VENEZUELA

Enciclopedia Italiana (1937)

VENEZUELA (A. T., 153-154)

Emilio MALESANI
Riccardo RICCARDI
Fabrizio CORTESI
Mario SALFI
Gioacchino SERA
Pino FORTINI
Ri.

Il più settentrionale degli stati sudamericani.

Sommario. - Geografia: Nome ed estensione (p. 107); Esplorazioni (p. 107); Rilievo (p. 107); Clima (p. 109); Idrografia (p. 109); Flora e vegetazione (p. 109); Fauna (p. 110); Antropologia (p. 110); Etnologia (p. 110); Condizioni demografiche (p. 110); Condizioni economiche (p. 111); Comunicazioni (p. 113); Commercio estero (p. 114). - Ordinamento dello stato: Ordinamento politico e amministrativo (p. 114); Culti (p. 115); Forze armate (p. 115); Finanze (p. 115). - Storia (p. 116).

Nome ed estensione. - Dopo aver scoperto Curaçao (l'Isola dei Giganti), Amerigo Vespucci approdò a un'altra isola dove gli abitanti (così egli narra in una lettera del 18 luglio 1500, indirizzata a Lorenzo di Pier Francesco de' Medici) "tenevano le loro chase fondate sul mare chome a Vinega con molto artificio e maraviglia". A questa seconda isola, oggi chiamata Aruba, fu dato il nome di Venezuela, "Piccola Venezia", nome che posteriormente passò alla costa vicina.

Il Venezuela politicamente confina con la Colombia a ovest (2000 km. circa di confine, definito dopo lunga controversia nel 1921 da un lodo arbitrale del re di Spagna e segnato in parte dai fiumi Negro, Orinoco, Meta e Arauca), con il Brasile (Stato di Amazonas) a S. e con la Guiana Britannica a E. Il confine con il Brasile venne fissato con il trattato di Caracas del 1859 e successivamente confermato, con qualche modificazione, da una serie di accordi e protocolli. È lungo oltre 1300 km. e corre in massima parte sulle sierre (Pirapucú, Imeri, Tapirapecó, Curupira, Parima, Pacaraima) che separano il bacino dell'Amazzoni da quello dell'Orinoco. Il confine con la Guiana Britannica fu fissato nel 1897 ed è lungo circa 650 km. A settentrione l'Atlantico e il Mar Caribico bagnano le coste venezolane per 3200 km.

Il Venezuela è vasto tre volte l'Italia (912.000 kmq.), venendo per superficie al 6° posto tra gli stati sudamericani; la popolazione è inferiore a quella del Piemonte (3.324.000 ab. nel 1935), con una densità di neppure 4 ab. per kmq.

Il Venezuela è compreso tra 12° 12′ e 0°48′ di latitudine nord e tra 59°45 e 73°30 di longitudine ovest.

Esplorazioni. - Cristoforo Colombo nel 1498, durante il suo terzo viaggio, toccò il delta dell'Orinoco e costeggiò per breve tratto le rive del Venezuela. L'anno dopo Peralonso Niño e Cristóbal Guerra sbarcarono sul litorale venezolano e la spedizione di Ojeda, con il Vespucci e Juan de la Cosa, seguì la costa del continente sudamericano dalla Guiana fino al Capo Vela, visitando anche il Golfo di Maracaibo. Nel 1527 Juan de Ampuez fondò Coro. La penetrazione nell'interno fu invece opera di Tedeschi mandati dai banchieri di Augusta, ai quali Carlo V aveva fatto la concessione del paese per un periodo ventennale. Ricordiamo Ambrosius Alfinger, che nel 1530 giunse fino al Río Magdalena e vi perì; Georg von Speier che, partito da Coro nel 1534, per cinque anni andò alla ricerca dell'Eldorado attraverso i llanos e arrivò al Río Guaviare; e il Fredemann, che nel 1538 penetrò nel paese dei Muisca contemporaneamente al Belalcázar proveniente da Quito e a G. Jiménez de Quesada che veniva da Santa Marta. Le numerose spedizioni successive, come quelle del Quesada del 1569 e di Antonio Berrio del 1591 non ebbero importanza geografica: più vasta fu la penetrazione durante il sec. XVII da parte del Padre Samuele Fritz e di molti altri missionarî francescani e gesuiti. L'esplorazione scientifica incominciò per opera di Alessandro di Humboldt, che con il Bonpland attraversò il paese e scoperse la celebre biforcazione del Casiquiare; nel 1840 R. Schomburgk (v.) provenendo dalla Guiana discese il Río Padamo e l'Orinoco. Seguì Agostino Codazzi (v.) che dal i830 al 1840 esplorò e fece il rilevamento di gran parte delle provincie venezolane e costruì l'Atlas físico y político de la República de Venezuela (Parigi 1841), che è rimasto per lungo tempo il principale documento cartografico dello stato. Nella seconda metà del sec. XIX si ebbero i viaggi di esplorazione di C. Sachs (1877), di J. Chaffanion (1886-87) che risalì l'Orinoco fino alla sorgente, e specialmente quelli di W. Sievers che visitò due volte il paese, nel 1884-85 (Cordigliera di Mérida) e nel 1892-93, e di S. Paterson (1897-98). Il mondo vegetale e la geografia botanica furono illustrati in numerosi lavori da Adolf Ernst, il quale fu per lunghi anni professore di storia naturale e direttore del museo nazionale, da lui stesso fondato, a Caracas, dove morì nel 1899. Infine nel 1908 il Bingham guidò una spedizione nel Venezuela e nella Colombia e più recentemente O. Bürger compì viaggi di esplorazione scientifica di cui diede conto in numerose pubblicazioni.

Rilievo. - Si distinguono nel Venezuela quattro grandi regioni, assai diverse tra loro per condizioni fisiche, antropiche ed economiche: una regione montuosa settentrionale, una regione costiera, i piani (llanos) dell'Orinoco, e il tavolato della Guiana, di cui è compresa entro i confini venezolani tutta la parte nord-occidentale.

La regione montuosa settentrionale e la regione costiera costituiscono la parte più vitale del paese, la più densamente abitata e la più sviluppata economicamente. La prima occupa una superficie equivalente al 13% di quella totale dello stato (un 120.000 kmq.: la superficie dell'Italia settentrionale); è formata a occidente dalla Cordigliera di Mérida, fascio di catene lungo circa 400 km. e largo dagli 80 ai 130, prosecuzione della Cordigliera Orientale della Colombia, dalla quale la separano i passi che dalla Valle del Táchira portano a quella del Torbes, e che s'abbassano a 1400 m., mentre le vette della Cordigliera si mantengono di solito oltre i 3000 m. d'altezza, e alcune anzi superano i 4500 m. (la Columna, a SE. di Mérida, sale a 5000 m.) e portano nevi permanenti e alcuni piccoli ghiacciai. La Cordigliera di Mérida è una enorme anticlinale, formata da un nucleo di rocce cristalline (graniti, gneiss, micascisti) che l'erosione ha messe allo scoperto nella catena centrale più elevata, e che nel resto sono sepolte sotto una coltre potente di conglomerati, di calcari e di arenarie cretaciche e cenozoiche. L'anticlinale si presenta dissimmetrica, e il versante settentrionale della Cordigliera è assai più acclive di quello meridionale. La morfologia è varia: vi sono zone, ma ristrette, con valli poco profonde e ampie cime arrotondate; nella maggior parte prevale però una morfologia assai tormentata, con valli strette e profonde, dai fianchi assai ripidi, cime e creste alpestri, acute; tra le varie catene si trovano varî bacini alluvionali. Le zone più elevate della Cordigliera di Mérida sono coperte da pascoli alpini; i versanti esterni, abbondantemente innaffiati dalle piogge, sono rivestiti da belle foreste; quelli delle valli interne, nella loro parte inferiore sono coperti da boscaglie, e tra i 1800 e i 2800 m., in media, presentano rivestimento di foreste. In alcune zone nelle quali affiorano scisti metamorfizzati o conglomerati, la vegetazione è assai povera.

Altra prosecuzione della Cordigliera Orientale della Colombia è la Sierra de Perija, formata da graniti e da calcari e arenarie del Cretacico, e alta più di 3000 m.

A oriente della Cordigliera di Mérida si stendono l'altipiano di Tocuyo e di Barquisimeto, la regione montuosa di Coro e il massiccio di Aroa, che formano un insieme molto accidentato, geologicamente privo di coesione. L'altipiano di Tocuyo e di Barquisimeto, che si stende tra i 400 e gli 800 m. d'altezza, è lievemente accidentato da basse groppe collinose; solo il bacino di Carora, alto 420-520 m., ha il fondo perfettamente piano. Arenarie e scisti del Cretacico formano le assise superficiali dell'altipiano, coperto in massima parte da vegetazione xerofila.

Nella regione montuosa di Coro si elevano tre catene piuttosto basse (1000-1500 m.), parallele, tagliate trasversalmente da profonde incisioni. Le lunghe vallate che separano una catena dall'altra corrispondono a delle sinclinali, tappezzate tuttora da arenarie e argille del Cretacico superiore o del Cenozoico, che sulle creste e le pendici più elevate delle catene sono state invece asportate dall'erosione, la quale ha messo così allo scoperto i calcari sottostanti. In qualche zona, sulle arenarie riposano marne e molasse cenozoiche e conglomerati quaternarî. Foreste e savane rivestono la parte orientale della regione, che a occidente invece, più secca, è coperta in basso da boscaglie di Mimosacee; in alto predomina anche qui la foresta. Il massiccio d'Aroa è un pilastro (horst) di micascisti, alto 1800 m.

A nord della regione di Coro si protende nel Mare Caribico, dirimpetto alla Penisola di Goajira (della quale appartiene al Venezuela un piccolo lembo a SE.), la Penisola di Paraguana, che con la Goajira presenta molti caratteri di somiglianza. Essa è formata nelle zone più esterne da molasse terziarie, che circondano un nucleo centrale formato da rocce vulcaniche; il Cerro de Santa Ana vi raggiunge i 400 m. Uno stretto istmo sabbioso, dove il vento accumula dune mobili (médanos), la collega al continente.

La bassa soglia di Yaritagua separa la regione di Coro e di Barquisimeto dai Monti Caribici, che s'innalzano paralleli alla costa fino all'Isola Trinidad, la quale è un loro frammento. Vi si possono distinguere una parte occidentale e una orientale, separate dall'ampia vallata del Río Unare e dal Golfo di Barcelona. La prima comprende due catene principali: la settentrionale, formata da graniti, gneiss e micascisti, s'innalza lungo la costa dapprima con altezze di 15001700 m., fino al Passo di Las Trincheras (600 m.; è utilizzato dalla ferrovia Valencia-Puerto Cabello), quindi raggiunge i 2400 m. nel Picacho Codazzi, per abbassarsi di nuovo a un migliaio di metri nel Passo di Catia, percorso dalla ferrovia Caracas-La Guaira. A oriente di tale passo s'innalza il Pico de Naiguatá (2765 m.), la vetta più elevata di questa catena, che va a terminare al Capo Codera e che tra questo e Puerto Cabello scende alla costa assai acclive. I suoi fianchi settentrionali sono rivestiti da foreste densissime, mentre quelli meridionali sono piuttosto calvi. La catena meridionale, interna, è formata da gneiss e micascisti nelle zone più elevate, e da diabasi e porfidi e da sedimentazioni cretaciche nel resto; è conosciuta col nome di Serranía del Interior. Come la catena settentrionale, è intaccata profondamente due volte: dal Passo di Tinaquillo, a sud di Valencia (400 m.), e dal Passo di Villa de Cura (560 m.). A sud del fiume Tuy, nella sezione orientale, essa raggiunge i 1800 metri (Cerro Azul). Tra una catena e l'altra si apre un ampio solco, nella parte più depressa del quale si raccolgono le acque del Lago di Valencia e che è percorso a levante di questo dal Río Tuy.

