VALLO di DIANO

Enciclopedia Italiana (1937)

VALLO di DIANO (A. T., 27-28-29)

Roberto Almagià

DIANO Grande pianura dell'Italia meridionale (provincia di Salerno), interamente chiusa ad ovest dal massiccio calcareo del M. Cervati (1892 m.) e sue propaggini settentrionali (M. Mottola, 1706 m., Spina dell'Ausino, 1426 metri), ad est dal gruppo, pure calcareo, dei Monti della Maddalena (Serrone, 1502 m., Cavallo, 1396 m., Gargaruso, 1325 m.).

È diretta da NO. a SE., lunga da Polla al Ponte Catazzano circa 32 km., larga da 2 a 6; il fondo è oggi quasi perfettamente orizzontale a 450 m.; l'isoipsa di 450 racchiude un'area di 130 kmq. circa. È uno dei migliori esempî di valle longitudinale, modellata da processi carsici, che fu occupata ancora nel Pleistocene da un ampio lago. Questo si prosciugò a poco a poco, sia per l'inaridirsi del clima, sia per il colmamento per opera dei numerosi torrenti che vi si versano; ma aree inondate più o meno ampie perdurarono ancora in tempi storici. Il Vallo è percorso in tutta la sua lunghezza, da SE. a NO., dal Calore, che nasce dal M. Sirino e all'ingresso della pianura prende il nome di Tanagro; esso un tempo si inabissava all'uscita dal Vallo presso Polla in una voragine, detta crive, mentre oggi, dopo i lavori con i quali fu abbassata la soglia, a Polla, scorre all'aperto.

Il Vallo dovette essere già bonificato dai Romani allorché essi condussero attraverso la pianura la Via Popilia (134 a. C.); intorno al Vallo erano numerose città e nel Vallo stesso avvenne una battaglia tra Spartaco e Silla. Nel Medioevo, trascurati i lavori di bonifica, si formarono di nuovo aree paludose e laghetti, il maggiore dei quali presso Polla rimaneva ancora al principio del secolo XVIII. Il prosciugamento definitivo, iniziato nel 1786, fu reso difficile dall'enorme quantità di materiali depositati, in modo quanto mai irregolare, dai torrenti e dall'assenza di pendenza del fondo. I lavori, ripresi due volte nel sec. XIX, consistettero nel canalizzare il Tanagro, arginandolo, approfondendone il letto e abbassandone lo sbocco a valle; nello stesso tempo si sistemarono con dighe e briglie i torrenti minori, per fermare i materiali di trasporto. Oggi si eseguiscono anche vasti rimboschimenti.

Ora il Vallo appare come una pianura livellata, strozzata sotto Padula da una grande conoide, e quasi tutta coltivata a cereali, ortaggi, tabacco, e vigneto presso i margini; poche aree sono a pascolo. I numerosi centri hanno tutti posizione marginale: i più bassi sono S. Arsenio (451 m.) e S. Pietro al Tanagro (m. 480) a NO.; Polla, allo sbocco, è a 507 m. Ad O. sono Cegiano (m. 637), Sassano (m. 49I) e Buonabitacolo (m. 500); a E. Sala Censilina (m. 614), il centro maggiore, e Padula (m. 698); a S., a breve distanza dal piano, sul Calore, Casalbuono (m. 572).

Nella pianura sono parecchie grandi masserie. Essa è percorsa per intero dalla strada e dalla ferrovia Sicignano-Lagonegro.