GUI, Vittorio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 61 (2004)

GUI, Vittorio

Nadia Carnevale

Nacque a Roma il 14 sett. 1885 da una famiglia originaria della Savoia. Dopo aver ricevuto i primi insegnamenti musicali dalla madre, una pianista che era stata allieva di G. Sgambati, entrò al liceo musicale di S. Cecilia, dove fu ammesso a frequentare i corsi di canto corale, armonia, contrappunto, fuga e composizione tenuti da G. Setaccioli e S. Falchi.

Il 7 ott. 1901, a soli sedici anni, diresse la sua prima composizione, il poemetto sinfonico con voci Giulietta e Romeo. Dal 1902 al 1906 frequentò anche la facoltà di lettere dell'Università di Roma; nel 1907 conseguì il diploma di composizione e direzione presso il liceo musicale. Nello stesso periodo venne eseguito il suo dramma musicale David, per il quale collaborò anche alla stesura del libretto insieme con C. Cozza.

Il 7 dicembre dello stesso anno, chiamato al teatro Adriano di Roma a supplire il direttore improvvisamente ammalatosi, esordì nella direzione operistica con LaGioconda di A. Ponchielli, ottenendo un lusinghiero successo. Nel 1908, sempre a Roma, si distinse anche come direttore di concerti sinfonici, debuttando nella stagione orchestrale del teatro Augusteo, per il quale avrebbe continuato a esibirsi regolarmente fino alla fine degli anni Cinquanta. Nel 1908 seguì la tournée de La nave di G. D'Annunzio in varie città italiane, dirigendone le musiche composte da I. Pizzetti; nel dicembre dello stesso anno fu chiamato a dirigere la Maria di Rohan di G. Donizetti per la stagione inaugurale del teatro Politeama Chiarella di Torino. Nel 1909 diresse dapprima l'Orfeo di Chr.W. Gluck al teatro Nazionale di Roma e, in seguito, il Sigfrido di R. Wagner presso il teatro Regio di Parma.

Tra il 1907 e il 1911 compose altri due poemi sinfonici per orchestra: Il tempo che fu e Scherzo fantastico o Sogno di una notte d'inverno. Sin dal periodo della formazione musicale, e all'incirca fino agli anni Trenta, il G. affiancò alla composizione di brani orchestrali una consistente produzione di liriche per canto e pianoforte: la sua prima raccolta pubblicata fu Cinque liriche, Roma 1908. Nel 1911, su richiesta dal comitato organizzativo dell'Esposizione industriale, ebbe a Torino il compito di formare e dirigere un'orchestra per una serie di concerti sinfonici. Incaricato altresì di occuparsi della direzione artistica decise di invitare, in qualità di direttori, compositori europei già noti come E.W. Elgar, V. d'Indy e C. Debussy.

L'incontro con Debussy, che rispose all'invito giungendo a Torino nella primavera del 1911, fu determinante per il G., come lui stesso ebbe a dire in uno dei suoi articoli sul musicista francese (cfr. Debussy in Italia, in Battute d'aspetto, pp. 222-236), e segnò l'inizio di un rapporto di affettuosa stima reciproca, documentato anche da alcuni scambi epistolari proseguiti fino al 1914 (ibid.).

Sempre nel 1911 il G. collaborò anche con il teatro Regio di Torino, per il quale curò una delle prime rappresentazioni in Italia de La fanciulla del West di G. Puccini. Tra la fine del 1911 e il 1915 fu invece al teatro S. Carlo di Napoli, dove si trattenne per tre stagioni consecutive dirigendo, tra l'altro, Aida, Otello e Rigoletto di G. Verdi, Manon Lescaut e La bohème di Puccini, La sonnambula di V. Bellini, Loreley e La Wally di A. Catalani, nonché la prima esecuzione assoluta de Il miracolo di G. Laccetti (21 genn. 1915).

La partecipazione del G. al primo conflitto mondiale interruppe la sua attività artistica. Al principio del 1919, a Trento, uscì una raccolta di armonizzazioni di Canti di soldati, i cui testi furono curati da P. Jahier. Il 26 novembre dello stesso anno fu rappresentato al teatro Costanzi di Roma, in prima esecuzione assoluta, il poema sinfonico con coro e commento cinematografico Fantasia bianca, una composizione con la quale il G. tentò di sperimentare un nuovo tipo di linguaggio musicale, caratterizzato da un'insolita fusione tra musica e immagini del cinema muto. L'esperimento, però, non riscosse il successo sperato (Giordani, pp. 142-144). Al 1919 risale anche la composizione di un altro poema sinfonico per sola orchestra, dal titolo Giornata di festa.

