghi. A causa della scarsità di pietra adatta a essere utilizzata come materiale da costruzione, sono diffusi nella regione gli edifici in laterizio con raro impiego di elementi lapidei.Il sistema dei comitati si costituì a partire dal sec. 11°, all'epoca della lotta di re Stefano I (1000/1001-1038) contro i principi pagani o legati a Bisanzio, e rimase sostanzialmente invariato sino alla fine del Medioevo. A partire dal sec. 13°, i comitati all'estremità settentrionale della regione raddoppiarono o ampliarono la loro superficie originaria durante la fase di espansione delle aree di insediamento. In corrispondenza del corso mediano del fiume Tibisco si insediarono, dopo l'invasione dei Mongoli, i Cumani e gli Jazigi, i quali, non inseriti nell'organizzazione dei comitati, avevano una loro autonomia.La topografia ecclesiastica della regione è più chiara della sua suddivisione politica. La parte nordoccidentale era occupata da diocesi suffraganee di Esztergom: quella di Vác, a N dell'area tra il Danubio e il Tibisco, e quella di Eger, a N-E, fino ai Carpazi nordorientali e al fiume Tibisco. Alla diocesi di Eger apparteneva anche un'enclave, l'arcidiaconato di Pankota, a S del fiume Maros. Le aree sudorientali della regione appartenevano all'arcidiocesi di Kalocsa-Bács e alle sue diocesi suffraganee di Várad e di Csanád. Lo spostamento delle sedi di queste ultime nel tardo sec. 11° (Kalocsa verso Bács; Marosvár verso Csanád; Bihar verso Várad) attesta un'espansione della regione a S, a spese dell'antica area di influenza del cristianesimo orientale.

La cattedrale di Kalocsa I, la cui pianta è nota soltanto grazie agli scavi del sec. 19°, presentava un vasto corpo occidentale sicuramente dell'inizio del sec. 11°; si conserva il corredo di una tomba arcivescovile del 1200 ca., situata nell'asse della chiesa, comprendente un calice con patena, un ricciolo di pastorale, un fermaglio da pallio e frammenti di tessuto (Kalocsa, Mus. Diocesano).I monumenti più antichi della regione sono conservati per lo più nelle aree periferiche. L'abbaziale benedettina di Feldebrö - consacrata secondo una fonte del 1219 alla santa Croce - era in origine un edificio quadrato a cinque navate, con quattro absidi e cripta orientale a due campate, ricostruito nel tardo sec. 12° a tre navate. Esso si trova nel territorio della stirpe degli Aba e la sua datazione al primo terzo del sec. 11° si fonda soltanto sulla tradizione secondo la quale vi sarebbe stato sepolto il re Samuele Aba (m. nel 1044). La cripta conserva resti significativi di pitture in uno stile di orientamento norditaliano-bavarese del tardo 11° o dell'inizio del 12° secolo.La serie dei monasteri di fondazione signorile si apre con l'abbazia di Százd (1067), legata anch'essa agli Aba, della quale si conserva solo qualche resto murario; al sec. 12° risalgono anche le abbaziali benedettine (sorte su committenza di importanti famiglie), che seguono una tipologia architettonica legata al monachesimo benedettino riformato, con coppie di torri orientali, come quelle conservate a Boldva (incendiata nel 1203) e ad Ákos (od. Acîş) e come altre attestate dalle indagini archeologiche, per es. Kaplony (od. Căpleny), Csoltmonostor e Bátmonostor. L'abbaziale benedettina di Szermonostor (od. Pusztaszer), edificata in varie fasi a partire dal tardo sec. 11°, presentava nella sua forma del sec. 12° un impianto a tre navate con abside occidentale e quattro torri.Un importante gruppo di edifici romanici è costituito dalle rotonde con absidi inscritte a sei lobi e con una parte centrale sopraelevata a cupola, come quelle di Gerény (od. Gorjany), Karcsa e Kiszombor, risalenti a non prima della fine del 12° secolo. Si conserva soltanto la cattedrale di Eger, edificio a tre absidi con coppia di torri orientali, del tardo sec. 11°, trasformato nel Duecento; della cattedrale di Vác, edificata intorno al 1070, resta testimonianza unicamente in una pianta della città di epoca barocca, mentre quella di Csanád non può essere localizzata con certezza e della cattedrale di Várad restano solo rovine.All'inizio del sec. 13° l'arte dell'U. orientale mostra di risentire dell'arte di corte. Frutto di questa tendenza sembra essere l'edificio della cattedrale di Kalocsa II, una basilica a tre navate con transetto, ambulacro e cappelle radiali, edificata sotto l'arcivescovo Bertoldo di Andechs-Merania e iniziata nel 1207-1218, di cui rimangono alcuni frammenti di scultura architettonica (Budapest, Magyar Nemzeti Gal.; Kalocsa, palazzo arcivescovile). L'antica chiesa premostratense di Ócsa, anteriore al 1234, rivela nella scultura architettonica rapporti diretti con la cattedrale e con il palazzo reale di Esztergom. Altri edifici di questo gruppo sono la navata costruita a O della rotonda di Karcsa, la chiesa premostratense di Jánoshida, con i portali della prima età gotica e frammenti di un retablo di pietra, e l'abbaziale benedettina di Aracs (od. Araća), in rovina. Nel sec. 13° svolsero un ruolo importante nello sviluppo culturale della regione, in particolare per quel che riguarda le aree periferiche, i Premostratensi - con Váradelöhegy (ante 1131), fondata direttamente da Prémontré e madre a sua volta della maggior parte delle fondazioni ungheresi, Lelesz (od. Lelese; ante 1212) e Jászó (od. Jasov; 1200 ca.) - e i Cistercensi. Questi ultimi si insediarono nell'abbazia di Egres (od. Igriş), fondata da Pontigny nel 1179, e nelle filiazioni dell'abbazia di Pilis: Pásztó, sottratta ai Benedettini nel 1190, e Bélháromkút (Trium fontium, od. Bélapátfalva), edificata dal 1232 in due fasi e terminata dopo il 1242, la cui abbaziale, appartenente al tipo bernardino con una cappella su ciascun lato del transetto e coro rettilineo, è sostanzialmente ben conservata, mentre l'impianto monastico è stato portato alla luce in seguito alle indagini archeologiche. Dagli scavi dell'abbaziale di Szermonostor provengono (sicuramente dal chiostro) statue-colonna dell'inizio del 13° secolo.

