TIBERIO, Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019)

TIBERIO, Vincenzo

Marco Gemignani

– Nacque a Sepino, in provincia di Campobasso, il 1° maggio 1869, dal notaio Domenicantonio e da Filomena Guacci.

Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia della Regia Università di Napoli, per frequentare le lezioni fu ospitato ad Arzano, una località vicina al capoluogo campano, nella residenza della sorella del padre, che aveva sposato Domenicantonio Graniero, un ricco possidente e amministratore delle proprietà dei principi Pignatelli. Durante la permanenza presso gli zii Tiberio si innamorò, ricambiato, di Teresa Amalia, una delle loro figlie, ma il matrimonio venne osteggiato per timore della consanguineità.

Nel 1892 divenne studente interno dell’istituto d’igiene dell’ateneo partenopeo e si impratichì delle metodiche di laboratorio batteriologico e chimico. Nel 1893 conseguì la laurea e divenne assistente volontario nei corsi teorico-pratici annuali per i medici aspiranti al posto di ufficiali sanitari, attività durante la quale portò a termine due lavori, uno relativo alla biologia di alcuni ifomiceti e l’altro pubblicato con il titolo Esame chimico, microscopico e batterioscopico di due farine lattee italiane (in Annali d’igiene sperimentale, III (1893), 4, pp. 579-584).

Nel 1894 ebbe l’incarico di assistente ordinario, con nomina annuale rinnovabile, nell’istituto di patologia speciale medica dimostrativa; a questa mansione affiancava quella di collaboratore al periodico scientifico La riforma medica, per il quale recensì centottanta saggi, in gran parte tradotti dal francese, lingua che conosceva bene come anche l’inglese e il tedesco.

In quel periodo Tiberio notò che l’acqua del pozzo nel cortile dei Graniero era potabile, ma quando venivano ripulite le sue pareti con l’asportazione delle muffe che le ricoprivano, coloro che bevevano quell’acqua cominciavano a soffrire di enterocoliti. Quando poi con il tempo le muffe tornavano a coprire le pareti del pozzo, l’acqua risultava di nuovo potabile. Egli ritenne pertanto che le muffe avessero una funzione battericida. Dopo aver eseguito alcuni esperimenti in vitro e in vivo, espose questa sua intuizione e i risultati delle ricerche nell’articolo Sugli estratti di alcune muffe (in Annali d’igiene sperimentale, V (1895), pp. 91-103).

Tiberio precorse così di trentaquattro anni la famosa scoperta di Alexander Fleming, ma il suo operato all’epoca non ottenne la risonanza che avrebbe dovuto avere forse perché la biochimica era agli albori. A ciò si aggiunse il fatto che egli presentò domanda e fu accettato come ufficiale medico della Regia Marina, professione che lo costrinse a prestare attenzione ad altro tipo di ricerca. L’articolo del 1895 fu debitamente valorizzato solo a partire dal 1946, quando lo storico della medicina Giuseppe Pezzi si imbatté nel saggio di Tiberio e ne comprese la reale importanza. Da quell’anno si sono susseguite parecchie pubblicazioni, conferenze e convegni per illustrare quanto realizzato da Tiberio.

Il 1° gennaio 1896 ottenne il grado di medico di seconda classe nel corpo sanitario militare marittimo e il 16 febbraio successivo si imbarcò sulla moderna nave da battaglia Sicilia. Questa unità, insieme ad altre, fu inviata nelle acque di Creta dove era divampata una rivolta. Dall’11 aprile 1896 al 7 gennaio 1897 e poi, dopo un periodo a bordo della Sicilia e dell’ariete torpediniere Etruria, dal successivo 10 settembre fino al 22 ottobre 1898, Tiberio operò sull’isola. In quei mesi egli si impegnò per migliorare gli alloggi del personale destinato a terra, per garantire la potabilità dell’acqua, diagnosticò parecchi casi di sindromi dissenteriche, di tifo e di paratifo e prese parte attiva alla pacificazione delle fazioni in lotta.

Rientrato in Italia, il 1° dicembre 1898 fu destinato a Venezia nell’ospedale militare marittimo di S. Anna, addetto prima al reparto venerei, poi a quello di chirurgia e medicina e infine al laboratorio di analisi. Si imbarcò poi per brevi periodi sull’incrociatore torpediniere Monzambano, sulla nave d’uso locale Baleno e sull’avviso Galileo Galilei.

