Urina

Dizionario di Medicina (2010)

urina


Liquido biologico elaborato dal rene e normalmente eliminato attraverso l’uretere, la vescica e l’uretra. L’u. è formata da ciò che residua del filtrato glomerulare dopo il riassorbimento e la secrezione tubulari dei reni. L’eliminazione dell’u. rappresenta il principale mezzo attraverso cui l’organismo si libera dalle sostanze estranee o tossiche e dalle scorie dei processi metabolici: componenti minerali, proteine e derivati proteici, glucosio, acetone e acido ossalico, acido citrico, fenoli, acidi grassi liberi, ecc. Il volume delle u. emesse nelle 24 ore si aggira generalmente intorno a 1.000÷1.500 cm3.

Composizione

L’u. è composta per il 95% di acqua e per il resto di sostanze organiche e sali inorganici. Per quanto riguarda le sostanze organiche, il composto che si ritrova in maggior quantità è l’urea, il prodotto ultimo del metabolismo delle proteine, che si produce per deaminazione degli amminoacidi. Altro componente è l’acido urico, che si ottiene metabolizzando gli acidi nucleici, e la cui quantità dipende da quanto l’alimentazione è ricca di composti purinici (le basi puriniche sono, infatti, componenti degli acidi nucleici). Inoltre, nell’u. si trovano: pigmenti, tra cui tracce di bilirubina idrosolubile, urocromo, che conferisce il caratteristico colore giallo, e numerose sostanze di origine ormonale, il cui dosaggio rispecchia l’entità della loro produzione da parte delle rispettive ghiandole endocrine. I sali inorganici presenti nell’u. sono rappresentati essenzialmente da cloruri, fosfati e solfati.

Patologia

Modificazioni della composizione o del volume dell’u. derivano da patologie a livello del rene o di altri organi o di vie metaboliche (vie urinarie, fegato e vie biliari, metabolismo dei glucidi, ecc.). Le alterazioni legate a variazioni del pH dell’u. sono riassumibili in due forme principali, ambedue sintomo di insufficienza renale: l’isostenuria e l’ipostenuria. L’isostenuria viene definita come l’emissione di u. a concentrazione costante, di solito con densità intorno a 1.010 g/cm3, ed è legata alla perdita da parte del rene della capacità di concentrarla o diluirla in rapporto alle necessità dell’organismo; l’ipostenuria è la costante eliminazione di urina a basso peso specifico per inadeguato potere di concentrazione dei reni malati (insufficienza renale). Altre modificazioni riguardano la presenza nelle u. di sostanze che normalmente sono assenti oppure presenti in quantità non dosabili, oppure la diminuita concentrazione di una sostanza rispetto ai valori normali (si definiscono emoglobinuria la presenza di emoglobina; glicosuria quella di glucosio; proteinuria, di proteine; ematuria, di sangue; urobilinuria, di urobilina; calciuria, di calcio; piuria, di pus; ipocloruria, la ridotta concentrazione di ione cloro, ecc.). Talvolta la comparsa nelle u. di particolari sostanze è indicativa di una malattia precisa (per es., la proteina di Bence Jones nel mieloma multiplo). Esistono poi variazioni del volume dell’u. (quando scende al di sotto dei 600 cm3 o supera i 2.000 cm3 al giorno si parla rispettivamente di oliguria e poliuria) o del rapporto fra emissione diurna e notturna (nicturia è l’aumento della quantità di u. emessa nella notte rispetto a quella emessa durante il giorno).

Malattia delle urine a sciroppo d’acero

Malattia genetica rara (detta anche leucinosi o cheto-aciduria ramificata), causata da un deficit enzimatico nel metabolismo degli amminoacidi ramificati leucina, isoleucina e valina. La malattia ha esordio acuto a pochi giorni dalla nascita con disordini digestivi, respiratori, neurologici (scomparsa dei riflessi, convulsioni), acidosi, evoluzione rapida fatale in qualche settimana (forme subacute possono evolvere in uno o due anni). Si associa l’accumulo degli amminoacidi e dei loro chetoacidi nel sangue, nell’u. (che assume colore e odore dello sciroppo d’acero) e nel liquido cefalo-rachidiano; frequente l’ipoglicemia.

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