Tutta la regione venne devastata profondamente nel corso dell'invasione mongola del 1241-1242. Le ricerche archeologiche attestano l'esistenza di numerosi insediamenti abbandonati e chiese perdute, ma solo nelle zone periferiche si sono conservate chiese rurali del tardo sec. 13° e dell'inizio del 14°, che mostrano la sopravvivenza di tipologie edilizie romaniche con decorazione architettonica gotica di carattere provinciale e volte realizzate secondo le tecniche costruttive locali.Le città e i centri mercantili dell'U. orientale dimostrarono nel corso del sec. 14°, in particolare lungo le vie commerciali, una crescita più intensa. Nella sede vescovile di Eger (epoca del vescovo Nicola Dörögdi, 1332-1361; muri di fondazione noti dagli scavi) e in quella di Várad (fondata nel 1242; nota dalla descrizione di una cronaca locale e per alcuni frammenti di scultura) venne edificato un coro ad ambulacro con corona di cappelle. Dell'importanza storico-artistica del centro di Várad sono testimoni un unico frammento di pittura murale, di un artista trecentesco fiorentino (Esztergom, Keresztény Múz.), e soprattutto l'attività dei fratelli Martino e Giorgio Kolozsvári, le cui statue bronzee (figure stanti di tre re santi ungheresi, 1370 ca.; S. Ladislao a cavallo, 1389) vennero distrutte nella seconda metà del 17° secolo. Tali precoci testimonianze dell'arte della fusione del bronzo sono attestate soltanto grazie a iscrizioni conservate in trascrizioni e a raffigurazioni; l'unico punto fermo per definire lo stile di questi due maestri resta la statua di S. Giorgio, da loro eseguita nel 1373 (Praga, Národní Gal.).Nei due centri di mercato situati lungo le vie del commercio a lungo raggio, ovvero Szeged (parrocchiale di S. Demetrio, distrutta prima del 1928) e Debrecen (parrocchiale di S. Andrea, bruciata nel 1902, attestata da disegni e dai muri di fondazione), vennero costruite nella seconda metà del sec. 14° grandi chiese 'a sala'.