Dopo la parentesi bellica riprese l'attività di direttore d'orchestra in Portogallo: al teatro S. Carlos di Lisbona e a Oporto diresse, tra il 1921 e il 1922, la Lucia di Lammermoor di Donizetti e Il barbiere di Siviglia di G. Rossini, e presentò anche, in prima esecuzione per il pubblico portoghese, il Parsifal di Wagner. Tornato a Roma nel gennaio 1923, fu di nuovo al Costanzi, dove propose, oltre al Tristano e Isotta di Wagner e Aida, opere nuove come il Cristoforo Colombo di A. Franchetti e La grazia di V. Michetti (31 marzo 1923, prima esecuzione assoluta), o riesumate dopo molti anni di assenza dalle scene romane, come Gli ugonotti di G. Meyerbeer. In occasione dell'apertura della stagione 1923-24 del teatro alla Scala di Milano, il direttore stabile A. Toscanini lo chiamò a dirigere la Salomè di R. Strauss. Presso il teatro lirico milanese il G. si trattenne fino alla stagione successiva (1924-25), dirigendo, tra l'altro, Sakuntala di F. Alfano, Lohengrin e L'oro del Reno di Wagner, Le donne curiose di E. Wolf-Ferrari. Ai primi anni Venti risale una sua nuova composizione, la cantata per soprano, tenore, coro e orchestra Cantico dei cantici (edita da Ricordi, Milano 1930).

A partire dagli ultimi mesi del 1925 e fino al 1927 fu a Torino, dove divenne direttore stabile del rinnovato teatro Scribe (dal 1925 teatro di Torino), dando vita, insieme con il direttore artistico G.M. Gatti, ad alcune stagioni importanti per la vita musicale della città.

Sotto la sua direzione, venne presentata la prima ripresa moderna dell'Italiana in Algeri di Rossini (26 nov. 1925, opera che il G. portò poi anche a Roma nel 1927, a Venezia nel 1928, e a Firenze nel 1930), oltre alla riesumazione dell'Alceste di Gluck, alle prime esecuzioni in Italia dell'Arianna a Nasso di Strauss e l'Heure espagnole di M. Ravel, nonché a due nuove prime esecuzioni assolute (Madonna Imperia di Alfano, e Sette canzoni di G.F. Malipiero). Sempre in quegli anni al teatro di Torino, il G. presentò diverse pagine sinfoniche di molti compositori contemporanei, a cominciare da F. Busoni.

Il 15 maggio 1927, ancora a Torino ma presso il teatro Regio, diresse in prima esecuzione assoluta una sua nuova opera, la fiaba musicale in tre atti Fata Malerba, riscuotendo successo sia di pubblico sia di critica (cfr. Pannain, pp. 245 s.; l'opera sarebbe stata ancora rappresentata lo stesso anno alla Fenice di Venezia, e poi di nuovo nel 1940 a Trieste e nel 1954 al Piccolo Teatro di Firenze).

Nel corso degli anni Venti il G. scelse di fissare definitivamente la propria residenza a Firenze, legandosi al mondo intellettuale fiorentino, particolarmente congeniale al suo temperamento e al suo impegno pionieristico nella direzione d'orchestra e nella riscoperta di opere dimenticate. L'azione artistica e culturale già intrapresa a Torino ebbe modo, a Firenze, di avvalersi di manifestazioni di più ampio respiro e di risonanza internazionale. Nel 1928 il G. fondò, infatti, la Stabile Orchestrale fiorentina; più tardi, nel 1933, creò il Maggio musicale fiorentino, di cui tenne la direzione artistica fino al 1936, mentre, come ospite, vi figurò quasi ogni anno per molto tempo.

Tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, sotto la sua direzione, al Maggio musicale vennero presentate opere come Fidelio di L. van Beethoven (1930), La vestale di G. Spontini (1933), Mosè e Le comte Ory di Rossini (1935 e 1952), l'Armida di Gluck (1941), Medea di L. Cherubini (1953, con Maria Callas) e, in prima esecuzione in Italia, Dido and Aeneas di H. Purcell e Acis and Galatea di G.F. Händel (1940), oltre a opere di Verdi (Nabucco, 1933; Luisa Miller, 1937; Simon Boccanegra, 1938; Il trovatore, 1939) e di W.A. Mozart (Die Zauberflöte, 1940).

