VIETNAM

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

VIETNAM

Peris Persi
Martina Teodoli
Patrizia Dadò
Stefania Parigi

(App. II, II, p. 1114; III, II, p. 1094; IV, III, p. 821)

La popolazione del V., che era pari a 64.375.762 ab. al censimento del 1989 e a oltre 69.900.000 secondo una stima del 1993, presenta un coefficiente di accrescimento annuo del 2,5%. In maggioranza gli abitanti sono Vietnamiti (87%), mentre il resto è equamente ripartito tra Tay, Khmer, Thai, Muong, Nung e Meo. Le religioni più diffuse sono quella buddhista e quella taoista, ma notevole è anche la comunità cattolica, pari a 2,5 milioni di credenti. La popolazione attiva è valutata intorno ai 33 milioni di persone, delle quali il 73% occupato in agricoltura. La popolazione urbana rappresenta il 20% di quella totale ed è per lo più concentrata nelle tre città principali, Ho Chi Minh (ex Saigon), la capitale Hanoi e Haiphong. La prima contava all'ultimo censimento oltre 3,9 milioni di ab.; posta sul Mekong, a una cinquantina di km dalla costa, e collegata a Cholon per mezzo di un canale, gode di una posizione di grande centralità, esaltata anche dall'aeroporto internazionale (Tan Son Nhutt) e dalla rete ferroviaria costiera che giunge a Hanoi. Devastata dal conflitto e privata successivamente di importanti funzioni amministrative e di ruolo politico-culturale, Ho Chi Minh va recuperando numerose funzioni industriali e commerciali, grazie a una mutata volontà governativa che vorrebbe restituire la città allo splendore prebellico. Hanoi, la capitale, supera di poco i 2 milioni di ab. nel suo agglomerato urbano; posta sul Song Hong, a oltre 130 km dal mare, domina un'area tuttora sottoposta ai capricci del fiume, il cui regime è caratterizzato da piene che a mala pena vengono controllate per mezzo di un sistema di dighe. Centro politico e amministrativo, possiede una sviluppata struttura industriale e assolve anche importanti funzioni commerciali. La terza città, Haiphong (1,5 milioni di ab.), è il principale porto del paese sul golfo del Tonchino, sebbene sia posta a una trentina di km dal mare; è sede di cantieri navali e di industrie siderurgiche, metallurgiche, chimiche e meccaniche.

Sotto il profilo economico, il V. − provato da lunghi anni di guerra − si è trovato ad affrontare difficoltà notevolissime, alle quali si è aggiunto il passaggio a un sistema economico di mercato, avviato nel 1986. Circa un terzo del prodotto nazionale è fornito dalle attività agricole. La risicoltura sommersa è dominante sia nel Sud, distinto da suoli assai fertili, sia nel Nord, dove è affiancata da colture secche (canna da zucchero, manioca, mais, soia, cotone). Nel Sud si hanno inoltre piantagioni di tè, caffè, banane, ananas, e di hevea; la produzione di caucciù è tuttavia lontana da quella prebellica. A fronte dei coltivi, che ricoprono il 19% del paese, la foresta raggiunge il 28% e fornisce legni pregiati e bambù. Il sottosuolo è ricco di carbone e di fosfati; inoltre si hanno mineralizzazioni di zinco, stagno e ferro. L'industria moderna vede prevalere i comparti chimico, tessile ed elettronico. Centri industriali sono Hanoi (industria meccanica, chimica, tessile, della gomma e dei fertilizzanti), Ho Chi Minh (cantieri, cartiere, industria chimica, della gomma, zuccherifici, distillerie, birrifici) e Haiphong (cantieri navali, fonderie, cementifici, industrie alimentari). La ricostruzione ha interessato, oltre che gli insediamenti urbani, anche i porti (Haiphong, Da Nang, Ho Chi Minh) e la viabilità che raggiunge oggi oltre 3200 km di ferrovie e 87.500 km di strade.

Bibl.: M.A. Crosnier, E. Lhomel, Vietnam: les mécomptes d'un socialisme asiatique, in Courrier des Pays de l'Est, 1987, pp. 3-43; Lâm Thanh Liem, Collectivisation des terres et crise de l'économie rurale dans le delta du Mékong (1976-80), in Annales de Géographie, 1984, pp. 547-75; Id., Le bilan de dix années d'édification de l'économie rurale socialiste dans le Sud-Viêt-Nam (1975-85), in Information Géographique, 1985, pp. 89-94; Id., Nouvelles réformes et crise persistante de l'économie rurale dans le delta du Mékong de 1981 à 1985, in Annales de Géographie, 1985, pp. 386-410; T. Loyd, K. Perczel, Planning for the town of Hong Gai, the Socialist Republic of Vietnam, in Ekistics, 1985, pp. 301-05; F. Shrader, Natural regions and agrarian land use in the Socialist Republic of Vietnam, in Asian Geographer, 1987, pp. 1-23; S. Turley, Vietnam, in Asia and the Pacific, a cura di R. Taylor, i, New York-Oxford 1991.