Bibl.: Nógrád megye müemlékei [I monumenti artistici del comitato di Nógrád], a cura di I. Genthon, in Magyarország müemléki topográfiája [Inventario dei monumenti artistici dell'U.], III, Budapest 1954; Pest megye müemlékei I-II [I monumenti artistici del comitato di Pest], a cura di D. Dercsényi, ivi, V, Budapest 1958; Duna-Tisza köze, Tiszántúl, Felsövidék, a cura di I. Genthon, in Magyarország muvészeti emlékei [Monumenti artistici dell'U.], II, Budapest 1961; G. Györffy, Az Árpád-kori Magyarország történeti földrajza [Geografia storica dell'U. nel periodo degli Arpadi], I-III, Budapest 1963-1987; Heves megye müemlékei I-III [I monumenti artistici del comitato di Heves], a cura di P. Voit, in Magyarország müemléki topográfiája [Inventario dei monumenti artistici dell'U.], VII-IX, Budapest 1969-1978; Szabolcs-Szatmár megye müemlékei I-II [I monumenti artistici del comitato di Szabolcs-Szatmár], a cura di G. Entz, ivi, X-XI, Budapest 1986-1987.

Ungheria settentrionale

Nel Medioevo non esisteva un termine che indicasse l'area settentrionale dell'U. nel suo complesso e solo nel Tardo Medioevo entrò in uso la denominazione di U. superiore (ungherese Felsömagyarország oppure Felvidék).

Poiché quest'area non venne conquistata dai Turchi dopo il 1541 e appartenne senza soluzione di continuità ai territori degli Asburgo, sin dal sec. 17° vi si sviluppò una forte coscienza di unità regionale. Il territorio qui definito U. settentrionale è in sostanza il precedente storico della Slovacchia (v.) e la sua arte costituisce attualmente il fondamento della storia dell'arte slovacca, mentre le zone a ridosso del confine nordorientale dell'od. U. potrebbero essere anch'esse attribuite a questa regione. Non c'è dubbio che essa, prima della conquista degli Ungari, fosse abitata da stirpi slave, anche se le opinioni degli storici e degli storici dell'arte circa il ruolo e l'espansione del principato della Grande Moravia del sec. 9° e dei suoi monumenti sono diverse in Slovacchia e in Ungheria. La storia delle regioni occidentali dell'U. si differenzia sensibilmente da quella delle aree settentrionali, situate più a E, colonizzate non prima del sec. 12° e caratterizzate da un diverso ritmo di sviluppo e da peculiarità sotto molti aspetti analoghe a quelle dell'U. orientale.I comitati occidentali e meridionali della regione si costituirono certamente già nel sec. 11°, mentre quelli settentrionali si formarono grazie al progressivo sviluppo di centri urbani verso N e grazie al processo di colonizzazione della regione di Szepes (od. Spiš); svolsero inoltre un ruolo importante i castelli regi, per es. le fortificazioni di frontiera di Pozsony e Trencsén (od. Trenčín), così come il castello di Szepes (od. Spišský Hrad), e le fondazioni ecclesiastiche: come quella premostratense a Znióváralja (od. Kláštor pod Znievom), dopo il 1242; Lelesz (od. Lelese), intorno al 1200; la chiesa del capitolo di Szepeshely (od. Spišská Kapitula), prima del 1202.L'intera regione si trovava sotto il dominio degli arcivescovi di Esztergom, poiché la zona occidentale fino a quella di Szepes apparteneva all'arcidiocesi, mentre il territorio rimanente era retto da vescovi suffraganei di Esztergom; la diocesi di Nyitra (od. Nitra), a N-O, risale indubbiamente a uno degli antichi centri cristiani slavi; le aree nordorientali appartenevano invece al vescovo di Eger.

Bibl.: V. Mencl, Stredovĕká architektura na Slovensku [Architettura medievale in Slovacchia], I, Praha-Prešov 1937; id., Stredovĕká mesta na Slovensku [Le città medievali nella Slovacchia], Prešov 1938; O. Schurer, E. Wiese, Deutsche Kunst in der Zips, Brünn-Wien-Leipzig 1938; V. Dvořáková, J. Krása, K. Stejskal, Středovĕká nástenná mal'ba na Slovensku [Pitture parietali del Medioevo in Slovacchia], Praha-Bratislava 1978.E. Marosi

Monetazione

La monetazione medievale ungherese mostrava sin dagli esordi, all'epoca del primo sovrano del regno d'Ungheria, Stefano I (1000/1001-1038), analogie con quella del sistema europeo, basato sulla moneta-denaro.