La sezione orientale dei Monti Caribici è costituita anch'essa da due catene, ma quella meridionale (Sierra de Cumaná) è la più elevata e la più larga, e raggiunge i 2010 m. nel Turumiquire a sud di Cumaná; la formano soprattutto calcari e arenarie; nei calcari è diffuso il fenomeno carsico. La catena settentrionale, cristallina, non supera i 1200 m. Anche qui tra una catena e l'altra si ha un'area depressa, in parte invasa dal mare, che forma i due golfi di Cariaco e di Paria, i quali individuano le due lunghe e strette penisole di Araya e di Paria. Un profondo solco intacca questa catena settentrionale, costiera, alle spalle di Carupano, permettendo facili comunicazioni verso l'interno. Resti di un'altra catena montuosa, la più settentrionale dei Monti Caribici, in gran parte sommersa, sono le isole che fronteggiano la costa venezolana: Tortuga, Margarita, Cubagua, Coche, Los Frailes, Los Testigos. Margarita (990 kmq.), che dista 38 km. dalla costa della Penisola di Araya, è formata da micascisti, quarziti, rocce eruttive e calcari cenozoici, e costituita da due nuclei montuosi (nell'occidentale il M. Macanao sale a 1366 m., nell'orientale il M. Copei a 1269 m.) coperti da boscaglie xerofile (il clima è piuttosto arido), collegati da una fascia sabbiosa larga in un punto solo 45 m. e alta 3 m., a sud della quale s'apre una laguna che comunica col mare per un breve canale. Tortuga ha 220 kmq. di superficie.

Per la vicinanza dei monti alla costa, sulla quale essi scendono per lunghi tratti assai ripidi, come si è visto, la regione bassa costiera non può avere molto sviluppo. Si calcola ch'essa copra una superficie di poco superiore a quella dell'Italia centrale (80.000 kmq.), data quasi tutta dai petroliferi bassopiani di Zulia, che cingono il Lago di Maracaibo. Il bacino di Maracaibo si apre fra la Sierra de Perija e la Cordigliera di Mérida; le alluvioni apportate dai numerosi corsi d'acqua scendenti da queste montagne hanno costruito i bassopiani riducendo la superficie del lago; a nord di questo si apre, tra le penisole di Goajira e di Paraguana, l'ampio Golfo di Maracaibo. Un'altra zona bassa costiera importante è quella di Yaracuy.

Un terzo della superficie dell'intero paese è formata dai llanos, serie di immense pianure alluvionali che si stendono a mezzodì della regione montuosa (300.000 kmq., poco meno della superficie dell'Italia). I llanos ai piedi delle Cordigliere (Llanos altos) si trovano a non più di 300 m. sul mare; essi declinano lentamente verso sud e verso est. Antico golfo marino (tale essa era ancora nel Cenozoico), questa regione è formata superficialmente a ovest dalle alluvioni dei corsi d'acqua andini (conglomerati, fanghi, argille), che sono disposti talvolta a formare come delle dighe naturali (bancos), e a est, soprattutto da arenarie e conglomerati. La superficie primitiva dovette essere piatta, livellata; ma poi l'erosione fluviale esercitata dall'Orinoco e dai suoi numerosissimi affluenti l'ha suddivisa, specialmente a ovest, in un complesso di ripiani più o meno vasti, limitati da scarpate (mesas); i bancos e le mesas impediscono che l'aspetto di gran parte dei llanos sia uniforme e monotono. C'è tuttavia qualche tratto dove è difficile capire quale sia l'inclinazione del suolo, dove nulla limita l'immenso orizzonte, dove la prateria è senza confini visibili.

La savana è la formazione vegetale predominante nei llanos, ma anche in fatto di vegetazione si osservano differenze tra una parte e l'altra secondo l'umidità del suolo. Vi sono zone, come quelle a sud della Sierra de Cumaná, riparate dagli alisei, affatto aride, desertiche; altre zone, di solito alla periferia, sono coperte di foreste. La savana è cosparsa di palme, isolate o a gruppi. Vasti tratti dei Llanos bajos (bassi) vengono inondati dall'Orinoco e dai suoi affluenti nella stagione piovosa. L'Orinoco scorre proprio al limite meridionale tra essi e l'altipiano della Guiana, e ha formato alla foce un delta ampio quanto la Sicilia (25.000 kmq.), il quale s'inizia a oltre 200 km. dal mare, su cui ha una fronte, tra la Boca de Navios e la Baia di Vagre, di 300 km. Il suolo del delta, di fanghiglia grigia, è coperto in massima parte da foreste tropicali che da una parte si ricollegano con quelle della Guiana, e dall'altra si spingono fino alla Sierra de Cumaná, ai llanos di Maturín e al versante sud della Penisola di Paria.

Circa la metà del territorio venezolano è data dal tavolato della Guiana, regione forestale ancora poco conosciuta, formata da zone cristalline antiche (gneiss, graniti, scisti cristallini) coperte da una spessa coltre di arenarie del Cenozoico a strati orizzontali, che l'erosione ha suddiviso in blocchi tabulari, i quali scendono verso i fondovalle con pendici ripidissime e spesso a picco. La regione è solcata da numerosi affluenti di destra dell'Orinoco (Ventuari, Caura, Paragua, Caroní), non navigabili, perché accidentati da serie di cascate e di rapide. Essi hanno origine di solito nella zona più elevata dell'altipiano, al confine con il Brasile, nella quale la vetta più alta è il Cerro Roraima (2630 m.), all'estremità orientale della Sierra Pacaraima. Il Roraima, come molti altri rilievi guianesi, è una montagna tabulare formata di arenarie, limitata da fianchi scoscesi, anzi in gran parte da balze. Di fronte al punto in cui dall'Orinoco si stacca il Casiquiare s'innalza a 2390 m. il Cerro Duida, studiato recentemente dalla nordamericana Tyler Duida Expedition, che è anch'esso un blocco di arenarie dalla cima tabulare.

Il territorio del Venezuela non ha vulcani. Tutta la parte settentrionale montuosa è soggetta a violenti terremoti tettonici: i principali centri sismici sono Mérida, Trujillo, Maracaibo, Coro, Tocuyo, Caracas, Cumaná, Cariaco e Carúpano. Particolarmente disastrosi furono i terremoti di Cumaná degli anni 1530, 1766, 1797 e 1839; quello, descritto dal Humboldt, che il 26 marzo 1812 distrusse Caracas, dove perirono circa 12.000 persone, e danneggiò gravemente La Guaira, Puerto Cabello, Valencia, Barquisimeto e Mérida; e quello di Trujillo del 1886.

Clima. - Sebbene il Venezuela presenti anche per il clima analogie con la Colombia settentrionale e orientale, nel complesso è assai meno umido di questa. Data la latitudine, nelle zone basse le temperature sono tropicali, con medie annue sui 27-28° ed escursioni annue relativamente piccole; variano molto, però, da luogo a luogo, le precipitazioni, che sulla costa sono generalmente assai scarse, non raggiungendo in qualche punto della parte centrale (Coro, La Guaira) neppure i 300 mm., aumentando però notevolmente verso ovest (Maracaibo, 456 mm.) e verso est (Río Caribe, nella Penisola di Paria, 850 mm.). Esse cadono prevalentemente da maggio a settembre o a ottobre (nella parte occidentale si notano due periodi piovosi, uno da settembre a novembre e uno minore in maggio-giugno).

Nella regione montuosa le condizioni climatiche variano assai con l'altezza: con l'aumentare di questa si abbassa la temperatura media annua e aumentano la escursini e le precipitazioni. Caracas, capitale del Venezuela, situata a circa 1000 m., ha 19°,6 di temperatura media annua; Mérida, a oltre 1600 m., 18°,7; Tovar, a più di 2000 m., 14°,4. Le escursioni annue sono generalmente piccole, quelle diurne assai notevoli. Il limite inferiore delle nevi permanenti è tra i 4500 e i 4700 m. Le piogge sono distribuite molto inegualmente: sono più abbondanti nella Cordigliera di Mérida che nei Monti Caribici, e cadono prevalentemente da aprile a ottobre.

Nei llanos le temperature suppergiù sono quelle delle zone basse costiere; quanto alle precipitazioni, si distingue nettamente una stagione secca, che dura dai 5 ai 7 mesi; la vegetazione, quindi, è prevalentemente erbacea, e la savana predomina, com'è stato detto. La quantità annua delle precipitazioni diminuisce da ovest a est: infatti San Fernando de Apure ne riceve 1350 mm., mentre a Ciudad Bolívar non ne cadono neppure 900 mm. Tra il Caura e il Caroní vi sono zone quasi desertiche, con magra vegetazione di Cactacee e di arbusti spinosi. Gli alisei spirano nei llanos così regolarmente, che possono essere utilizzati per la navigazione fluviale.

Ben poco si sa del clima della Guiana; le temperature, elevate nelle parti più basse, vanno naturalmente diminuendo con l'altezza, le piogge abbondano, nel complesso, e aumentano verso le zone più elevate meridionali: 1500-1700 mm. nel basso bacino del Caura, oltre 3000 mm. sul Roraima.

Le condizioni sanitarie per le cure del governo vanno migliorando di anno in anno; esse sono abbastanza buone nelle tierras templadas e frías della regione montuosa, ma non nelle parti basse, dove varie temibili malattie (come la febbre gialla) fanno tuttora numerose vittime. La malaria imperversa nel bassopiano di Zulia, nei llanos e in parte della Guiana.

Idrografia. - Quasi 8/10 del territorio venezolano fanno parte del bacino dell'Orinoco (v.), il terzo, per importanza, tra i fiumi dell'America Meridionale. Il suo corso, lungo circa 3000 km., si svolge completamente nel Venezuela; dei suoi affuenti, che sono oltre 400, alcuni tra i maggiori (Guaivare, Vichada, Meta) svolgono invece tutto o quasi il loro corso in territorio colombiano. L'Orinoco costituisce la via maestra per i traffici del Venezuela interno: navi di medio tonnellaggio lo risalgono fino a Ciudad Bolívar, dove, a 420 km. dall'oceano, si fa ancora sentire la marea, e piccole navi fino ai raudales (rapide) di Atures.

