URSS Sigla dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (russo SSSR,
La
Nel febbraio 1917 scioperi e disordini per il pane, scoppiati a
Il crollo dell’Impero russo e l’occupazione tedesca fornirono inoltre l’opportunità per la proclamazione di indipendenza di Finlandia,
Ritiratisi i Tedeschi nel novembre 1918, l’Armata rossa ristabilì fra il 1919 e il 1921 il controllo delle forze fedeli alla Russia sovietica in Ucraina, Bielorussia e nel
Le istituzioni centrali dell’Unione assunsero un’ampia autorità non solo in politica estera e nel settore militare, ma anche in quelli economico e sindacale, della giustizia, dell’educazione e della sanità, e di fatto la Repubblica russa dominò l’Unione. Nel 1924 furono costituite le Repubbliche del
Il Partito comunista (PCUS) conservò un illimitato monopolio del potere politico anche dopo la formazione dell’URSS; sotto la direzione centrale del
Dopo la morte di Lenin (gennaio 1924), il contrasto intorno alla strategia di sviluppo economico acquisì il carattere di lotta per il controllo del partito stesso. In una prima fase l’opposizione di sinistra, guidata da L.D. Trockij con l’appoggio, dal 1926, di G.E. Zinove´v e L.B. Kamenev, propugnò l’adozione di misure volte a ottenere dallo sfruttamento dell’agricoltura le risorse necessarie all’industrializzazione, sottolineando la necessità di una pianificazione dell’economia e dell’abbandono della NEP. Trockij nel 1927 fu espulso dal partito e nel 1929 esiliato. Dopo la sconfitta dell’opposizione di sinistra, I.V. Stalin, a capo della maggioranza del partito, entrò in aperto contrasto con la destra di N.J. Bucharin, che sosteneva la continuazione della NEP.
Stalin, segretario generale del PCUS dal 1922, divenuto l’indiscusso leader del partito nel 1928-29 promosse una radicale ristrutturazione e burocratizzazione della società sovietica attraverso la collettivizzazione dell’agricoltura, l’industrializzazione forzata e lo sviluppo di una potente industria militare. La collettivizzazione (completata alla fine degli anni 1930) comportò l’eliminazione della classe dei contadini benestanti (kulaki) e la sostituzione dei piccoli appezzamenti individuali con le grandi fattorie collettive (kolchoz). I contadini abbandonarono in massa la campagna collettivizzata e la produzione agricola subì un fortissimo calo. Al tempo stesso la collettivizzazione rafforzò la pianificazione centralizzata, assicurando riserve di manodopera e scorte di grano per gli abitanti delle città e per i lavoratori dell’industria. Il primo piano quinquennale (1929-33) raggiunse notevoli successi in termini di crescita dell’industria pesante. Il secondo piano quinquennale (1933-37) presentò gli stessi intensi ritmi di produzione e uguale attenzione per l’industria pesante. I sindacati furono trasformati in istituzioni statali, responsabili della disciplina e dell’aumento della produttività del lavoro. Nel corso degli anni 1930 la legislazione del lavoro divenne sempre più restrittiva e culminò nel divieto per i lavoratori di cambiare occupazione senza il permesso delle autorità. A questo si accompagnò un’ondata di repressione poliziesca che raggiunse l’apice nella metà degli anni 1930, quando l’uccisione di S.M. Kirov fornì a Stalin (che ne fu in seguito riconosciuto responsabile) il pretesto per organizzare dei ‘processi farsa’, che portarono all’eliminazione dell’élite del partito (1936-39). In pochi anni circa un milione di individui fu giustiziato e più di 8 milioni furono rinchiusi in campi di concentramento, diffusi dalle regioni artiche della Russia europea alle nuove aree industriali della Siberia, degli
Nel 1922 la
Il prezzo della vittoria fu altissimo sia in morti sia per i danni materiali, ma l’URSS uscì dalla guerra come una superpotenza militare, rafforzando ulteriormente l’autorità personale di Stalin. Nell’immediato dopoguerra la collaborazione con l’Ovest fu ostacolata dalla politica di Mosca tesa a consolidare il suo predominio sui paesi dell’Est europeo compresi (in seguito agli accordi di
All’interno gli aspetti totalitari e repressivi del regime stalinista vennero ulteriormente rafforzati. Il programma di ricostruzione continuò ad accordare la priorità all’industria pesante e a quella militare, e in particolatre allo sviluppo delle armi nucleari. Nel campo culturale fu condotta una campagna di intimidazione contro intellettuali e scienziati, stimolando il nazionalismo russo e l’antisemitismo. Il massiccio ricorso alla repressione e i diminuiti standard di vita provocarono, tuttavia, forti tensioni.
