Verde

Enciclopedia Dantesca (1970)

verde

Alessandro Niccoli

Non compare mai nella Vita Nuova, nel Convivio e nel Detto ed è presente una sola volta nel Paradiso e nel Fiore. Il numero relativamente alto degli esempi delle Rime (12 su 35) è dovuto al fatto che è una delle parole-rima della sestina Al poco giorno (CI); invece, le presenze nel Purgatorio non sono dovute a una ragione formale ma al fatto che nella seconda cantica, meglio che nelle altre due, il paesaggio è motivo e sfondo all'azione, ed è paesaggio primaverile; il v., inoltre, quale colore simbolico della speranza, trova naturalmente il suo posto, e più volte, nei drammi di chiaro valore allegorico cui a D. è dato assistere nelle sacra montagna (per i valori simbolici del color v., cfr. V. Bertolucci Pizzorusso).

Lo spunto per l'uso della parola è quindi offerto dalla descrizione della fiorita valletta dei principi (Pg VII 82 in sul verde e 'n su' fiori / quindi seder cantando anime vidi: qui ovviamente verde, sostantivo, è il prato della valletta), della chioma dell'albero dei golosi (XXIII 1 li occhi per la fronda verde / ficcava ïo) e della foresta del Paradiso terrestre (XXIX 35 tal quale un foco acceso, / ci si fé l'aere sotto i verdi rami). La stessa sensibilità per il colore dell'erba e delle foglie ispira alcune tra le più fresche similitudini del poema: XXXIII 110 un'ombra smorta, / qual sotto foglie verdi e rami nigri / sovra suoi freddi rivi l'alpe porta; Pd XXX 111 come divo in acqua di suo imo / si specchia, quasi per vedersi addorno, / quando è nel verde e ne' fioretti opimo (per le var. nel veder e ne l'erba, quest'ultima accolta dal Witte, v. Petrocchi, ad l., e Introduzione 250).

Diversa è la tematica dell'Inferno. Nella prima cantica, se si prescinde dall'eccezionale prato del Limbo (If IV 118 Colà diritto, sovra 'l verde smalto, / mi fuor mostrati li spiriti magni), un paesaggio verdeggiante è ricordato solo con riferimento ad aspetti della natura terrena, al Mincio che fassi fiume giù per verdi pacchi (XX 75), ai ruscelletti che d'i verdi colli / del Casentin discendon giuso in Arno (XXX 64); nell'aspra e selvaggia natura del regno delle tenebre cresce una sola selva, quella dei suicidi, ma è priva di vita: Non fronda verde, ma di color fosco; / non rami schietti, ma nodosi e 'nvolti (XIII 4).

In due casi, l'aggettivo è riferito in modo particolare a piante sempreverdi, che conservano le foglie per tutto l'anno: Rime C 43 ramo di foglia verde a noi s'asconde / se non se in lauro, in pino o in abete; e così nella descrizione dei quattro animali, simboli degli Evangelisti, apparsi a D. nel Paradiso terrestre con il capo coronato di verde fronda (Pg XXIX 93), cioè di alloro che è segno di trionfo.

La vitalità di una pianta si dimostra solo per verdi fronde (Pg XVIII 54); di fioretto il verde (Rime dubbie V 13, sostantivato) è perciò " il boccio ", il fiore ancora non schiuso ma già vitale; tempo verde (Rime C 31) è quello della primavera, quando le piante rimettono foglie e fioriscono, e stizzo verde (If XIII 40) è quello di recente tagliato, ancora " non secco " e quindi in qualche misura tuttora vivo.

Abbastanza frequenti sono gli accenni a cose che abbiano color verde. Le Furie (If IX 40) con idre verdissime eran cinte (e il particolare innova, con un vivido tocco di colore, rispetto a una delle fonti di D.: Aen. VII 324-329 " Allecto... tot pullulat atra colubris "); ai vincitori della corsa del palio a Verona viene dato in premio il drappo verde (XV 122); la città di Forlì sotto le branche verdi si ritrova (XXVII 45), è cioè sottoposta al dominio di Scarpetta degli Ordelaffi, il quale aveva come insegna araldica un leone rampante listato di v. in campo d'oro.

Nel Purgatorio il v. è assunto a simbolo della Speranza, com'è confermato dal particolare che delle tre donne apparse a D. nel Paradiso terrestre quella che simboleggia questa virtù era come se le carni e l'ossa / fossero state di smeraldo fatte (Pg XXIX 124-125). Perciò gli angeli venuti nella valletta dei principi a respingere l'assalto del serpente verdi come fogliette pur mo nate / eran in veste, che da verdi penne / percosse traean dietro e ventilate (VIII 28 e 29); altro esempio al v. 106 (ma l'Ottimo: " Per la verdezza ch'è in loro, [D.] descrive la viva e verdicante potenzia ch'è in essi "; e il Buti: " Finge che siano vestiti li angiuli di verde co l'ali verdi per significare la vigorosità de la grazia di Dio, che mai non viene meno a chi la sa mantenere: la verdura significa la vigorosità "; e così altri). Per la stessa ragione Beatrice appare a D. sotto verde manto / vestita di color di fiamma viva (XXX 32).

