VINCENZO di Beauvais

Enciclopedia Italiana (1937)

VINCENZO di Beauvais (Bellovacensis)

Fausto Ghisalberti

Scrittore domenicano, nato forse a Beauvais verso il 1190, e morto forse a Parigi nel 1264. In questa città aveva preso l'abito domenicano prima del 1220, dandosi tutto alla compilazione della sua gigantesca opera lo Speculum maius, dedicato a Luigi IX di Francia che lo aveva sussidiato nell'ardua impresa. Dal re stesso fu nominato lector nel monastero di Royaumont sull'Oise, fondato da Luigi nel 1228. Pare che in questa carica egli non avesse soltanto l'ufficio d'impartire la teologia ai monaci, ma anche quello di predicare in corte, di fare dotte ricerche e infine di fungere da consulente pedagogico per la famiglia reale. A questa consulenza pedagogica mira infatti il suo libro sull'arte di educare i principi reali; libro che fu da lui composto a richiesta della regina, pur non esercitando l'ufficio di precettore aulico.

Deve la sua fama allo Speculum maius, la più vasta tra le enciclopedie medievali, vero specchio di tutto lo scibile del tardo Medioevo. Quanto alla materia, l'opera di V. non è che un grandioso musaico di sentenze e di citazioni da autori antichi e medievali, alcuni direttamente conosciuti, altri attraverso gli enciclopedisti che lo precedettero o per mezzo dei cosiddetti florilegia, preziose raccolte di citazioni disposte per autori o per soggetti che tennero un posto importante nella cultura del suo tempo. Né egli ci nasconde che per alcune parti, come per es., Aristotele, gli atti dei martiri, ecc., dovette servirsi della collaborazione di colleghi monaci o di semplici scribi, che non seppero contenersi nei limiti imposti dalla brevità. L'epiteto di maius fu aggiunto dall'autore per la necessità di distinguerlo da una precedente e minore sua compilazione: Speculum vel Imago mundi, che dovette essere una forma abbreviata dello Speculum maius o di una delle parti nelle quali questo si divide. Esse sono tre: I. Naturale, in 32 libri, che dà una visione scientifica dell'universo inquadrata nel racconto biblico della creazione, e tratta perciò anzitutto di Dio e dei suoi attributi, degli angeli e dei diavoli, e quindi, giorno per giorno, della luce, del firmamento, del fuoco, aria, acqua e terra, minerali, piante, animali, e particolarmente dell'uomo studiato nell'anima, nel corpo e nei suoi rapporti con Dio; II. Doctrinale, in 17 libri, che si fonda sulla tesi secondo la quale mediante la dottrina l'uomo può elevarsi dall'abisso in cui lo ha precipitato il peccato originale, e che fornisce all'uopo una nozione generale di tutte le arti e scienze, logiche e pratiche, dalla pedagogia alla pollicoltura, dalle leggi alla strategia; III. Historiale, in 31 libri, che, procedendo cronologicamente, offre una storia del mondo da Adamo sino ai tempi dell'autore, soprattutto avendo riguardo all'aspetto culturale. Nella sua forma primitiva, rappresentata dal ms. di Digione 568, l'opera consisteva di due parti soltanto: Naturale e Historiale, e in questo suo assetto preliminare era certamente compiuto entro l'anno 1244. Fu in quest'anno appunto che, per esaudire i voti dei suoi amici, pubblicò un'epitome della parte storica che chiamò Memoriale, anche in questo libro, come nel precedente, conducendo l'esposizione storica sino al 1244. Accintosi alla preparazione della forma definitiva dell'opera, egli avrebbe voluto ridurla in proporzioni meno vaste, ma dovette desistere da questo proposito e ricorrere invece all'espediente di dividerla in tre parti, tagliando in due il Naturale e dando a questa nuova sezione che ne risultava il nome di Doctrinale. Aggiunse poi un sommario dell'Historiale alla fine del Naturale, e uno del Naturale e del Doctrinale al principio dell'Historiale, cosicché i lettori che non potevano permettersi la spesa di possedere tutte le parti avessero il mezzo di conoscere dall'una il contenuto dell'altra. Solo il Doctrinale rimase, per la sua minore importanza, sprovvisto di tale sussidio. Infine, preponendo il "prologo generale" a ciascuna delle tre parti, le rese in certa guisa indipendenti l'una dall'altra. In questa redazione ultima gli avvenimenti sono riferiti sino al 1250, ma certamente l'opera non poté essere pubblicata che dopo il 1253, e probabilmente tra il 1256 e 1259. Malgrado la sua mole, l'opera subì un ulteriore ampliamento con l'aggiunta dello Speculum morale che è una trattazione di etica e di teologia. Questa quarta sezione, già ritenuta autentica, è ora invece riconosciuta come affatto spuria, e aggiunta nel sec. XIV da un ignoto autore, il quale, a impedire che la grande enciclopedia rimanesse in ritardo rispetto al grande incremento dello scolasticismo segnato dalla pubblicazione della Summa di S. Tommaso, provvide a rammodernarla aggiungendovi questa parte dove si fa largo uso dell'opera dell'Aquinate che non aveva potuto essere accessibile a Vincenzo. Né la vicenda dello Speculum si chiuse con questa postuma revisione, ché l'immensa compilazione, e specialmente l'Historiale, venne spesso escerpita o abbreviata con o senza il nome del vero autore. Essa rimase fino al sec. XVIII la più importante opera del genere, cui attinsero in notevole misura Iacopo da Varazze per il materiale agiografico, Jean de Meung, G. Chaucer, J. Gower, moralisti e favolisti, per esempî e citazioni: cosicché lo Speculum getta molta luce sull'estensione e sulla natura della cultura latina dell'epoca sua, e dimostra con la copia di citazioni dalla letteratura pagana che ogni ostilità medievale contro i classici era del tutto cessata, e che ormai gli scrittori pagani godevano eguale autorità di quelli cristiani. Diffusosi largamente per i mss. e per le stampe, l'ultima delle quali (e più scorretta) è quella di Douai (1624), ebbe anche, limitatamente all'Historiale, una traduzione francese di Jehan du Vignay (1328), stampata a Parigi nel 1495-96 e ristampata nel 1531, altre catalane, spagnole e tedesche, e persino in versi olandesi. V. di B. scrisse anche un trattato De eruditione filiorum regalium, composto prima del 1249, e per molto tempo oscurato dall'analogo libro del contemporaneo C. Perrault che vi attinse in notevole misura. Fu stampato nel 1477 e nel 1481, e tradotto in tedesco nel 1819. Infine V. di B. dettò un Tractatus consolatorius de morte amici, indirizzato a S. Luigi, sulla morte d'uno dei suoi figli nel 1260.

