MORETTI, Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MORETTI, Vincenzo

Saretta Marotta

MORETTI, Vincenzo. – Nacque a Orvieto il 14 novembre 1815 da Domenico e da Elisabetta Mazzoni-Brancaleone, nobili orvietani, già genitori di un figlio avviato alla carriera ecclesiastica, Francesco, poi divenuto canonico, arciprete e parroco della cattedrale di Orvieto.

Vincenzo ricevette la tonsura all’età di 15 anni, il 18 dicembre 1830, in coincidenza con il primo anno di sacerdozio del fratello. Ordinato sacerdote il 22 settembre 1838, studiò diritto canonico e civile al Collegio romano, dopo gli studi teologici presso il collegio dei gesuiti di Orvieto. Il repertorio Hierarchia catholica (1979, p. 217) gli attribuisce il titolo dottorale in teologia (31 maggio 1844) e utroque iuris (9 marzo 1848). L’archivio diocesano di Orvieto documenta però un ritardo nel conseguimento almeno del primo titolo. Il 18 ottobre 1845, infatti, Moretti era stato nominato canonico teologo della cattedrale di Orvieto, con l’ingiunzione da parte del vescovo, che lo aveva fortemente incoraggiato e quasi costretto a partecipare al concorso per la prebenda teologale, di conseguire infra annum il dottorato in teologia. Qualche mese dopo Moretti domandò una proroga, lamentando di essere già impegnato nel completamento del corso di diritto a Roma (cominciato quattro anni prima). Nonostante questo episodio, il vescovo Giuseppe MariaVespignani continuò a nutrire per lui una particolare stima: lo incaricò di insegnare sacra scrittura e storia ecclesiastica al liceo e al seminario di Orvieto (30 dicembre 1848) e tre anni più tardi lo volle provicario generale. A sua volta, Moretti rimase legato a Vespignani per anni, tanto che, pur trasferitosi da tempo a Comacchio (nominato il 17 dicembre 1855), si offrì spesso di sostituirlo a Orvieto per amministrare cresime o visitare i seminaristi, nei periodi in cui il vescovo si trovava a Roma per problemi di salute. La nomina a ordinario di Comacchio non fu accolta da Moretti con entusiasmo, tanto che, per umiltà o forse per timore, supplicò invano il pontefice di esonerarlo.

Consacrato vescovo dal card. Costantino Patrizi il 13 gennaio 1856 a Roma, entrò in sede il 15 marzo 1856, ricevendo un benvenuto da parte della popolazione di cui il suo segretario don Temistocle Badia stese entusiastica relazione a Vespignani. La municipalità invece gli si mantenne sempre più ostile, capeggiata da Carlo Cavalieri Ducati, parente di Giovanni Cavalieri Ducati, mazziniano e membro della costituente romana, esiliato dagli Stati pontifici da oltre 25 anni. Lo stesso Giovanni, dopo l’annessione delle Romagne, rimpatriato e divenuto sindaco al posto di Carlo, provocò Moretti chiedendogli di celebrare una messa solenne e il Te Deum per la festa dello Statuto del 13 maggio 1860. Al rifiuto del vescovo, che oppose il proprio dovere di coscienza, Cavalieri Ducati inviò segnalazione al governo, inoltrando lo scambio di lettere. La notte del 21 luglio Moretti venne tratto agli arresti domiciliari all’interno del suo palazzo e fu liberato solo la mattina del 7 ottobre 1860, dopo che un decreto del ministero dei Culti il 29 settembre ebbe concesso l’amnistia al clero inquisito o condannato a pene correzionali. Nel frattempo, il 23 marzo 1860 era giunta a Moretti la bolla con la quale lo si traslava a Cesena, ma non poté insediarvisi, ligio alla prescrizione di Antonelli di non richiedere il regio exequatur e rimase perciò a Comacchio, dove, tra l’altro, si era adoperato per il passaggio, ottenuto da Pio IX nel 1857, del territorio di Mesola dall’arcidiocesi di Ferrara alla diocesi di Comacchio.

Il 27 marzo 1867, fu trasferito alla sede di Imola, dopo essere stato nominato, il 18 settembre 1863, assistente al soglio pontificio. Partecipò quindi alla preparazione e ai lavori del concilio Vaticano, per il quale già il 3 gennaio appoggiò una richiesta per l’introduzione dell’infallibilità fra i temi conciliari.

