FLORIO, Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FLORIO, Vincenzo

Simone Candela

Secondogenito di Ignazio senior e di Giovanna d'Ondes Trigona, nipote dell'omonimo Vincenzo creatore della ditta Florio, nacque a Palermo il 18 marzo 1883. Alla morte del padre, nel 1891, ereditò insieme col fratello Ignazio junior il grosso patrimonio di famiglia, che comprendeva, tra l'altro, imprese e partecipazioni azionarie. Poco portato verso gli affari, amò viaggiare e fu frequentatore abituale di Parigi, Nizza, Montecarlo e Cannes. Le imbarcazioni di lusso costituivano una delle sue passioni: in famiglia possedevano cinque yacht, tutti arredati con rara eleganza dal mobiliere V. Ducrot.

La passione più grande, quella dell'automobile, lo spinse ben presto a creare una vera scuderia di cui si occupava F. Nazzaro, e ad organizzare corse rimaste famose. Per lui l'agonismo sportivo era fattore di civiltà e forma di eleganza che nulla avevano a che fare con la cruda competizione industriale. Dopo avere partecipato a varie gare in Italia e in Francia, nel 1904 giunse terzo al volante di una Mercedes alla Settimana automobilistica bresciana. Questa manifestazione gli suggerì l'idea, subito discussa con appassionati sportivi lombardi ed approvata con entusiasmo, di un challenge in sette prove, una all'anno. Nacque così la Coppa Florio.

La prima gara si svolse nell'estate 1905 sul circuito Brescia-Cremona-Mantova-Brescia, da ripetersi tre volte, per un totale di oltre cinquecento chilometri. Primo si classificò G. Battista Raggio, che pilotava un'Itala; per un guasto meccanico il F. non andò oltre il nono posto.

Nello stesso tempo il F. progettò di promuovere la conoscenza della Sicilia in Europa con varie iniziative, tra le quali, tuttavia, dovevano primeggiare le attività agonistiche. All'interno di questo progetto diede vita ad una competizione per auto veloci analoga a quella di Brescia, ma con un percorso assai più severo. La scelta cadde sul circuito lungo 166 chilometri che, partendo da Termini Imerese, toccava Cerda, Caltavuturo, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Geraci, Castelbuono e Cefalù (Circuito delle Madonie). Il F. mise in palio premi in danaro e una targa d'oro da assegnare al vincitore, la Targa Florio.

Il 6 maggio 1906 la manifestazione ebbe il suo battesimo con undici concorrenti. Vinse A. Cagno, su Itala; tra i partecipanti H. Fournier, vincitore della Parigi-Berlino del 1901. La targa venne modellata da René Lalique e consegnata da Franca Florio, la bellissima moglie di Ignazio, protagonista di tutti gli appuntamenti del bel mondo palermitano.

La gara si impose all'attenzione di tecnici e intenditori; nella seconda edizione (aprile 1907) i corridori salirono a cinquanta. La Targa, che venne dichiarata valida per il piccolo Campionato del Mondo, si affermò, inoltre, come appuntamento mondano da non mancare. Artisti di grido, come Charpentier e Bistolfi, furono incaricati di coniare medaglie. Nacque anche una rivista, Rapiditas, che si proponeva di esaltare, con riproduzioni grafiche e fotografiche della corsa, il mito dell'automobile e il carattere tipico della vita moderna, la velocità, perfettamente avvertito dal F. in anticipo rispetto ai tempi. Tra i collaboratori si distinguevano illustratori come M. Dudovich, A. Terzi e D. Cambellotti.

Nel 1907 il F. diede il via alla seconda prova della competizione bresciana, che però perse via via d'importanza: la prima edizione si concluderà nel 1925 trasferita sul circuito della Madonie.

Il F. ormai dedicava le cure maggiori alla Targa. In certi anni la partecipazione raggiunse tali livelli che, per potere ospitare tutti i convenuti, si dovette costruire un piccolo villaggio a Cerda detto "Floriopoli". Dal 1912 al 1914 il F. sostituì all'originario percorso il giro della Sicilia, una corsa massacrante di 1.000 chilometri. Quindi tornò al vecchio circuito ridotto dapprima a 108 e in seguito a 72 chilometri, lungo il quale, con la parentesi degli anni 1948-1950, si continuò a svolgere definitivamente la gara.

Il F. creò anche corse automobilistiche per piccola cilindrata, per scafi a motore con circuinnavigazione della Sicilia (la Perla del Mediterraneo) e molte altre manifestazioni: ippiche, motociclistiche e aviatorie. Dal lato industriale, fondò con il fratello una società per la costruzione di autovetture, che però non iniziò mai l'attività. In compenso, dopo il 1910, portarono il marchio Florio alcune auto costruite dalle officine Beccaria di Torino.

Nel 1913 il F. fondò l'Automobile Club di Sicilia, di cui rimase a lungo presidente, e si adoperò per la riuscita delle Primavere siciliane, delle Feste dei fiori e di consimili manifestazioni. In seguito ricoprì la carica di presidente della commissione sportiva automobilistica italiana. Durante la prima guerra mondiale, si era arruolato volontario automobilista, e aveva presentato un progetto di autocarro cingolato per il trasporto di armi e munizioni in zone di montagna.

Il F. morì ad Épernay, nella Francia nordorientale, in casa della seconda moglie, il 6 genn. 1959.

Fonti e Bibl.: Milano, Arch. stor. della Banca comm. ital., Copialettere Toeplitz, nn. 25/194, 31/330, 31/476, 48/216; L'Ora, 18-19 maggio 1900, 1°-2 sett. 1900, 17 e 19 ag. 1905; A.E. Bradley, Il romanzo della Targa Florio, Bologna 1965, pp. 12 s., 16 s.; P. Lauro, Dal periodo fascista ad oggi in Centocinquanta anni della Camera di commercio di Palermo, Palermo 1969, p. 204; D. Mack Smith, Storia della Sicilia medievale e moderna, Bari 1970, p. 692; Milleruote - Grande enciclopedia dell'automobile, Milano-Novara 1973-1975, ad voces Beccaria, Florio (Coppa), F. V; C. De Agostini, Targa Florio, ibid., X, pp. 77 ss.; R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, Milano 1977, passim; P. Nicolosi, Palermo fin de siècle, Milano 1977, passim; F. Renda, Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, Palermo 1985, II, p. 310; S. Troisi, I Florio e la cultura artistica in Sicilia tra Ottocento e Novecento, in R. Giuffrida - R. Lentini, L'età dei Florio, Palermo 1985, pp. 144 ss.; S. Candela, I Florio, Palermo 1986, passim; O. Cancila, Palermo, Bari 1988, passim.

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