OTTOLINI, Vittore

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

OTTOLINI, Vittore

Valerio Camarotto

OTTOLINI, Vittore. – Nacque a Milano (ma, secondo Sangiorgio, 1887, p. 301 a Busto Arsizio) il 30 gennaio 1825 da Bernardo, di famiglia nobile, e da Clelia Conca (Acerboni, 1989, p. 323).

Stando a quanto affermato dallo stesso Ottolini (La Rivoluzione lombarda del 1848 e 1849, Milano 1887, pp. 1-3), si formò dapprima presso il collegio degli oblati di Gorla Minore (Varese), quindi proseguì gli studi liceali a Milano.

Dopo la partecipazione nel marzo 1848 alle Cinque Giornate milanesi (per la quale fu insignito di una medaglia commemorativa al merito), nel 1849 fu tra i difensori della Repubblica Romana al seguito della Compagnia Medici (con il ruolo di comandante dei Volteggiatori). Rientrato quindi a Milano (viaggiando per mare fino a Genova, secondo quanto riportò in Cronaca della Compagnia Medici…, ibid. 1884, pp. 82 s.), lavorò fino al 1854 come diurnista all’Ispettorato sinistri e all’Ufficio di commisurazione (Acerboni, 1989, p. 323).

Attivamente inserito nell’ambiente giornalistico milanese, collaborò con L’Artista (periodico nato nel 1850 e interrotto dopo pochi mesi: Giliberto, 1990, p. 108; Albergoni, 2009, p. 106) e con la Fenice (alle cui pagine affidò alcuni racconti: Giliberto, 1990, p. 116). Successivamente, oltre a pubblicare in L’uomo di pietra (fondato nel 1856), nel corso del 1857 fu editore e proprietario del settimanale La stampa: giornale di scienze, lettere, arti, teatri e varietà (uscito fino al 20 marzo 1858).

A partire dagli anni Cinquanta intraprese inoltre un’intensa produzione letteraria, il cui primo e più sostanzioso frutto, dopo le Scene popolari raccontate da Vittore Ottolini (Milano 1854), fu il romanzo Dopo il carcere. Romanzo sociale contemporaneo (I-IV, ibid. 1858) apparso per i tipi di Sanvito. Incentrato sulle vicende di un giovane (Sebastiano) e sul suo difficile percorso di riscatto dopo l’esperienza del carcere (fino al matrimonio con la sua promessa, Teresa), il romanzo fu accolto da una recensione fondamentalmente positiva di Ippolito Nievo (in L’età presente, I [1858], n. 20, 13 novembre), il quale, pur rimarcando alcuni difetti dell’opera, ne riconobbe la «volontà di mostrare e di fare il bene» e la giudicò «un buon lavoro che sarà letto con piacere e con profitto anche dalle nostre Signorine» (Nievo, 1996, p. 233). Da segnalare anche una recensione di Giuseppe Rovani nella Gazzetta ufficiale di Milano, 27 novembre - 30 dicembre 1858.

Membro nel 1859 di una commissione che intendeva raccogliere fondi per la costruzione del monumento a Dante ma che fu presto sciolta dalla polizia (ne facevano parte anche Nievo e Giulio Carcano: Samaritani, 2001, p. 181), e arruolatosi in quello stesso anno tra le fila garibaldine (Canevazzi, 1928), nella prima metà degli anni Sessanta tornò a dedicarsi alla produzione narrativa, pubblicando (ancora per Sanvito) tre opere incentrate sulla lotta risorgimentale e animate da palesi intenti celebrativi: a I Cacciatori delle Alpi (1848-1859). Scene storico-militari (Milano 1860) seguirono i romanzi Uno dei Mille della spedizione garibaldina nel mezzodì d’Italia (ibid. 1861) e Castelfidardo (ibid. 1863). Quest’ultimo, incentrato sugli eventi intercorsi tra la battaglia di Castelfidardo e la presa di Gaeta, fu recensito da Cletto Arrighi il 19 marzo 1864 nella Cronaca grigia: giornale sul quale lo stesso Ottolini pubblicò il 30 aprile 1865 un articolo intitolato Il Tasso alla corte del duca Emanuele Filiberto di Savoja quadro di G. Bertini, nonché, il 1° ottobre 1865, una recensione a una raccolta di sonetti di Carlo Baravalle.