Ediz.: 1ª ed. compl. dello Speculum a cura di Mentelin da Strasburgo, 1473-76; la 2ª a cura di Koberger, Norimberga 1483-86; quindi Venezia 1493-94 e 1591; ultima l'ed. a cura di Douai del 1624. Edizioni parziali a cura di Mentelin (senza il Doctr.) e a cura di A. Rusch (senza il Mor.) dal 1472-3 al 1476; dell'Hist., Augusta 1474; Natur., Strasburgo 1481; Mor., Colonia 1477.

Bibl.: I. Echard, Script. ordin. praedicator., I (1719), pp. 212-40; Daunou, in Hist. Litt. d. l. France, XVIII (1835), pp. 449-519; cfr. anche XXX pp. 365 e 378; XXXII, pp. 745-48; F. C. Schlosser, V. v. B., Hand- u. Lehrbuch f. könig. Prinzen, Francoforte 1819 (traduz.); J. Bourgeat, Études sur V. d. B., Parigi 1856; E. Boutaric, Examen des sources du S. Histor., ecc., ivi 1863; R. Friedrich, V. v. B. als Pädagog, ecc., Lipsia 1883; G. Bientinesi, in Atti R. Accad. Torino, LI (1915), pp. 1411-30; LII (1916), pp. 191-207; C. Oursel, in Bibl. Écol. Chartes, LXXXV (1924), pp. 251-62; A. Marigo, in Giorn. stor. d. letter. ital., LXVIII (1916), pp. 1-42, 289-326; L. Lieser, V. v. B. als Kompilator u. Philosoph, in Forschungen z. Gesch. d. Philos. u. Pädag., III, i, Lipsia 1928; A. Steiner, G. Perrault and V. of B., in Speculum, VIII (1933), pp. 51-58; B. L. Ullman, A Project for a new Edition of V. of B., ibid., pp. 312-26; P. Aiken, V. of B. and Dame Paterlote's, ecc., ibid., X (1935), pp. 281-87.