Alla morte di Stalin (1953), la carica di presidente del Consiglio fu assunta da G.M. Malenkov; primo segretario del partito fu N.S. Chruščëv. I principali problemi di fronte ai quali si trovò la nuova leadership furono di carattere economico e, con l’obiettivo di promuovere un aumento della produzione agricola, vennero consentite le imprese individuali; nel 1954 fu lanciato un piano di valorizzazione e messa a coltura di terre vergini nell’Est del paese.
Nel 1958 Chruščëv assunse anche la guida del partito. Dopo aver promosso la formazione del Patto di Varsavia (1955), egli lanciò una politica di distensione, rafforzando al tempo stesso i legami con l’India e altri paesi asiatici e africani appena divenuti indipendenti, oltre che con le forze del nazionalismo arabo anti;israeliano. Nel 1956, al XX Congresso del PCUS, denunciò le personali responsabilità di Stalin nella creazione di un regime poliziesco. I lavoratori riottennero
Gli effetti destabilizzanti prodotti dalla destalinizzazione nei paesi dell’Europa orientale indussero la leadership sovietica a reimporre la propria egemonia: nel novembre 1956 il governo riformista ungherese di
La nuova generazione di leader che arrivò al potere fu guidata da L.I. Brežnev, primo segretario del partito (dal 1966, segretario generale) e da A.N. Kosygin, che assunse la guida del governo. I progetti di riorganizzazione del partito furono abbandonati e sul piano culturale si tornò una politica repressiva. In economia, furono introdotte alcune misure di incentivazione della produzione agricola e di liberalizzazione. In politica estera, la proclamazione della cosiddetta dottrina di Brežnev sulla sovranità limitata nei paesi socialisti portò all’intervento militare a
Questo però non fermò il processo di distensione, i cui principali risultati furono il Trattato di non proliferazione nucleare (1968), la firma del
Nel 1977 Brežnev assunse anche la carica di presidente del Presidium del Soviet supremo e con la Costituzione del 1977 fu istituzionalizzato il ruolo dirigente del Partito comunista. J.V. Andropov, subentrato come segretario generale nel 1982 al defunto Brežnev, avviò una campagna contro la corruzione e per il rafforzamento della disciplina del lavoro, interrotta dalla sua morte nel 1984. Dopo la breve parentesi di gestione di K.U. Černenko, nel 1985 divenne segretario generale del partito M.S. Gorbačëv.
6. Gorbačëv e la fine dell’URSS
Fra i primi passi della nuova leadership vi fu un ampio ricambio nelle più alte cariche del partito e dello Stato. La campagna per una maggiore trasparenza e libertà di informazione (glasnost) ricevette un forte impulso dall’ondata di indignazione popolare seguita ai tentativi di soffocare le informazioni sul disastro nucleare di Černobyl´ (aprile 1986). In politica estera, numerosi incontri fra dirigenti sovietici e statunitensi portarono a progressi sulle questioni del controllo degli armamenti, dei diritti umani e della libertà di emigrazione. A partire dal 1989 le truppe sovietiche cominciarono a ritirarsi dall’Afghanistan e furono effettuati consistenti tagli alle spese militari. Al tempo stesso il disimpegno sovietico dal Sud-Est asiatico favorì il riavvicinamento alla Cina.
