Unione Europea

Dizionario di Storia (2011)

Unione Europea (UE)


Unione Europea

(UE) Organismo sovranazionale, con sede a Bruxelles, nato dalle trasformazioni subite dalla Comunità europea in seguito alla firma, nel 1992, del Trattato di Maastricht, con lo scopo di consolidare ulteriormente le relazioni tra gli Stati membri e tra i loro popoli. Il trattato prevedeva la creazione di un’Unione economica e monetaria (UEM), realizzata con l’introduzione (1999) della moneta unica (euro, circolante dal 2002); una Politica estera e di sicurezza comune (PESC); una stretta cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni. Il Trattato di Maastricht sancì peraltro una nuova ipotesi di integrazione differenziata, dal momento che all’unione monetaria partecipano solo quegli Stati membri in grado di rispettare i parametri di convergenza e che non abbiano invocato clausole di non partecipazione, come nel caso della Gran Bretagna e della Danimarca. Esso ha dunque affermato l’idea di un’integrazione «a geometria variabile», o «a più velocità». Il documento è stato poi perfezionato con i Trattati di revisione di Amsterdam (1997) e di Nizza (2001), diretti a risolvere i problemi di riforma istituzionale posti dalla crescita dell’UE, allargata a 15 membri nel 1995, a 25 nel 2004 e a 27 nel 2007, con la graduale adesione dei Paesi dell’Europa centrorientale in seguito al crollo degli Stati socialisti dell’Est. La Comunità europea si era formata dallo sviluppo delle istituzioni comuni sorte nel secondo dopoguerra (Comunità europea del carbone e dell’ac­­ciaio, 1951; Comunità economica europea e Comunità europea dell’energia atomica, 1957) e riunite nel 1957, con i Trattati di Roma, nella Comunità economica europea (➔ CEE). L’UE, fondata sui principi di «libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali», enunciati dalla Carta dei diritti (Nizza, 2000), si avvale, per lo svolgimento delle sue funzioni e per il perseguimento dei suoi obiettivi, di un quadro istituzionale unico composto dalle istituzioni comunitarie: Consiglio, Commissione, Parlamento europeo, Corte di giustizia, Corte dei conti, ai quali si aggiunge il Consiglio europeo con funzioni di orientamento e di impulso. Coi Trattati di Amsterdam e di Nizza si è cercato inoltre di iniziare a colmare quel deficit democratico che viene da più parti rilevato. In questa prospettiva, i due trattati hanno esteso il numero di casi in cui si richiede il ricorso alla procedura di codecisione per l’adozione di atti normativi: in questo modo, sono diventate sempre più numerose le materie per le quali il processo legislativo comunitario si realizza con il concorso determinante del Parlamento europeo, l’isti­tuzione democratica dell’Unione. Sotto il profilo delle politiche comunitarie, i trattati di Amsterdam e di Nizza hanno introdotto importanti novità, soprattutto per quanto riguarda la politica commerciale; il tema dei visti, del diritto d’asilo, dell’immigrazione e della circolazione delle persone (poi regolamentato dalla Convenzione di Schengen nel 1990); le politiche sociali; la politica agricola comune, finanziata dal FEOGA (Fondo europeo di orientamento e garanzia per l’agricoltura) e articolata nella politica dei prezzi e dei mercati e in quella delle strutture. Sotto il profilo della politica di difesa, dopo che il Trattato di Amsterdam aveva attribuito all’Unione europea occidentale un ruolo centrale, col Trattato di Nizza si iniziò a mettere da parte l’UEO in favore di una difesa comune realizzata dalla stessa UE. In questa direzione si muovono le decisioni con cui il Consiglio, nel genn. 2001, ha istituito il Comitato militare e lo stato maggiore dell’UE. Sul piano invece delle politiche economiche e monetarie, ad Amsterdam il Consiglio europeo adottò un Patto di stabilità e crescita (PSC) che rafforzava l’impegno dei Paesi aderenti al mantenimento di finanze pubbliche in equilibrio, fissando le regole da applicare nel caso in cui uno o più Paesi non rispettassero i parametri stabiliti a Maastricht. Dal 1° giugno 1998 nasceva inoltre la Banca centrale europea (BCE) che, insieme alle banche centrali degli altri Paesi dell’UE, costituisce il Sistema europeo delle banche centrali, cui è demandata la responsabilità di gestire una politica monetaria unica. L’entrata in vigore dell’euro (1° genn. 1999) determinò infine una svolta di notevole portata. Tuttavia, dai primi anni del 21° sec. si è manifestata nell’UE una forte crisi politica, connessa anche a quattro eventi capitali dell’ultimo decennio del Novecento: la caduta del sistema sovietico nel blocco orientale; il riallineamento degli Stati dell’Est europeo; l’accelerarsi dei processi di globalizzazione; l’inizio dello sviluppo sostenuto di nuove aree del mondo. Rallentava quindi il percorso compiuto dall’Europa verso forme più intense di unità politica, e venivano sottoposte a revisione molte concezioni in merito al ruolo e alle prospettive del continente. La crisi dell’UE è stata caratterizzata da tre fattori: il ristagno economico, intervenuto a partire dal 2000 (cui hanno fatto seguito la moderata ripresa del 2006 e un’ulteriore crisi a partire dal 2007), il suo ampio allargamento, sancito nel 2003 dal Trattato di Atene, e la caduta della sua nuova Costituzione nel 2005. Nel 2001 il Consiglio europeo riunito a Laeken aveva posto, infatti, all’ordine del giorno il problema della stesura di una costituzione che delineasse un nuovo assetto istituzionale dell’UE. Il compito è stato affidato (2002) a una convenzione presieduta dal francese V. Giscard d’Estaing, che ha presentato (2003) al Consiglio europeo una bozza di carta costituzionale. Questo documento ha suscitato opposizioni ricomposte con l’accordo del 2004, che prevedeva l’unanimità in materia di tassazione, bilancio, politica estera e difesa, mentre per i provvedimenti in altre materie veniva richiesta l’approvazione di almeno 15 Stati membri rappresentativi di una percentuale non inferiore al 5% della popolazione totale dell’UE. La ratifica della Costituzione (affidata al voto dei Parlamenti o a referendum popolari) firmata a Roma il 2 ott. 2004 si è interrotta dopo essere stata respinta (2005) dai referendum tenuti in Francia e nei Paesi Bassi; la Costituzione è stata quindi sostituita da un nuovo trattato di riforma. Il Trattato di Lisbona, sottoscritto (2007) dai 27 Paesi membri ed entrato in vigore il 1° dic. 2009, si pone l’obiettivo di mettere la UE in condizione di far fronte alle sfide di una realtà in rapida evoluzione, come la sicurezza, la globalizzazione, i cambiamenti climatici, l’evoluzione demografica, l’energia. Il Trattato, inoltre, dota l’UE di istituzioni moderne e di strumenti più efficaci, e rafforza la partecipazione democratica in Europa. Attualmente la UE si presenta come un’area di libero scambio, di pacifica convivenza, di larga integrazione monetaria; allo stesso tempo, però, essa è caratterizzata da rilevanti difficoltà politiche ed economiche, che hanno scosso la sua coesione e rischiano di bloccare il suo cammino.

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