Storia. - In contrasto con le aspettative suscitate dalla riunificazione del paese, la situazione del V. fu caratterizzata, anche negli anni Ottanta, da gravi problemi, sia interni sia esterni. Forti difficoltà ostacolarono infatti la ricostruzione economica ripercuotendosi negativamente sul processo d'integrazione fra le due zone del paese; lo stato di crisi venne aggravato inoltre dai costi economici della presenza militare in Cambogia, dal prolungato stato di tensione con la Cina (scontri di frontiera si verificarono ripetutamente nel corso degli anni Ottanta) e dall'isolamento internazionale: nel 1979-80 il Giappone, i paesi dell'ASEAN (Association of South-East Asian Nations) e quelli della CEE bloccarono i loro aiuti economici (condizionandone la ripresa al ritiro delle truppe di Hanoi dalla Cambogia), aggravando così gli effetti dell'embargo statunitense, deciso nel 1965 nei confronti di Hanoi ed esteso nel 1975 al resto del paese. Il V. si trovò quindi a dipendere quasi integralmente dagli scambi commerciali con l'Unione Sovietica.

Una delle più drammatiche conseguenze della crisi fu l'esodo di profughi, che, sia pure in misura ridotta rispetto al 1978-79, continuò per tutto il decennio successivo. Verso la fine degli anni Ottanta i paesi occidentali, quelli dell'ASEAN e Hong Kong abbandonarono progressivamente la precedente politica di accoglienza: gli stati interessati dallo sbarco dei cosiddetti Boat People introdussero una procedura di selezione tesa a distinguere i rifugiati politici dai profughi per motivi economici; per questi ultimi venne concordato con il governo vietnamita un programma di rimpatrio volontario (dai primi anni Novanta anche forzato) la cui conclusione è prevista per il 1995-96.

Nel dicembre 1980 il processo di riunificazione del paese veniva concluso dalla promulgazione di una nuova Costituzione, in sostituzione di quella nordvietnamita del 1960, provvisoriamente estesa nel 1976 al resto del paese. Nel luglio 1981 l'Assemblea nazionale elesse, secondo quanto previsto dal nuovo testo, una presidenza collettiva, mentre Pham Van Dong veniva confermato presidente del Consiglio dei ministri. Nel marzo 1982 il v congresso del Partito comunista riconfermava Le Duan come Segretario generale.

Negli anni successivi il persistente stato di crisi economica portò a ripetuti rimpasti del governo, mentre nel 1985 furono introdotte misure tendenti al rilancio dell'iniziativa privata; Nguyên Van Linh, nuovo Segretario generale del Partito comunista dal dicembre 1986, incoraggiò ulteriormente la tendenza riformista e nel 1987 venne ufficialmente proclamata l'adozione del Doi Moi ("rinnovamento") in campo economico. La riforma, incentrata sulla coesistenza di elementi di mercato e di pianificazione economica, portò a un relativo decentramento del sistema produttivo e all'adozione di misure volte a incoraggiare gli investimenti esteri. Nel 1991 Do Muoi, già alla guida del governo dal 1988, subentrò a Nguyên Van Linh nella carica di Segretario generale, venendo a sua volta sostituito da Vo Van Kiet come presidente del Consiglio dei ministri; entrambi, sia pure con alcune differenziazioni, s'impegnarono a proseguire la politica di riforme.

Le innovazioni in campo economico furono registrate da un nuovo testo costituzionale, adottato nell'aprile 1992. Esso, pur riaffermando il ruolo direttivo del Partito comunista, introdusse alcune modifiche nel sistema istituzionale: la presidenza collettiva fu sostituita da un presidente della Repubblica, eletto dall'Assemblea nazionale, incaricato di nominare un Primo ministro (investito del potere esecutivo), responsabile di fronte al Parlamento. Dopo lo svolgimento di elezioni legislative, nel luglio 1992, la nuova Assemblea nazionale elesse il generale Le Duc Anh (un membro del Politbjuro, già ministro della Difesa) alla presidenza della Repubblica, mentre Vo Van Kiet veniva confermato alla guida del governo.