Nel 1987 fu avviato un programma di riforma dell’economia, conosciuto come perestrojka («ristrutturazione») e incentrato sull’introduzione di limitate misure di stampo liberista, nonché un rinnovamento del sistema politico volto a favorire una maggior partecipazione popolare alla vita politica del paese: una nuova legge elettorale introdusse un certo grado di competizione nelle elezioni del 1989 per il nuovo Parlamento, il Congresso dei deputati del popolo; furono ridotti i poteri del servizio segreto KGB e ristretta la censura. Nel 1990 Gorbačëv fu eletto alla nuova carica di presidente della Repubblica, dotato di poteri esecutivi.
A fronte della crescente crisi economica e dell’indebolimento dello Stato sovietico, l’opposizione di milioni di cittadini degli Stati dell’Europa dell’Est alla sovietizzazione dei loro paesi, combinata con la politica di riforme democratiche, condusse nel corso del 1989 al collasso dei regimi di tipo sovietico dell’Europa dell’Est. La generale crisi portò all’emergere delle rivendicazioni e dei contrasti nazionali all’interno dell’URSS. Nella Repubblica russa si affermò un forte movimento popolare guidato da B.N. El´cin, divenuto nel 1990 presidente del Soviet supremo della Repubblica russa. Nel marzo 1990 Lituania, Lettonia ed Estonia proclamarono la propria indipendenza. Fu allora preparato un nuovo trattato dell’Unione con il quale venivano fatte considerevoli concessioni alle Repubbliche federate, ma nell’agosto 1991, al momento della prevista firma, alcuni esponenti antiriformatori tentarono di rovesciare Gorbačëv. Il colpo di Stato fallì di fronte alla ferma resistenza delle forze democratiche e al mancato appoggio del corpo militare. Immediatamente dopo, le Repubbliche baltiche proclamarono la separazione dall’URSS, venendo riconosciute dalla Repubblica russa (24 agosto 1991), poi da numerosi paesi occidentali e infine dalla stessa URSS.
Tutte le Repubbliche federate che non lo avevano ancora fatto proclamarono allora la propria indipendenza e l’8 dicembre 1991 i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia decretarono la dissoluzione dell’URSS. Il 21 dicembre 1991, 11 repubbliche sovietiche nell’incontro di Alma-Ata annunciarono la creazione della Comunità di Stati Indipendenti e quattro giorni dopo Gorbačëv si dimise da presidente dell’URSS.
1. La letteratura della rivoluzione
La rivoluzione del 1917 segna un momento di rottura radicale in campo letterario, non meno che in campo politico. La discontinuità con il passato è teorizzata e attuata. Sono sottoposti a revisione critica, in un aspro dibattito, i concetti stessi di popolo, cultura, letteratura. Al capovolgimento di valori e gerarchie deve corrispondere una cultura rivoluzionaria, e proprio sul senso da attribuire a questo termine si accendono le controversie. Che cos’è una letteratura rivoluzionaria? Una letteratura di contenuto rivoluzionario? Oppure demistificante, anticonvenzionale? Capace di innovare la tradizione, o in conflitto con essa? In grado di esprimere la grandiosità del sommovimento rivoluzionario con i mezzi dell’epica, della monumentalità, o di rivoluzionare la letteratura con la parodia, il grottesco, l’invenzione lessicale? Per tutti gli anni 1920 si scontrano scelte diverse, fonte della molteplicità di esperimenti, del vivace panorama letterario, che si appiattirà verso la metà degli anni 1930. Negli anni della guerra civile (1918-20), del comunismo di guerra, la produzione libraria si riduce a circa un decimo di quella dell’anteguerra. È il periodo della letteratura ‘orale’, dei caffè, in cui predomina la poesia. È anche l’epoca dei treni di propaganda, dei palazzi decorati dagli artisti, degli spettacoli di massa, realizzati da registi di primo piano. Il coinvolgimento della popolazione nella vita politica e la diffusione della cultura assumono forme meno effimere nelle campagne di alfabetizzazione, nelle Facoltà Operaie, nella vasta rete di corrispondenti operai e contadini, per i quali la collaborazione ai giornali costituisce a volte, oltre che un’esperienza politica, un primo passo verso la scrittura letteraria.
