BANDELLI, Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BANDELLI (Bandello), Vincenzo

Angelico Ferrua

Nacque a Castelnuovo Scrivia (Alessandria) nel 1435 ed entrò, ancora adolescente, tra i predicatori nel convento di Bologna, focolaio della riforma nella Congregazione lombarda. Compiuti brillantemente gli studi filosofici e teologici, nel 1471 venne preposto alla formazione degli studenti domenicani e nel 1478 lo troviamo insegnante nello Studio generale di Bologna col titolo di baccelliere. La solida preparazione scientifica nonché un gagliardo rigore polemico avevano già reso celebri le sue "disputationes", tanto che, a detta di chi gli visse accanto (Leandro Alberto, Sebastiano di Ovedo, Taeggio), ben pochi si arrischiavano ad attaccare il ferrato teologo che pareva uscire da ogni incontro più agguerrito ("nunquam victus", dice il Quétif). Proprio il successo conseguito a Roma, in una disputa svoltasi nel 1484 alla presenza di Innocenzo VIII, indusse il pontefice a conferirgli, seduta stante, il massimo riconoscimento contemplato dalla legislazione scolastica domenicana: il magistero in teologia. Il B. fu inquisitore a Bologna (1490), due volte vicario generale della Congregazione lombarda (1489 e 1493), due volte priore a Bologna e due volte a Milano, a S. Maria delle Grazie. Nel refettorio di questo convento fra il 1495 e il 1497 Leonardo dipinse la Cena, mentre, nello stesso periodo, vi era ospitato l'ancor giovane Matteo Bandello, il celebre novelliere, nipote, secondo la tradizione, del priore Vincenzo.

Nel 1500 Alessandro VI nominò il B. vicario generale dell'Ordine. Fu un gesto indicativo: nel Capitolo generale romano, apertosi il 30 maggio dell'anno successivo "per viam scrutinii, unanimiter et concorditer et pacifice", egli fu eletto trentaseiesimo maestro generale. In quel difficile momento storico, scelta migliore non poteva farsi. Lo comprovò il neo-eletto chiamando immediatamente quale procuratore fra' Tommaso de Vio, il Gaetano, che gli sarebbe succeduto nella carica generalizia. Il B. si presentava con credenziali d'incontestabile valore: "in cunctis sanctitatis pacisque et charitatis praeferens signa" dice il contemporaneo fra' Sebastiano di Ovedo; e ancora: "reformandique Ordinis iam pridem ferventi desiderio aestuans". Gli atti dei capitoli generali di Roma (1501) e di Milano (1505) da lui presieduti mostrano chiaramente la vastità dell'impresa cui egli si accinse: promuovere la rinascita del genuino ideale apostolico (predicazione, officiatura corale, pratica della povertà, osservanze monastiche); ridonare allo studio la preminenza incontrastata su ogni altra attività, improntandolo alla massima ortodossia scolastica (a tal fine volle che le giovani reclute dell'Ordine si formassero esclusivamente sull'insegnamento di s. Tommaso d'Aquino); infine, visitare personalmente - come i primi maestri generali - le varie case dell'Ordine (gli riuscì di visitare le province di Francia, Belgio, Spagna e Italia). Il breve generalato del B. va quindi ritenuto tra i più densi e operosi nella storia dell'Ordine dei predicatori. Per la prima volta, tra il 1505 e il 1506, le Costituzioni domenicane videro la luce attraverso la stampa, corredate da un commento e da documenti di particolare utilità ai religiosi.