Sul dritto della prima moneta fatta coniare da questo sovrano compare una lancia con vessillo e sul rovescio una chiesa. Data l'importanza dei solidi bizantini, Stefano I fece coniare anche monete d'oro che presentavano sul rovescio il sovrano e sul dritto la Vergine come figura coronata. I denari di Stefano I coniati in seguito e quelli dei suoi discendenti mostrano forme molto più semplici, raffigurando generalmente solo una croce a bracci uguali, fino all'epoca di re Salomone (1063-1074), quando iniziò un processo di progressiva schematizzazione che produsse immagini nelle quali poche linee erano sufficienti a rappresentare i volti.Il momento più difficile nella coniazione delle monete ungheresi medievali coincise con il sec. 12°, quando si ridussero notevolmente le dimensioni, il peso e la qualità delle medaglie; su pezzi senza alcuna iscrizione si rappresentavano solamente croci, mezzelune e disegni geometrici. Poiché si trattava di monete che non potevano soddisfare esigenze commerciali, per i pagamenti venivano utilizzati per lo più - in caso di somme consistenti - argento non battuto oppure oro bizantino. L'influsso bizantino perdurò sino alla fine del sec. 12°, come dimostrano le monete coniate durante il regno di Béla III (1172-1196), in rame, sulle quali compaiono due figure di re (uno dei quali è lo stesso Béla III).Tuttavia, in seguito alla scomparsa dell'imperatore Manuele I (1143-1180), si intensificarono - grazie anche al progressivo sviluppo delle città - le relazioni politiche e commerciali dell'U. con l'Europa occidentale, da una parte attraverso la Carinzia verso le città situate lungo il Reno, dall'altra attraverso Aquileia in direzione dell'Italia. Sulla coniazione ungherese influirono prima i denari di Friesach (Carinzia), poi, nella seconda metà del sec. 13°, quelli di Vienna. Sulle monete di Andrea II (1205-1235), accanto a motivi araldici e architettonici, comparvero nuovamente le figure, in rappresentazioni particolarmente varie solo a partire dal regno di Béla IV (1235-1270); veniva raffigurato per lo più il sovrano in trono, ben delineato e in forme caratterizzate da un certo dinamismo, ma anche con il falcone o a cavallo oppure a caccia, con volti che, alla fine del secolo, già dimostrano intenti di tipo ritrattistico. Con la morte di Andrea III il Veneziano (1290-1301), ultimo re della dinastia degli Arpadi, si chiuse la fase della monetazione ungherese di tipo romanico.La nuova fase si aprì con il sec. 14°, grazie alla riforma introdotta dal re angioino Carlo I (1308-1342), sovrano che era riuscito a dare stabilità al potere regio. Accanto al denaro comparvero anche il fiorino d'oro e il quattrino, con diametro più grande, sui quali appare evidente l'influsso italiano, caratterizzato da una delicata resa formale. La particolare soluzione artistica del sovrano a mezzo busto, quasi un ritratto, comparsa sul denaro piccolo era anche tipica dell'epoca.L'influsso italiano ebbe vita molto breve. Sui soldi di Luigi I il Grande (1342-1382) si evidenzia uno stile gotico maturo; il quattrino da lui coniato, su cui figura S. Ladislao, re d'U. (1077-1095) in trono, rappresenta uno dei vertici della produzione gotica ungherese nel campo della plastica di piccole dimensioni; la chiusura circolare del trono con baldacchino - che interrompe la legenda - è ardita, ma rivela un alto livello di qualità artistica, mentre il trono appare delineato con accuratezza, senza che ciò comporti uno spostamento dell'equilibrio compositivo a sfavore della figura del sovrano. Anche nei fiorini d'oro di Luigi I si registrò un cambiamento importante: il giglio di Firenze e la figura di S. Giovanni Battista vennero sostituiti dallo stemma e dalla figura di S. Ladislao, inaugurando una tipologia che divenne tradizionale.La monetazione dei successori di Luigi I subì un forte processo di semplificazione che si manifestò nell'irrigidimento del disegno del fiorino d'oro e nella sospensione della coniazione dei quattrini. Dall'epoca di Sigismondo di Lussemburgo (1387-1437) fino a quella del re Mattia Corvino (1458-1490), i denari mostrarono per lo più solo una croce, lo stemma oppure elementi di questi, mentre rare furono le figure.

Bibl.: I. Gedai, Hungarian Coinage in the Romanesque Period, in Evolution générale et développements régionaux en histoire de l'art, "Actes du XIICongrès international d'histoire de l'art, Budapest 1969", Budapest 1972, II, pp. 467-469; id., Pénzverés [La coniazione], in Magyarországi müvészet 1300-1470 körül [Arte dell'U. 1300-1470 ca.], a cura di E. Marosi, Budapest 1987, I, pp. 241-246; id., Románkori éremmüvészet Árpád-házi pénzeken [La medaglistica di età romanica sulle monete della dinastia degli Arpadi], A Herman Ottó Muzeum Évkönyve 37, 1999, pp. 349-366.I. Gedai

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