Uso di strumenti nelle scimmie

Frontiere della Vita (1999)

Uso di strumenti nelle scimmie

Elisabetta Visalberghi
(Istituto di Psicologia, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma, Italia)
Dorothy Fragaszy
(Department of Psychology, University of Georgia, Athens, Georgia, USA)

L'uso di strumenti può rendere possibile lo sfruttamento di determinate risorse ambientali e permette di procurarsi alimenti altrimenti diffìcili da ottenere direttamente per mezzo delle mani o dei denti. In natura, l'uso di strumenti è diffuso ampiamente negli scimpanzé ma viene osservato più di rado in altre scimmie antropomorfe. Tuttavia, in cattività, varie specie di scimmie fanno prontamente uso di strumenti. Per utilizzare gli strumenti è necessario essere in possesso di caratteristiche anatomiche e comportamentali appropriate. Nella maggior parte dei casi un individuo impara a utilizzare uno strumento attraverso le proprie azioni. Sebbene ciò avvenga spesso in contesti sociali facilitanti, le scimmie non imparano l'uso degli strumenti dalla semplice osservazione del comportamento di un conspecifico esperto. Quanto più un individuo riesce a capire il funzionamento di uno strumento, tanto più impara a utilizzarlo o a modificarlo in modo da accrescerne l'effìcacia. Il fatto che i primati non umani siano in grado di utilizzare strumenti non implica che essi necessariamente capiscano come e perché lo strumento funzioni.

Introduzione

Tutti noi pensiamo di conoscere pienamente il significato della parola "strumento" e della frase "utilizzare uno strumento". Tuttavia, come spesso accade con parole e frasi del linguaggio comune, questi termini risultano vaghi ai fini scientifici. Per determinare se, e in quali circostanze, altre specie utilizzino strumenti, è necessario invece dame una definizione precisa. L'arciere, un pesce che emette con la bocca un getto d'acqua per colpire e far cadere un insetto sulla superficie dell'acqua e quindi catturarlo, sta di fatto utilizzando uno strumento? Può l'acqua, in questo caso, essere considerata uno strumento? Il fringuello delle Galápagos Geospiza, che sonda con una spina di cactus il buco di un tronco, usa uno strumento? Con questo comportamento l'uccello riesce a trafiggere una larva d'insetto per estrarla dal buco e mangiarla. In questa circostanza si può considerare la spina di cactus come uno strumento?

Entrambi questi casi comportano l'uso di un oggetto in modo da raggiungere qualcosa che, per l'animale, sarebbe impossibile da ottenere esclusivamente con l'utilizzo del proprio corpo. Ciò è sufficiente per identificare un comportamento come uso di strumenti? Se accettiamo questo punto di vista, cosa pensare di uno scoiattolo che si arrampica su un albero?

B.B. Beck (1980), nel suo libro Animai tool behavior: the use and manufacture of tools by animals (trad. it., L'abilità tecnica degli animali), che rappresenta il catalogo ancora oggi più completo dell'uso di strumenti negli animali, fornisce una definizione che è tuttora ampiamente accettata: "L'uso di strumenti consiste nell 'utilizzo di un oggetto presente nell'ambiente che non è fissato a quest'ultimo, al fine di alterare in modo efficace la forma, la posizione, o la condizione di un altro oggetto, di un altro organismo, o dello stesso utilizzatore dello strumento, che mantiene o trasporta lo strumento, durante la sua utilizzazione o prima, ed è responsabile dell'angolazione appropriata dello strumento stesso".

Importanza dell'uso degli strumenti

Le caratteristiche che sembrano definire la nostra specie hanno sempre affascinato gli studiosi di biologia e di evoluzione umana. Cartesio nella metà del 17° secolo ha formalizzato la nozione secondo la quale alcune caratteristiche umane sono espressione dell'intelletto e della presenza di un'anima di origine divina. Per la filosofia cartesiana, queste caratteristiche non possono essere presenti in altre specie senza minacciare il rango privilegiato che occupiamo sulla Terra.

