DIAMARE, Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)

DIAMARE, Vincenzo

Oriana Leri

Nacque a Napoli, da Andrea e Tommasina Silvestri, il 3 apr. 1871. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia della sua citta, nel 1892, ancora studente, cominciò a frequentare l'istituto di anatomia comparata diretto da S. Trinchese, che lo presentò ad A. Dohrn, allora direttore della stazione zoologica. Questo istituto era in quel periodo frequentato da eminenti personalità, tra cui H. A. E. Driesch, I. Apáthy e A. Bethe, il fisiologo che nel 1897 isolò per primo le neurofibrille entro il citoplasma delle cellule nervose. Il D. si laureò nel 1896, e già l'anno seguente era primo coadiutore della cattedra di biologia e zoologia nell'università di Napoli, diretta da A. Della Valle. Chiamato nel 1902 a dirigere temporaneamente la cattedra di anatomia e fisiologia comparata dell'università di Camerino, dal 1906 al 1908 diresse la cattedra di zoologia e anatomia comparata a Perugia, quindi si trasferì all'università di Siena, ove ebbe tra i suoi allievi G. Cotronei. Nel 1923 fu chiamato all'università di Pisa e due anni dopo in quella di Napoli a dirigervi la cattedra di istologia, fisiologia generale ed embriologia, già egregiamente tenuta da G. Paladino. Dedicatosi con passione alla cura del suo istituto, lo rese una attiva sede di ricerca cui si formarono numerosi allievi divenuti poi cattedratici. Quando lasciò l'insegnamento, nel 1942, il D. venne insignito della medaglia d'oro al merito della scuola.

Il D. fu un attivissimo e brillante ricercatore: particolarmente attratto dagli studi di morfologia, condusse numerose indagini affrontando una varietà impressionante di temi, tale da renderne difficile una esposizione sommaria. Partendo dal campo dell'anatomia comparata egli si dedicò successivamente a ricerche di fisiologia e istologia sempre con la finalità ultima di risolvere i grandi problemi della patologia.

Ancora studente, condusse studi sull'anatomia e la fisiologia dei cestodi del genere Dipylidium, sull'anatomia patologica delle lesioni parassitarie e sulle funzioni dell'ovaio in Davainaea Tetragona (Note sui cestodi, in Boll. d. Soc. d. natural. in Napoli, s. 1, VII[1893], pp. 9-60; Il genere Dipylidium Lt. Memoria, in Atti d. R. Acc. d. scienze fisiche e mat. (Napoli), s. 2, VI [1893], memoria VII; Le funzioni dell'ovario nella Davainaea Tetragona Molin. Nota, ibid., pp. 213-217; Bemerkungen über Dipylidienlarven, in Zentralblattf. Bakter., Parasitenkunde u. Infektionskrankh., XVI[1894], pp. 565 s.). In quel periodo cominciò anche a impostare un'importante ricerca comparativa sulla struttura delle capsule surrenali: a lui si deve la dimostrazione che nei Teleostei i cordoni cellulari solidi del rene cefalico (pronefro) rappresentano non formazioni di sostanza corticale surrenale, come comunemente si riteneva, bensì un organo speciale "coordinato con la funzione midollare cromaffine del surrene", mentre i cordoni cellulari del mesonefro, conosciuti come corpuscoli di Stannius, sono l'equivalente della corticale del surrene nei Vertebrati e dell'interrene nel pescecane: successive indagini istochimiche condotte da vari altri autori avrebbero confermato la presenza di sostanza cromaffine e di lipoidi nei corpuscoli di Stannius (Icorpuscoli surrenali di Stannius ed i corpi del cavo addominale dei Teleostei, in Boll. d. Soc. d. natural. in Napoli, s. 1, IX[1895], pp. 10-24; Ricerche intorno all'organo interrenale degli elasmobranchi, ed ai corpuscoli di Stannius dei Teleostei. Contributo alla morfologia delle capsule surrenali. Memoria, in Memorie d. Soc. d. scienze, s. 3, X [1896], pp. 173-200; Relazione sulle memorie inviate pel concorso al premio Tenore1901 intorno al tema delle capsule soprarenali. [Sviluppo, struttura e funzioni]. Vincitore dott. V. D., in Atti d. R. Acc. Pontaniana di Napoli, VIII[1903], pp. 1-6; L'organo interrenale, i corpuscoli di Stannius del mesonefro, i cordoni epiteliali ed il tessuto cromaffine del rene cefalico dei Teleostei. Nuovo contributo alla morfologia degli equivalenti corticali e midollari surrenali, in Atti d. R. Acc. d. scienze fisiche e mat. (Napoli), s. 2, XIX [1933], memoria VI; Cordoni cellulari pronefrici e corpuscoli di Stannius dei Teleostei, ibid., XX[1934], memoria VI).

