URBANO V papa, beato

Enciclopedia Italiana (1937)

URBANO V papa, beato


Guglielmo de Grimoard nacque a Grisac (diocesi di Mende) verso il 1310 e, giovanissimo, entrò nell'ordine benedettino, nel priorato di Chirac. Studiò teologia e diritto canonico a Tolosa, Montpellier, Parigi, Avignone conseguendo il dottorato nel 1342. Per dieci anni si dedicò all'insegnamento (nelle stesse università dove aveva studiato) senza trascurare le cure derivantigli dalle sue numerose cariche ecclesiastiche: vicario generale della diocesi di Clermont e Uzès, priore di Notre-Dame-du-Pré, abate (1352) di Saint-Germain d'Auxerre. Da quest'anno ha inizio la sua carriera diplomatica, svolta quasi sempre in Italia come legato di Clemente VI e di Innocenzo VI, il quale, nel 1361, lo nominò abate dell'abbazia di S. Vittore a Marsiglia. Morto Innocenzo VI le difficoltà di trovargli un successore nel seno del sacro Collegio fecero posare gli occhi dei cardinali su Guglielmo, noto per la sua virtù, per il suo sapere, per la sua pratica degli affari ecclesiastici. Il 28 settembre 1362 fu eletto papa e consacrato ad Avignone il 6 novembre successivo.

Urbano V è noto nella storia come il primo papa che abbia fatto ritorno a Roma dopo il lungo esilio avignonese.

U. favorì l'impresa di Pietro di Lusignano re di Cipro e il 12 aprile 1363 predicò in Avignone la crociata a capo della quale pose il re di Francia Giovanni il Buono; cercò di organizzare contro l'avanzante potenza ottomana un'azione combinata fra il re di Ungheria per terra e il re di Cipro per mare. Ma oramai la crociata aveva esaurito il suo compito e gli sforzi di U. restarono vani. Le sue trattative con lo stesso imperatore Giovanni V Paleologo (venuto a Roma nel 1369) mostrano oramai, come tutti gli altri atti di U., che la politica, dei papi in Oriente non è più rivolta alla guerra di conquista, ma a organizzare le forze dell'Europa alla difesa contro la minaccia turca premente nei Balcani.

In Occidente la politica di U. fu in primo luogo rivolta, anche qui senza definitivi successi, contro le mire espansioniste di Bernabò Visconti: ma U. fu indotto, alla fine, a venire a patti, ottenendo a prezzo d'oro da Bernabò l'abbandono di Bologna e della Romagna, e senza per questo riuscire a portare la pace nei paesi dell'Italia settentrionale e centrale. Di fronte alla situazione dei dominî della Chiesa, sempre difficile nonostante l'azione energica dell'Albornoz, U. volle ristabilire in Italia la sede effettiva del potere papale. Ma anche in questo alla visione esatta del male e dei rimedî da opporvi non si accompagnava in lui (ed è questo il tratto più caratteristico della sua personalità) una tempra capace di portare a termine ciò che pure aveva intravveduto come unica logica soluzione. Comunque U., approvato dall'imperatore e nonostante il contrario parere dei cardinali francesi, il 30 aprile 1367 abbandona Avignone, il 19 maggio salpa da Marsiglia e il 3 giugno sbarca a Corneto. Sei giorni dopo, a Viterbo, i rappresentanti degli stati italiani venivano a rendergli omaggio. Nonostante la morte del card. Albornoz (24 agosto 1367) e una sommossa scoppiata a Viterbo (5-8 settembre) U. prese la via di Roma, scortato da Nicola d'Este marchese di Ferrara e da Amedeo VI di Savoia, e la mattina del 16 era accolto trionfalmente dai Romani. La città era in condizioni desolate e U. si adoperò con ogni mezzo a porvi riparo, promovendo fra l'altro lavori e costruzioni di ogni genere al Laterano, in S. Pietro, in S. Paolo, e riformando la costituzione della città in modo da sottoporla al suo effettivo potere. Il 21 ottobre 1368 il papa accolse in Roma l'imperatore Carlo IV. Ma l'azione dell'imperatore in Italia fu pressoché nulla. D'altra parte la guerra rinascente tra Francia e Inghilterra, lo stato generale d'incertezza, la ribellione latente delle provincie dello Stato della Chiesa, sottomano favorita da Bernabò Visconti, le continue pressioni dei cardinali francesi ebbero ben presto ragione delle incertezze del papa. Il 17 aprile 1370 egli abbandonam Roma; né valsero a trattenerlo la disperata invocazione di Santa Brigida di Svezia, l'appello del Petrarca. Il 5 settembre prendeva imbarco a Corneto, il 16 sbarcava a Marsiglia e il 24 rientrava ad Avignone dove moriva solo tre mesi dopo, il 19 settembre 1370. Amante della cultura e dell'arte, patrocinò la fondazione d'istituti di cultura in Polonia, in Austria, in Francia, in Italia; fece eseguire importanti lavori, oltreché a Roma, ad Avignone e a Montpellier. Fu beatificato nel 1870 da Pio IX.

Bibl.: Oltre a quella citata da A. Hauck, in Realencycklop. für prot. Theologie und Kirche, XX, Lipsia 1908, pp. 323-24 (soprattutto P. Lecacheux, U. V. Lettres secrètes et curiales se rapportant à la France, Parigi 1906 segg.); v.: M. Dubrulle, Les registres d'U. V., ivi 1927; M. Chaillan, Le bienheurex U. V., Parigi 1911; G. Mollat, Les papes d'Avignon, 4ª ed., ivi 1924; id., Dotation pour le Studium du pape Urbain V à Gigean, Montpellier 1922; H. Cochin, La grande controverse de Rome et d'Avignon au XIVe siècle, in Études italiennes, Parigi 1921; H. Théoles, Le vitrail d'Apt et le retour de la papauté d'Avignon à Rome, Avignone 1924; G. Doublet, La dévotion des Niçois envers le pape Urbain V au XIVe siècle, in Nice hist., 1920, pp. 78-86; E. de Lanouvelle, Le bienheureux U. V., Parigi 1929; Lettres d'U. V., I (1362-66), a cura di A. Fierens e C. Tihon, Bruxelles-Parigi 1928.

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