Duecento anni dopo la pubblicazione delle opere di Cartesio, le teorie evoluzionistiche hanno offerto punti di vista alternativi riguardo all'origine dell'uomo che divergono dalla visione filosofica cartesiana. Lo studio della storia evolutiva e delle caratteristiche peculiari della specie umana è diventato il territorio di un'intera branca dell'antropologia, la paleoantropologia. La scoperta, durante questo secolo, di oggetti identificati dai paleoantropologi come strumenti rudimentali, quali raschietti e lame, insieme a resti di esseri umani primitivi, ha portato a prolungate discussioni circa il ruolo giocato dagli strumenti nell'evoluzione della nostra specie. La capacità di utilizzare strumenti anche da parte di esseri umani primitivi è stata considerata, come aveva fatto Cartesio per altre caratteristiche, come esclusivamente umana. Per esempio, il famoso antropologo L.S.B. Leakey ha scritto che quando una creatura simile a una scimmia antropomorfa per la prima volta fu in grado di produrre uno strumento con "regolarità e precisione", divenne umana per defrnizione (1961).

Il fascino che, al giorno d'oggi, esercita l'uso di strumenti in specie non umane riflette la grande importanza che tale uso ha per la nostra specie. Senza dubbio l'uso degli strumenti ha dato all'uomo il potere di diversificare il proprio modo di vivere e di sfruttare risorse non disponibili per gli altri primati. I dati paleontologici e antropologici mostrano che il cambiamento degli strumenti utilizzati dall'uomo nel corso della propria storia riflette l'accrescersi della padronanza delle leggi fisiche e della conoscenza dei processi naturali. Gli strumenti in se stessi rappresentano una delle testimonianze più importanti dell'abilità tecnica umana e, fin dai primordi della storia dell'uomo, uno dei migliori documenti attraverso cui ipotizzare il comportamento dei nostri progenitori. Inoltre, l'uso di strumenti è legato nelle nostre menti all'intelligenza e si pensa che la comparsa di strumenti nella nostra storia debba riflettere l'evoluzione dell'intelligenza umana.

Sfortunatamente per i cartesiani intransigenti, altre specie oltre all'uomo mostrano comportamenti funzionalmente simili nell'utilizzo di oggetti che, nell'uomo, vengono associati all'uso di strumenti. Almeno fin dai tempi di Erasmus Darwin, il nonno di Charles Darwin, verso la fine del 18° secolo, vari scienziati dotati di spirito di osservazione hanno pubblicato numerosi resoconti concernenti l'uso di oggetti in specie non umane. Le prime descrizioni su tale uso negli animali erano di natura aneddotica. Per esempio, E. Darwin riportò di avere visto a Londra una vecchia scimmia rompere una noce con una pietra. Cento anni dopo, il naturalista T. Belt, nel suo libro A naturalist in Nicaragua (Un naturalista in Nicaragua) descrisse negli stessi termini il comportamento della propria scimmia addomesticata: "A volte, quando una covata di anatroccoli si trova nelle vicinanze, essa tiene un pezzo di pane in una mano, e quando riesce ad attrarre un anatroccolo a portata di mano, lo afferra con l'altra, per poi ucciderlo con un morso al petto". Questi osservatori davano per certo che tali comportamenti dovessero indicare intelligenza e intenzionalità, così come succede nella nostra specie. Vedremo tuttavia che queste supposizioni potrebbero essere ingiustificate.

A parte la questione dell'intelligenza, il comportamento mostrato nell 'uso degli strumenti è di interesse per i biologi perché con esso un individuo può sia potenziare le proprie capacità sia ampliare la varietà degli ambienti in cui riesce a sopravvivere. Per esempio, gli scimpanzé possono aprire un certo tipo di noci soltanto rompendo le con una pietra; tali frutti rappresentano una ricca fonte di cibo per questi animali. Analogamente, solo utilizzando una spina di cactus il fringuello può ottenere una preda altrimenti inaccessibile. Sebbene a volte lo si dia per scontato, si pensa che utilizzare uno strumento per risolvere un problema ecologicamente importante (come l'ottenere il cibo o costruire un rifugio) conferisca un vantaggio rispetto al fatto di non utilizzarlo.