La scienza e la tecnica godono di un prestigio che trova eco nelle utopie tecnologiche e nei romanzi di fantascienza di scrittori come A. Platonov o A. Tolstoj. La tendenza all’enciclopedismo traspare in alcune iniziative di M. Gor´kij o di A. Bogdanov, teorico del Proletkul´t, che ambiva alla costruzione di una cultura proletaria, capace di sostituire quella borghese. Centro essenziale di elaborazione e di coordinamento culturale è il Commissariato del popolo per l’istruzione, diretto da A. Lunačarskij. A Pietrogrado molti scrittori già affermati, alcuni dei quali in seguito emigreranno, fanno capo alla Casa dei letterati, legata alla tradizione. La Casa delle arti offre invece rifugio a giovani scrittori, accomunati dalla passione per la letteratura, e ha un patrono autorevole come Gor´kij, maestri brillanti come E. Zamjatin, K. Čukovskij, V. Šklovskij, ‘inquilini’ promettenti come i Fratelli di Serapione (gruppo letterario attivo negli anni 1921-25). Si moltiplicano i gruppi letterari nei quali si articola
Un altro fenomeno rilevante di questi anni è il moltiplicarsi delle riviste. Malgrado la mancanza di carta, le riviste soppresse nel 1918 sono sostituite da altre, che hanno di solito vita breve. La sezione delle arti figurative (IZO) del Commissariato per l’istruzione pubblica Iskusstvo Kommuny («L’arte della Comune»), alla quale collaborano V. Majakovskij, O. Brik, V. Šklovskij, riesce ad avere un peso teorico rilevante nei suoi pochi mesi di vita. Il Proletkul’t dà vita a pubblicazioni nazionali e locali, tra cui Proletarskaja kul´tura («
Con la fine della guerra civile si chiude anche il periodo eroico del comunismo di guerra. La NEP, la nuova politica economica, suscita delusioni e meritati sarcasmi, ma crea condizioni favorevoli a una ripresa editoriale. Nel 1921, primo anno della NEP, si contano più di 200 case editrici private. Un fenomeno unico degli anni 1921-23 è la presenza a Berlino di editori russi, che stampano libri venduti anche in Russia. Si esce dall’isolamento, si ristabilisce qualche contatto con la cultura europea. Rinasce la tradizione della rivista letteraria con Krasnaja nov´ («Novale rossa») e Pečat´i revoljucija («Stampa e rivoluzione»), con le riviste degli scrittori proletari e del variegato Fronte di sinistra delle arti. Oltre a pubblicare e recensire opere letterarie, le riviste sono sede di accaniti dibattiti artistici e ideologici. In un clima saturo di sollecitazioni politiche e sociali la letteratura rischia di diventare noiosa. Lo proclama L. Lunc, invitando a prendere a modello i romanzi di avventura occidentali e le opere di C. Doyle. Tra gli elementi dell’occidentalismo degli anni 1920 non va trascurata l’attrazione per l’America, terra del capitalismo, è vero, ma anche della tecnica, del jazz, del cinema.