Nel vivace rinfocolare della disputa sull'Immacolata Concezione, il B. sì schierò risolutamente contro il privilegio. Èimpossibile riassumere, senza correre il rischio di deformarle, le alterne e complesse vicende di tale questione che aveva cominciato a delinearsi fin dal 1465. Sisto IV papa francescano (1471-1484), intervenne nel dibattito con una bolla che vietava di ritenere empio ed eretico (erano le parole dei B.) chi sostenesse il privilegio. L'intervento del pontefice parve ai teologi anti-immacolatisti, che costituivano ancora la maggioranza, un'ingerenza partigiana. Sulla scia dei suoi confratelli Giovanni di Torquemada e Giovanni di Motzon, il B. pubblicò anonimo nel 1475, a Milano, un Libellus recollectorius de veritate conceptionis beatae virginis Mariae, in cui apertamente affermava: "impium est tenere beatam virginem non fuisse in peccato originali conceptam"; "virginem Mariam non solum peccavit de debito, sed etiani de facto". La conclusione dell'opera, tuttavia, era più conciliante delle premesse e meno severa delle asserzioni di Giovanni di Motzon: "Opinio antiquorum doctorum est magis pia et securior quam opinio quorumdam modernorum". E quando Sisto IV diede la prima approvazione a un ufficio dell'Immacolata (26 apr. 1476), composto dal francescano Leonardo di Nogarola, il B. rispose immediatatamente con un contro-ufficio in cui si parlava di santificazione"post animae infusionem". Intanto la lotta assumeva dimensioni più vaste e nel 1481 il teologo domenicano pubblicava a Bologna un secondo lavoro polemico: Tractatus de singulari puritate et praerogativa conceptionis Salvatoris nostri Iesu Christi (due edizioni senza data né luogo), ampliato poi nel Liber ducentorum et sexaginta sanctorum, virginem Mariam in originali peccato fore conceptam dicentium, dicta continens (edito a Lubecca, verso il 1485): in esso, con rara efficacia polemica, non schiva da mordaci ironie, il B. smantellava sistematicamente le posizioni scotiste. Tuttavia, nel Tractatus, egli è più guardingo ed escogita una distinzione per giustificare gli autori contrari: la "conceptio" di cui costoro parlano, non sarebbe propriamente la "conceptio physica", bensi "secundum spiritum qua fuit concepta Deo". L'Ordine non adottò mai l'ufficio della Santificazione; sarebbe spettato al successore del B., al meno impetuoso, ma più profondo Gaetano, di aprire la strada per un'integrazione razionale del privilegio alla teologia tomista.

Logorato dallo studio e dalle fatiche del governo, il B. morì il 27 ag. 1506, ad Altomonte (Cosenza), mentre visitava il convento di quel luogo. Per interessamento del nipote Matteo il corpo del maestro generale venne trasportato einumato nella basilica di S. Domenico Maggiore, in Napoli.

Al B. si attribuiscono pure altre opere ancora inedite, tra cui Quod beatitudo hominis in actu intellectus et non in voluntate essentialiter consistit; Opusculum de potestate papae; Multae in theologiam quaestiones.

Fonti e Bibl.: Fratris Sebastiani de Almeda, Chronica Ord. Praed, in Analecta s. Ord. Fr. Praed., XLIII (1935), pp. 115-120; Acta Capitulorum generalium Ord. Praed., a cura di B. M. Reichert, III, Romae 1900, passim; IV, ibid. 1901, passim; Monumenta Ord. Fratr. Praed. historica, XXI, Romae 1947, vv. 63, 162, 172; A. Leandrus, De viris flustribus Ord. Praed., Bononiae 1917, p. 46; I. Quétif-I. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, II, Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 1 s.; E. Masi, Matteo Bandello, Bologna 1900, pp. 166-177; D. A. Mortier, Histoire des Maîtres généraux de l'Ordre des Frères Précheurs, V, Paris 1911, pp. 66-127 (con bibl.); I. Taurisano, Hierarchia Ordinis Praedicatorum, Romae 1916, p. 16; A. Walz, Compendium Historiae Ord. Praed., Romae 1948, passim; A. Duval, La dévotion mariale dans l'Ordre des Frères Précheurs, in Maria, II(1952), pp. 760 ss.: Dict. de Théol. Cathol., II, coll. 139 s.; VII,1, coll. 1120-1124; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll. 483 s.

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