Uso di strumenti nel regno animale

Una rassegna accurata effettuata da Beck (1980) mostra che l'uso di strumenti è presente in invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Gli animali usano strumenti per rompere uova, per estrarre larve da substrati di legno, durante il corteggiamento e così via. Esempi sorprendenti sull'uso degli strumenti possono essere osservati persino tra gli invertebrati: le formiche tessitrici (per esempio, Oecophilla e Campanotus) che vivono in Africa tropicale, America Meridionale e Asia meridionale, tengono le proprie larve tra le mandibole durante la costruzione o la riparazione del nido. Alcune foglie vengono posizionate in modo appropriato da un gruppo di operaie, mentre altre operaie muovono le larve avanti e indietro, come spolette, lungo i bordi delle foglie per 'incollarle' insieme con la seta che le larve secernono. Le operaie non producono seta; solo le larve lo fanno e sono utilizzate come 'strumenti' dalle formiche operaie. Un esempio di uso di strumenti, riportato più recentemente, e che implica anche la selezione e un certo grado di preparazione dello strumento, ci viene offerto da G.R. Hunt (1996). I corvi della Nuova Caledonia (Corvus moneduloides) utilizzano due tipi diversi di strumenti per estrarre le loro prede dalla base delle palme e dai tronchi di altri tipi di alberi. Gli strumenti vengono preparati utilizzando i ramoscelli e le foglie delle piante di quella regione. I ramoscelli richiedono la rimozione di foglie e rametti in eccesso e forse ulteriori modifiche dello strumento. Il secondo tipo di strumento è simile a un filo d'erba, e viene ottenuto ritagliando le foglie più grandi. Gli uccelli utilizzano ripetutamente lo stesso strumento, tenendolo con le zampe durante le pause e conservandolo vicino a un posatoio abituale da cui lo raccolgono dopo essersi spostati da un albero all'altro. Tutte queste azioni possono essere interpretate come indicative della presenza di un piano per la preparazione e utilizzazione di un oggetto per un fine ben preciso. Tuttavia sono possibili anche altre spiegazioni. Un'interpretazione forte, in termini di pianificazione è giustificata solo alla luce di risultati sperimentali che consentano di scartare altre interpretazioni più caute (v. oltre).

Uso di strumenti da parte degli scimpanzé in natura

Esempi ben conosciuti di uso di strumenti sono più numerosi fra i primati rispetto ad altri gruppi animali, e in quei primati (umani, scimpanzé e cebi dai cornetti in cattività) che abitualmente usano strumenti, essi servono per raggiungere una gamma di obiettivi più ampia di quella osservata in altri ordini di animali. Tuttavia, con l'eccezione degli scimpanzé (Pan troglodytes) e dell'uomo, non è chiaro se in natura nei primati tale utilizzo si verifichi in modo più frequente rispetto ad altri animali. A parte l'uomo, la specie che più usa strumenti è lo scimpanzé (McGrew, 1992). Questi animali utilizzano strumenti in tutto il loro areale di distribuzione, per cibarsi, per ottenere l'acqua, per pulirsi il corpo, come ausilio durante i display e così via. La maggiore varietà di comportamenti di uso di strumenti si manifesta quando gli animali si nutrono.

I primi casi ben documentati di uso degli strumenti negli scimpanzé in natura sono stati descritti da J. Goodall alla fine degli anni Sessanta (Goodall, 1986; McGrew, 1992). Questa studiosa ha osservato che gli scimpanzé utilizzano mazzetti di foglie per estrarre l'acqua dalle cavità degli alberi durante la stagione secca e fili d'erba, bastoncini e altri materiali di forma e rigidità appropriate per catturare formiche e termiti nel loro nido. Le termiti (Macrotermes bellicosum) costruiscono termitai all'aperto che hanno la consistenza del cemento: per catturare questi insetti, un predatore deve distruggere il termitaio oppure riuscire a estrarli attraverso gli stretti cunicoli che sboccano in superficie. Gli scimpanzé utilizzano quest'ultima strategia: per estrarre questa ricca fonte di proteine, gli scimpanzé devono inserire delicatamente un sottile bastoncino lungo il cunicolo (che può anche presentare delle curvature) perraggiungere l'insetto che si trova in profondità nel termitaio. Le termiti 'attaccano' il bastoncino che invade il loro nido, afferrando lo con le mandibole. Una volta estratto, lo strumento è ricoperto di termiti che lo scimpanzé può staccare con le labbra e mangiare. Gli scimpanzé selezionano i bastoncini adatti dalla vegetazione circostante oppure li portano con sé anche da centinaia di metri di distanza e a volte li modificano per adattarli alla dimensione dei cunicoli.

