VALSESIA

Enciclopedia Italiana (1937)

VALSESIA (A. T., 20-21)

Piero Landini
Carlo Guido Mor

Costituisce il bacino montano del fiume Sesia (v.), appartenente quasi per intero alla provincia di Vercelli (Piemonte), salvo la sezione sud-orientale, che spetta a quella di Novara. Aspri contrafforti, staccantisi dal massiccio del Rosa (m. 4633), la dividono dalla Valle Anzasca a nord, da quella di Gressoney o del Lys a ovest; catene di media altitudine la separano dal bacino del Cervo-Elvo a sud e da quello del Cusio e dello Strona a oriente. La valle è incisa in rocce molto varie: gneiss nella sezione occidentale; dioriti in quella centrale, graniti e porfidi nella parte sud-orientale; abbondante il Quaternario, specie l'alluvium di fondo valle, a sud di Varallo. L'asse vallivo principale ha direzione O.-E. dalle pareti del Rosa a Varallo (Val Grande, km. 41); dopo, assume quella di N.-S. sino a Romagnano Sesia (km. 27), ove la valle ha termine. Numerosi sono i valloni laterali, tra i quali importanti quelli del Mastallone, del Sermenza, del Sessera. Nel complesso la Valsesia misura circa 1000 kmq. di superficie. I prati e i pascoli rappresentano il 40,1% della superficie agraria e forestale; esteso è l'incolto produttivo (28,7%), soprattutto nei valloni più alpestri; diffuso è il bosco, principalmente latifoglio (25,5%); non mancano le colture legnose specializzate (1,5%), in special modo il vigneto nella sezione inferiore della valle (Serravalle Sesia, Grignasco, Prato Sesia, Romagnano Sesia), il castagneto (1,8%) principalmente nella Val Sessera e in Valsesia, a sud di Varallo; i seminativi semplici e arborati (2,4%). L'allevamento riguarda soprattutto bovini (16.042 nel 1930), seguiti dai caprini (5977), ovini (2488), suini (1671). Tutta l'economia agricolo-pastorale presenta, peraltro, sintomi di grave impoverimento. Importantissime sono le industrie, in special modo quelle tessili (cotonifici, lanifici) e la cartaria nella bassa Valsesia con i centri di Romagnano Sesia, Grignasco, Serravalle Sesia (la più grande cartiera d'Italia), Borgosesia, celebre per i suoi filati di lana; nella Valle Sessera (Crevacuore, Pray, Pianceri, Coggiola, Flecchia, ecc.). L'industria turistica si diffonde in grande numero di località, con il primato di Alagna (ai piedi del Rosa). Diffusa in tutta la valle è la lavorazione del puntetto (puncet), magnifica trina, eseguita ad ago dalle donne. La popolazione complessiva risultò nel 1931 di 71.500 ab., viventi in 44 comuni e in numerosissimi centri, di cui fondamentali quelli di Varallo e Borgosesia. Poco popolata è la Valsesia superiore (Val Grande: Alagna con 7 ab. per kmq.; Rassa 7; Rimasco 14; Fobello 26, ecc.) mentre la sezione inferiore presenta addensamenti cospicui per le migliori condizioni morfologiche e per le industrie (Serravalle Sesia 215; Romagnano Sesia 231; Grignasco 305, ecc.). La popolazione è in diminuzione; forte è l'emigrazione stagionale e permanente verso l'estero. Degna di menzione è l'oasi alloglotta tedesca dei valloni sorgentiferi (Alagna, Rima S. Giuseppe, Rimella). A Varallo, proveniente da Novara (km. 55), finisce la ferrovia a semplice binario, a vapore, statale: da Varallo poi s'irraggia una rete di discrete rotabili per diverse vallate, servite da linee automobilistiche pubbliche.

Storia. - Poco o nulla si sa degli antichi abitatori della Valsesia. Non pare, però, fuor di luogo pensare che originariamente la popolazione fosse di tribù simili a quelle stanziate nell'Alto Novarese, con organizzazione pagense.

La conquista romana della Pianura Padana porta anche in Valsesia i legionarî, almeno nella parte bassa, fra il Lago d'Orta e il Biellese. Fu in seguito attribuita alla pertica municipale di Novara, poiché dalle origini fece parte (e fa tuttora) della diocesi gaudenziana: ma né allora né più tardi, nell'età barbarica, ebbe una storia sua. Solo alla fine del sec. X si cominciano a trovare accenni a un interesse specifico delle città del piano, Novara e Vercelli, che se ne contenderanno poi per secoli il possesso, ma unicamente per assicurarsi la zona collinosa di qua o di là dal fiume. Infatti, mentre nel 999 il vescovo di Vercelli riusciva a farsi confermare da Ottone III vastissimi territorî, fra cui l'alto Novarese sopra Romagnano e la Valsesia, un quarto di secolo dopo (1025, 1028) Corrado II donava questi stessi beni al vescovo di Novara, spogliandone un feudatario, Uberto, che aveva eretto un castello sotto a Varallo (l'odierna Rocca Pietra), e un possessore, Riccardo, forse feudatario dell'alta valle. Può darsi, ma non è certo, che questi personaggi appartengano alla stirpe dei conti di Pombia: quel Riccardo che fu spogliato nel 1025-28, poté forse rientrarne in possesso, poiché una Valderada (e il nome è di famiglia) li vendette a un tal Ardiccione, che nel 1070 li rivendette a Guido di Biandrate. Da tale epoca si può sicuramente far cominciare l'epoca feudale storicamente nota in Valsesia, per la durata di circa due secoli: ma anche per questo lasso di tempo la storia valsesiana è sempre storia di riflesso rispetto alle continue contese fra Novara e Vercelli. Generalmente i Biandrate si appoggiano al comune vercellese, e come conseguenza si ha una continua inframmettenza novarese nelle cose valsesiane.