Degne di rilievo furono pure le ricerche che il D. condusse sull'istologia e la fisiologia del simpatico, sulla morfologia comparata dei vasi splancnici e sul sistema linfatico degli Elasmobranchi (Sulla costituzione dei gangli simpatici negli Elasmobranchi e sulla morfologia dei nidi cellulari del simpatico in generale, in Anatomischer Anzeiger, XX[1902], pp. 418-429, Contributo all'anatomia comparata del sistema linfatico. I linfatici splancnici in Torpedo Marmorata. Mem., in Intern. Monatschr. für Anat. und Physiol., XXX [1913]; Contr. all'istologia del simpatico, in Atti dell'8º congr. d. Soc. ital. di neurol., Napoli, 10-12apr. 1929, Siena 1930, con M. De Mennato; Il sistema nervoso simpatico. Ammissioni e realtà [in anatomia, morfologiacomparata, fisiopatologia e clinica], in Quad. di anatomia pratica, s. XIV [1958], pp. 1-72). Il D. fu anche autore di indagini anatomiche sulle anomalie del cuore e dei grossi vasi e sull'"ectopia cordis" (Sullo sviluppo del cuore e dei grossi vasi in rapporto a qualche anomalia, in Ass. napol. d. medici e naturalisti, 28 apr. 1937) e di una serie di ricerche istologiche con cui poté dimostrare che nella fibra muscolare striata le bande chiare anisotrope delle miofibrille coincidono, sia nei Vertebrati sia negli Invertebrati, con la banda Q di Rollet e che nelle fibre endomieliniche la mielina non è del tutto assente ma è estraibile con metodi chimici, osservazioni queste poi convalidate da studi di altri autori; mise inoltre in evidenza che nel cane i rami nervosi sono prevalentemente grigi o prevalentemente bianchi, ma sempre misti (Suicorpi mielinici del sangue e dei muscoli striati e sull'anisotropismo della fibra striata. Memoria terza, in Rivista di biologia, V[1923], 6, pp. 2-16). In vari studi compiuti tra il 1921 e il 1928 dimostrò la inattendibilità dei metodi di dimostrazione istologica dei lipoidi basati sulla insolubilità di tali sostanze indotta dalla metallizzazione e dalla cromizzazione, mettendo in evidenza che i lipoidi che rimangono nei preparati così trattati sono soltanto quelli originati dalle modificazioni di composti proteici e privi di acidi grassi insaturi (Nuove ricerche sui cristalli fluidi lipoidei in presenza di sali cromici e metallici, acidi, ossidanti e coloranti specifici, in Atti d. Soc. toscana di scienze nat., XXXIV [1925], pp. 52-75). Studiò anche il corpo luteo e il tessuto interstiziale dell'ovaio e del testicolo e fu tra i primi a sostenere che non la cosiddetta ghiandola interstiziale endocrina, bensì le cellule germinali sono le produttrici degli ormoni sessuali; mise anche in evidenza la predominanza nei testicoli dei criptorchidi del tessuto interstiziale, il quale avrebbe, tra l'altro, un effetto ormonico sessuale negativo (Le armonie gina-somatiche. Studio critico e ricerche sul tessuto interstiziale, sul corpo luteo ed i grassi e lipoidi genitali, in Arch. di ostetricia e ginecol., s. 2, VIII [1920], I, pp. 441-536; Le cellule interstiziali e di Sertoli del didimo [I nota critica], in Rass. intern. di clinica e terapia, VII [1926], pp. 453-463; Studi e ricerche istofisiologiche e rilievi storico-critici. Memoria 3 [Fibre muscolari striate, lipoidi, cellule tiazinofile, tessuto interstiziale delle gonadi], in Quad. di anatomia pratica, s. XII [1957], pp. 16-49). Il settore di studi in cui emerse come un autentico precursore fu quello delle funzioni endocrine del pancreas. Dopo aver dimostrato, ancora studente, che nei Teleostei il tessuto insulare pancreatico forma corpi capsulati a sé stanti, quasi interamente liberi dalla porzione esocrina, e aver per primo confutato la possibilità della "inversione" dei due tessuti sostenuta da altri, pervenne a una serie di osservazioni, i cui risultati possono così essere sintetizzati: presenza nei cordoni insulari di cellule chiare e cellule scure, che sarebbero in seguito divenute note come cellule alfa e cellule beta; attività endocrina del tessuto insulare in rapporto col metabolismo degli idrati di carbonio; identificazione del diabete in una forma morbosa definita insulopriva; estrazione dal tessuto insulare dei pesci di un prodotto attivo agente in maniera indiretta sulla glicolisi (Studi comparativi sulle isole di Langherhans del pancreas. Memoria I, in Intern. Monatschr. für Anat. und Physiol., XVI [1899]; Memoria II, ibid., XXII [1905]; Sul nuovo indirizzo della questione del rapporto tra pancreas ed economia del glucosio nell'organismo. Rivista storico-critica e ricerche, in Il Tommasi. Giorn. di biol. e med., II [1907], pp. 132-37, 152-55; Sulla funzione endocrina del pancreas e sugli elementi che la disimpegnano, in Arch. di fisiol., V[1908], pp. 253-257; Il pancreas endocrino [revisione storico-critica e ricerche], in Quad. di anatomia pratica, s. X [1954-55], pp. 3-85). Soltanto sedici anni più tardi sarebbero seguiti gli studi di J. J. R. Macleod, F. G. Banting e C. H. Best culminati nell'impiego clinico dell'insulina per la terapia del diabete umano: lo stesso Macleod attribuì al D. la priorità della scoperta che iperglicemia e diabete sono collegati con un'insufficiente funzione di quegli isolotti pancreatici, la cui secrezione è in grado di influire sul metabolismo degli idrati di carbonio (Garbohidrate metabolism and insulin, Toronto 1926, p. 27).

Il D. morì a Napoli il 20 genn. 1966.

Bibl.: Necrol. in Anatomischer Anzeiger, CXIX (1966), pp. 109-118; in Quad. di anatomia pratica, s. 22 (1966), pp. 235-243; A. Ferrannini, Per una priorità, in Riforma medica, XLVII (1931), p. 744; Un secolo di progresso scientifico italiano. 1839-1939, IV, Roma 1939, pp. 32, 298; P. Capra, Sull'italianissima teoria insulare. L'insulina e le ricerche del prof. V. D., in Miscell. di studi e ricerche storico-mediche, Milano-Roma 1942, pp. 141-147.

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