Un essere umano, che ha cercato di copiare le azioni degli scimpanzé, ha riferito che per eseguire questa operazione con successo occorre molta pratica, un accurato controllo motorio e la conoscenza della posizione e delle proprietà dei termitai (Teleki, 1974). Queste osservazioni sono importanti, perché le modalità con cui gli scimpanzé utilizzano strumenti per pescare le termiti sono sofisticate (sia in termini di preparazione dello strumento, sia per l'abilità necessaria per utilizzarlo) e sembrano indicare un' intelligenza più sviluppata di quanto la maggior parte dei biologi non abbia attribuito prima alle scimmie antropomorfe (anche se queste osservazioni non sono risultate tanto sorprendenti per coloro che hanno lavorato con gli scimpanzé in cattività, come si leggerà in seguito).

fig. 2

Dopo questi primi resoconti, molti altri esempi di uso di strumenti sono stati descritti in scimpanzé osservati in diverse località e appaiono regolarmente nuove descrizioni. G. Yamakoshi e Y. Sugiyama (1995), per esempio, hanno osservato alcuni scimpanzé (fig. 2) utilizzare rami di albero allo scopo di pestare e ammorbidire la parte interna della chioma delle palme (pestle pounding). A questo resoconto proveniente da Bossou, nella Repubblica di Guinea, ne è seguito un altro, alcuni mesi più tardi, di un comportamento osservato nella stessa località, riguardante l'utilizzo di bastoni per tirare a sé gli intrecci galleggianti delle piante acquatiche. Lo sfruttamento di tale risorsa di cibo non era stato mai notato in precedenza in questi animali.

tab. I

Nella tabella (tab. I) vengono riportate le forme abituali di utilizzo di strumenti negli scimpanzé in natura, note fino ai primi anni Novanta, osservate nelle cinque località dove gli scimpanzé in libertà sono stati osservati più a lungo. L'importanza dell'uso di strumenti nella vita di questi animali può essere apprezzata considerando un resoconto recente offertoci da un gruppo di ricerca del Primate Research Institute dell'Università di Kyoto, da cui si evince che, nella comunità di scimpanzé a Bossou, il 12% del tempo trascorso in attività di foraggiamento è dedicato al procacciamento di tipi di cibo che possono essere ottenuti soltanto attraverso l'utilizzo di strumenti.

Rottura delle noci da parte degli scimpanzé in natura

fig. 3

Una delle forme più interessanti di uso di strumenti osservata in natura negli scimpanzé è l'utilizzo di pietre come martelli per rompere le noci. Nell'Africa occidentale, gli scimpanzé raccolgono diverse specie di noci, le trasportano in siti particolari dove si trovano rocce o radici scoperte di albero dalla forma e consistenza appropriate che possono servire da 'incudini' naturali, collocano le noci in una sezione piatta o concava dell'incudine e le rompono colpendole con pietre o grossi rami. C. Boesch e H. Boesch (1983) hanno osservato da vicino questo tipo di comportamento nella foresta di Tal in Costa d'Avorio. Gli strumenti utilizzati variano tra le diverse località di osservazione ma il comportamento di apertura delle noci è simile. Tipicamente, le femmine rompono le noci con una frequenza maggiore rispetto ai maschi, e in maniera più efficace. Il gruppo di ricerca dell'Università di Kyoto a Bossou ha evidenziato che gli scimpanzé giovani diventano esperti dopo diversi anni di pratica e imparano a rompere le noci negli stessi siti utilizzati dalle madri. Inizialmente, essi sbattono le noci o lo strumento direttamente a terra; e soltanto gradualmente essi imparano a mettere lo strumento e la noce nelle posizioni appropriate, colpendo la noce e orientando la in modo corretto. Lo stesso processo di acquisizione, che comprende combinazioni appropriate e inappropriate di azioni e oggetti (fig. 3), è stato osservato nei cebi dai cornetti i quali in cattività imparano a rompere le noci con le pietre (Visalberghi, 1987).