Una parte della Guiana venezolana, a sud della Sierra Imataca, defluisce al Cuyuni, tributario dell'Essequebo, il fiume principale della Guiana Britannica. Il resto del Venezuela, a nord del bacino dell'Orinoco, cioè il versante settentrionale della regione montuosa e la regione costiera, invia le sue acque al Mar Caribico mediante fiumi di corso relativamente breve per la vicinanza delle zone montagnose alla costa, ma ricchi di acque e per un tratto navigabili. Tali sono lo Zulia (320 km.) col suo affluente Catatumbo (290 km.); il Sucuy (210 km.), il Motatán (260 km.) e l'Escalante (200 km.), che sfociano tutti nel Lago di Maracaibo, nonché il Tocuyo e il Tuy. Il Lago di Maracaibo (v.) è il più vasto bacino lacustre dell'America Meridionale (13.600 kmq.), nella parte sud profondo, sembra, 250 metri. Ai terreni alluvionali dei bassopiani che lo contornano soggiacciono strati potenti di arenarie, scisti e argille, nei quali si trova in eccezionale abbondanza il petrolio.

Altro grande lago venezolano è quello di Valencia (v.), detto pure Lago Tacarigua, alto 405 m. s. m., ampio quasi quanto il Garda (350 kmq.) e profondo al massimo 70 m. È privo di emissario, ma in tempi passati, quando aveva un livello più alto, dovette comunicare col bacino dell'Orinoco.

Flora e Vegetazione. - Sono entrambe molto ricche e abbondano in modo particolare le piante utili di ogni genere. Le coste e le pendici più basse dei monti, compreso il basso Orinoco e il bacino di Maracaibo, presentano una tipica vegetazione tropicale. Il gruppo più diffuso, dal livello del mare a 1000 m. s. m., è quello delle Palme (solo l'Oenocarpus utilis, Ceroxylon andicola, ecc., si spingono nelle regioni pluviali della zona superiore), molto diffusa è la Mauritia flexuosa che fornisce frutti eduli, vino di palma e fibre da intreccio; nelle pianure la Copernicia tectorum lorma estesi boschi; nel bacino del Río Negro e dell'alto Orinoco abbondano la Leopoldina piassaba (chiquichiqui), e l'Attalea Humboldtiana, e nei territorî fra 100 e 500 m. s. m. cresce l'Oreodoxa acuminata, con tronchi colonnari di 20 m. d'altezza e nelle radure presso l'Orinoco la Bactris Gasipaës con i tronchi coperti di spine. La Maximiliana regia e l'Oenocorpus bataua raggiungono 25-32 m. d'altezza e portano frutti simili ad albicocche.

Sulle rive del Mar delle Antille e nel delta dell'Orinoco crescono vaste formazioni a mangrovie costituite da Rhizophora mangle e specie affini: sulle coste il Chrysobalanus icaco forma folti cespugli e ha frutti eduli, qui vive anche la Coccoloba uvifera che ha frutti simili all'uva nera e si trova anche il tossico manzanillo (Hippomane mancinella). Nelle zone aride costiere e del centro del paese dominano invece le Cactacee, specialmente i Cereus colonnari alti 6-8 m. e alcune Opuntia, che miste con le mimose sensitive formano boschi assolutamente impenetrabili. Fra le specie di questa famiglia, solo la Peireskia gutamacho ha l'aspetto e il portamento di vero albero.

Vaste zone di territorio (la regione di Coro, parte di quelle di Maracaibo, Barquisimeto, Barcelona e Cumaná) sono coperte di mimose sensitive mescolate a Bromelia pinguin, ad Agave cocui (che fornisce un liquido zuccherino fermentante, da cui si ricava un liquore alcoolico) e a Fourcrova Humboldtiana che s'incontra sui monti caldi fino a 1650 m.

Nelle montagne di Cumaná cresce la Bromelia ananas, il cui frutto è eccellente: nella tierra caliente vivono Tamarindus indica, Cassia fistula, Hymenaea courbaril, Browichia virgilioides, Caesalpinia tinctoria. Nei llanos è assai diffusa la Copaifera officinalis e nelle selve di Maracaibo la C. Venezuelana, che forniscono il balsamo di Copaive. In tutto il territorio di Amazonas abbonda la Geoffrea superba: le Erythrina crescono assai bene e producono abbondante fogliame e bei fiori e si usano per proteggere le giovani piantagioni di caffè e di cacao. La Ceiba pentandra raggiunge dimensioni gigantesche e abbonda intorno ai 1000 m. s. m. La Sterculiacea Guazuma ulmifolia serve di alimento al bestiame.

Sono abbondanti alcune piante come la Bulnesia arborea alta fino a 40 m. che ha un legno incorruttibile e la Caesalpinia granadillo che fornisce una specie di legno ferro. Nelle foreste di pianura cresce lo Pterocarpus officinalis che fornisce la corteccia di sangue di drago da cui si ricava una tinta e che ha anche applicazioni medicinali, il Brosimum utile comunemente detto albero della vacca che contiene un lattice non privo di proprietà nutritive, la Pachira insignis e l'Artocarpus che hanno enormi infruttescenze con semi simili a castagne ed eduli.

Alcuni alberi come la Cedrela Mexicana, Swietenia Candollei, Anacardium rhinocarpus, Carapa Guianensis dànno legnami utili e di notevole importanza.

Fra i 1000 e i 2000 m. s. m., crescono gigantesche Burseracee, come Protium carana, P. altissimum, P. Araconchili: da quest'ultimo si ricava un balsamo medicinale e con la sua corteccia gl'Indî fabbricano canoe.

Fra le Lauracee sono importanti la Persea Americana e l'Aniba canelillo che dà una cannella molto aromatica.

La Bambusa guadua produce culmi giganteschi alti fino a 12 m., e anche il Gynerium sagittatum è un'altra Graminacea di non comuni dimensioni, utilizzata nelle costruzioni rustiche e nella cesteria come la Bambusa latifolia dell'alto Orinoco e del Río Negro. La Chusquea è un'altra Graminacea importante, perché contiene nei suoi culmi acqua fresca e dolce.

Le felci arborescenti si trovano nel Venezuela fra i 600 e i 2000 m. s. m. e ve ne sono 25 specie. Nelle zone elevate di montagna le erbe, particolarmente Graminacee, sono alte m. 2,5-3.

Sui Monti Caribici e nella Sierra di Mérida vivono tre specie di Cinchona, ma le loro cortecce sono povere di alcaloidi in confronto di altre specie congeneri dell'America Meridionale: in questa stessa regione cresce la Cusparia trifoliata che fornisce una corteccia amara (corteccia di Angostura).

Nella zona del Río Negro abbondano due Sapindacee: Paullinia Cupana, i cui frutti forniscono la droga chiamata guarana e il Sapindus saponaria con i frutti tanto ricchi di saponina da sostituire il sapone: gli Psidium e l'Achras sapota dànno frutti eduli; la Bixa orellana fornisce una sostanza colorante con cui gl'Indi si dipingono e che si usa nell'industria. La Tecoma chrysantha e T. pentaphylla dànno legni duri, mentre dalla Toluifera balsamum si ricava il balsamo del Tolù. La vaniglia è diffusa nei boschi tropicali un po' dovunque. La Piptadenia peregrina ha semi che, polverizzati, vengono dagl'Indî aspirati per le narici per mezzo di lunghi tubi e procurano loro una violenta ebbrezza. La Piscidia erythrina, il Phyllanthus piscatorum, la Cracca toxicaria servono per la pesca, dopo essere state pestate nelle loro parti erbacee e gettate nelle acque. La Mikania guaco e l'Aristolochia odoratissima si usano contro il morso dei serpenti. Nella zona tropicale cresce anche l'Hevea Guyanensis, che è una pianta da caucciù.

I grandi alberi non vivono ad altezze superiori ai 2500 m. s. m.: molti di essi si spogliano delle foglie nella stagione secca e se ne rivestono all'epoca delle piogge. Le liane in alcuni punti rendono le foreste assolutamente impenetrabili.

Nelle zone fra 2800 e 5000 m. s. m. vivono piante delle regioni montuose e alpine: le selve e le formazioni di arbusti scompaiono a 4200 m. circa e vengono sostituite da zone ricoperte di Graminacee e di Espeletia; a 4600 m. le Fanerogame vengono sostituite da Epatiche, Muschi e Licheni.

Fauna. - Fauna a carattere prettamente neotropicale. Varie le Scimmie platirrine, tra le quali si annoverano i cebi, le scimmie urlatrici, gli apali. Molti i Chirotteri, mentre gl'Insettivori non sono rappresentati nella regione, fatto questo comune a tutta la fauna neotropica. Numerosi i Carnivori, varie le specie di Artiodattili tra i quali i pecari vicarianti, i suini che mancano nell'America Meridionale. Numerosi ancora i Rosicanti tra i quali l'hamster acquatico e tra gli Sdentati i caratteristici armadilli e formichieri. L'avifauna è ricca di specie, con i caratteristici uccelli mosca e i numerosi pappagalli. Molti sono i Rettili, gli Anfibî e i Pesci d'acqua dolce e innumerevoli le specie d'Insetti, di altri Artropodi e Molluschi terrestri e d'acqua dolce.

Antropologia. - Ancora oggi i dati più estesi che si abbiano sulla antropologia del Venezuela sono quelli dovuti a Marcano e si riferiscono solamente a cranî precolombiani di varî luoghi, alcuni dei quali oggi non appartengono più al Venezuela, essendo passati alla Colombia, ma che, tuttavia, possono essere considerati rappresentare bene lo stato di fatto delle regioni adiacenti del Venezuela nei tempi suddetti. Molti di questi cranî sono deformati. Su 16 cranî delle valli di Aragua e Caracas 10 sono platicefali. Tre località, site a ovest delle rapide e cateratte dell'Orinoco, Cerro de Luna, Ipi-Iboto e Cucurital hanno rispettivamente 78, 42, 40 casi utilizzabili, per poter calcolare gl'indici orizzontali e di altezza della parte cerebrale. Le tre serie possono essere legittimamente riunite, raggiungendosi così un numero sensibile di casi, che permettono conclusioni molto probabili. La proiezione dei 160 casi secondo il metodo del Sera (v. cefalici, indici) per gl'indici orizzontale e vertico-longitudinale offre risultati assai interessanti: la maggioranza cioè dei casi si localizza in una zona di mesoplaticefalia, ma vi è anche un gruppo numeroso di mesoortocefali, che l'applicazione del solo indice orizzontale all'analisi della serie non avrebbe potuto rivelare, ma sulla cui esistenza non vi è dubbio e che è assai importante per spiegarci la composizione antropologica della zona e i movimenti etnici in essa verificatisi. La serie di Cucurital, inoltre, presenta dolicoortocefalia piuttosto frequente, in confronto delle altre due. 8 cranî di Goajiro sono tutti platicefali; 5 cranî di Cuica sono invece piuttosto alti e orientati verso forme larghe.