Le modifiche in corso nel contesto internazionale (soprattutto il riavvicinamento fra Cina e URSS) permisero a partire dal 1988 l'avvio di una soluzione della questione cambogiana: il governo vietnamita completò il ritiro delle proprie truppe da Phnom Penh nel settembre 1989 e firmò nell'ottobre 1991 il piano di pace concordato fra le varie fazioni coinvolte nel conflitto. Questi sviluppi hanno permesso un progressivo miglioramento delle relazioni con Pechino e la loro normalizzazione nel novembre 1994; sin dal febbraio 1994 erano stati avviati colloqui fra i due stati per la soluzione delle dispute territoriali rimaste aperte (frontiere comuni e rivendicazione della sovranità sulle isole Paracelso e Spratly).

La firma dell'accordo di pace per la Cambogia ha segnato l'avvio di una fase di profondi cambiamenti nella situazione dei rapporti internazionali del V.: lo sblocco degli aiuti da parte di molti paesi asiatici ed europei è stato accompagnato dalla firma di numerosi accordi di cooperazione e dalla riapertura dell'accesso ai finanziamenti di istituzioni internazionali (un primo prestito del Fondo monetario internazionale è stato concordato a partire dal 1993). Negli stessi anni anche le relazioni con gli Stati Uniti hanno registrato un lento miglioramento; la collaborazione raggiunta dai due paesi nella ricerca di militari statunitensi, dispersi durante il recente conflitto, ha infine portato a un riavvicinamento, sfociato, dopo l'abrogazione dell'embargo da parte di Washington (febbraio 1994), nel ristabilimento delle relazioni diplomatiche (agosto 1995). Il miglioramento delle relazioni a livello regionale ha, fra l'altro, portato alla firma (aprile 1995) di un accordo fra V., Cambogia, Laos e Thailandia per lo sviluppo del bacino del Mekong e lo sfruttamento comune delle sue risorse e, nel luglio 1995, all'ingresso del V. nell'ASEAN.

Bibl.: D. Pike, Vietnam and the Soviet Union, Boulder-Londra 1987; M. Beresford, Vietnam: Politics, economics and society, Londra 1988; Id., National unification and economic development in Vietnam, Basingstoke 1989; P. Ronnas, O. Sjoberg, Socio-economic development in Vietnam: The agenda for the 1990s, Stoccolma 1991; R. Amer, The ethnic Chinese in Vietnam and Sino-Vietnamese relations, Petaling Jaya 1992; P. Macdonald, Giap: The victory in Vietnam, Londra 1994.

Letteratura. - La lunga dominazione cinese sul V. (1° secolo a.C.-10° secolo d.C.) ha inciso molto sullo sviluppo culturale del paese, sinizzandolo profondamente. Per secoli la letteratura vietnamita si è espressa in chu' nho, la "scrittura dei letterati", ovvero in cinese, sia pure con pronuncia sinoannamita.

Le prime opere importanti di letteratura vietnamita risalgono alle dinastie Ly (1010-1225) e Tran (1225-1400), che fondarono una forte monarchia indipendente. Furono assimilati il buddhismo indiano, che divenne col tempo la religione di stato, pur senza mai sostituirsi completamente all'animismo indigeno, e il confucianesimo e il taoismo cinesi. I bonzi diventarono consiglieri di corte: si devono a loro le principali opere letterarie del periodo, mentre le esigenze dell'amministrazione statale consigliarono d'imitare il sistema cinese degli esami; per il reclutamento dei funzionari, nel 1070 fu istituito il culto di Confucio e nel 1075 gli esami di stato. Ciò diede impulso allo sviluppo di una letteratura d'ispirazione confuciana, associata al sentimento nazionale. La poesia prevalse sulla prosa; gran parte delle raccolte poetiche del tempo è però andata perduta. Un avvenimento importante per lo sviluppo della letteratura vietnamita, risalente probabilmente alla fine del secolo 13°, è la nascita del chu' nôm ("scrittura locale"), un sistema di scrittura derivante da quella cinese, in grado di trascrivere la lingua parlata. La prima opera in nôm è tradizionalmente considerata la poesia Truyên Khu Ca Sâu ("Storia della cacciata dei coccodrilli") di Nguyên Thuyên, recentemente postdatata dalla critica.