In tutti gli anni in cui i Boesch hanno osservato gli scimpanzé della foresta di Tal, hanno registrato soltanto due casi in cui la madre sembra essere intervenuta attivamente mentre i figli tentavano (senza successo) di rompere le noci (Boesch, 1993). È stato osservato che una delle madri riposizionava la noce che il piccolo aveva orientato in modo scorretto sull'incudine; l'altra riposizionava lo strumento nella propria mano in modo deliberato mentre il piccolo la osservava da vicino. C. Boesch ha definito questi episodi come insegnamento attivo. Nonostante l'insegnamento a rompere le noci sia raro, le circostanze sociali sicuramente facilitano l'acquisizione di questa competenza nel piccolo di scimpanzé. Le madri stimolano le attività dei piccoli con strumenti e noci e promuovono l'acquisizione di questa abilità una volta che nel piccolo diventano manifesti elementi del comportamento di rottura delle noci. Il comportamento delle madri varia in accordo con il grado di abilità acquisita dai piccoli nell'eseguire il compito. Per esempio, le madri spesso lasciano i piccoli con le noci e gli strumenti al sito di rottura mentre esse raccolgono altre noci. Le femmine che non hanno piccoli propri mentre cercano altre noci non lasciano né noci né strumenti al sito. Ai piccoli più maturi, che sanno già utilizzare gli strumenti anche se non in modo efficiente, viene permesso di utilizzare gli strumenti e di rompere le noci che le proprie madri portano al sito di rottura. Queste azioni senza dubbio facilitano le esperienze con gli oggetti appropriati da parte dei piccoli e danno loro l'opportunità di fare pratica nel rompere le noci utilizzando gli strumenti appropriati. Tuttavia le madri non 'insegnano' nel significato usuale del termine, che implica una forma di guida.

Uso di strumenti in natura da parte di altre specie di primati

L'utilizzo di strumenti da parte di altri primati in condizioni naturali è decisamente meno diffuso rispetto agli scimpanzé. L'altro scimpanzé, il bonobo (Pan paniscus) usa strumenti meno frequentemente dello scimpanzé e, solo di recente (van Schaik et al., 1996), esempi di uso di strumenti per ottenere cibo sono stati riportati negli orangutan in natura (Pongo pygmaeus). Gli orangutan usano bastoni per estrarre insetti sociali nonché per estrarre semi commestibili da un grosso frutto protetto da peli urticanti. Non è mai stato osservato il gorilla, il terzo genere appartenente alle grandi scimmie antropomorfe, utilizzare strumenti in ambienti naturali: invece, individui in cattività appartenenti a questi generi utilizzano diversi strumenti con prontezza ed efficacia.

Tra le scimmie non antropomorfe, i cebi dai cornetti sono maestri nell'uso di strumenti (Visalberghi, 1990). Esempi in natura di uso di strumenti nei cebi dai cornetti sono stati riportati sia in attività di foraggiamento sia in comportamenti di difesa dai predatori (Boinski, 1988; Fernandes, 1991). Tuttavia, come per le scimmie antropomorfe, scimpanzé a parte, la grande maggioranza di osservazioni di uso di strumenti è stata effettuata su animali in cattività. Come le scimmie antropomorfe, i cebi dai cornetti in cattività utilizzano strumenti prontamente e spontaneamente in una grande varietà di circostanze.

In natura l'uso di strumenti in altre specie di scimmie è limitato ad alcuni esempi la cui interpretazione è problematica, come il lasciar cadere rami sugli intrusi. Azioni come questa soddisfano alcuni dei criteri elencati da Beck per l'uso di strumenti ma non tutti. Uno dei motivi per cui l'interpretazione di questi esempi resta problematica è il fatto che non è stato possibile provocare in maniera sistematica queste azioni in cattività; esse sono rare anche in natura ed è difficile studiare sistematicamente eventi rari.

Nessun tipo di uso di strumenti è stato mai descritto per l'altra superfamiglia di primati non umani, le pro scimmie.