Questi fatti sono interpretati dal Sera come significativi di un avvento nel Venezuela di forme a cranio basso, ricacciate dall'ovest (Ande) dalla pressione degli ortocefali, che, provenendo dalla costa del Pacifico, avevano scalato l'altipiano, stabilendovisi e respingendo verso l'est i platicefali, primi occupanti di esso (v. Perú: Antropologia, XXVI, pp. 878-879). I platicefali si mescolarono più o meno con l'elemento dolico-ipsicefalo, che, nel versante atlantico, occupava già il suolo e che costituiva l'elemento più primitivo (brasiliano), mentre i mesoortocefali sono i rappresentanti della più alta cultura andina (Chibcha) e i platicefali delle culture intermedie (Arowak, Cariba).

Etnologia. - All'epoca della scoperta il Venezuela era abitato da un gran numero di tribù indiane, a uno stadio culturale ben lontano da quello raggiunto dai Quechua e dagli Aymará o anche soltanto dai Chibcha. Erano popolazioni per lo più sedentarie, che coltivavano mais, manioca e cacao (nella zona delle Cordigliere, esse avevano sistemato a terrazze le pendici delle montagne) e possedevano ornamenti e idoli di argilla o di pietra (scisto, gneiss e occasionalmente nefrite). La maggior parte di queste tribù erano caribe. Per il loro ardimento e la ferocia i Caribi, chiamati anche Camballi, Caniba, Cannibali da Fernando Colombo, Amerigo Vespucci, Pietro Martire d'Anghiera, Michele da Cuneo e gli altri che ne riferirono, erano temutissimi dalle altre popolazioni indiane. K. von den Steinen ha dimostrato che con ogni probabilità i Caribi risiedevano originariamente nell'alto bacino dello Xingú, donde poi si diffusero nella parte nord dell'America Meridionale e nelle Piccole e nelle Grandi Antille, non venendo mai a contatto con i più civili popoli sudamericani.

Fra le tribù caribe ancora esistenti nel territorio sono da ricordare quelle dei Motiloni (alte valli della Sierra de Perija), degli Arecuna (alto Caroní), dei Palenque (bacino dell'Unare) e dei Mariquitare (bacino del Ventuari). Le condizioni culturali di queste tribù, assai diverse, non mostrano la parentela dimostrata dall'affinità della lingua. Tra gli usi dei Caribi è ben noto quello di avvelenare le frecce con il potente veleno estratto dalle foglie e dalla corteccia di alcune Strychnos.

I Motiloni nel periodo coloniale diedero molto da fare agli Spagnoli, di cui più volte incendiarono, saccheggiarono, distrussero i villaggi. Ancor oggi essi, come pure i Caribi della Guiana, vivono pressoché indipendenti.

Numerose sono altresì le tribù arowak, tra le quali vanno ricordate quelle dei Goajiro della penisola che porta il loro nome, dei Maipure dell'alto Orinoco e dei Baniva dell'Atabapo e del Guainia (alto Río Negro).

Vi sono poi varie popolazioni che linguisticamente non sembrano rientrare né tra quelle caribe né tra quelle arowak, e neppure in alcuno degli altri grandi gruppi etnico-linguistici sudamericani: tali sono i Guarauno che vivono nel delta dell'Orinoco, i Guahibo del bacino del Meta e gli Otomaco del medio Orinoco, che sono geofagi: mangiano cioè, quando manca loro il pesce, un'argilla saponosa che essi chiamano poya.

Condizioni demografiche. - Il Venezuela è uno dei paesi sudamericani nei quali la popolazione è cresciuta più lentamente. Humboldt calcolava che nel 1800 essa fosse di circa 780.000 ab., che nel 1839 erano saliti ad appena 945.000. Le stragi compiute durante la guerra dell'indipendenza (si passavano per le armi tutti i prigionieri e perfino dei civili senza badare al sesso o all'età), il formidabile terremoto del 1812 e varie epidemie furono causa di un incremento così esiguo. Nella seconda metà del sec. XIX le migliorate condizioni di vita, soprattutto dal punto di vista igienico, e la maggiore tranquillità politica del paese, permisero un aumento di popolazione relativamente forte: nel 1854 sembra che gli abitanti fossero 1,5 milioni, nel 1891 risultarono 2.324.000, saliti a 3.027.000 nel 1926 e a 3.324.000 nel 1935. L' immigrazione non è stata mai molto considerevole, e, d' altro canto, la mortalità è ancora forte. La deficienza di mano d'opera ha gravi ripercussioni sulla vita economica della repubblica.

La densità per l'intero paese sarebbe di 3,5 ab. per kmq. (al penultimo posto tra gli stati sudamericani). Ma al riguardo vi sono enormi differenze tra una parte e l'altra, dovute alle differentissime condizioni naturali. Il 77% della popolazione totale vive nella regione montuosa settentrionale e nella regione costiera che la fronteggia, le quali insieme hanno una superficie che è appena un quinto di quella totale, e che quindi hanno quasi 12 ab. per kmq. Nei llanos vive meno di 1/5 della popolazione, mentre essi corrispondono a 1/3 della superficie totale del paese (meno di 2 ab. per kmq.). La Guiana ospita appena il 5% della popolazione su una superficie che è quasi la metà di quella dell'intera repubblica (1 ab. ogni 2 kmq.). Se si considerano le densità dei varî stati e territorî formanti la federazione, si vede come il distretto federale abbia quasi 100 ab. per kmq., Nueva Esparta 64, Carabobo 32, Miranda 25, ecc., quando poi lo stato di Bolívar su una superficie quasi uguale a quella della Iugoslavia non ha neppure il doppio (102.000 ab.) della popolazione di Lubiana.

Varie sono le zone del Venezuela settentrionale dove si hanno densità tra i 50 e i 100 ab. per kmq.; nei llanos e nella Guiana amplissime zone lontane dai corsi d'acqua principali sono affatto disabitate.

Nel 1800 secondo Humboldt la metà della popolazione venezolana era formata di Meticci, Mulatti, Zambos e altri sanguemisti; un quarto, di Bianehi; vi erano poi 120.000 Indiani (15%) e 62.000 Negri (8%). Gli incroci si sono venuti intensificando dopo raggiunta l'indipendenza, e ora si calcola che i sanguemisti formino addirittura il 9000 della popolazione, i Bianchi appena il 3%, gl'Indiani il 2% e i Negri il 5%. I Bianchi abitano essenzialmente la parte settentrinnale del paese. Si contano circa 30.000 stranieri, in prevalenza spagnoli (13.000), colombiani, italiani, inglesi, olandesi e francesi. Gli Italiani sono circa 7000, in grande prevalenza commercianti, costruttori, agricoltori e allevatori di bestiame.

I centri importanti (situati quasi tutti nella parte settentrionale del paese) sono pochi: due sole città superano i 100.000 ab.: Caracas, la capitale, e Maracaibo, divenuto il maggior centro economico della repubblica.

Altre 13 città hanno più di 10.000 ab. e di queste solo due (Valencia e Barquisimeto) superano i 20.000.

Condizioni economiche. - Agricoltura. - Dal punto di vista economico, il territorio venezolano può essere distinto in tre differenti zone, e cioè: una zona agricola e mineraria, costituita essenzialmente dalla regione costiera e da quella montuosa; una zona prevalentemente pastorale, comprendente gli sterminati llanos dell'interno; e infine una zona forestale (Guiana).

La zona agricola e mineraria è assai vasta: si calcola, con larga approssimazione, che vi potrebbero essere coltivati ben 30 milioni di ettari, e cioè quasi 1/3 della superficie totale del paese; la parte effettivamente posta a coltura è peraltro assai limitata.

Le condizioni naturali sono ottime per l'agricoltura; il suolo feracissimo, la grande diversità di clima e le differenti condizioni di rilievo permettono le più varie e redditizie colture. Tuttavia, la mancanza di capitali e d'istituti finanziatori, la deficienza di mano d'opera, la scarsa applicazione di mezzi meccanici idonei per la lavorazione del terreno e dei suoi prodotti, incidono fortemente, in senso negativo, sullo sviluppo dell'agricoltura.

Coltura fondamentale è quella del caffè che, introdotta dalle vicine Antille intorno al 1784, si sviluppò rapidamente. Il caffè si coltiva di preferenza nelle tierras templadas fino a 1800 m. di altitudine, ma anche nelle tierras calientes e nelle tierras frías prospera bene.

Gli stati che eccellono nella produzione del caffè sono quelli di Táchira, Lara, Mérida, Yaracuy, Carabobo, Aragua, Portuguesa, Miranda, Falcón e il Distretto federale; le qualità più rinomate si producono nei distretti di Maracaibo, di Caracas, di Carabobo, di Villa de Cura e di Puerto Cabello. La produzione è andata rapidamente aumentando sia per l'estendersi delle coltivazioni sia per un certo miglioramento apportato nei metodi di coltura; dai 900 q. esportati in media nel quinquennio 1786-90 dal porto di La Guaira si passò a 10.900 q. nel quinquennio successivo. Nel 1796 l'esportazione salì a 4850 q. e nel 1808 a 60.750 q.; nello stesso anno il raccolto fu di circa 100.000 tl. Dopo appena un trentennio la produzione salì a 255.000 q. e l'esportazione a 219.000 q. All'inizio del sec. XX la produzione oscillava sui 400.000 q. raggiungendo, nel 1913, i 550.000 q.; successivamente, dopo la guerra mondiale, che limitò molto l'esportazione, tale quantitativo aumentò, giungendo nel periodo 1926-27/1930-31 a una media di 634.000 q.; fu il massimo raggiunto, ché, a causa della crisi economica. si scese a 612.000 q. nel 1931-32, a 461.000 q. nel 1932-33, a 576.000 q. nel 1933-34 e a 480.000 nel 1934-35. Sulla contrazione, sia della produzione sia dell'esportazione, influì naturalmente il ribasso dei prezzi verificatosi in quegli anni e l'eccessiva concorrenza dei caffè brasiliani e colombiani.

L'esportazione è diretta soprattutto negli Stati Uniti d'America (dal 40 al 60%), in Spagna (17%), Francia (15%), Olanda (4%), Germania (3%) e altre nazioni europee.

Il porto di Maracaibo è quello che esporta la maggiore quantità di caffè: si noti, peraltro, che a esso va anche la produzione di Santander Norte (Colombia); seguono per importanza Puerto Cabello e La Guaira.

Anche il cacao occupa un posto importante nell'economia agricola del Venezuela; la sua coltura è praticata specialmente lungo la costa caribica e sulle pendici più umide delle montagne, sotto i 500 m. di altezza, ma potrebbe essere proficuamente estesa ad altre zone più interne.