A ogni modo, dopo la pace di Casalino (1194) pare che nella Valsesia si sia sviluppata l'autonomia comunale in diversi gradi: Varallo, Rocca e Quarona, come centri giurisdizionali, Seso, Agnona, Robiallo e Vanzone, nella figura di castra, altrove come comunità rurali o vicinanze. Durante tutto il sec. XIII la lotta fra Novara e Vercelli ha l'unico scopo di accaparrarsi il distretto valsesiano, a difesa delle rispettive terre rivierasche del Sesia e ad offesa di quelle della città avversaria; ma la tradizione spiccatamente filo-novarese della Valsesia (di culto e di commerci) porta gli stessi Valsesiani a ribellarsi ai feudatarî e a Vercelli, e a costituire una comunità o università, dapprima sotto il protettorato novarese (1265-1275), poi pienamente libera.

In questo periodo l'Universitas Vallis Sicidae, con centro principale a Varallo, dove risiedono gli organi politico-amministrativi del comune, ci appare divisa in due curie, la superiore con capoluogo ancora Varallo, l'inferiore con due centri, Borgosesia e Valdaggia.

Al principio, però, del sec. XIV la Valsesia fu turbata dalle lotte fra gli Apostolici di Fra Dolcino e i seguaci dei vescovi di Vercelli e di Novara. Tornata la tranquillità, la Valsesia venne in seguito sotto il dominio visconteo, affermatosi in valle dopo il 1365, per spontanea dedizione dell'università. Contro ogni patto, Gian Galeazzo Visconti infeudò, nel 1402, la valle a Francesco e poi a Manfredo Barbavara, ma durante la dominazione di Filippo Maria Visconti la valle cacciò i feudatarî, ritornando alla diretta dominazione del duca di Milano, nella quale permase anche durante l'età sforzesca. A principio del 1520, fu infeudata da Francesco I di Francia a Tiberino Caccia, ma questi, dai Valsesiani insorti a difesa dei loro privilegi, fu precipitato nel fiume. Fedele a Massimiliano e a Francesco II Sforza, passò poi, con lo stato milanese, alle dipendenze della Spagna. Durante questo periodo si ebbero a registrare due tentativi rivoluzionarî della campagna contro il centro di Varallo, quelli del 1518 e del 1678 (guerra "di Jacman"), e un'incursione di truppe spagnole al comando di Cesare Maggi marchese di Moncrivello (1553), stroncata a Loreto, fra Rocca e Varallo: ma in complesso furono due secoli e più di tranquillità e di pace. Durante la guerra di successione di Spagna, la Valsesia passò a Casa Savoia (1707) a seguito della vittoria di Torino, mantenendo i suoi statuti e privilegi fino al 1770. Il periodo francese, invece, turbò profondamente la compagine valligiana, perché venendo portato il confine tra impero di Francia e Regno Italico al fiume Sesia, alcuni comuni passarono al primo mentre il rimanente dipese dal regno: la Restaurazione riunì questi territorî, e nel 1819, abolite le vecchie organizzazioni dell'università (Pretore e Consiglio Generale), la valle fu costituita a provincia, che, abolita nel 1836, fu ripristinata nel 1844. Nella riforma del 1859 passò di nuovo, come vent'anni prima, a far parte della provincia di Novara, e dal 1926 di quella di Vercelli.

Bibl.: F. Tonetti, Storia della valsesia e dell'Alto Novarese, Varallo 1875 (2ª ed., 1911); id., Le famiglie valsesiane, ivi 1884; id., Museo storico-artistico valsesiano, ivi 1885-91; id., Bibliografia valsesiana, ivi 1898; C. G. Mor, La dominazione novarese in Valsesia, in Boll. stor., Novara 1924; id., Decreti viscontei inediti, in arch. stor. lombardo, Milano 1924; A. Durio, Civiasco, Novara 1926; id., Bibliografia Valsesiana, Torino 1928; Miscellanea valsesiana, ivi 1931; C. G. Mor, Gli statuti valsesiani del sec. XIII-XIV, in Corpus statutorum italicorum, XV, Milano 1931; id., Carte valsesiane fino al sec. XIV, Torino 1933; id., La formazione territoriale del comune valsesiano nel sec. XIII, in Boll. stor. bibl. subalpino, 1937.