ORELLI, Vincenzo Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ORELLI, Vincenzo Angelo

Francesco Franco

ORELLI, Vincenzo Angelo. – Nacque a Locarno, Canton Ticino, il 10 aprile 1751 da Giuseppe Antonio e da Maria Gerolama de’ Leonibus (Mangili, 1973, p. 7).

Nel 1759 si trasferì a Bergamo, dove il padre aveva aperto una fiorente bottega, e qui, insieme al fratello Baldassarre (1745-1805) e ad altri collaboratori, il giovane artista apprese le tecniche dell’arte pittorica, dimostrando una precoce abilità (ibid.).

Verso il 1772, probabilmente coadiuvato dal fratello specializzato nelle quadrature, eseguì la decorazione murale dell’oratorio dei morti a Cavenago (Bergamo; ibid., p. 8), rappresentando la Decollazione del Battista, la Maria Maddalena in estasi e la Deposizione di Cristo (nei quali è ben apprezzabile l’influenza di Giovanni Battista Tiepolo), e altri temi nel medaglione centrale del soffitto e sui pennacchi (tutti in cattivo stato di conservazione o perduti). Nella parrocchiale, nei pressi dell’oratorio, firmò e datò (1772) la pala a olio che campeggia sull’altare, raffigurando, con impostazione spaziale ancora sostanzialmente barocca, la Trinità e le anime purganti (ibid., pp. 16-19).

Intorno al 1773 venne incoraggiato a compiere un viaggio di studio a Roma (ibid., p. 8): al 1774 circa sono databili due oli su tela, collocati sulle pareti del presbiterio nella parrocchiale di Malpaga (Bergamo), raffiguranti la Decollazione del Battista e Predica del Battista. L’anno seguente realizzò un importante ciclo, composto da sette tele sagomate con i Dolori della vergine (Varmo, chiesa di S. Lorenzo Martire) eseguite a Bergamo e destinate al coro ‘interiore’ delle monache nel monastero dei Sette dolori di Udine, firmate e datate 1775 (restaurate fra il 1966 e il 1970), sulle quali scrisse, con orgoglio, consapevole della precoce abilità raggiunta, la sua giovane età di 24 anni (SIRPAC, schede OA).

Subito dopo ricevette numerose commissioni sacre che testimoniano quanto fosse introdotto negli ambienti dell’élite culturale locale (Zatti, 1990, p. 454). Al 1775 si può far risalire l’esecuzione degli affreschi nella parrocchiale di Villa al Serio (Bergamo), aventi per soggetto i Dolori della Vergine. Delle quattro formelle superstiti, provenienti dagli originari sette affreschi strappati e riportati su tela nel 1927, in seguito all’esecuzione dei lavori di ampliamento della chiesa, una riporta la sigla VOP, sicuramente interpretabile come «Vincenzo Orelli Pinxit» (Mangili, 1973, pp. 22 s., 136). Nella stessa sede, precisamente nell’oratorio di S. Lorenzo, dietro il presbiterio della parrocchiale, sono collocate quattordici stazioni della Via crucis (databili sempre intorno al 1775), dipinte a fresco, in cattivo stato di conservazione, nelle quali emerge una certa fretta di esecuzione, riscontrabile anche dall’intonaco di supporto a grana larga, sul quale sono ben visibili, soprattutto nelle architetture dipinte, i segni del graffito usato per il riporto dai cartoni.