La produzione del cacao, che nel sec. XVIII fu di circa 15.000 q. annui, passò, all'inizio del secolo successivo, a 100.000 q. circa; durante la guerra per l'indipendenza, venendo a cessare il commercio con la Spagna, che ne era il consumatore principale, la produzione del cacao diminuì notevolmente; riprese in seguito, ma altri fattori, quali lo sviluppo assunto dalle piantagioni di caffè e anche l'abolizione della schiavitù, che toglieva mano d'opera ai coltivatori, intervennero per contrarre in modo non lieve l'incremento delle piantagioni di cacao. Attualmente la quantità esportata si aggira sui 140.000 q. Il cacao del Venezuela, che è considerato uno dei migliori, è di due qualità: il Caracas, proveniente dalle piantagioni dei Monti Caribici e della costa che li fronteggia, il più apprezzato; il Trinitario o Calabacillo, proveniente dai bassopiani dello stato di Zulia e dalle pendici della Sierra de Paria. I porti esportatori di cacao sono Puerto Cabello, Carúpano, La Guaira e Maracaibo. Stati Uniti d'America e Francia sono i principali acquirenti del cacao venezolano, assorbendo rispettivamente il 45% e il 20% del prodotto esportato; seguono a grande distanza Olanda, Germania, Spagna, Gran Bretagna e Italia.

Estesamente coltivata è la canna da zucchero, specialmente nelle terre prospicienti il Golfo di Maracaibo. I prodotti della canna, e cioè zucchero e aguardiente (acquavite), sono per lo più destinati al consumo interno. Prima della guerra mondiale la produzione dello zucchero si aggirava sui 300.000 q. annui; si raddoppiò negli anni seguenti, ma attualmente è discesa a circa 200.000 q. L'esportazione, diretta quasi esclusivamente verso gli Stati Uniti, ammontò nel periodo 1926-30 a una media di 35.000 q. all'anno; nel 1934 fu di 36.800 q.

Coltura cospicua e in pieno sviluppo è quella del tabacco, specialmente nelle zone calde e temperate delle regioni di Coro, Cumaná, Maturín, Puerto Cabello, Valencia e Maracay; dà circa 44.500 q. annui di prodotto che in parte viene manipolato nelle numerose manifatture di sigari e sigarette del paese, in parte viene esportato, specie in Germania, che ne è la principale acquirente, poi in Olanda e a Trinidad, Curaçao e Martinica. Come qualità il tabacco venezolano, specialmente il cosiddetto Guacharo, è considerato uno dei migliori d'America, potendo reggere benissimo il confronto dei migliori tabacchi cubani. Negli stati occidentali viene fabbricata e consumata sul posto una pasta di tabacco chiamata chimo, ottenuta dalla torchiatura del tabacco, e successiva bollitura del succo finché abbia acquistato consistenza gelatinosa. La quantità di tabacco esportata si aggira sui 30.000 q. annui.

La coltivazione del cotone, originariamente effettuata dai soli indigeni in quantità irrisoria, dal 1782 cominciò a essere praticata anche dai colonii che ne trassero buoni risultati; essa si intensificò e si sviluppò rapidamente negli anni dal 1864 al 1868, durante la guerra di secessione degli Stati Uniti d'America, quando il prodotto salì a prezzi altissimi; finita la guerra e verificatosi naturalmente un forte collasso nel consumo, vi fu un formidabile calo nei prezzi, non potendo il cotone venezolano, di qualità inferiore, competere con quello nordamericano. Conseguentemente questo ramo dell'agricoltura ricevette un rude colpo, e la diminuita capacità di smaltimento del prodotto, produsse numerosi dissesti finanziarî. La zona cotoniera del Venezuela comprende gli stati di Aragua, Carabobo, Falcón, Anzoátegui, Zulia e Portuguesa, ma la quasi totalità della produzione, che si aggira attualmente sugli 80.000 q. annui, proviene dai primi due. L'esportazione è andata progressivamente diminuendo, fino a rendersi nulla, a mano a mano che l'industria nazionale si affermava: anzi, nel decennio 1926-36 il Venezuela diventò importatore di cotone. Dopo il 1931, peraltro, anche l'importazione è caduta, a causa della crisi economica.

Altra pianta estesamente coltivata è quella del mais, di cui peraltro non si conosce la produzione. Anche discreta è la coltivazione della patata nella regione montuosa, ma la produzione è insufficiente al consumo interno.

Il banano prospera assai bene nella stessa zona del cacao, e cioè nelle tierras calietes con temperatura media di 26°. Le piantagioni maggiori si trovano lungo le sponde del Lago di Maracaibo, nel delta dell'Orinoco e nelle valli degli stati di Zulia, Cojedes, Aragua e Carabobo. Il consumo interno assorbe tutto il prodotto, che costituisce una delle più grandi risorse alimentari della repubblica; i gambi e le foglie vengono sfruttati per ritrarne fibre per sacchi e per la fabbricazione della carta; il frutto, dopo essiccamento, viene ridotto in farina alimentare.

Coltura caratteristica del Venezuela è anche quella della manioca, conosciuta e coltivata dagl'Indiani fin dai tempi più remoti. Il suo prodotto è pressoché interamente utilizzato nel paese. Il cocco è anche discretamente coltivato: le migliori piantagioni si stendono lungo le coste caribiche degli stati di Anzoátegui, Carabobo, Zulia e del Distretto federale. Il Venezuela esporta una certa quantità di noci di cocco e di copra nei paesi europei e negli Stati Uniti. Il riso, benché trovi nel Venezuela condizioni naturali particolarmente favorevoli, è coltivato in modesta misura: i maggiori produttori sono gli stati di Miranda, Bolívar, Portuguesa e Yaracuy; si calcola intormo ai 7500 q. annui il prodotto del paese, insufficiente al consumo interno, e integrato da 100-120 mila q. importati dall'estero. Anche il grano, benché molte siano le terre propizie alla sua coltivazione, deve essere importato in gran copia dagli Stati Uniti.

Per la mancanza di vie di comunicazione e di trasporto e anche per deficienza di mano d'opera, lo sfruttamento delle foreste è ancora esiguo, calcolandosi che solo il 2% della superficie forestale sia attualmente utilizzato. Fra i prodotti più notevoli e di maggiore importanza economica è da citare la balata, un prodotto simile alla guttaperca, che si ricava dalla Mimusops balata, una sapotacea frequentissima nel territorio di Amazonas, dove, specialmente nella zona del Casiquiare, si trova in boschi grandiosi. Altro prodotto caratteristico è il chicle, tratto dalla Achras sapota, che serve per la preparazione della gomma da masticare, tanto in uso tra i Nordamericani. Ricordiamo inoltre il dividivi (89.000 q. esportati nel 1919 e 45.000 q. nel 1927), adoperato come tannante nella concia delle pelli; il copaive, una resina medicinale; il corozo o avorio vegetale, utilizzato nella fabbricazione dei bottoni; la china, la vaniglia, l'indaco, la fava tonka, ecc.

Allevamento e pesca. - L'allevamento del bestiame è per ora la grande risorsa degli sterminati llanos. Nel settentrione, l'allevamento è misto alla coltivazione delle terre, e qui esso è più intensivo, e dà prodotti migliori che nel resto del paese. I primi bovini vennero introdotti nel Venezuela dai conquistatori spagnoli; nelle praterie prima del 1548 non vivevano che cervi e capibara. Nel 1922 secondo la statistica pubblicata dalla Cámara de Comercio de Caracas i bovini ammontavano a 2.778.000. Il bestiame bovino è esportato nel Panamá, a Trinidad e a Cuba, negli Stati Uniti, in Germania e in Gran Bretagna. Cospicua è l'esportazione delle pelli (circa 30.000 q. annui).

Nelle zone aride, specialmente negli stati di Lara e di Falcón, si è naturalmente sviluppato l'allevamento dei caprini che, secondo il censimento già detto, ammontavano a 2.155.000. Pochi invece sono gli ovini (circa 113.000 nel 1921). I muli (54.000), gli asini (200.000), i cavalli (167.000) e i suini (mezzo milione) sono di qualità scadente.

Merita speciale menzione la pesca delle perle nelle acque delle isole Margarita, Coche, Cubagua e isolotti contigui, nei golfi di Araya e di Cariaco, ora regolata da provvide disposizioni legislative; essa rende allo stato dai 300 ai 500 mila bolívares all'anno.

Produzione mineraria. Industrie. - Sviluppo grandioso, e in costante aumento, ha assunto l'industria petrolifera, i cui prodotti costituiscono il 75% del valore delle esportazioni del Venezuela e che ha determinato una vera rivoluzione nell'economia del paese da quando, nel 1917, si iniziarono le prime trivellazioni.

Le zone petrolifere più importanti sono due: quella che comprende il bacino di Maracaibo e la regione di Coro fino alla foce del Tocuyo; e quella che comprende la regione intorno al Golfo di Paria e una parte del delta dell'Orinoco. Generalmente lo sfruttamento è effetuato da società inglesi e olandesi o nordamericane, le prime controllate dal grande trust della Royal Dutch Shell, le seconde dal non meno grande trust della Standard Oil; vi è però anche qualche compagnia venezolana, fra cui la Compañia Petrolia del Táchira, f0ndata nel 1878.

I pozzi più attivi sono quelli intorno al Golfo di Maracaibo (Menegrande, La Rosa, El Mene, Lagunillas e Guanaco sul lato orientale, La Paz e Concepción su quello occidentale, e Río de Oro e Tarra su quello meridionale).

Il petrolio è raffinato parte nelle raffinerie venezolane, a San Lorenzo, e parte a Willemstad, capoluogo dell'isola olandese di Curaçao, e ad Aruba (anch'essa possedimento olandese). La produzione è andata rapidamente aumentando dal 1917: dai 119.000 barili ricavati in quell'anno, si passò a 425.000 barili nel 1919, a 1.482.000 nel 1921, a 2.335.000 nel 1922, a 4.059.000 nel 1923, a 8.754.000 nel 1924, a 19.687.000 nel 1925, a 37.226.000 nel 1926, a 64.400.000 nel 1927, a 108.098.000 nel 1928, a 138.000.000 nel 1929. Successivamente all'anno 1929, causa la difficile situazione in cui venne a trovarsi il mercato mondiale del petrolio, e che obbligò parecchie compagnie alimitarne l'estrazione, la produzione diminuì; già nel 1931 essa era di 116.136.000 barili e nel 1932 di 115.300.000. Attualmente si verifica una ripresa. Il Venezuela si trova al terzo posto nella produzione mondiale del petrolio, dopo gli Stati Uniti e l'U.R.S.S., e fornisce i 4/5 della produzione sudamericana.

L'esportazione ha seguito naturalmente lo sviluppo della produzione; nel 1930 vennero esportate circa 20.400.000 tonn. di petrolio; come valore, nel 1933 il petrolio rappresentò 516,2 milioni di bolívares su 617,5 milioni di esportazione totale.

Il 40% della produzione è assorbito dagli Stati Uniti attraverso il porto di Maracaibo, al quale affluisce gran parte del petrolio venezolano.

Produzione ragguardevole dànno anche altri minerali, e cioè l'asfalto, l'oro, il carbone e la magnesite. Il primo è abbondantissimo nella zona costiera del Golfo di Paria, dov'è il lago asfaltifero di Guanoco (800 ettari). La produzione, che nel 1919 fu di 46.000 tonn., scese a 29.000 nel 1931. L'oro si trova soprattutto nella Guiana, dove sono in esercizio numerose miniere, importanti specialmente nella zona a SO. di Ciudad Bolívar (Guasipati, El Callao, Tumeremo). La produzione, di 1827 kg. nel 1930, è salita a 3400 nel 1934. Dei varî giacimenti carboniferi si sfruttano quello di Naricual, portato a Guanta per ferrovia, e quello di Coro. La magnesite, purissima, si trova in grandi giacimenti nell'isola Margarita. Quasi cessata è la produzione del rame, che proveniva quasi tutto dai giacimenti di Aroa (Yaracuy), conosciuti e sfruttati fin dal principio del sec. XVII.