Durante gli anni Trenta il G. fu spesso chiamato a dirigere all'estero: nel 1933 fu il primo direttore italiano ospite al Festival di Salisburgo, dove si recò per una serie di concerti sinfonici su invito di B. Walter, tornandovi ancora nel 1938 per dirigere il Falstaff di Verdi. Nel 1935 fu a Leningrado e a Mosca con la verdiana Messa darequiem; nel 1936 fu chiamato a Budapest per l'inaugurazione delle manifestazioni in onore di F. Liszt, di cui diresse l'oratorio Christus; tra il 1938 e il 1939 fu spesso al Covent Garden theatre di Londra, dove diresse esclusivamente repertorio verdiano e dove tornò ancora una volta nel 1952, per dirigere la Norma di Bellini cantata dalla Callas.

Dopo aver presentato alla Fenice di Venezia in prima italiana l'opera di Busoni L'Arlecchino ovvero Le finestre (21 genn. 1940), il G. partì di nuovo per l'estero e nei primi anni Quaranta tenne numerosi concerti sinfonici in varie città tedesche, svizzere e austriache, prediligendo la direzione di musiche di J. Brahms.

Nel secondo dopoguerra fu di nuovo attivo in vari teatri italiani; nel 1949 presentò per la prima volta al pubblico milanese della Scala la Perséphone di I. Stravinskij (in forma di concerto), mentre tra il 1950 e il 1960 tornò spesso all'Opera di Roma con le rappresentazioni mozartiane Così fan tutte (16 dic. 1950), Le nozze di Figaro (14 febbr. 1952) e Don Giovanni (5 febbr. 1960), oltre a Boris Godunov di M.P. Musorgskij (14 dic. 1952) e, in prima esecuzione italiana, La fanciulla di neve di N.A. Rimskij-Korsakov (4 genn. 1954). Un altro ritorno felicemente salutato in quel teatro fu il Parsifal di Wagner, che il G. diresse il 3 apr. 1958.

Oltre a esser presente sulle scene italiane, tra il 1952 e il 1964 si recò ogni anno all'Opera Festival di Glyndebourne dirigendo opere di Rossini, Verdi, Gluck, Mozart. Nel 1958 si recò anche in Giappone, a Tokio e Osaka, per una tournée durante la quale diresse l'Aida e la Messa da requiem di Verdi e Le nozze di Figaro di Mozart. A partire dalla metà degli anni Sessanta il G. diradò gradualmente le sue esibizioni in pubblico, prendendo parte solo occasionalmente alle varie stagioni teatrali italiane e partecipando sporadicamente ai concerti sinfonici. Nel 1966 fu al teatro Bellini di Catania, dove diresse la belliniana Beatrice di Tenda; in Italia continuò a dirigere fino al 1972, quando riesumò per il pubblico torinese l'opera di Rossini L'occasione fa il ladro.

Il G. morì nella sua villa di Fiesole a novant'anni, il 17 ott. 1975, lasciando la moglie Elda Salaroli.

Nello stesso anno la sua biblioteca musicale - 2747 volumi, tra partiture e spartiti (con molte musiche appartenenti a musicisti della "generazione dell'ottanta") - fu donata alla Fondazione G. Rossini di Pesaro. Nel 1976 gli fu concessa, postuma, la cittadinanza onoraria di Firenze.

Musicista versatile, il G. è stato protagonista di oltre mezzo secolo di vita musicale e culturale italiana. All'attività di direttore d'orchestra, che lo ha accompagnato per tutta la vita, e a quella di compositore, interrotta negli anni Trenta, egli ha affiancato costantemente quella di critico musicale. Dal 1909 fino agli anni Sessanta pubblicò saggi e articoli per varie riviste musicali italiane, dedicandone molti ad alcuni dei più noti compositori d'Oltralpe (da Händel e Gluck a Haydn, Mozart e Beethoven, da Brahms e Wagner a Musorgskij, Debussy e C. Franck).