Alla fine dei Tran iniziò un nuovo periodo di occupazione cinese, che distrusse gran parte del patrimonio letterario locale. Con l'indipendenza, sotto il regno di Le Thanh Tong (1460-97), si ebbe un nuovo rinascimento; il Confucianesimo divenne dottrina di stato, si sviluppò una classe di letterati-funzionari, furono aperte scuole e accademie. In letteratura prevalse il formalismo sinizzante. Le uniche opere in nôm sono le 254 poesie di Nguyên Trai, Quoc Am Thi Tâp ("Raccolta poetica in lingua nazionale") e il poema del re Le Thanh Tong, Hong Duc Quoc Am Thi Tâp ("Raccolta poetica in lingua nazionale del periodo di regno hong-duc"), esempio di un genere nuovo, l'epica (vinh-su', "cantare la storia"). Col declino dei Le (secolo 16°) si entra in una fase di decadenza. I letterati s'ispirarono al taoismo, per es. Nguyên Binh Khiem (1491-1525), autore del Bach Vân Am Thi Tâp ("Raccolta di poesia del Padiglione delle nuvole bianche") composto dopo il ritiro dalla vita pubblica, e il discepolo Nguyên Du, cui si deve il Truyên Ky Man Luc ("Vasta raccolta di leggende meravigliose"), la prima opera di critica sociale.

Il secolo 17° segna l'inizio del progressivo affermarsi della letteratura nôm su quella sinoannamita. La poesia, di tipo phu (prosa ritmata), canta in toni lirici l'amore e la natura. Nasce anche una rima indigena, il luc-bat (distici di 6 e 8 sillabe). Fra gli autori migliori è Nguyên Ba Lan (alias Trang Trinh, 1701-1783), cui si devono molti phu in nôm. Contemporaneamente proseguì la tradizione dotta, con Le Qui Don (1726-1784), erudito dottissimo, autore di molte opere storiche ed enciclopediche in sinoannamita.

Il secolo 19° vede il trionfo del romanzo in versi in nôm. Il Kim Van Kieu (dal nome dei tre protagonisti; altro titolo Doan Truong Tân Thanh, "Il nuovo poema che strappa le viscere"), romanzo in 3254 versi di Nguyên Du (1765-1820), ispirato a un racconto cinese, è considerato unanimemente il capolavoro della letteratura vietnamita, sorprendente per l'alta qualità poetica del verso e la psicologia dei personaggi. Da ricordare ancora il Hoa Tien ("La carta a fiori") di Nguyên Huy Tu (1743-1790), romanzo d'amore in 1826 versi; il Luc Vân Tiên (dal nome del protagonista) di Nguyên Dinh Chieu (1822-1888), sul mondo degli esami di stato; l'opera di Hô Xuân Hu'o'ng (di cui si'ignorano le date di nascita e di morte), prima poetessa a raggiungere la fama, nota per l'audace licenziosità delle sue poesie e la scelta di temi quali l'eguaglianza dei sessi e la rivoluzione del costume. Numerosi altri talenti portano il nôm a una perfezione stilistica senza precedenti.

La conquista francese del V., conclusasi nel 1862, ebbe un fortissimo impatto sulla vita sociale e culturale del paese, che si aprì all'Occidente ed entrò nella vita moderna. Sul piano letterario, l'avvenimento di maggior importanza fu l'affermazione del quôc ngu' (trascrizione del vietnamita in caratteri latini, con qualche modificazione, opera dei missionari cattolici del Seicento). Alla sua diffusione contribuirono molto due letterati di formazione cattolica, P. Cua (1834-1907), promotore del giornalismo locale, fondatore nel 1865 della prima rivista in quôc-ngu', il Gia Ðinh Bao ("Il Giornale di Saigon"), e P. Ky (1837-1898), autore di centinaia di opere in quôc-ngu'. A Hanoi nel 1906 fu fondata la Ðong Kinh Nghia Thuc (Accademia per la Giustizia del Tonchino), associazione di letterati patrioti e decisi a educare la popolazione diffondendo il quôc-ngu' e traducendo molte opere progressiste, dai riformisti cinesi contemporanei a Rousseau, Voltaire, ecc.; si scontrò però con la censura del governo coloniale.