Da un quindicennio il governo venezolano sta cercando di dare impulso alle industrie esistenti e di impiantarne delle nuove, allo scopo di emancipare il paese, a poco a poco, dall'importazione straniera. Finora, peraltro, nessuna industria ha raggiunto uno sviluppo e una perfezione tali da poter sostenere la concorrenza dei prodotti esteri. Ostacoli principali a uno sviluppo grandioso e moderno delle industrie sono la deficienza di capitali, la scarsità di tecnici e di mano d'opera specializzata, il costo elevato della forza motrice e dei trasporti e la deficienza di questi. La più importante, fra le industrie venezolane, è certamente il cotonificio (47.000 fusi nel 1936), con sedi a Valencia, Caracas, Puerto Cabello e Cumaná; si calcola che l'80% del fabbisogno interno sia coperto dai prodotti nazionali, peraltro non ancora di qualità molto fine. Lo zuccherificio ha anche importanza, alimentando una piccola corrente di esportazione di zucchero greggio e una, più forte, di zucchero raffinato; le raffinerie più importanti si trovano a Maracay, Bobures, Encontrados e La Ceiba. Negli stati di Aragua e di Carabobo vi sono anche distillerie, che traggono dal succo della canna da zucchero la materia prima per la fabbricazione di acquavite e di rum, ambedue consumati interamente nel paese. Le maggiori manifatture di tabacchi si trovano a Caracas e a Puerto Cabello. Numerose le concerie e le fabbriche di oggetti di cuoio (Caracas, Valencia, La Guaira, Maracaibo).

Si calcola che il Venezuela possa disporre di 3 milioni di HP di forza idrica: tuttavia l'industria elettrica è ancora agl'inizî.

Comunicazioni. - Uno dei problemi maggiori del Venezuela, e dei più difficili da risolvere, è stato quello delle comunicazioni; la grande estensione del territorio, le diverse caratteristiche altimetriche e morfologiche del paese, nonché la deficienza della mano d'opera, di tecnici e di capitali, hanno contribuito, per un lungo periodo di tempo, a far rimanere pressoché stazionarie le condizioni di viabilità della repubblica, che usufruiva, per la maggior parte dei trasporti, dei numerosi corsi d'acqua navigabili, delle poche strade costruite nel periodo 1870-77 e di alcuni tronchi ferroviarî, di interesse puramente locale, costruiti dal 1879 al 1884.

Nel 1910, per porre termine a tale stato di cose, il governo predispose un piano di sviluppo delle comunicazioni nazionali, e decise che in ogni stato fossero costruite una o più strade principali allaccianti i maggiori centri abitati. Si doveva cioè formare la rete primaria nazionale. Naturalmente doveva essere provveduto anche al miglioramento delle strade esistenti, all'allacciamento di queste con quelle principali, e, se conveniente, con le vie fluviali di più intenso traffico.

A tale programma si sono attenuti i diversi governi succedutisi nel paese da quell'anno in poi; sì che attualmente il Venezuela può dirsi discretamente munito di strade ordinarie.

Attualmente la rete delle strade ordinarie, percorribili da automezzi, misura oltre 6500 km.; le principali arterie sono: la Gran Carretera de los Andes, che da Caracas, con uno sviluppo di 1259 km., va alla frontiera colombiana, passando per Maracay, Valencia, Barquisimeto, Mérida e S. Cristóbal, e giunge ad oltre 4000 m. di altezza sul páramo di Mucuchies: essa fu aperta al traffico nel 1925; la Gran Carretera Occidental, lunga 872 km., che congiunge Caracas con Valencia, Guanare, Barinas, S. Cristóbal e San Antonio del Táchira; la Gran Carretera Oriental, lunga 1011 km., che da Caracas va a Ciudad Bolívar e Tumeremo, centro della regione aurifera della Guiana; fino a El Sombrero, per 233 km. da Caracas, quest'ultima è in comune con la Carretera de los Llanos, che si dirige poi a S. verso San Fernando da Apure.

Altre strade da citare sono inoltre la Barquisimeto-Coro e la Barquisimeto Maracaibo (Alta gracia).

Nei dintorni di Caracas vi sono circa 400 km. di strade in cemento.

La rete ferroviaria, costruita nella sua quasi totalità negli ultimi 25 anni, non è molto estesa e risulta prevalentemente costituita di piccoli tronchi che collegano le principali zone agricole e minerarie con i più vicini porti. La linea più lunga è la Barquisimeto-Tucacas, che con le diramazioni Palma Sola-S. Felipe e El Hacha-Aroa misura 232 km.; segue la linea Caracas-Valencia (180 km.), alla quale si allacciano da una parte la Caracas-La Guaira (36 km.) e la Caracas Ocumare (83 km.), e dall'altra la Valencia-Puerto Cabello (km. 55); nella regione occidentale si hanno le linee La Ceiba (sul lago di Maracaibo)-Motatán (81 km.), Encontrados-Estación Táchira (120 km.), e Santa Barbara-El Vigia (60 km.).

Per lungo tempo, come si è già accennato, le vie di comunicazione del Venezuela, specialmente nella regione dei llanos e della Guiana, risultarono costituite principalmente dall'estesissima rete fluviale (circa 17.800 km.) offerta soprattutto dall'Orinoco e dai suoi affluenti di sinistra, percorsa da numerosi vapori.

Sul lago di Macaraibo e su quello di Valencia vi è intensa navigazione di velieri e di vapori, che allacciano i diversi centri costieri.

La navigazione marittima si concentra nei porti di La Guaira, Puerto Cabello e Maracaibo, attraverso i quali passa la maggior parte delle esportazioni venezolane. Fra Puerto Cabello e La Guaira, a Turiamo, è in costruzione un nuovo porto, nel quale potranno attraccare anche i piroscafi più grandi.

Marina mercantile. - Non ha molta importanza; la sua consistenza ascende, secondo il Lloyd's Register (1936-37), a sole 45 navi per tonn. 73.7641 (fra cui 30 piroscafi per tonn. 69.920). Essa espleta principalmente servizî di cabotaggio nazionale per trasporto di merci; al riguardo è da tener presente che il cabotaggio è riservato alla bandiera; nel 1902 i servizî di cabotaggio predetti furono assegnati, in regime di monopolio e per 25 anni, alla "Anonima Venezolana de Navigación" di Caracas. Tuttavia il ministro de hacienda concede saltuariamente, ma senza abusarne, a navi di bandiera estera il permesso di trasportare determinate partite di merce fra porti nazionali.

Le altre comunicazioni marittime sono assicurate dalla bandiera estera.

Aviazione civile. - Dipende dal Ministero delle comunicazioni (Dirección postal y de aviación civil). Esistono tre compagnie di navigazione aerea, delle quali una nazionale (Linea Aeropostal Venezolana) e due internazionali (Pan American Airways, Compañía Real Holandesa de Aviación). Queste compagnie possedevano complessivamente, nel 1936, 13 apparecchi; altri 5 apparecchi appartengono a privati. Nel Venezuela esistono oltre 20 campi d'atterraggio e altri 7 sono in progetto. L'aviazione civile è disciplinata legislativamente dalla Ley de aviación civil, promulgata il 3 ottobre 1936.

Commercio estero. - Il commercio estero del Venezuela, che nel 1913, cioè prima della guerra mondiale, ascendeva complessivamente a 246 milioni di bolívares, si è considerevolmente sviluppato dopo il 1918 raggiungendo il suo massimo nel 1920 con 1231 milioni di bolívares; tale movimento di ascesa si è verificato specialmente nel periodo 1926-1930. Dopo il 1930, per la crisi economica imperversante, il valore totale del commercio si ridusse di colpo del 30%. È da notare, peraltro, che, contrariamente a quanto è avvenuto nella maggior parte degli altri paesi, tale riduzione non solo non si è accentuata di molto negli anni che seguirono il 1930, ma, ciò che è più importante, non ha portato a una diminuzione del saldo attivo, poiché la contrazione maggiore si è verificata essenzialmente nelle importazioni; la bilancia commerciale è stata sempre favorevole al Venezuela ed è anzi migliorata negli ultimi anni. Infatti, mentre le esportazioni negli anni dal 1930 al 1934 ascesero rispettivamente a 762,5; 651,6; 628,3; 617,6; 671,9 milioni di bolívares, le importazioni, nello stesso periodo furono di 363,9; 210,8; 153,5; 143,6; 159,7 milioni di bolívares; il saldo attivo risultò pertanto di 398,6; 440,8; 474,8; 473,9; 512,2 milioni di bolívares.

Nelle esportazioni il primo posto spetta al petrolio grezzo, il cui valore supera i 500 milioni di bolívares; ad esso va poi aggiunto il valore degli olî raffinati, che ascende ad altri 35 milioni annui di bolívares.

Segue, ma a grande distanza, il caffè (esportato per circa 351 milioni di bolívares); come si è accennato, tale prodotto ha subito una contrazione fortissima, nella produzione e nell'esportazione, rispetto agli anni anteriori al 1929; circa i 3/4. Complessivamente, petrolio e caffè dànno quasi il 90% del valore dell'esportazione totale. Il cacao è esportato per un valore di circa 10 milioni di bolívares, e così pure l'oro.

Clienti principali del Venezuela sono anzitutto gli Stati Uniti, che assorbono circa 1/7 dell'esportazione totale, seguiti dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania. Le esportazioni dirette alle Antille Olandesi (Curaçao, Aruba), che assommano a cifre considerevoli, sono dovute alla spedizione di petrolio grezzo che viene raffinato in dette isole e rispedito verso i paesi consumatori.

Le importazioni, dato il carattere eminentemente agricolo e minerario del paese, riguardano principalmente prodotti manifatturati: tessuti, automobili, macchine, farina di grano, vini e alcool, ferro e articoli di ferro, prodotti chimici.

Gli Stati Uniti d'America sono i fornitori principali (2/5 del valore totale delle importazioni); il loro apporto sul valore globale delle importazioni si è più che decuplicato, rispetto al periodo anteriore alla guerra mondiale. Ragguardevole è pure l'apporto della Gran Bretagna, della Germania, della Francia, dell'Olanda e del Belgio. L'Italia fornisce principalmente tessuti, vini, formaggi, macchine, marmi, materiale elettrico e automobili, e acquista essenzialmente caffè e cacao.

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Ordinamento dello stato.