Circa al 1776 è databile la pala nella parrocchiale di Vertova (Bergamo), raffigurante la Trinità adorata da angeli, santi e anime purganti, dove è riscontrabile una probabile collaborazione fra Vincenzo (al quale spetterebbero le figure della Trinità, l’armonizzazione dei ritocchi, le velature e il piccolo paesaggio sullo sfondo) e suo padre Giuseppe, ideatore della composizione e delle restanti figure (ibid., p. 25). Nel 1779 firmò «V.OR Locarnensis» un Ritratto della monaca Anna Teresa Rivola (Bergamo, monastero Matris Domini), eseguito da cadavere, come attestano l’iscrizione esplicativa dell’identità del personaggio e l’incarnato della suora, dotato dell’atarassia tipica della ritrattistica funebre; frutto di un eccellente virtuosismo iper-realista appaiono le mani, tratte molto probabilmente, come ha ben evidenziato la critica, per anatomia e dimensioni, da un giovane modello maschile (ibid., pp. 25 s.). L’anno seguente firmò e datò l’affresco raffigurante il Sogno di Giacobbe, nella canonica del duomo di Bergamo, sotto il soffitto dello scalone, dotando l’opera di tutti quegli elementi tipici del suo stile: attenzione alla narrazione e al paesaggio, forte uso di scorci e dinamismo lineare di derivazione neoclassica (ibid., pp. 26, 28). Sempre nel 1780, sopra il coro nella chiesa parrocchiale di Orio al Serio (Bergamo), siglò e datò la Comunione degli apostoli e La chiesa e i nuovi popoli, di cui esiste uno studio a olio nel Museo diocesano di Bergamo; ibid., p. 133), riproponendo la tipologia della santa regina da L’apparizione di s. Teresa alla regina Maria I (Lisbona, basilica della Estrela) di Pompeo Batoni (Facchin, 2009, p. 216).

È datata al 1785 l’Annunciazione di Maria, per il presbiterio della chiesa delle Terziarie di Zogno (Bergamo), nella quale spicca l’estrema levigatezza della pittura delle figure, non accompagnata da una naturalezza di atteggiamenti corporei (Mangili, 1973, pp. 28 s.). Nel 1787, sul soffitto della sagrestia nella parrocchiale di Urgnano (Bergamo) realizzò un affresco, datato e siglato, raffigurante La lavanda dei piedi, ambientando la scena in un suggestivo scorcio prospettico d’impostazione neoclassica, dove le figure sono sospese sull’osservatore, la cui attenzione è catturata anche dall’abilità dell’artista di rendere la luminosità delle materie degli oggetti, posti in bilico sulla soglia della rappresentazione (ibid., pp. 31, 34).

Dal 1788 al 1790, nella parrocchiale di Treviolo (Bergamo), lavorò al vasto ciclo di affreschi della navata aventi per soggetto le Storie di s. Gregorio (alcuni firmati e datati), ai Misteri del Rosario, nella cappella della Madonna del Rosario, e ad altre opere.

Dagli affreschi emerge ormai un pittore maturo, pienamente neoclassico nella rappresentazione delle architetture fortemente scorciate e nella scelta dei costumi dei personaggi ispirati al periodo della Roma antica, ma capace anche di citare con gusto episodi della migliore pittura tonale veneta (ibid., pp. 50, 53) e in grado, come nel Martirio di s. Gregorio, di rinunciare alla scenografia delle architetture in favore di una narrazione resa avvincente dalla sapiente composizione delle anatomie umane, dei colori dei panneggi, della luminosità e della definizione prospettica degli oggetti. Fra gli affreschi dei piedritti dell’altare di S. Giorgio si segnalano Le anime purganti, la cui parte superiore rivela uno sguardo ai colori e alle forme di Tiepolo (ibid., p. 58); sopra l’altare della Vergine del Rosario, Orelli illustra elegantemente la scena sacra con un preziosismo cromatico di turchini, celesti e rossi, di gusto rococò (ibid., p. 58). Fra le altre opere eseguite negli stessi anni, in questa sede, si segnala il grande ciclo degli affreschi della canonica, su due piani: al piano terra, fra una architettura in finto marmo e lesene dipinta a trompe-l’oeil, emergono i soggetti della Vita di s. Pietro; mentre al primo piano spiccano per qualità pittorica le grisaille.

Nel 1790 ricevette una commissione privata per la decorazione dell’interno di palazzo Crespi (ora Locatelli) a Bergamo: rappresentò, al piano nobile, in cinque medaglioni (uno sul soffitto dello scalone e gli altri in quattro stanze), soggetti gravitanti attorno al tema di Arianna abbandonata e i Doni di Prometeo all’uomo (alcuni firmati e datati 1790; ibid., p. 130). Nel 1793 ricevette il pagamento per il complesso di affreschi eseguiti sulla volta della parrocchiale di Berbenno (Bergamo), per aver rappresentato, entro le quadrature del fratello Baldassarre, la Gloria di s. Antonio abate nella cupola, attorniato da Evangelisti e Profeti nei pennacchi, ed episodi biblici come il Sacrificio di Melchisedec sopra l’ingresso.

