UZBEKISTAN

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

UZBEKISTAN

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Emma Ansovini

(XXXIV, p. 868; App. III, II, p. 1063; v. urss, XXXIV, p. 816; App. I, p. 1098; II, II, p. 1065; III, II, p. 1043; IV, III, p. 754)

Già repubblica federata nell'ambito dell'URSS, dal 31 agosto 1991 è una repubblica indipendente, entrata a far parte della Comunità di Stati Indipendenti il 21 dicembre 1991. Con una superficie di 447.400 km2 e una popolazione di 22.199.000 ab. (stima 1994) l'U. è la repubblica musulmana più popolata dell'ex Unione Sovietica. Pur essendo una creazione artificiale dell'epoca staliniana, si presenta come uno stato-nazione particolarmente solido, caratterizzato da una forte identità nazionale uzbeka, e con aspirazioni a diventare la grande potenza regionale dell'Asia centrale. Il predominio dell'etnia uzbeka (71,2% della popolazione al censimento del 1989) è rafforzato da una forte presenza di minoranze uzbeke nelle repubbliche confinanti, rispetto alle quali l'U. occupa una posizione centrale (Afghānistān 7%; Tagikistan 20-25%; Turkmenistan 8,5%; Kazakistan 1,8% delle rispettive popolazioni). All'interno dell'U., invece, le minoranze etniche hanno un peso relativamente scarso. I Russi (8,3%) tendono ad abbandonare la repubblica, da quando l'uzbeko è diventata l'unica lingua ufficiale. I Tagiki (4,7%) di Samarcanda e Buhara sono sottoposti a una forte uzbekizzazione. I Caracalpacchi, che dispongono di una vasta regione autonoma in seno all'U., sono poco numerosi (meno del 2% della popolazione) e rovinati dal prosciugamento del lago Aral. L'omogeneizzazione etnica è dunque in via di compimento.

Condizioni economiche. - Il collasso dell'Unione Sovietica nel 1991 e la crisi che ne è derivata − in particolare la disgregazione del sistema commerciale fondato sui legami di complementarità fra le repubbliche sovietiche − ha avuto in U. conseguenze meno disastrose che altrove, a motivo dell'autosufficienza del paese in materia di fonti di energia e di prodotti agricoli, nonché del suo ruolo di esportatore di materie prime minerarie. I più recenti orientamenti di politica economica tendono a favorire una graduale transizione a un sistema di economia di mercato, a diversificare le attività produttive (intensificare lo sfruttamento delle risorse minerarie ed energetiche e ridimensionare la tradizionale monocoltura intensiva del cotone) e a incoraggiare gli investimenti stranieri.

Nel 1992 l'agricoltura ha contribuito alla formazione del prodotto nazionale nella misura del 36% e ha occupato il 41% della forza lavoro. Circa il 60% del territorio è coperto da steppe e deserti; il resto è coltivabile grazie all'irrigazione resa possibile dalla presenza di tre fiumi (Amu Darya, Syr Darya, Zarafšan) le cui sorgenti si trovano fuori dei confini nazionali (in Kirghizistan, in Tagikistan e in Afghānistān). La questione delle acque, insieme a quella della mancanza di sbocco al mare (l'U. è l'unico paese del mondo separato dal mare da almeno due stati sovrani), è destinata ad assumere un ruolo strategico nell'evoluzione dei rapporti geopolitici con i paesi adiacenti.

Il massiccio ricorso all'irrigazione delle terre aride ha consentito di ottenere elevate rese produttive: l'U. è il quarto produttore del mondo di cotone (1,4 milioni di t di fibra nel 1992), che da solo rappresenta il 40% del valore totale della produzione agricola. L'irrigazione su vasta scala ha però causato disastrosi effetti ambientali, in primo luogo il prosciugamento del lago Aral, che si è visto sottrarre l'apporto d'acqua dei suoi immissari. Altri raccolti principali: grano (950.000 t), ortaggi e frutta. Alla fine del 1993 il processo di privatizzazione delle 715 aziende agricole statali era in fase di completamento.

Il settore industriale (42% del prodotto interno lordo e 23% dell'occupazione nel 1992) è in larga misura fondato sulle attività di trasformazione delle materie prime minerarie e dei prodotti dell'agricoltura, nonché sulla metallurgia e sulla produzione di macchinari agricoli e di prodotti chimici. L'U. è quasi autosufficiente in fonti energetiche, e dispone di importanti giacimenti di gas naturale, in parte esportato. Notevoli sono le risorse di oro, argento, uranio, rame, piombo, zinco e tungsteno. L'U. occupa l'ottavo posto nel mondo per la produzione di oro: 70 t annue, in larga misura provenienti dalla miniera di Murantau, nel deserto di Kyzylkum, la più grande miniera d'oro a cielo aperto del mondo.