Ordinamento politico e amministrativo. - Il Venezuela è una repubblica federale che si compone di 20 stati, di un distretto federale - sede del governo centrale - e di due territorî o dipendenze federali. La costituzione vigente è quella del 16 luglio 1936. Per il Patto federale costituzionale gli stati che compongono l'unione hanno lasciato al governo centrale ogni questione relativa ai loro rapporti internazionali. Il Patto federale concede inoltre al potere centrale molti diritti e facoltà che sono in generale limitati dagli stati confederati. Il governo centrale e quello dei singoli stati è e sarà sempre repubblicano, federale e democratico, elettivo, rappresentativo e responsabile. Il solo sovrano è il popolo.

Il presidente della repubblica deve essere un cittadino di almeno 30 anni, ed è eletto dal Congresso per 5 anni: è irresponsabile, inamovibile ed esercita il potere esecutivo; non può sciogliere il Congresso. Questo si compone di due camere elette per 3 anni e che si riuniscono separatamente tutti gli anni, il 19 aprile, per esercitare il potere legislativo. Riunite in Congresso eleggono - come già detto - il presidente, approvano il bilancio e nominano il comandante in capo. Le due camere sono: il Senato, composto di 40 membri eletti dalle assemblee legislative dei singoli stati, 2 per ogni stato: i senatori devono avere almeno 30 anni; la Camera dei deputati, composta di 81 membri eletti con voto generale e diretto in proporzione di un deputato ogni 35.000 abitanti. Il diritto al voto è concesso ad ogni cittadino, maschio e femmina, che abbia compiuto 21 anni.

Il potere giudiziario supremo della repubblica risiede nella Corte federale e di cassazione - composta di 7 ministri - risiedente a Caracas.

Nella tabella che segue si dànno la superficie e la popolazione dei varî stati e territorî.

Culti. - L'attività missionaria fu svolta da varî ordini religiosi: agostiniani, cappuccini, domenicani e gesuiti. La diocesi di Caracas, o Santiago del Venezuela, fu fondata nel 1637 e divenne sede metropolitana nel 1803. La costituzione del 1831 proclamò la religione cattolica religione dello stato, concedendo agli altri culti la tolleranza.

In seguito, si ebbero secolarizzazioni di beni ecclesiastici e, dal 1854, il riconoscimento della piena libertà religiosa. La grandissima maggioranza della popolazione è cattolica; vi sono tuttavia alcune missioni riformate, nordamericane, presso le popolazioni indigene; e un certo numero di acattolici, specie tra la popolazione immigrata.

La gerarchia cattolica comprende la provincia ecclesiastica di Santiago del Venezuela o Caracas (v. sopra) con suffraganei: Barquisimeto (1907), Calabozo (1863), Coro (1922), Cumaná (1922), Guiana (già S. Tommaso, 1790; residenza in Ciudad Bolívar), Valencia (1922); e quella di Mérida (1777, metropolitana dal 1923) con suffraganei: San Cristóbal (1922), Zulia (1897); inoltre il vicariato apostolico di Caroni (1922) e la prefettura apostolica dell'Alto Orinoco (1932).

Forze armate. - L'esercito del Venezuela è permanente di leva. La spesa bilanciata per la difesa nazionale (guerra e marina) ammonta a milioni di bolívares 30,5. Comandante supremo dell'esercito è il presidente della repubblica, che può delegare le sue attribuzioni a un generale comandante in capo riconosciuto idoneo dal governo federale.

Autorità militare suprema per l'organizzazione e l'amministrazione dell'esercito è il Ministero della guerra e marina, che costituisce, in pari tempo, l'organo di cui si serve il generale comandante in capo dell'esercito per l'esercizio delle sue funzioni.

Il territorio della repubblica è diviso nelle seguenti cinque circoscrizioni militari: 1° stati di Táchira, Mérida, Trujillo, Zamora; 20 stati di Falcón, Lara, Portuguesa, Zulia; 3° stati di Aragua, Carabobo, Miranda, Yaracuy e Cojedes, distretto federale; 4° stati di Anzoátegui, Nueva Esparta, Monagas, Sucre; 5° stati di Apure, Bolívar e Guárico, territorî federali di Amázonas e Delta Amacuro.

L'esercito consta dell'esercito attivo e dell'esercito di riserva. L'esercito attivo comprende, complessivamente: 43 battaglioni di fanteria, 1 reggimento di cavalleria, 1 reggimento di artiglieria da campagna e 5 gruppi da fortezza e costa, aviazione (una ventina di apparecchi).

Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini maschi, dal 21° al 45° anno d'età. Durata della ferma, 3 anni. Chiamata alle armi, nel 21° anno di età.

Gli ufficiali di carriera delle armi combattenti sono tratti: dagli allievi della scuola militare e navale, che compiono un corso di studî della durata di 4 anni; dai sottufficiali in possesso di determinati requisiti, previo accertamento della loro capacità tecnico-professionale. I servizî sono inquadrati da personale assimilato al grado di ufficiale.

La marina militare del Venezuela è costituita da poche unità antiquate di scarso valore bellico, di cui la più importante è la cannoniera Mariscal Sucre, varata nel 1886 in Spagna, conquistata dagli Stati Uniti nel 1898 e rivenduta al Venezuela nel 1912, da 1120 tonn. e 11 nodi, armata con 2 pezzi da 100, due da 57 e 6 da 37. La base navale principale è Puerto Cabello.

Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - I dazî doganali e le entrate derivanti dalle concessioni minerarie sono i principali cespiti del bilancio del Venezuela. Tra le spese, quelle per le opere pubbliche sono andate acquistando negli ultimi anni una posizione predominante; notevoli sono anche quelle per la difesa nazionale; le spese per l'istruzione e la salute pubblica, per quanto in aumento, sono ancora piuttosto scarse.

Dall'esame dei bilanci (in milioni di bolívares) risulta il grande incremento verificatosi sia nelle entrate sia nelle spese dell'ultimo quindicennio, in relazione con lo sviluppo economico del paese, nonché la situazione di equilibrio solidamente mantenuta, a eccezione del triennio 1928-29/1930-31, in cui, grazie anche alle entrate particolarmente cospicue, furono intensificati i lavori per nuove vie di comunicazione, porti e opere pubbliche.

Nell'esercizio 1935-36, soprattutto per effetto della necessità di proteggere l'agricoltura contro il ribasso dei mezzi, le spese di bilancio sono però enormemente cresciute e il deficit si è ripercosso anche sui corsi del bolívar.

Bisogna ricordare inoltre il grande sforzo sopportato dal Venezuela per liberarsi del debito pubblico estero e interno, che risultarono così rispettivamente ridotti nell'ottobre 1936 a 0,2 e 3,0 milioni di bolívares, da 69,9 e 44,9 milioni cui ammontavano al 31 dicembre 1922.

Monete e credito. - L'unità monetaria è il bolívar, diviso in centimos, adottato nel 1879 ed equivalente per la legge del 1918 a gr. 0,290323 di oro fino. In seguito alla crisi mondiale il bolívar ha abbandonato la sua antica parità col dollaro di 5,17 bolívares = 1 dollaro, e il suo cambio col dollaro è stato fissato a 3,93. Da allora ha subito le medesime vicende della moneta nord-americana.

La circolazione è composta di monete d'argento e divisionarie e di biglietti, nominalmente convertibili in oro, che il Banco de Venezuela (che dal 1930 è investito del controllo della circolazione e che è il solo depositario dei fondi governativi) e altri 5 istituti (Banco Caracas, Banco Venezolano de Crédito, Banco mercantil, Banco comercial de Maracaibo, Banco de Maracaibo), sono autorizzati a emettere, garantendoli con una riserva aurea di almeno il 33%, fino al doppio del loro capitale versato, e del 100%, oltre questo limite.

Alla fine del 1936 la circolazione ammontava a 234,7 milioni di bolívares di cui 131,3 in biglietti, a fronte dei quali la riserva aurea complessiva era di oltre 170 milioni.

Storia.

Nel primo periodo della conquista spagnola, il Venezuela fu affidato da Carlo V ai Welser, banchieri e mercanti di Augusta, i quali amministrarono il territorio dal 1528 al 1546 (ufficialmente la concessione ai Welser venne però revocata solo nel 1556) per mezzo di loro rappresentanti, primo fra i quali fu Ambrogio de Alfinger. Periodo notevole per le molte esplorazioni compiute nel territorio venezolano; ma non felice - nemmeno per i concessionarî - come sfruttamento. E duramente trattata la popolazione indigena.

Ai Welser successero governatori direttamente dipendenti dalla corona spagnola, che fissarono la loro residenza prima a Tocuyo, fondata il 7 dicembre 1545 da Juan Carvajal, poi, dal 1577, a Caracas, fondata da Diego de Losada il 25 luglio 1567. Primo fra questi governatori Juan Pérez de Tolosa (1546-48) che organizzò la colonia sullo stampo delle altre colonie spagnole (sistema delle encomiendas). Il territorio dell'odierno Venezuela fu organizzato in provincie, ciascuna autonoma e dipendente da un governatore. Accanto al territorio propriamente detto del Venezuela (o di Caracas) va ricordata la provincia della Nueva Andalucía o di Cumaná completamente separata dalla prima. Nel 1591 fu creata la provincia di Guiana confinante con la precedente, sulla riva destra dell'Orinoco. Si ricordano poi le provincie di Margarita (comprendente l'isola omonima), Trinidad (comprendente l'isola omonima oggi colonia inglese) e la provincia di Maracaibo (chiamata anche di Mérida) creata nel 1625 e comprendente i territorî intorno al lago di Maracaibo.

Nel decennio dal 1777 al 1787 queste provincie furono unificate sotto un solo governo politico, giudiziario ed ecclesiastico - la Capitanía general de Venezuela - con capitani generali e governatori dipendenti dal Consejo de Indias.

Proseguendo lo sfruttamento territoriale col già ricordato sistema delle encomiendas, si cominciano a sfruttare le miniere d'oro di Buría e si fa largo uso - oltre che degl'indigeni - di schiavi importati dall'Africa. I Bianchi spagnoli si oppongono con tutti i mezzi possibili ad accordare diritti politici alla numerosa classe di meticci, nonostante le provvidenze delle Leyes de Indios rivelatesi in pratica assolutamente inefficienti. Alla fine del secolo XVIII, quando ha origine il movimento per l'indipendenza, la popolazione della colonia si poteva ripartire approssimativamente così: 12.000 Spagnoli nati nella madrepatria; 100.000 Spagnoli nati in colonia e 406.000 fra indigeni, negri e mulatti. In totale 418.000 anime su un territorio di circa un milione e mezzo di chilometri quadrati.

È degno di nota che una popolazione così poco numerosa, e sotto un regime così antiquato come il regime coloniale spagnolo, si trasformasse rapidamente fino a convertirsi nella popolazione più rivoluzionaria di tutta l'America latina. Molto contribuì a ciò la circostanza che nel 1728 la corona spagnola accordò il monopolio del commercio a una compagnia guipuzcoana, la quale, fino al 1781, diede inizio e sviluppo a coltivazioni, come quelle del caffè, del cacao, dell'indaco, ecc., che prima appena esistevano, e, cosa molto più importante, le navi della compagnia guipuzcoana portarono alla colonia venezolana, fino allora povera, incolta e trascurata, libri, idee, uno spirito moderno d'intrapresa, uomini nella loro maggioranza tutti presi dalle idee del movimento politico che doveva culminare nell'Enciclopedia e nella rivoluzione francese.