In quest’ultima scena scelse, come di consueto, un suggestivo sotto in su, ponendo una natura morta di oggetti e alcune figure ai margini dello spazio della rappresentazione pittorica per ottenere il coinvolgimento emotivo dell’osservatore nella scena sospesa in alto (ibid., pp. 45-49).

Nel 1794 a Serina (Bergamo) eseguì l’olio su tela Pietà con s. Rocco e s. Giovanni Evangelista, siglato e datato, per la cappella dell’oratorio maschile (ibid., pp. 72, 134), e l’anno successivo, con la medesima tecnica, l’ex-voto Intercessione di s. Gerolamo Miani, per il santuario di S. Gerolamo a Somasca, in cui emerge una materia pastosa in molte zone degli sfondi, che diventa estremamente sottile e levigata nelle definizioni degli incarnati e della trasparenza dei tessuti, senza rinunciare a piccoli tocchi virtuosistici di pigmento per conferire luminosità e tridimensionalità (ibid., pp. 72 s.). Sempre nel 1795, ancora insieme al fratello, affrescò, apponendo firma e data, l’abside della chiesa di S. Giulia a Bonate Sotto (Bergamo), raffigurando il Crocifisso con s. Giorgio, s. Giulia e le anime purganti, s. Sebastiano, s. Rocco e altre figure; nel 1797, per l’oratorio della chiesa di S. Bernardino a Bergamo, realizzò l’olio su tela Immacolata con s. Luigi e S. Giuseppe Calasanzio e il coevo ciclo di affreschi nell’abside della cupola della parrocchiale del paesino di S. Antonio d’Adda, raffiguranti la Crocifissione(siglata e datata) e la Gloria di s. Antonio abate, oltre a virtù e figure allegoriche nei pennacchi. Nel 1798 firmò e datò l’olio su tela raffigurante la Comunione di Maria Maddalena, collocato nel coro della parrocchiale di Tavernola Bergamasca, una delle tele di maggiore dimensione finora conosciute. Negli stessi anni a Treviolo, nella chiesina dell’oratorio maschile, eseguì S. Antonio da Padova (firmato e datato 1798) e Cristo portacroce (probabilmente coevo). Sono analogamente databili a questi anni l’affresco nell’oratorio laterale al presbiterio della parrocchiale di Seriate (Bergamo) avente per soggetto l’Elevazione delle anime del purgatorio e una pala dipinta a olio su tela raffigurante Gesù bambino fra santi e devoti (ibid., p. 74 s.); analogamente eseguiti alla fine del secolo appaiono gli affreschi allegorici delle stanze di palazzo Marchiò Seghezzi a Bergamo (ibid., p. 18). Nel 1799 siglò e datò l’olio su tela Crocifisso con s. Luigi Gonzaga e s. Ignazio da Loyola, avente funzione di cortina avvolgibile per la nicchia di un altare della parrocchiale di Borgo Canale (Bergamo); nello stesso anno siglò e datò per la canonica di Zogno, all’epoca casa Marconi Maffeis, la Fucina di Vulcano, una pittura murale posta come sopracamino. Nel 1800 a Bergamo, per la prima cappella a sinistra della chiesa di S. Rocco, siglò e datò S. Giuseppe col Bambino, uno dei lavori che ben testimonia le maggiori qualità che l’artista ha ormai raggiunto: l’elegante equilibrio cromatico e compositivo, la capacità di rendere gli stati d’animo nelle espressioni dei volti e il virtuosismo nella resa dei particolari. Nel 1803 nella parrocchiale di Oltre il Colle (Bergamo), eseguì gli affreschi raffiguranti la Gloria di s. Bartolomeo sulla cupola centrale e sulla cupola del presbiterio illustrò il Sacrificio di Abramo oltre a altre figure meno leggibili a causa di alcuni rifacimenti. Nello stesso anno, nella chiesa di Grimoldo della stessa località, firmò e datò la Natività di Maria e la Natività di Gesù (oggi strappati, riportati su tela e in scarso stato di conservazione). Sempre nel 1803, per la parrocchiale di Vilminore di Scalve (Bergamo), dipinse S. Antonio Abate (ibid., pp. 84-90). Nella navata della basilica di S. Martino di Alzano (Bergamo), nella cui sacrestia si conserva un’Annunciazione (olio su tela, siglata e datata 1803, proveniente dalla chiesa di S. Pietro Martire dello stesso paese), fra il 1803 e il 1805 eseguì un ciclo di allegorie affrescate sulle vele delle navate minori, una Trinità nella cupola del presbiterio e un’Annunciazione sotto l’imbotte fra la navata centrale e il presbiterio (ibid., p. 93 s.). Nel 1804, per la canonica di Treviolo, dipinse l’olio su tela, firmato e datato, La Maddalena nel deserto (Bergamo, Museo diocesano). Nel 1806 realizzò, con un linguaggio sostanzialmente neoclassico, caratterizzato da una certa rigidità anatomica e dalla consueta attenzione virtuosistica ai particolari degli oggetti, il Ritrattodi Giovanni Piazzoni (Bergamo, Istituto Conventino). Nel 1808 per la parrocchiale di Gazzaniga (Bergamo) siglò e datò una Pietà, alla quale è stata aggiunta una fascia inferiore di un altro autore anonimo; un’ Assunzione, sull’altare principale, nella quale si manifestano tutte le caratteristiche migliori della sua pittura (ibid., pp. 97-101); la Gloria di s. Bartolomeo nella cupola del presbiterio, Evangelisti e Padri della chiesa nei pennacchi e una Crocifissione nel catino absidale. Nel 1811 siglò e datò Trinità con s. Pietro e s. Paolo per la parrocchiale di Bariano (Bergamo).