Il 13 luglio, durante l’ultima votazione conciliare di quella che sarà la Pastor aeternus, chiese la soppressione o almeno la spiegazione di un passo di s. Agostino inserito nel capitolo IV, che secondo lui avrebbe potuto fornire un appiglio agli anti-infallibilisti nel sostenere la funzione del consenso dei vescovi per le pronunce infallibili del papa. L’emendamento fu accolto e Moretti, durante la IV sessione, votò placet. Vincenzo Tizzani tuttavia nel suo diario del concilio racconta che il vescovo di Imola gli chiese consiglio prima del voto sulla Pastor aeternus (Pásztor, 1991, II, p. 565). In agosto Moretti si trovò a essere eletto deputato nella commissione conciliare per la Disciplina ecclesiastica, in sostituzione dei vescovi che per protesta avevano abbandonato il concilio dopo il voto del 18 luglio sull’infallibilità. Il 20 settembre era già rientrato a Imola, avendo lasciato Roma per lo scoppio della guerra franco-prussiana.

Il 27 ottobre 1871, Pio IX lo preconizzò arcivescovo di Ravenna, insieme ad altri 40 vescovi, quasi tutti infallibilisti e obbedienti alle disposizioni sull’exequatur.A loro Pio IX aveva ribadito l’incertezza del ministero: «Mitto vos sicut agnos in medio luporum.Non so se potrete andare alle vostre residenze, non so se ci avrete da vivere! » (in La Civiltà cattolica, s. 8, IV [1871], p. 486). Il 6 novembre 1871 Moretti domandò istruzioni alla segreteria di Stato sul destino dei vescovi traslati, incerti sulla destinazione e che perdevano le temporalità della sede di partenza. Il tentativo di restare a Imola fallì: la S. Sede gli ordinò di prendere possesso della nuova diocesi. Dopo il 1876, la S. Sede concesse ai vescovi di fare indiretta richiesta dell’exequatur, ma la pratica di Moretti, accusato di intransigenza e di ostacolare le sinistre nelle elezioni amministrative, non l’ottenne mai. A Ravenna il vescovo si scontrò infatti con un forte anticlericalismo, saldato alle istanze di rivoluzione sociale dalle associazioni mazziniane e dalla propaganda di Bakunin.

Si moltiplicarono gli episodi di immagini sacre abbattute, come la Madonna sulla colonna di piazza Duomo nel luglio 1878, mentre si diffondevano casi di matrimonio o funerale civili e di assassinii di sacerdoti. Moretti rispose rilanciando la devozione popolare, in particolare recuperando il culto di s. Apollinare, apostolo dell’Emilia e primo vescovo di Ravenna. Il 23 luglio 1873, aprendo le feste centenarie del santo, denunciò lo «spaventoso decadimento morale » della diocesi e invitò i cattolici a mettersi all’opera, senza «impoltronire e scoraggiarsi»: «ciascuno come può si muova e si agiti […] è tempo che ciascuno prenda il suo posto» (Omelia di mons. V. M. arcivescovo di Ravenna detta al suo popolo il dì 23 luglio 1873 in onore di S. Apollinare, Ravenna 1873, pp. 14-16, in Archivio arcivescovile di Ravenna, Fondo Uberti X, 25 marzo 1867 - 23 dicembre 1877).

Moretti avrebbe voluto per i suoi condiocesani un associazionismo sul modello dell’Opera dei congressi, mentre nel Ravennate era presente un associazionismo confraternale, confinato alle parrocchie e con aspetti esclusivamente cultuali, assistenziali e caritativi. Nel 1876, di ritorno dal III Congresso cattolico di Bologna, Moretti non trovò alcun prete e ancor meno alcun laico cui affidare l’organizzazione del nuovo tipo di associazionismo. Creato cardinale il 28 dicembre 1877 e ricevuta la berretta cardinalizia il 31 dicembre 1877 insieme al titolo di S. Sabina, in febbraio partecipò al conclave che elesse Leone XIII. Divenuto il 25 aprile 1878 amministratore apostolico di Comacchio e della Prepositura Pomposiana, si dimise l’anno successivo, il 22 settembre 1879, come anche dal governo pastorale della sua arcidiocesi.

