Janukovič, Viktor

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Janukovič, Viktor. - Uomo politico ucraino (n. Yenakiieve 1950). Governatore della regione di Donetsk tra il 1997 e il 2002, primo ministro nel 2002-04, nel 2004 presentandosi alle elezioni presidenziali con un programma filorusso, vinse al ballottaggio. L’esito della votazione, contestato con l’accusa di brogli dall’opposizione, diede vita a un’ampia mobilitazione (cosiddetta rivoluzione arancione), dalla quale J. fu costretto ad accettare la ripetizione del voto, risultando sconfitto da V. Juščenko. Nel 2006, dopo la vittoria del suo Partito delle Regioni alle elezioni parlamentari, è tornato alla guida del governo, mantenendo l’incarico fino al 2007 quando, dopo un periodo di rinnovata tensione, Juščenko ha indetto nuove elezioni anticipate. Nel febbr. 2010 è stato eletto presidente della Repubblica. Le elezioni parlamentari tenutesi nell'ottobre 2012, sulla cui regolarità gli osservatori dell'OCSE hanno sollevato serie obiezioni, hanno registrato il successo del Partito delle Regioni di J., che ha ottenuto 191 seggi su 450, mentre seconda forza in campo è risultata la coalizione Patria di J. Tymošenko (103 seggi), seguita dal partito di opposizione dell’Udar dell'ex-pugile V. Klitschko (40 seggi) e dalla destra nazionalista (35 seggi). Nel dicembre 2013, dopo che il mese precedente J.  si era rifiutato di sottoscrivere il trattato di associazione con l'Unione Europea, violente manifestazioni di piazza duramente represse dalle forze dell'ordine hanno agitato il Paese; le proteste sono proseguite nel mese di gennaio nonostante l'emanazione di severi provvedimenti volti a limitare la libertà d'espressione e il diritto a manifestare. Il 22 febbraio 2014, dopo un inasprimento degli scontri e grazie alla mediazione dell’Ue, l’opposizione ha accettato di siglare con J. un accordo che prevedeva elezioni presidenziali anticipate, il ritorno alla Costituzione del 2004 e un’amnistia; lo stesso giorno il Parlamento ucraino ha votato una risoluzione, fissando al maggio successivo le elezioni presidenziali anticipate e destituendo J. con l’accusa di avere violato i diritti umani. Fuggito in Russia, nel gennaio 2019 l'uomo politico è stato condannato a 13 anni di carcere per alto tradimento, in ragione della sua richiesta di un intervento armato russo per reprimere le manifestazioni di piazza.

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