A questo stesso torno di anni risalgono infine sia il libello Prigioni e prigionieri. Sui migliori sistemi penitenziari… (Milano 1861), in cui passò in rassegna la storia dei sistemi penitenziari della Lombardia, dell’Inghilterra, degli Stati Uniti e della Francia e, in nome del diritto di ogni detenuto di «uscir dal carcere migliorato, non pervertito» (p. 9), invitò il futuro Parlamento italiano a compiere una riforma delle carceri; sia la documentata ricostruzione storica de Il castello di Milano e le sue vittime da Galeazzo Visconti a Giulay (ibid. 1863, edito da Carlo Barbini nel «Panteon dei Martiri della Libertà Italiana»).

Segnalato nella Guida di Milano per l’anno 1861 tra i capitani delle Compagnie della IV legione della guardia nazionale di Milano e impiegato a partire da quello stesso anno (fino al 1872) nella segreteria del R. Istituto lombardo di scienze e lettere come addetto alla stampa, nel 1862 dette avvio a una lunga carriera di insegnamento (che si protrasse almeno fino al 1889), come docente di lingua e lettere italiane e di storia e geografia nella scuola normale maschile e nelle scuole serali superiori maschili (nel 1874 lavorò anche presso il liceo privato Balbi e nel 1881-82 presso l’istituto Dolci). Pubblicate nel frattempo le raccolte di racconti Il giuoco della dama. Confidenze d’un cenciajolo (Milano-Firenze 1865) e Una settimana sulle Alpi (Milano 1871), tra il gennaio 1874 e il giugno 1876 fece rappresentare per il teatro Milanese di Cletto Arrighi alcune opere teatrali in dialetto, delle quali furono edite solamente le commedie in due atti I cartolinn postaj (ibid. 1875) e On ricatt a Milan (ibid. 1876), andate in scena rispettivamente il 29 gennaio e il 9 dicembre 1874 (Acerboni, 1989, pp. 278 s.).

Abbandonata la produzione letteraria, negli anni seguenti concentrò i suoi sforzi soprattutto sulla scrittura saggistica, pubblicando anzitutto Il teatro in Italia. Storia dedicata agli artisti teatrali e agli allievi dei conservatorî (Milano 1876; secondo Acerboni, 1989, p. 323, a seguito di lezioni tenute presso l’ Accademia di Brera), testo nel quale, tenendosi programmaticamente lontano da «questioni teoretiche ed oziosamente erudite» (Avvertenze, p. VIII), disegnò un profilo storico della letteratura teatrale dall’età latina fino a Silvio Pellico e Giambattista Niccolini. In seguito, in occasione dell’Esposizione nazionale di Milano, fece uscire un volume di ‘cenni’ sui Principali poeti vernacoli milanesi (ibid. 1881), nel quale – commentando una selezione di testi e ricostruendo alcuni aneddoti biografici – passò in rassegna i principali autori di poesia dialettale meneghina (tra gli altri: Carlo Maria Maggi, Carlo Porta, Tommaso Grossi, Domenico Balestrieri).

Le ultime pubblicazioni furono di carattere precipuamente storiografico (non senza palesi implicazioni autoreferenziali, dato il personale coinvolgimento negli eventi presi in esame). Alla citata Cronaca della Compagnia Medici (1849) coll’elenco dei militi che la componevano, dettagliato resoconto delle gesta della compagnia guidata da Giacomo Medici in difesa della Repubblica Romana, fece seguito il più corposo e fortunato frutto della sua attività di storico: La Rivoluzione lombarda del 1848 e 1849. Storia (ibid. 1887), per Hoepli. Nell’opera (premiata nell’ambito di un concorso promosso dal Comizio centrale lombardo dei veterani), dopo aver tracciato un quadro generale della situazione politica italiana a partire dal 1815, si concentrò soprattutto sui fatti del 1848-49 (fino alla sconfitta di Carlo Alberto a Novara e alla caduta di Roma e Venezia), mostrando attenzione, tra l’altro, per l’incidenza esercitata dalla pubblicistica e per l’organizzazione e la composizione degli eserciti coinvolti. Degna di rilievo la cospicua sezione di Documenti (pp. 485-663), che raccoglie materiali di varia natura (lettere, memorie, resoconti) in buona parte inediti.