Ritiratosi a vivere a Roma, morì a Bologna il 6 ottobre 1881. Esposto nella chiesa parrocchiale di S. Martino, fu sepolto nel cimitero della città.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Orvieto, Libri parrocchiali, registro dei battesimi, n. 163; Orvieto, Arch. vescovile, Ordinazioni, Liber ordinationum, ad indicem; Ordinazioni, fascicoli personali, 1938, n. 23; Liber ecclesiasticus, anni 1846-47; Atti del concorso al canonicato teologale, 1846; Carteggio vescovile, bb. 7-8; Atti ecclesiastici, b. 4, c. 57; Comacchio, Arch. vescovile, Beneficialia, tt. 46- 48; Trattazioni d’affari; Atti di patrimonio sacro; Carteggi vescovo M., tt. 1-4; Instrumenti; Matrici di instrumenti; Prima sacra visita pastorale, 1856- 58; Seconda sacra visita pastorale, 1859-61; Mesola e curazie, miscellanee; Comacchio, Arch. del capitolo, Atti, t. 7; Copialettere, tt. 2-3; Archivio di Stato di Roma, Camerale, III, Comacchio, sub annis; Imola, Arch. vescovile, sub annis; Ravenna, Arch. arcivescovile, Visite pastorali, tt. 59-66; Uberti, IX-X; altre sezioni sub annis; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero Interno, Affari di Culto, Vescovi, b. 117, c. 278; Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, rubr. 3, 1872, c. 2. Sulla prigionia: Comacchio, Arch. comunale, Corrispondenza, c. 1889, tit. XV, Culto, r. 4. Gazzetta ferrarese, 26 luglio 1860, p. 348; La civiltà cattolica, s. 4, XI (1860), p. 106; Unità italiana, 12 agosto 1860, p. 10; Gazzetta ferrarese, 23 agosto 1860; A. Samaritani, La prigionia del vescovo di Comacchio V. M. per il negato Te Deum nella festa dello Statuto del 1860, in Id., Medievalia e altri studi, Codigoro 1970, pp. 203-215 (Ms. Feletti, descrizione della prigionia). Sulla partecipazione al concilio: J.D. Mansi, Amplissimae Collectionis Conciliorum a Mansi et continuatoribus editae, Arnhem 1923-27: IL, 247-262, 284, 348 s., 357, 392, 423 s.; L, 22-36, 217-232; LI, 381-392, 427-450, 646A; LII, 689-693, 1241-1251, 1293 oss. n. 122, 1342A; LIII, 3A, 581-584, 556- 564; Acta et decreta sacrorum conciliorium recentiorum, Collectio lacensis, VII, Freiburg i.B. 1890, pp. 39, 60, 262, 492, 725, 763, 1000, 1039; Chiesa cattolica, Voti del clero italiano per la def. domm. dell’infallibilità pontificia, Torino 1870, p. 149; G.G. Franco, Appunti storici sopra il concilio Vaticano, a cura di G. Martina, Roma 1972, p. 172; G.M. Croce, Una fonte importante per la storia del pontificato di Pio IX e del concilio Vaticano I: i manoscritti inediti di V. Tizzani, in Archivum Historiae Pontificiae, XXIV (1986), p. 321; XXV (1987), pp. 265, 331 s., 343, 345, 347; Il concilio Vaticano I: diario di V. Tizzani, a cura di L. Pásztor, Stuttgart 1991, I, pp. 175, 267, 276; II, pp. 515, 565, 572, 595, 598. Si vedano inoltre: V. Prinzivalli, Ritratti poetici con note biografiche d’illustri orvietani assunti alla dignità episcopale, Orvieto 1856, p. 68; E. Tosini, Illustri orvietani decorati della S. Porpora Romana, Orvieto 1878, pp. 40-44; G. Bosco, Il più bel fiore del Collegio apostolico ossia la elezione di Leone XIII, con breve biografia dei suoi elettori, Torino 1878, pp. 245-247; F. Cristofori, Storia dei cardinali di S. R. Chiesa, Roma 1888, I, p. 130; Cronotassi dei vescovi della S. Chiesa di Comacchio, Faenza 1903, p. 29; A. Samaritani, I vescovi di Comacchio, Padova 1961, pp. 162 s.; P. Burchi, Bibliotheca Ecclesiarum Italiae, I, Roma 1965, pp. 83, 251; B. Bellone, I vescovi dello Stato pontificio al concilio Vaticano I, Roma 1966, pp. 181 s.; M. Maccarrone, Il concilio Vaticano I e il «giornale» di mons. Arrigoni, in Italia sacra, Padova 1966, I, pp. 204-455, 501; II, pp. 49, 144; M. Belardinelli, L’exequatur ai vescovi italiani dalla legge delle Guarentigie al 1878, in S. Tramontin et al., Chiesa e religiosità in Italia dopo l’Unità, Comunicazioni, I, Milano 1973, pp. 13 s.; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, Stuttgart 1978, II, pp. 489, 758; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica ..., VIII, Padova 1979, pp. 23, 52, 168, 217, 320, 477; L. Lotti, Storia di Ravenna, V, Venezia 1996, pp. 145-157.

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