L'epoca moderna vide nascere tre generi nuovi, la poesia in versi liberi, il romanzo in prosa e il teatro, per l'influenza francese. La ''poesia nuova'' è dominata dalla figura di Nguyên Khac Hiêu (alias Tan Ða, 1888-1939), autore di Khôi Tinh Con ("Amori infantili"), di Khôi Tinh Lo'n ("Amori adulti") e delle poesie raccolte in Tan Ða Van Van ("Poesie di Tan Ða"). Il primo romanzo vietnamita moderno è Tô Tâm (dal nome della protagonista; 1925), di Hoang Ngoc Phach, caustica satira dei costumi matrimoniali dell'epoca. Il teatro occidentale comparve per la prima volta nel 1915 con la messa in scena de Il malato immaginario di Molière a opera di Nguyên Văn-Vinh, cui seguì la rappresentazione di numerose pièces occidentali e locali, come Chen Thuoc Doc ("La tazza di veleno") nel 1921 e Hai Toi Hon ("Le due notti di nozze") nel 1929. Con la fondazione del Partito comunista indocinese (1930) cominciò a svilupparsi una letteratura d'ispirazione marxista, centrata sulla difesa della cultura nazionale. Per più di un decennio il mondo culturale vietnamita fu dominato dal conflitto ideologico tra la tendenza borghese, intellettuale e progressista del gruppo letterario Tu' Lu'c Văn Ðoan ("Gruppo letterario autonomo") e la tendenza realista degli scrittori di sinistra: per es. la querelle tra materialismo e spiritualismo intrapresa dal letterato progressista Phan Khôi e il giornalista marxista Hai Trieu, che appassionò una vasta schiera di intellettuali. Dopo l'invasione giapponese cessarono le libertà di stampa e fu ristabilita la censura; molti scrittori comunisti si dettero alla clandestinità e i progressisti filofrancesi ripararono al Sud o si recarono in Francia.

Con la proclamazione della Repubblica Democratica del V., guidata da Ho Chi Minh, la lotta armata contro i tre imperialismi e la riforma agraria prevalsero sulle attività culturali. Così è nata una letteratura rivoluzionaria a sfondo decisamente propagandistico, ispirata dai principi del realismo socialista. La poesia è essenzialmente politica, deve esaltare i valori della resistenza e promuovere la fiducia nella costruzione del socialismo.

Tra i poeti dell'ultima generazione ricordiamo Tô Hu'u con le sue principali raccolte di poesie, Tu Ay ("Da allora", cioè dal 1937 al 1946), Viêt Bac ("Nord Vietnam") e Gio Long ("Uragano"). Per la narrativa ricordiamo Nguyên Tuan che fu Segretario generale dell'Associazione degli scrittori vietnamiti, autore di romanzi, novelle e reportages, con il suo romanzo più noto Quê Hu'o'ng ("Il paese natio"), e Nam Cao, morto in un'azione di guerriglia, con la sua raccolta di novelle Cu'o'i ("Risata") e Chi Pheo (nome del protagonista). Il teatro attinge soprattutto al repertorio della tradizione popolare locale, sviluppando i tre generi principali tuong (classico), cheo (popolare) e cai luong (rinnovato).

Con il vi Congresso Nazionale del PCV (dicembre 1986), il V. entra in una fase nuova di sviluppo, che sarà caratterizzata dall'introduzione della politica del Doi Moi ("Rinnovamento"), cioè l'introduzione di riforme economiche basate sull'economia di libero mercato. In breve tempo con l'apertura al mondo occidentale, l'afflusso di capitali esteri e la forte spinta ad accelerare il processo di rinnovamento, il V. assume un volto nuovo. Infatti è oggi un paese fortemente impegnato in grandi sforzi per integrarsi sempre più in un Sudest asiatico in rapida crescita. Ma la legge del mercato non sembra ancora essere controbilanciata da un dibattito democratico e da una crescita culturale, nonostante una nuova generazione di intellettuali si stia facendo faticosamente avanti. Nell'estate del 1993 sono state censurate una decina di opere letterarie di qualità, i cui autori non erano in linea con il Partito. Tra questi Dao Hieu (arrestato), Lê Minh Khue, Phan Thi Bang Anh, Xuan Cang, Vo Van Truc, Nguyên Khai, To Hoai, Le Luu. Per la narrativa ricordiamo Nguyên Huy Thi^p (n. 1950), storico e romanziere, autore di Un général à la retraite (trad. fr. 1991) e Le coeur du tigre (trad. fr. 1993); Bao Ninh (n. 1952), autore di Than Phan Cua Tinh Yeu, (1991, trad. ingl., The sorrow of war, 1993), divenuto un best-seller.