Uso di strumenti da parte delle scimmie in cattività

fig. 4

Alcuni dei più importanti psicologi comparati hanno dato inizio allo studio sperimentale sull'uso di strumenti nella prima metà del 20° secolo. R. Yerkes (1927; 1943; 1973), che fondò il primo centro di ricerca sui primati negli Stati Uniti, incluse nel suo programma di ricerca studi sull'uso di strumenti. W. Köhler (1925; 1976), che ebbe la fortuna di trovarsi sull'isola di Tenerife allargo della costa africana durante la prima guerra mondiale, condusse esperimenti diventati celebri sull 'uso di strumenti e altre forme di risoluzione di problemi negli scimpanzé. Gli scimpanzé di Köhler si dimostrarono capaci di posizionare casse una sull'altra per poi scalarle e raggiungere la ricompensa, per esempio una banana, situata in alto, o di utilizzare bastoni per raccogliere ricompense fuori della propria portata (fig. 4). Più o meno nello stesso periodo, H. Klüver (1933) ha studiato le capacità di soluzione di problemi, incluso l'uso di strumenti, nei cebi dai cornetti. Questi ricercatori hanno esercitato una grande influenza nell'ispirare e dare forma alla ricerca sull'intelligenza delle specie non umane. Tutti erano estremamente consapevoli della ricchezza e, allo stesso tempo, dei limiti del comportamento dei propri soggetti.

Fin dai primi studi pionieristici di questi e altri autori, quali N. Ladygina-Kots (1935) in Russia, la ricerca sui primati in cattività è stata condotta con il duplice obiettivo di accertare quali specie di primati sono in grado di utilizzare strumenti e, questione anche di maggiore interesse, le basi cognitive del comportamento dell'uso di strumenti. Contrariamente a quanto si verifica in natura, molte specie di primati in cattività utilizzano gli strumenti in maniera spontanea quando viene offerta loro l'opportunità. Inoltre, qualsiasi mammifero e, in verità, anche uccello può essere addestrato a utilizzare uno strumento per esempio, ricompensando approssimazioni successive del comportamento desiderato; in aggiunta, alcuni mammiferi per esempio, i delfini e gli elefanti, occasionalmente esibiscono in maniera spontanea comportamenti di uso di strumenti. Tuttavia, tale uso è più caratteristico dei primati rispetto agli altri ordini.

fig. 5

Casi indiscussi di uso di strumenti sono stati riportati per tutte le specie di scimmie antropomorfe, molte specie di scimmie del vecchio mondo e diverse specie di scimmie del nuovo mondo (fig. 5). La maggior parte dei casi riguarda l'utilizzo di un oggetto, per esempio un bastone utilizzato come rastrello o come estensione del braccio allo scopo di raggiungere qualcosa. Le caratteristiche comportamentali che favoriscono la scoperta e l'uso spontaneo di strumenti includono la destrezza manuale, la curiosità e la capacità di rispondere alla presenza di oggetti, e la tendenza a esplorare oggetti e superfici per mezzo di altri oggetti. Esiste una relazione tra l'incidenza di uso di strumenti e la misura in cui sono presenti queste tre caratteristiche comportamentali.

Acquisizione dell'uso di strumenti

Anche se un individuo appartiene a una specie che possiede le caratteristiche anatomiche e comportamentali appropriate per l'uso di strumenti, come fa ad acquisire un'abilità particolare? l biologi e gli psicologi hanno molto speculato sul modo in cui gli animali acquisiscono l'uso efficiente, e a volte elegante, di uno strumento. Una convinzione comune è che un individuo apprenda l'utilizzo di uno strumento mediante l'osservazione di un altro individuo, come spesso accade nell'uomo. Recenti studi sperimentali sui primati non umani hanno mostrato che l'imitazione, così come comunemente la concepiamo (osservare qualcuno per poi riprodurne le azioni), non gioca nessun ruolo (nelle scimmie non antropomorfe) o un ruolo limitato (nelle antropomorfe) nell'apprendimento di un comportamento di uso di strumenti (Visalberghi e Fragaszy, 1990).