La protesta nazionale verso il regime spagnolo comincia nel Venezuela durante l'ultima decade del sec. XVIII; e il movimento è dovuto soprattutto alle idee trionfanti nella rivoluzione nordamericana (congresso di Filadelfia) e nella rivoluzione francese. I rivoluzionarî pretendevano costituire una repubblica radicale, in parte secondo i suggerimenti che da Londra inviava loro Francisco de Miranda, che da anni difendeva l'idea dell'indipendenza delle Indie Occidentali in una confederazione che avrebbe dovuto assumere il nome di Colombia. I tentativi dei rivoluzionarî non riuscirono. Sopraggiunta la crisi spagnola, con l'invasione francese, l'abdicazione di Carlo IV e la rinuncia al trono del suo erede, il futuro Ferdinando VII, l'ayuntamiento di Caracas giura fedeltà al re di Spagna, ma, di fatto, il Venezuela si dichiara autonomo. Dal 19 aprile 1810 al 5 luglio 1811, l'ayuntamiento di Caracas, secondato dalla maggioranza delle altre provincie, prepara la rivoluzione e il 5 luglio dichiara l'indipendenza. Alla fine del 1811 il primo Congresso nazionale approva la costituzione della nuova repubblica, imitata in gran parte dalla costituzione degli Stati Uniti. Ma fu una repubblica effimera. La reazione spagnola trionfa nel 1812. Il generale F. de Miranda, al quale erano stati conferiti (19 maggio 1812) poteri dittatoriali per salvare la repubblica, è fatto prigioniero.

La bandiera della rivoluzione è raccolta dal colonnello Simón Bolívar (v.), che invade il Venezuela nel 1813 e occupa Caracas (6 agosto) dove è proclamato "el Libertador". Ma la seconda repubblica doveva avere breve vita (7 agosto 1813-10 dicembre 1814). Battuto nel 1814 dalle orde capitanate dallo spagnolo José Tomás Boves - che si appoggiava sulle masse popolari alle quali aveva offerto la ripartizione delle terre e lo sterminio di tutti i Bianchi sia della madrepatria sia americani - Bolívar passa nella Nuova Granata, di qui nelle Antille, donde riparte nel 1816 per invadere di nuovo il Venezuela. Grazie al suo genio politico e militare, la guerra d'indipendenza si estende sino al trionfo nella battaglia di Carabobo (24 giugno 1821). Questa vittoria non assicurò, peraltro la repubblica venezolana. Bolívar marciò al sud col proposito di finirla con l'ultimo esercito spagnolo. Si impadronì dell'Ecuador e di gran parte del Perù. La battaglia di Ayacucho (9 dicembre 1824), nella quale l'esercito di Bolívar era agli ordini diretti del generale venezolano Antonio José de Sucre, pone fine al dominio spagnolo in quasi tutte le colonie delle Indie Occidentali.

Il "Libertador" credette così assicurato l'avvenire della Grande Colombia - composta del Venezuela, della Nuova Granata, dell'Ecuador e del Perù - che si era costituita (limitatamente al Venezuela e alla Nuova Granata) fin dal 17 dicembre 1819 col congresso di Angostura. L'unione, ribadita nel congresso di Cúcuta (6 maggio 1821), doveva essere nella mente di Bolívar il nucleo di una confederazione continentale di tutti i popoli indo-americani, le cui basi furono gettate nel congresso di Panamá (22 giugno-15 luglio 1826) al quale parteciparono i rappresentanti della Colombia, del Perù, del Messico e dell'America Centrale.

In realtà la compagine della Grande Colombia presentava già profonde incrinature. Mentre Bolívar era ancora al Perù, il generale José Antonio Páez - comandante generale del Venezuela - si fece iniziatore di un movimento tendente a separare il Venezuela dalla Grande Colombia. Un'assemblea popolare tenutasi a Caracas il 7 novembre 1826 propose senz'altro la separazione e il riconoscimento di Páez come capo civile e militare. L'intervento di Bolívar riuscì a sventare il tentativo. Per poco. Una nuova assemblea riunitasi a Caracas il 26 novembre 1829 proclamò di nuovo la separazione e nominò nuovamente il Páez capo del paese. Il 6 maggio 1830 si riunì il primo Congresso nazionale venezolano che ratificò la già decisa separazione e dettò la costituzione del paese. Molti furono gli scontenti: i vescovi, che non vollero giurare la nuova costituzione e furono esiliati; i militari, per l'abolizione del loro foro; i cattolici, per l'espulsione dei vescovi; i fautori dell'unione capeggiati dal geaerale José Tadeo Monagas. Ma la morte di Bolívar (17 dicembre 1830) consolidò la posizione dei separatisti. Nel 1832 il territorio venezolano fu diviso in tre distretti giudiziali: Oriente, Centro e Occidente, essendo la residenza delle tre corti superiori nelle tre città di Cumaná, Valencia e Maracaibo. Durante la presidenza di Páez si realizzarono notevoli progressi nel campo agricolo ed economico e nel 1832 si giunse al riconoscimento del Venezuela da parte della Colombia. Nel 1835 fu eletto presidente José María Vargas, espressione degli ambienti civili. Gli elementi militari si rivoltarono capeggiati dai generali Santiago Mariño e Pedro Carujo. Páez riuscì a ristabilire l'ordine e, dopo un periodo di presidenza provvisoria del generale Carlos Soublette (1837-39), creatura di Páez, questi riprese l'effettiva presidenza del paese che tenne fino al 1842. Fu un periodo di prosperità nel campo economico e, fra l'altro, fu fondato il Banco Nacional con 2.500.000 pesos di capitale. Durante la presidenza di Carlos Soublette (1843-47) la Spagna riconobbe l'indipendenza del Venezuela (30 marzo 1845). Si fondano i partiti: al partito liberale - fondato da Antonio Leocadio Guzmán e che rappresentava l'opposizione al governo - si contrappone il partito governativo "oligarchico" o "conservatore" o "dei buoni". Il periodo dal 1847 al 1858 è dominato dai due fratelli, i generali José Tadeo e José Gregorio Monagas che si alternarono alla presidenza suscitando numerosi pronunciamenti da parte degli avversarî. Nel 1854 fu abolita la schiavitù: 40.000 schiavi furono liberati e il governo dovette pagare 30.000.000 di pesos ai proprietarî. Nel 1856 il Venezuela fu diviso in 20 provincie - gli odierni 20 stati federali - e nel 1857 fu inaugurata la prima linea telegrafica tra La Guaira e Caracas. Nello stesso anno una nuova costituzione estendeva da 4 a 6 anni il potere del presidente e ne permetteva l'immediata rielezione.

Intanto i partiti politici avevano polarizzato la lotta sulla questione della forma di Governo da dare al paese: federale, dicevano i liberali, centralista i governativi. Il governo del generale Julián Castro installato il 5 marzo 1858 da una rivolta appoggiata dai due partiti in odio al governo personalista dei fratelli Monagas, adottò una forma intermedia. Ma il dissenso era troppo profondo: per cinque anni il paese fu insanguinato dalla guerra civile (la cosiddetta Guerra federal e Revolución de los cinco años). Al Convegno di Coche (24 aprile 1863) si giunse ad un accordo fra le parti. Il 24 dicembre 1863 fu eletto presidente il generale Juan Crisóstomo Falcón e il 28 marzo 1864 fu approvata la costituzione che dava al paese un' organizzazione federale e il nome di Estados Unidos de Venezuela.

La presidenza del generale Falcón fu turbata da continui sollevamenti delle provincie federate, alcune delle quali aspiravano a una completa indipendenza. Le rovinose condizioni finanziarie del paese consigliarono di insistere nella politica dei prestiti all'estero che tanto gravarono sulla successiva politica del paese. Nel 1868 il partito "azzurro", formato di liberali e di oligarchici capeggiati da J.T. Monagas, riuscì a conquistare il potere e a mantenervisi due anni. Ma fu a sua volta detronizzato da una nuova rivolta diretta da Antonio Guzmán Blanco il quale governò dal 1870 al 1877, e poi dal 1879 al 1884 e dal 1886 al 1888, rendendosi in varie guise benemerito del paese (primo censimento della popolazione, legge - 27 giugno 1870 - sull'istruzione gratuita e obbligatoria, apertura della prima linea ferroviaria venezolana fra Tucacas e Aroa, nuova costituzione del 1881), ma dichiarando guerra aperta alla chiesa cattolica e scontentando un po' tutti col suo governo personale autoritario e mettendosi in conflitto con la Gran Bretagna a causa della questione dei confini con la Guiana Inglese (la questione fu risolta con l'arbitrato di una commissione internazionale del 3 ottobre 1899). Seguì un periodo di lotte e di rivoluzioni. Ricordiamo la presidenza del generale Cipriano Castro, che esercítò una vera dittatura dal 1899 al 1908. Castro, uomo dotato di singolare energia, ebbe il torto di alienarsi oltre che le simpatie del suo popolo quelle delle nazioni estere, rifiutandosi di riconoscere e di rispettare i diritti di cittadini tedeschi, italiani, olandesi, francesi e inglesi che avevano investito capitali in imprese venezolane. Il contrasto arrivò al punto che nel 1902 navi inglesi, tedesche e italiane iniziarono senz'altro il blocco navale delle coste venezolane. Solo i protocolli di Washington (1903) misero fine alla situazione col riconoscimento dei crediti esteri. Nel 1906 il Venezuela volle impedire lo sbarco dell'inviato diplomatico francese: ne seguì la rottura delle relazioni con la Francia. Nel 1907 nuove difficoltà sorsero col Belgio - per questione di riconoscimento di debiti - e con gli Stati Uniti. Nel 1908 l'Olanda, a seguito di contrasti a causa degli esuli politici venezolani rifugiatisi nella Guiana, dichiarò anch'essa il blocco navale. La situazione era estremamente delicata e ad essa riuscì a porre rimedio il generale Juan Vicente Gómez - già vicepresidente con Castro - che dal 19 dicembre 1908 (data della sua prima elezione presidenziale) al 18 dicembre 1935 (data della sua morte) dominò con la sua energica azione la vita politica del paese riuscendo ad imporsi all'interno e operando all'estero una cauta politica di riavvicinamento con tutte le nazioni basata sul riconoscimento dei loro diritti, ma, contemporaneamente, sulla progressiva liquidazione (fino all'estinzione pressoché totale) di ogni debito con l'estero. Anche nei periodi in cui non fu presidente costituzionale, il Gómez resse di fatto il governo venezolano come generale in capo. Durante il lungo governo del Gómez il Venezuela, neutrale durante la guerra mondiale, aderì (1920), alla Lega delle nazioni, definì la questione dei confini con la Colombia (arbitrato della Svizzera del 24 marzo 1922) e con il Brasile (trattato di Rio de Janeiro del 24 luglio 1929). Alla morte del Gómez fu eletto presidente il generale E. López Contreras, riconfermato il 26 aprile 1936 per un periodo settennale.