A distanza di due anni, pubblicò inoltre, ancora per Hoepli, un volume su Le 5 giornate milanesi del marzo 1848… coll’aggiunta delle 5 giornate particolari di porta Ticinese, dove aggiunse ulteriori documenti e testimonianze di superstiti e combattenti, e avanzò anche alcune riserve a proposito dell’atteggiamento assunto durante le giornate milanesi da Carlo Cattaneo (a suo parere intenzionato a giungere in extremis a un accordo con gli austriaci: Colucci, 2004, pp. 40 s.).

Morì a Milano il 10 novembre 1892.

Si era unito in matrimonio con Marina Combi Cornaro (1817-1883).

Opere non menzionate: L’Italia letteraria o Vicende della letteratura nazionale (Milano-Napoli 1863: manuale per i ginnasi e gli istituti tecnici); Compendio storico della letteratura italiana (ibid. 1865); The terra-cotta architecture of North Italy (XIIth-XVth centuries)…, a cura di L. Gruner, London 1867. Andarono in scena ma non furono pubblicate le commedie I giappones a Milan e I oss de mort (rappresentate rispettivamente il 30 aprile e il 12 maggio 1874) e la farsa Ona panzanega de la mia nonna (9 giugno 1876): per cui v. Acerboni, 1989, pp. 278 s., 289. In Canzoniere lombardo, I, a cura di P. Beltrami, Azzate 1970, pp. 162 s., è inoltre assegnata a Ottolini una poesia in dialetto intitolata La permett?, che sarebbe stata composta in occasione del Concorso per la canzone lombarda (1891). Da menzionare, infine, la versione in italiano, insieme con Pietro Perego, del testo dell’ode-sinfonia Cristoforo Colombo o la scoperta del Nuovo Mondo (musica di Félicien David, parole di Sylvain St. Etienne, Joseph Méry, Charles Chaubet), Milano s.d. (v. Albergoni, 2009, pp. 117 s.).

Fonti e Bibl.: G. Rovani, in Gazzetta ufficiale di Milano, 27 novembre - 30 dicembre 1858; G.A. Boetti, in Riv. contemporanea, XVII (1859), pp. 241-243 (rec. a Dopo il carcere); Guida di Milano, 1861-89; G. Sangiorgio, in Riv. stor. italiana, IV (1887), 2, pp. 300-310 (rec. a La Rivoluzione lombarda del 1848 e 1849); I. Ghisalberti, Saggio critico sulla letteratura storica del Risorgimento italiano durante il secondo periodo delle guerre d’indipendenza (1859-1860), Lodi 1899, pp. 190 s.; G. Bustico, Alcune lettere inedite di Niccolò Tommaseo, in Fanfulla della domenica, 16 marzo 1902 (tre lettere a Ottolini datate 27 ottobre 1855, 17 giugno 1856 e 5 dicembre 1858); G. Canevazzi, Un propugnatore di civile libertà (Giovanni Battista Carta), in Rass. stor. del Risorgimento, XV (1928), 2, p. 392; G. Acerboni, Cletto Arrighi e il Teatro milanese (1869-1876), Roma 1989, pp. 278 s., 323; T. Giliberto, Giornali e giornalisti dopo il Quarantotto, in Il Risorgimento, XLII (1990), 1, pp. 1-150 (in partic. p. 108); I. Nievo, Scritti giornalistici, a cura di U.M. Olivieri, Palermo 1996, pp. 231-234; F. Samaritani, Suggestioni della scuola letteraria toscana nel mondo del «Novelliere campagnolo» di I. Nievo, in I. Nievo e il Mantovano, Atti del convegno…, Rodigo… 1999, a cura di G. Grimaldi, introd. di P.V. Mengaldo, Venezia 2001, pp. 179-188; L. Colucci, Carlo Cattaneo nella storiografia. Studi su Risorgimento e federalismo dal 1869 al 2002, Milano 2004, pp. 40 s.; G. Albergoni, Il patriota traditore. Politica e letteratura nella biografia del famigerato Pietro Perego, Milano 2009, pp. 106, 117 s.

Si ringrazia mons. Bruno Maria Bosatra dell’Arch. storico diocesano di Milano per i dati forniti e gli utili suggerimenti.

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