SJÖMAN, Vilgot

Enciclopedia del Cinema (2004)

SJOMAN, Vilgot

Stefano Boni

Sjöman, Vilgot (propr. David Harald Vilgot)

Regista cinematografico e sceneggiatore svedese, nato a Stoccolma il 2 dicembre 1924. Uno dei principali esponenti della nya vågen "nuova ondata" del cinema svedese degli anni Sessanta, ha realizzato più di venti lungometraggi. Il suo gusto per la provocazione, la sfida aperta contro il moralismo e il perbenismo borghese, la polemica politica e la sfiducia nei confronti degli organi dello Stato, matrice stilistica delle sue opere, hanno scatenato reazioni indignate e tagli censori.

Figlio di un muratore, cominciò a lavorare giovanissimo esercitando le professioni più disparate ma continuando sempre gli studi e dedicandosi all'attività letteraria sia come scrittore sia come critico. Tra i suoi romanzi si ricordano Lektorn (1948) e Kvinnobild (1951). Nel 1956 trascorse un periodo di studio a Hollywood e nel 1963 Ingmar Bergman lo volle come aiuto regista di Nattvardsgästerna (Luci d'inverno). Tale esperienza lo portò al debutto nella regia con Älskarinnan (1962, L'amante), un angosciante film sulla crisi di una coppia. Con la sua opera seconda, 491 (1964; 490+1 = 491), S., cambiando radicalmente tematica, rivolse la sua attenzione alle problematiche sociali (nella fattispecie un gruppo di minorenni usciti dal riformatorio), trattandole con una violenza e una spregiudicatezza del tutto inedite. Dopo il più moderato Klänningen (1964, Il vestito), diresse Syskonbädd 1782 (1966; Il letto della sorella), un dramma sull'incesto d'ispirazione elisabettiana, suscitando di nuovo scandalo che si ripeté con il suo capolavoro, uscito in tutto il mondo: il dittico Jag är nyfiken ‒ Gul (1967; Io sono curiosa) e Jag är nyfiken ‒ Blå (1968, Io sono curiosa ‒ Blu), sorta di film-intervista sul governo socialdemocratico e sulle preferenze sessuali degli svedesi, che lanciò la sensuale attrice Lena Nyman. Dopo i meno fortunati Ni ljuger (1969, Voi mentite), Lyckliga skitar (1970, Felici stupidaggini) e Troll (1971, Magico), è tornato a risultati significativi con En handfull kärlek (1974; Corruzione in una famiglia svedese), una vicenda passionale ambientata agli inizi del Novecento. Il sesso risulta anche al centro dei successivi Garaget (1975; Garage) e Tabu (1977; Taboo). Quest'ultimo, in particolare, affronta una vasta serie di perversioni erotiche con provocante ironia. Nel 1978 ha diretto Linus ‒ Eller Tegelhusets hemlighet (Linus ‒ Ovvero il mistero della casa di mattoni), la storia di un adolescente, nuova svolta nella sua carriera e ritorno a una raffinata introspezione psicologica combinata con un sottile gusto per l'onirico. Con Jag rodnar (1981, Arrossisco) ha invece riflettuto sul mestiere di regista e sulla sua funzione politica. Dopo alcuni modesti lavori televisivi, è tornato al cinema nel 1987 con Malacka e, due anni dopo, con il notevole Fallgropen (La trappola), che descrive i turbamenti sentimentali di un insegnante di religione. Ha quindi realizzato Alfred (1995), un'ampia e interessante biografia di Alfred Nobel.

CATEGORIE
TAG

Ingmar bergman

Alfred nobel

Stoccolma

Hollywood

Incesto