Fino al 1925 scrittori, gruppi e tendenze letterarie si muovono con una relativa libertà, sancita anche da una famosa risoluzione del partito. Negli anni successivi i margini di autonomia si vanno restringendo e quando si giunge, nel 1932, allo scioglimento ufficiale dei gruppi il predominio della
Il ventennio successivo, che corrisponde a grandi linee all’epoca staliniana, è infinitamente più povero, ma sarebbe inesatto considerarlo un deserto nel campo degli studi letterari. I formalisti producono pregevoli studi di carattere linguistico e storico-letterario. Vengono avviate opere di vasto respiro: nel 1929-39 esce la prima enciclopedia letteraria sovietica, rimasta incompleta; nascono nuovi periodici, come
Nell’agosto 1934 si svolge il I Congresso dell’Unione degli scrittori sovietici, aperto da Gor´kij, che definisce il realismo socialista metodo fondamentale della letteratura sovietica. Il dibattito sul realismo socialista ebbe, sulle pagine di Literaturnyj kritik, negli articoli di M. Lifšic e di
L’inizio della guerra in Europa attenua le tensioni tra scrittori e potere. Finito il conflitto, all’esultanza per la vittoria, alle speranze degli anni di guerra, subentra presto la delusione. Nel 1946 il famoso richiamo all’ordine di A. Ždanov in forma di critica alla rivista Zvezda («La stella») chiude la stagione delle illusioni. I primi anni della guerra fredda sono tra i più rigidi all’interno del paese. Si teorizza la necessità di rappresentare la realtà lasciando spazio al sogno. Si incoraggia la cosiddetta ‘letteratura laccata’, che elimina tutte le rughe. Nel 1948 si scatena la campagna contro il cosmopolitismo che colpisce ebrei e critici colpevoli di scorgere tracce di influenze straniere nelle opere di autori russi. Nel 1952 appaiono alcuni timidi segni di disgelo che diventano più evidenti a partire dal 1953, anno della morte di Stalin. Sorgono nuove riviste come Junost´ («Giovinezza»), che raggiunge alte tirature pubblicando opere di giovani scrittori, o Inostrannaja literatura («Letteratura straniera»), che fa conoscere al pubblico le letterature di altri paesi.
3. Dalla destalinizzazione alla perestrojka
Nella primavera del 1956 si svolge il XX Congresso del PCUS, che dà inizio al processo di destalinizzazione. Molti scrittori scomparsi nei campi di concentramento vengono riabilitati, i sopravvissuti tornano a casa. Durante le giornate della poesia, istituite nel 1955, i poeti si incontrano con i lettori, si riprende l’abitudine degli anni 1920 di leggere pubblicamente i propri versi. E sono proprio i giovani poeti o i poeti-cantautori, come V. Vysockij, la rivelazione di questi anni. I. Erenburg con le sue memorie Uomini, anni, vita ricostruisce un’atmosfera perduta, evocando nomi e movimenti da tempo dimenticati. Sulle riviste si discute di lirica, di fantascienza, delle aspirazioni dei giovani. L’uso del linguaggio giovanile nel Biglietto stellato di V. Aksënov (1961) suscita un ampio dibattito. Anche la prosa contadina apporta elementi vitali al linguaggio disseccato del decennio precedente.
Nel 1969, dopo la primavera di Praga, l’epoca del disgelo è conclusa e si apre una stagione malinconica, priva di illusioni. La generazione che ha vissuto gli anni 1960 ha meno paura e non è sempre disposta al silenzio. Per tutti gli anni 1970 e fino alla metà degli anni 1980 nella letteratura procedono parallelamente due linee, una ufficiale, un’altra più indipendente, che riprende, in tono sommesso, alcune delle innovazioni stilistiche e tematiche degli anni 1960. A queste se ne affianca una terza, che non trova spazio nel circuito editoriale e si avvale di modesti mezzi tecnici per stampare e far circolare clandestinamente i propri testi, la letteratura del samizdat/">samizdat. Molti scrittori non si rassegnano più all’invisibilità; se non riescono a far uscire le loro opere in patria, le pubblicano all’estero. I contatti personali con altri paesi, malgrado le limitazioni, non sono più prerogativa di singoli individui. Il fenomeno è tale da suscitare le preoccupazioni delle correnti neoslavofile che si vanno rafforzando grazie all’apporto della prosa contadina, con una forte componente religiosa.
Intorno alla metà degli anni 1980 ha inizio la perestrojka gorbacioviana che liberalizza la vita culturale, consentendo la pubblicazione di opere, russe e straniere, prima sconosciute al lettore sovietico. Si riscopre nella sua interezza il valore di scrittori come