Egli ebbe modo, nei mesi trascorsi a Venezia, di dedicarsi alla ricerca e pubblicò sul periodico Annali di medicina navale gli articoli Due casi di anchilostomiasi intestinale (in Annali di medicina navale, VI (1900), 3, pp. 428-431) e Il vitto dei militari della R. Marina destinati di servizio a terra e sulle navi in disponibilità (ibid., VII (1901), 2, pp. 181-242).

Il 6 dicembre 1900 prese servizio sulla cannoniera Volturno che si recò a Zanzibar per assolvere la funzione di nave stazionaria. Anche in quella destinazione Tiberio si occupò della potabilità dell’acqua, del vitto e della salute dei membri dell’equipaggio, alcuni dei quali manifestarono sintomi di malattie tropicali, che egli tratteggiò nell’articolo Alcuni casi di beri-beri osservati sulla R. Nave ‘Volturno’ in Zanzibar (ibid., IX (1903), 6, pp. 705-742). L’11 aprile 1902 fu trasferito all’ospedale dipartimentale della Maddalena, dove il 1° maggio successivo ottenne la promozione a medico di prima classe e continuò saltuariamente a pubblicare importanti articoli.

Dall’11 marzo 1903 al 6 febbraio 1904 operò sulla nave da battaglia Ammiraglio di Saint Bon, dopodiché iniziò un lungo periodo di imbarchi su piroscafi passeggeri per assistere gli emigranti, durante il quale, con r.d. del 17 marzo 1904, fu cambiata la denominazione del suo grado in quella di capitano medico.

Il 5 agosto 1905, superata l’opposizione dei genitori, si unì in matrimonio con la cugina Teresa Amalia Graniero che gli avrebbe dato tre figlie.

Nel 1906 nacque Rosa, che si sarebbe sposata con Alfonso Oriente impiegato del catasto di Napoli; nel 1908 Tommasina, maritata con Armando Zuppa, docente universitario di radiologia e amico di Benedetto Croce; nel 1911 Maria, sposata con Carlo Capone, grande proprietario terriero.

Dal 9 novembre 1905 al 21 marzo 1907 fu destinato sull’incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi per poi riprendere gli imbarchi sui piroscafi passeggeri. In occasione del terremoto di Messina del 28 dicembre 1908, si impegnò per soccorrere i feriti ed ebbe una menzione onorevole.

Il 9 aprile 1912 divenne direttore del gabinetto batteriologico dell’ospedale della Marina alla Maddalena per poi essere destinato, dal 14 gennaio 1913, all’infermeria di Tobruk. Il 16 agosto seguente fu promosso maggiore medico e nel gennaio del 1914 assunse la direzione del gabinetto di batteriologia e igiene dell’ospedale militare marittimo di Venezia per poi avere il medesimo incarico nell’ospedale della Marina di Napoli.

Morì in quest’ultima città il 7 gennaio 1915.

Fonti e Bibl.: Roma, Ministero della Difesa, Archivio dell’Ufficio storico della Marina militare, Biografie ufficiali, b. T 1, f. 13.

G. Pezzi, Un italiano precursore degli studi sulla penicillina. Osservazioni e ricerche su alcune muffe e precisamente sul Penicillum (gen. glaucum), sull’Aspergillus (gen. flavescens) e sul Mucor mucedo, fatte dal Dott. V. T. e pubblicate nel 1895, in Annali di medicina navale e coloniale, LI (1946), 3, pp. 251-266; V. Martines, La storia e gli uomini del Corpo sanitario della Marina militare, Roma 2000, pp. 483 s.; L. Sterpellone, I grandi della medicina. Le scoperte che hanno cambiato la qualità della vita, Roma 2004, p. 191; V. Martines - A. Zuppa Covelli, La vita e i diari di V. T., Roma 2006, pp. 5 s., 34 s., 47 s., 62 s., 318 s.; S. Del Sordo, V. T., o dell’intervento del ‘caso’ nella scienza, in Quaderni di scienza e scienziati molisani, II (2007), 2, pp. 103-106; R. Bucci - P. Galli, V. T.: a misunderstood researcher, in Italian Journal of Public Health, VIII (2011), 4, pp. 404-406; I. Testa, Le grandi figure della medicina molisana, Campobasso 2011, pp. 191 s.; P. Alberini - F. Prosperini, Uomini della Marina 1861-1946. Dizionario biografico, Roma 2015, pp. 514 s.; A. Di Chiro, V. T. precursore della scoperta della penicillina, in Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali, IX (2017), 13, pp. 243-258.

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