fig. 6

A parte i casi speciali di scimmie antropomorfe allevate a stretto contatto con gli esseri umani, il modo usuale con cui i primati non umani acquisiscono una nuova capacità nell'uso di strumenti include sia gli influssi sociali sia la scoperta individuale. Per esempio, abbiamo presentato ai cebi dai cornetti cibo all'interno di un tubo lungo e stretto (fig. 6). Il cibo poteva essere raggiunto soltanto attraverso un'apertura che era troppo piccola per le mani delle scimmie, ma abbastanza larga da permettere l'inserimento di bastoni o di fili di paglia che venivano messi a loro disposizione. Le scimmie hanno mostrato un interesse immediato verso il cibo e hanno cercato di ottenerlo in tutti i modi: per i cebi, uno di questi consisteva nell'inserire nel contenitore qualsiasi oggetto fosse disponibile. Tale comportamento viene spesso osservato durante la normale esplorazione, anche in assenza di cibo. Se per caso l'oggetto possiede la dimensione, la forma e la consistenza giuste, e se viene inserito abbastanza in profondità, la scimmia riesce a ottenere il cibo. Una volta ottenuto casualmente il successo in questo modo, è probabile che la scimmia ripeta queste azioni. Altre scimmie nelle vicinanze potrebbero osservare da vicino il comportamento e persino ottenere loro stesse del cibo. Anche se circostanze sociali possono fare aumentare l'interesse di un individuo verso lo strumento, il contenitore o la zona circostante, finora non sono disponibili prove sull'apprendimento dettagliato dell 'utilizzo di uno strumento attraverso l'osservazione di altri individui da parte dei cebi. È chiaro che le influenze sociali possono impedire l'accesso di un individuo a un sito di particolare interesse per gli altri membri del gruppo e così far decrescere la probabilità che un individuo scopra come risolvere il problema. Inoltre può succedere che gli individui che hanno ripetutamente successo nell'ottenere cibo dagli altri non diventino a loro volta utilizzatori di strumenti. Tutto considerato, ciò che rende un individuo un probabile utilizzatore di strumenti è una combinazione di fattori che spaziano dalle tendenze alla manipolazione e all'esplorazione fino al contesto sociale immediato e alle sue relazioni sociali. La nozione che 'l'intelligenza' individuale sia il fattore più importante per il raggiungimento di un risultato non ha nessun riscontro sperimentale. Perché l'uso di strumenti è più comune in cattività che non in situazioni naturali? Di certo possiamo scartare la possibilità che gli animali in cattività siano più 'furbi' dei loro conspecifici che vivono in natura. Sembra piuttosto che avere a disposizione una quantità maggiore di tempo libero per il gioco e per l'esplorazione, in uno spazio ristretto e con pochi oggetti e superfici disponibili, renda più probabile la scoperta dell'uso di strumenti in cattività che non in natura. Quando un ricercatore sistema nella gabbia qualcosa che rappresenta un nuovo oggetto di interesse su cui il primate può concentrare le proprie attività, la sua propensione naturale verso l'esplorazione di oggetti nuovi è sufficiente a provocare occasionalmente e incidentalmente quella combinazione di azioni con oggetti che produce le conseguenze desiderabili (Fragaszy e Adams-Curtis, 1991).

Analisi degli elementi cognitivi dell'uso di strumenti

Sebbene né l'intuizione né la comprensione siano necessarie per utilizzare uno strumento, esse possono aumentare l'efficacia di tale uso. Gli psicologi cercano di determinare se questi processi, o altri processi simili, vengano utilizzati dai primati e - se lo sono - quale ruolo giochino nel comportamento di uso di strumenti. Il seguente brano di P.C. Reynolds (1982) illustra una prospettiva cognitiva sull'uso di strumenti: "Uno strumento non è un oggetto, ma un programma mentale che consente di mettere in relazione quell'oggetto con altri oggetti al fine di produrre effetti esterni precedentemente anticipati. Gli strumenti, in altre parole, sono tanto mentali quanto materiali, e la loro descrizione non è una fotografia dell'oggetto materiale in se stesso ma una caratterizzazione, empiricamente verificabile, della conoscenza mentale e dei programmi comportamentali che consentono di produrre e di utilizzare lo strumento".

Quanto più un individuo comprende il funzionamento di uno strumento, tanto più può utilizzarlo fruttuosamente, o modificarlo in maniera da migliorarne l'efficacia. Inoltre, la comprensione di un problema consente a un individuo di affrontare varianti del medesimo problema senza dover fare ricorso a tentativi alla cieca per trovarne le soluzioni. Queste caratteristiche sono invero parte di ciò che rende gli esseri umani speciali circa il modo in cui essi usano e fabbricano gli strumenti. Questo punto di vista conduce direttamente all'indagine sperimentale sul modo in cui le scimmie e le scimmie antropomorfe affrontano un problema, specialmente quando esso è parzialmente nuovo. Una caratteristica nuova può essere, per esempio, la forma dello strumento, o il modo in cui usarlo, o varie caratteristiche del compito.

