LARBAUD, Valéry

Enciclopedia Italiana (1933)

LARBAUD, Valéry

Diego Valeri

Poeta e romanziere, nato a Vichy il 24 agosto 1881. L'intuito psicologico finissimo, l'ingegno scaltrito nello studio delle letterature antiche e moderne, e soprattutto il dono d'una vasta simpatia umana, temperata di elegante epicureismo, fanno del L. uno scrittore singolarmente rappresentativo del nostro tempo, e, più precisamente, di quella consapevole aspirazione all'europeismo ch'è di molti spiriti raffinati del Novecento. "Grand européen", come l'eroe della sua opera principale (A.-O. Barnabooth, poésies et journal intime, 1908-1913), il L. porta un particolare affetto all'Italia, natura e popolo, in cui vede armonizzati e fusi i termini contrarî di passione e d'ironia: e anche in ciò, oltre che per altri chiari indizî, egli mostra la sua discendenza da Stendhal. Come scrittore, egli possiede la forza di uno stile sciolto, limpido, immune da ogni affettazione, sia che tenda alla rapida notazione impressionistica o alla condensazione psicologica del monologo interno. Talvolta la sua sottilissima abilità scopre una punta di preziosismo, specialmente nelle poesie.

Opere: Oltre quella citata: Fermina Marquez (Parigi 1911); Enfantines (1918-1927); Beauté, mon beau souci (1921); Amants, heureuxi amants (1923); Les Poésies de A.-O. Barnabooth (1923); Paris de France (1926); Allen (1929); Technique (1932).

Bibl.: B. Crémieux, XXe siècle, première série, Parigi 1927.