Bibl.: G. Cordier, Littérature annamite, Hanoi 1914; M. Durand, Nguyên Tran-huan, Introduction à la littérature vietnamienne, Parigi 1969; Id., Letteratura vietnamita, in Storia delle letterature d'Oriente, Milano 1969; A. Bausani, La letteratura vietnamita, in Le letterature del Sud Est Asiatico, Firenze 1970; Anthologie de la littérature vietnamienne, voll. 1-4, Hanoi 1972-77; The heritage of Vietnamese poetry, a cura di Huynh Sanh Thong, New Haven 1979.

Cinema. - Nel primo decennio del Novecento i francesi istituirono le prime sale di proiezione. Il loro impegno si concentrò soprattutto nel campo dell'esercizio, mentre l'attività produttiva si ridusse a film d'attualità e documentari geografici. Negli anni Venti vennero i primi lungometraggi a soggetto: Kim Van Kieu (1923) girato dal francese E.A. Famechon con tecnici e attori vietnamiti, Tu-Phu di hoi vo ("Una sposa per Tu-Phu", 1925), Giai thoai Ba De ("La bella storia della Signora De", 1929), realizzati da francesi sulla base di storie tratte dalla tradizione e dalla letteratura locale.

A lato di alcune esperienze fallimentari di collaborazione tra cinesi e vietnamiti (in particolare il film Canh dong ma, "Il fiore del cimitero", uscito nel 1938), si situano, alla fine degli anni Trenta, i primi tentativi di realizzare un cinema interamente vietnamita, attraverso la fondazione di società cinematografiche locali, che tuttavia non riuscirono a dotarsi di strutture e infrastrutture adeguate. L'invasione giapponese del 1940 bloccò ogni fermento e soltanto dal 1946 i Viet-Minh, si fecero promotori di un cinema nazionale, direttamente legato alla guerra di liberazione contro la Francia. Vennero allestite numerose unità di proiezione circolanti per il paese, ma la produzione si ridusse a documentari di propaganda. Nel 1953 fu fondata, a opera del governo di Ho Chi Minh, la Società nazionale di cinema e fotografia del Vietnam con compiti di sostegno e promozione della cultura rivoluzionaria. Nel 1959 si produsse il primo lungometraggio a soggetto, Chung mot dong song ("Viviamo sulle rive dello stesso fiume"), storia d'amore tra due giovani che abitano sui lati opposti del fiume che divide in due il paese.

Mentre nel V. del Sud la produzione locale, di marca anticomunista, era aperta agli influssi del cinema statunitense e del vicino Sud-Est asiatico, il V. del Nord incrementò la cultura cinematografica nazionale creando studi, scuole e associazioni, e aumentando il numero dei film prodotti. Negli anni Sessanta e Settanta predominano le opere consacrate alla rievocazione della resistenza (Chim van khuyen, "Il rigogolo", 1962, di Nguyên Van Thong e Tran Vu; Chi tu Hau, "La quarta signorina Hau", 1963, di Pham Ky Nam; Vi Tuyen 17 ngay va dem, "17° parallelo, giorno e notte", 1972, ed Em be Hanoi, "La ragazza di Hanoi", 1974, di Hai Ninh), alla ricostruzione del paese e all'istaurazione del socialismo (Vo chong anh Luc, "Presso i coniugi Luc", 1970, di Tran Vu). Con la riunificazione del V. nel 1975, anche la produzione del Sud si è conformata alla linea dell'impegno politico. Dagli studi di Saigon (poi ribattezzata Ho Chi Minh) sono usciti i film di Hong Sen, una delle maggiori personalità del cinema vietnamita contemporaneo, autore, tra l'altro, di Canh dong hoang ("Terra devastata", 1979), un racconto di guerra, e di Vung gio xoay ("La regione dei cicloni", 1980) sui problemi della collettivizzazione.

Tra gli altri registi operanti negli anni Ottanta vanno ricordati Phu My Ngiem, Dang What Minh, autore di Bao gio cho toi ("Ottobre non vuole tornare", 1987), e Ho Quong Minh, un vietnamita con la cittadinanza svizzera che nel 1986 è tornato in patria per girare Karma, tratto dal romanzo di uno scrittore locale, Nguy Ngu. Di Dang What Minh si segnala anche Tro ve ("Il ritorno", 1994), in cui si riflette, dietro un triangolo d'amore, la tragica scissione del paese. Di formazione francese, il vietnamita Tran Anh Hung, a Hivo dal 1988, ha vinto nel 1993, a Cannes, il premio della Caméra d'or col suo lungometraggio d'esordio Mui du du xanh ("Il profumo della papaia verde"), e nel 1995, a Venezia, il Leone d'oro con Xíchlô ("Ciclo").

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