fig. 7
fig. 8

Sia i cebi dai cornetti (fig. 7) che gli scimpanzé (fig. 8) possono utilizzare un bastone per far fuoriuscire un oggetto, spingendolo, da un tubo orizzontale. Potremmo domandarci se essi, di fatto, abbiano la stessa comprensione delle proprietà dello strumento e delle relazioni tra le loro azioni e il risultato; questo aspetto è stato studiato variando una caratteristica del tubo, cioè modificandolo in modo da creare nella parte centrale una trappola, che fa assumere al tubo una forma a T. Per spingere un oggetto fuori dal tubo bisognava, in questo caso, evitare di spingerlo nella direzione della trappola. Alcuni cebi dai cornetti molto esperti a spingere una ricompensa fuori da un tubo, di fronte al compito con il tubo a forma di T hanno mostrato invece una prestazione a livello casuale (Visalberghi e Limongelli, 1996). Una delle scimmie, alla fine, è riuscita a migliorare la prestazione. Ulteriori prove sperimentali hanno dimostrato che la scimmia risolveva il compito scegliendo l'estremità del tubo in cui inserire il bastoncino in base alla distanza dalla ricompensa, senza tenere conto di dove la trappola fosse collocata (v. figura 7).

Anche quando lo stesso problema è stato presentato agli scimpanzé alcuni individui non hanno avuto un comportamento tale da suggerire la comprensione dei requisiti del compito. Come si può vedere dalla figura 8, uno scimpanzé, nonostante si fosse esercitato a lungo con il compito e avesse ripetutamente fatto esperienza con la perdita della ricompensa nella trappola, non è stato in grado di capire l'effetto delle proprie azioni. L'animale si aspettava un successo, come indicato dalla bocca aperta, mentre di fatto spingeva la ricompensa nella trappola. Due scimpanzé più grandi di età (su quattro animali sottoposti al compito) hanno raggiunto un livello di prestazione tale da indicare che essi tenevano conto della presenza della trappola e della posizione della ricompensa in relazione alla trappola. La comparazione fra gli scimpanzé e i cebi dai cornetti in questo compito ha mostrato che il successo nell'uso di uno strumento non richiede necessariamente la comprensione del suo funzionamento. Inoltre, ora sappiamo che specie diverse possono presentare un livello differente di comprensione dello stesso problema.

Conclusioni

Restano ancora da spiegare molti aspetti dell'uso di strumenti nei primati non umani e ci aspettiamo che essi stimolino ulteriori ricerche. lnnanzitutto, molti primati usano strumenti in cattività ma non (a eccezione degli scimpanzé) nel loro ambiente naturale e ancora non capiamo pienamente quale ne sia il motivo. In secondo luogo, ancora non si sa quanto l'uso di strumenti sia importante nella vita degli animali che lo praticano. Solo in poche occasioni, tutte osservate negli scimpanzé, è stato dimostrato il valore dell'uso di strumenti dal punto di vista della risoluzione di un problema reale per l'animale. Esiste inoltre una considerevole variabilità nella frequenza e nella forma di uso degli strumenti tra le diverse popolazioni di scimpanzé. Non sappiamo se questa variabilità rifletta o meno una scarsa importanza dell'uso di strumenti per tali animali. Infine, non conosciamo ancora a sufficienza le basi psicologiche dell 'uso di strumenti in alcune specie, e nemmeno in che misura tali basi variano da specie a specie. In gran parte, la nostra conoscenza dell'uso di strumenti resta un catalogo di osservazioni interessanti; restano da stabilire le basi psicologiche e il valore ecologico di tale uso. Ciò nonostante, merita attenzione il parallelo tra il comportamento dell 'uso di strumenti negli animali e nella nostra specie. Il confronto delle caratteristiche psicologiche ed ecologiche dell'uso di strumenti nei primati umani e non umani può probabilmente aiutarci nella ricostruzione degli eventi chiave dell'evoluzione umana. Inoltre, a nostro parere, questi comportamenti sono strettamente connessi all'idea di 'intelligenza pratica' e ciò costituisce una ragione sufficiente per sostenere il nostro interesse.

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