Storia. - L'U., non diversamente dalle altre repubbliche centroasiatiche dell'URSS, si presentava alla fine degli anni Ottanta in una condizione di arretratezza economica, d'isolamento politico, nonché con gravi problemi ambientali, legati alla coltivazione intensiva del cotone che costituiva la risorsa principale del paese. Il mutamento della situazione politica a Mosca, verso la fine degli anni Ottanta, non comportò cambiamenti rilevanti in U. anche se una maggiore libertà di espressione permise di sollevare pubblicamente le questioni ambientali e di richiamarsi alle tradizioni del paese rivendicando l'uso della lingua uzbeka. Un movimento politico, chiamato Birlik ("Unità"), cominciò a svilupparsi proprio sui temi dell'ecologia e dell'identità nazionale, ma non fu ammesso alle elezioni per il Congresso dei deputati del popolo dell'Unione del 1989. L'uzbeko fu riconosciuto nello stesso anno come lingua ufficiale della repubblica; questa concessione al crescente sentimento nazionale non fu accompagnata però da alcuna apertura democratica e il Partito Comunista dell'Uzbekistan (PCU) affrontò senza opposizione le elezioni del novembre 1990 per il Soviet Supremo della Repubblica.

Il nuovo Soviet Supremo elesse il segretario del PCU, I. Karimov, alla presidenza della Repubblica e S. Mirsaidov alla presidenza del Consiglio dei ministri. Dopo il tentativo di colpo di stato a Mosca nell'agosto 1991, il presidente Karimov, che aveva inizialmente assunto un atteggiamento di prudente attesa, prontamente trasformata in condanna alla notizia del fallimento, fece assumere all'U. una posizione di forte autonomia: il 31 agosto il Soviet Supremo dichiarò l'indipendenza del paese, mentre il PCU si dissociava dal Partito comunista dell'Unione Sovietica per cambiare, nel novembre 1991, il suo nome in quello di Partito Democratico Popolare dell'Uzbekistan (PDPU). La dichiarazione d'indipendenza fu seguita da un tentativo di stringere legami con le vicine repubbliche asiatiche, insieme alle quali l'U. decise di aderire alla CSI nel dicembre del 1991. Subito dopo l'associazione alla CSI si svolsero le elezioni per la presidenza della Repubblica; al movimento ''Unità'' fu di nuovo impedito di partecipare alla competizione, ma un candidato indipendente, M. Solikh, si presentò sostenuto da un nuovo partito di opposizione, ''Libertà'', e fu appoggiato anche dall'''Unità'' ottenendo il 12% dei voti. In un confronto elettorale certamente non scevro dal sospetto di condizionamenti, Karimov ottenne l'86% dei voti e fu confermato alla presidenza della Repubblica; nella stessa occasione il 98,2% dei votanti si espresse a favore dell'indipendenza dell'Uzbekistan.

Il nuovo governo non promosse alcun tentativo di democratizzazione del paese, anzi accentuò il controllo sulla stampa e limitò fortemente la libertà di espressione e di organizzazione politica. Al formale riconoscimento del pluripartitismo e alla promessa di elezioni democratiche si contrappose una pratica autoritaria del potere e la repressione dell'opposizione politica e dei movimenti islamici per la dichiarata preoccupazione di evitare l'emergere di contrapposizioni radicali su base etnica o religiosa e una situazione di guerra civile come quella in corso nel vicino Tagikistan. La preoccupazione per la diffusione del fondamentalismo islamico spinse l'U. a partecipare alla forza militare congiunta inviata in Tagikistan dalla CSI e a rafforzare i controlli di frontiera. Nonostante le tensioni presenti nell'area, l'U. ha cercato d'instaurare rapporti particolarmente stretti con le altre repubbliche centroasiatiche, siglando con alcune di loro all'inizio del 1994 un progetto di unione economica.

Durante il 1994 non ci fu alcuna apertura del governo nei confronti dell'opposizione. Nonostante Karimov avesse dichiarato che tutti i partiti politici avrebbero potuto partecipare alle elezioni previste per la fine dell'anno, di fatto solo al PDPU e al suo alleato ''Progresso della patria'' fu permessa la registrazione alla competizione elettorale che si tenne in due turni nel dicembre 1994 e nel gennaio 1995. Con un referendum del marzo 1995 fu deciso di estendere il termine del mandato presidenziale di Karimov dal 1997 al 2000, in modo da tenere le elezioni presidenziali contemporaneamente a quelle politiche.

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