Negli anni giovanili entrò nella schiera dei musicisti che, in vario modo, andavano partecipando al rinnovamento della vita musicale in Italia sulla scia dei pionieri di fine Ottocento, difendendo, quando necessario, la propria libertà intellettuale: nel 1917 si associò alla fondazione della Società nazionale di musica creata da A. Casella; nel 1925 fu tra i firmatari del manifesto antifascista di B. Croce; nel 1948 aderì, insieme con altri musicisti come G. Petrassi e A. Benedetti Michelangeli, all'Alleanza per la difesa della cultura, costituitasi al teatro Duse di Roma per volontà di intellettuali come E. Sereni, M. Bontempelli, Sibilla Aleramo, G. Debenedetti e S. D'Amico.

Vicino all'estetica decadente e simbolista francese, predilesse musicare versi di A. Samain, C. Mendès e S. Mallarmé. La sua versatilità di musicista si espresse anche nell'opera di trascrizione ed elaborazione di partiture: si dedicò in vario modo alla revisione di musiche di Bach, G.B. Sammartini, G. Carissimi, G. Spontini, G.B. Pergolesi, N. Porpora. A testimonianza della sua attività di musicologo resta una guida all'ascolto e all'analisi del Nerone di A. Boito, pubblicata a Milano nel 1924.

Scritti: Un lirico (F.B. Pratella), in Il Pensiero musicale, II (1922), 7-8, pp. 150-153; Atteggiamenti lirici della musica odierna, ibid., III (1923), 12, pp. 242-246; Battute d'aspetto. Meditazioni di un musicista militante, Firenze 1944 (raccolta di saggi e articoli di critica musicale scritti tra il 1909 e il 1943); La perizia tecnica di Verdi, Venezia 1951; Mozart in Italy, in Opera Annual, II (1955-56), pp. 19-21; Note sulla Settima di Sibelius, in La Rass. musicale, XXVI (1956), pp. 33-35; Beatrice di Tenda, in Musica d'oggi, II (1959), 5, pp. 194-197; Wagner 1961, in La Rass. musicale, XXXI (1961), pp. 191-196; Beethoven e i letterati, in Musica d'oggi, IV (1961), 3, pp. 110-112; Il ritorno di Pelléas et Mélisande, in La Rass. musicale, XXXII (1962), pp. 117-126; I nemici della musica, in L'Osservatore politico-letterario, XII (1966), 3, pp. 63-73.

Fonti e Bibl.: A. Casella, Le musiche nuove all'Augusteo. Due liriche (Mallarmé) di V. G., in Ars nova, febbraio 1918, n. 3, p. 3; G.M. Gatti, V. G., in La Critica musicale, giugno-agosto 1920, pp. 133-139; R. Giani, V. G., Quattro liriche per canto e pianoforte di S. Mallarmé - Quattro canti della morte da poesie popolari greche tradotte da N. Tommaseo, in Riv. musicale italiana, XXVIII (1921), p. 534; G.M. Gatti, Musicisti moderni d'Italia e di fuori, Bologna 1925, pp. 65-72; G. Pannain, V. G., in Il Pianoforte, VIII (1927), 7, pp. 241-246; M. Saint-Cyr, V. G., in Rassegna dorica, 20 luglio 1931, pp. 183-185; E. Desderi, V. G., Battute d'aspetto, in Riv. musicale italiana, XLVIII (1946), pp. 149 s.; G. Graziosi, L'interpretazione musicale, Torino 1952, pp. 67, 86, 119 s., 158 s., 165-169; R. Paoli, V. G., in Opera, III (1952), pp. 403-406; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1788-1958), I, Milano 1964, pp. 285, 296, 298, 306, 311, 334, 416, 418 s., 437; U. Bonafini, V. G. tra musica e poesia, in Discoteca alta fedeltà, 1975, n. 156, pp. 14 s. (con discografia a cura di M. Vicentini); G. Christie, V. G., 1885-1975. An appreciation, in Opera, XXVI (1975), 12, pp. 1125-1128; L. Pinzauti, V. G. e Firenze, in Nuova Riv. musicale italiana, X (1976), 2, pp. 204-210; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, Roma 1978, pp. 144 s., 214, 218, 230 s., 233 s., 236, 242, 250, 252, 259, 262, 264, 272, 288, 297; C. Giordani, The copy vanishes, ovvero Il film senza il film. Note su Fantasia bianca, in Fotogenia, 1997-98, n. 4-5, pp. 133-148; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 677 s.; Enc. dello spettacolo, VI, coll. 40-43 (con elenco dettagliato delle opere dirette dal G. dal 1907 al 1958); Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 360; The New Grove's Dict. of opera, II, pp. 570 s.; The New Grove's Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, pp. 517 s.

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