A tutt'altra motivazione risale il fatto che, nel Fiore, la Vecchia chieda, e ottenga, dall'Amante in premio dei suoi servigi un sorcotto e mantello... d'un verde fino e bello (CXCVIII 6). Il v. era considerato " il più vago color che sia " (Sacchetti, citato dal Petronio) ed era il preferito da cavalieri e gentiluomini e per le vesti delle giovani donne. In un passo dei Reali di Francia, citato da Barbi-Pernicone a Rime CI 25, il color v. di una sopravveste è indicato come simbolo di cuore innamorato: " missegli una sopravveste verde, la quale significava giovane innamorato ".

Usato in senso figurato, come aggettivo v. vale " fiorente ", " rigoglioso ". In quest'accezione compare come predicativo, nell'elegiaca e gentile meditazione di Oderisi da Gubbio sulla vanità della gloria umana che " presto sfiorisce ", poco " sta in sua vigorosità " (Buti) a meno che non sopraggiungano età di decadenza: Oh vana gloria de l'umane posse! / com' poco verde in su la cima dura, / se non è giunta da l'etati grosse! (Pg XI 92; bene il Grabher: " verde, cima suggestivamente richiamano la vita dell'albero, col suo breve alterno fiorire, ma non si trasferiscono interamente in questa immagine, perché serbano un allusivo senso ideale ").

Con un valore analogo, ma come sostantivo, il vocabolo ricorre allorquando Manfredi osserva che, per le scomuniche ecclesiastiche, l'etterno amore, la grazia di Dio, non si perde tanto che non possa ritornare mentre che la speranza ha fior del verde (Pg III 135), " non è ancora del tutto inaridita " e venuta meno, cioè finché il peccatore vive e può quindi pentirsi. Solo il Daniello intende in modo diverso l'origine della metafora: " Traslato dalle candele, c'hanno quel poco verde in fine, al qual come giunge la fiamma, havendo già il bianco della candela consumato, si dice essere giunta al verde "; secondo questa spiegazione, la frase varrebbe " finché la candela della speranza non è ancora del tutto consumata e spenta " (e si ricordino i comuni traslati ‛ giungere, rimanere al v. ' e, nella lingua del tempo, Petrarca Rime XXXIII 9-10 " quando mia speme già condutta al verde / giunse nel cor "). A una metafora simile, anch'essa tratta dalla pianta che inaridisce, ricorre Stazio per enunciare la norma che in ogni girone del Purgatorio, oltre al peccato capitale, è punito anche il vizio che rappresenta l'eccesso contrario: la colpa che rimbecca / per dritta opposizione alcun peccato, / con esso insieme qui suo verde secca (Pg XXII 51).

Tutti gli usi di v. finora illustrati appaiono ripresi nelle accezioni secondo le quali il vocabolo appare in Rime CI come parola-rima. Per quanto l'inverno scolori le erbe, il desiderio d'amore del poeta non cangia il verde (v. 4), non perde " vigore e freschezza "; a primavera i colli tornano di bianco in verde (v. 11), si liberano del manto della neve per coprirsi di quello dei prati verdeggianti, sicché madonna mischia il crespo giallo e 'l verde (v. 15), unisce al biondo oro dei capelli il v. di una ghirlanda; ella è vestita a verde (v. 25) come una donna innamorata (altro esempio al v. 38) e alla luce che emana da lei non può far ombra / poggio né muro mai né fronda verde (v. 24); ma la speranza del poeta non sarà mai esaudita, perché madonna è come un legno molle e verde (v. 32) che non s'infiamma mai.

Anche in Rime XCV, in risposta al sonetto di Cino Novellamente Amor, torna il tema della donna verde-vestita, né è mancato chi ha creduto di poter ricongiungere questa lirica con la sestina ora esaminata. Senza entrare nel merito delle questioni suscitate dal difficile testo, e rinviando in proposito (anche per la bibliografia) all'esame che se ne fa nella voce dedicata al sonetto in questa Enciclopedia e ai commenti di Barbi-Pernicone e del Contini, sarà qui sufficiente osservare che nel v. 9 (Giovane donna a cotal guisa verde) l'aggettivo non indica il colore del vestito ma la condizione spirituale della donna, sicché potrebb'essere interpretato. " di aspetto vivace " (Contini). Quanto a gente verde (v. 13), se gente è aggettivo (" gentile ", " seducente ") come suppone il Contini (ma Barbi-Pernicone sembrano dubitarne), verde sarà sostantivato e dovrà essere posto in diretta correlazione al donna sì vestita del verso precedente, assumendo così una duplice connotazione: quella relativa al colore della veste e l'altra all'apparenza ingannevole della donna. Com'è ovvio, entrambe le occorrenze sono suggerite dal v. 14, anch'esso di discussa interpretazione, del sonetto di proposta: " che peggio che lo scur non mi sia 'l verde ".

Bibl. - V. Bertolucci Pizzorusso, Gli smeraldi di Beatrice, in " Studi Mediolatini e Volgari " XVII (1969). Per l'assenza quasi assoluta del termine nel Paradiso, cfr. H. D. Austin, Heavenly gold; a study of the use of color in D., in " Philological Quarterly " XII (1933) 1, 44-53.