Numerose sono le opere firmate da Orelli o attribuitegli, con sicurezza o con buona probabilità, dagli studiosi, mentre allo stato attuale risulta esiguo il numero di disegni certamente di sua mano, fra i quali si segnalano quelli conservati nelle Civiche raccolte del Castello di Milano (Mangili, 1978, pp. 14-20; Id., 1973, pp. 105-121). Fu anche autore di racconti e talvolta ideatore di iconografie rare per l’epoca, come le Virtù in mongolfiera, affrescate, circa negli anni Novanta, sulla volta della sagrestia della parrocchiale di Zogno, frazione di Grumello de’ Zanchi (Zatti, 1990, p. 493; Facchin, 2009, pp. 221 s.).

Morì a Bergamo il 21 gennaio 1813.

Fonti e Bibl.: V. Gilardoni, I pittori Orelli da Locarno, Bellinzona 1941 (con bibliografia precedente); R. Mangili, Il pittore ticinese V. A. O., Bergamo 1973 (con bibl.); R. Mangili, Aggiunte per V.A. O., in Antichità viva, XVII (1978), 2, pp. 11-20; M. Carminati, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, II, p. 813 e ad. ind.; S. Zatti, V.A.O., in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Settecento, III, Bergamo 1990, pp. 454-535 (con bibl. e regesto); R. Mangili, La presenza a Bergamo di Filippo Comerio, ibid., IV, 1996, pp. 553 s., 557; Id., Vincenzo Bonomini, ibid., V, 1995 pp. 5, 8, 14; 84 s., 89, 93, 98, 111 e ad ind. (con bibl.); V. Gheroldi, Pratiche di Giuseppe Antonio Orelli, in Mirabilia Vicomercati. Itinerario in un patrimonio d’arte. L’età moderna, a cura di P. Venturelli - G.A. Vergani, Venezia 1998, pp. 309-329 (con bibl.); R. Mangili, Riflessi della contrapposizione al giansenismo in un inedito di Vincenzo O., in Arte lombarda, 2007, n.s., n. 2, pp. 97-101; S. Martinoli, O.V.A., in Dizionario storico della Svizzera, 2008, http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I25603.php; L. Facchin, Gli Orelli a Bergamo, in Arte&Storia, X, (2009), 44, pp. 210-235 (con bibl.); S. Cortinovis, Artisti ticinesi attivi nelle chiesa della Beata Vergine del Giglio o “de’ Rastelli” a Bergamo, ibid., p. 146 s.; Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, SIRPAC (Sistema informativo regionale del patrimonio culturale), O. V, schede OA, numeri di catalogo generale (NCTN) 23144 (con bibl.), 24603-24608.

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