MORPURGO, Vittorio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

MORPURGO, Vittorio

Fabrizio Di Marco

MORPURGO (Ballio Morpurgo), Vittorio. – Nacque a Roma il 31 maggio 1890 da Luciano, avvocato di famiglia ebraica triestina, e da Giulia Ballio.

Laureato nel 1914 a Roma in ingegneria civile, l’anno seguente prese parte alla prima guerra mondiale, ottenendo la medaglia d’argento al valor militare. Allievo di Gustavo Giovannoni, fu suo assistente presso la Scuola d’applicazione per ingegneri di Roma nel corso di architettura generale fino al 1921, anno in cui organizzò, con il maestro e Marcello Piacentini, la Mostra d’arte per il cinquantenario di Roma capitale. Nella stessa scuola fu professore incaricato di elementi delle fabbriche dal 1922 e libero docente di architettura generale dal 1927. Nella Scuola superiore di architettura di Roma fu professore incaricato di architettura degli interni dal 1930; vinto il concorso nazionale a Torino nella stessa disciplina (1936), proseguì l’ordinariato fino al 1960, quando venne nominato preside della facoltà di architettura di Roma, carica che tenne fino al 1963 (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero Pubblica Istruzione, proff. universitari, s. III, 1940-1970, b. 31).

All’intensa carriera accademica affiancò una fervida attività professionale, intrapresa nei primi anni Venti. Significative per comprendere la personale adesione al barocchetto romano sono, a Roma, opere come il villino Alatri in via Paisiello (1924-28), l’edificio Santi in Borgo Angelico-via del Mascherino (1923-28), il gruppo di abitazioni in viale Regina Margherita-via Morgagni (1926-28) e il fabbricato della Telefonica Tirrena in via Sannio (1925-28), dove già compaiono temi ripresi e sviluppati nelle opere mature, quali l’articolazione volumetrica e il variegato uso del mattone nel paramento esterno.

Sul finire degli anni Venti svolse notevole attività a Varese, dove progettò il Convitto civico, con partiti decorativi liberamente ispirati al Settecento lombardo, il palazzo di Giustizia e la Casa del balilla, nel cui algido salone a doppia altezza spiccano le pitture di Giulio Rosso, che nel 1932 a Roma affrescò gli ambienti di casa Molle, sintesi matura dell’architettura degli interni di Morpurgo, ulteriore ramo della sua professione sviluppato anche in sede didattica.

Si distinse in concorsi pubblici romani, da quello per la sistemazione dello sbocco del ponte Vittorio Emanuele (1924), tema che riaffrontò nel 1930 in un progetto redatto con Pietro Aschieri, a quello per la sistemazione di piazza Aracoeli (1926). Nel 1929 partecipò all’Esposizione internazionale di Barcellona con il padiglione della Società sviluppo economico dell’Albania, ancora legato al linguaggio vernacolare. Nel 1930 ottenne il secondo premio al concorso per la sistemazione di piazza della cattedrale a Tripoli.

L’ormai consolidata carriera accademica e professionale lo portò a ricevere numerosi e prestigiosi incarichi negli anni Trenta, periodo di massima attività connotato da un netto distacco dalle matrici storiciste giovannoniane e da un graduale avvicinamento a cadenze novecentiste, in linea con i precetti di Piacentini, declinate con personali soluzioni riguardo alle volumetrie, alle soluzioni angolari, al trattamento delle superfici, caratteristiche spesso trascurate dalla storiografia.

Fu protagonista, con Enrico Del Debbio e Arnaldo Foschini, dei due concorsi per il palazzo del Littorio a Roma. Nel primo (1933-34) le due soluzioni presentate dal gruppo, connotate dall’idea-forma del muro continuo su via dell’Impero con bucature seriali, ottennero il riconoscimento della giuria, confermato dall’affermazione del progetto previsto per la nuova ubicazione all’Aventino (1937), caratterizzato da un impianto a T con torre distaccata in asse. Nella soluzione prevista per la definitiva sede al foro Mussolini, poi destinata al ministero degli Affari esteri, si preferì il compatto parallelepipedo in travertino, la cui tormentata realizzazione (1938-59) venne curata dal solo Del Debbio.

L’affermazione di Morpurgo nel panorama dell’architettura ufficiale del regime, perfettamente allineato sulle posizioni piacentiniane di disadorna e moderna monumentalità, fu suggellata dall’incarico per il progetto di piazza Augusto Imperatore. Frutto di scelte solo in parte ascrivibili a Morpurgo e oggetto di critiche aprioristiche dettate da pregiudizi ideologici, la travagliata sistemazione della piazza augustea ebbe inizio nel 1934, in attuazione del piano regolatore del 1931, concludendosi solo nel 1952.

Dopo una prima soluzione di piazza chiusa (1935), per intervento diretto di Mussolini nel 1936 Morpurgo predispose un piano che presentava l’apertura verso il Tevere, la ricostruzione della spina di edifici lungo via Tomacelli, il cavalcavia tra le chiese di S. Girolamo e di S. Rocco; lo spazio museale sarebbe stato ubicato in dieci sale ipogee, dove l’architetto ipotizzava la sistemazione dell’Ara Pacis, idea osteggiata da Giuseppe Bottai. Nel 1938, mentre si procedeva alla costruzione degli edifici, unificati da portici architravati, differenziati dai frequenti inserimenti di ornamentazioni plastico-musive e da variazioni volumetriche, su tutte il calibrato ingresso curvilineo da via del Corso, Morpurgo avanzò differenti soluzioni sia per la collocazione dell’altare, sia per la struttura della teca, poi realizzata in forme semplificate e demolita nel 2001 per consentire la nuova sistemazione di Richard Meier.

Negli stessi anni si dedicò al riuscito intervento del Museo delle navi romane a Nemi (1934-40), dove due corpi gemelli rettangolari sono uniti da una galleria centrale con ballatoio servito da scale elicoidali, con struttura a doppia serie di archi in cemento armato, segnata sul fronte esterno da stilizzati propilei tripartiti, tema e poi riproposto sia nei palazzi INA a L’Aquila (1938-40), sia nella casa della Confederazione fascista degli agricoltori a Latina (1938).

La raggiunta maturità è confermata da un gruppo di opere romane realizzate a metà anni Trenta che, pur riconducibili alla linea stilistica piacentiniana, sono arricchite da personali soluzioni di dettaglio e raffinati accostamenti di materiali. Nelle palazzine IRBS (Istituto romano beni stabili) in via Antonelli (1936) emerge la capacità di composizione per volumi e la varietà di soluzioni di raccordo, come gli squadrati portali in travertino, e angolari, su tutte la testata concava con altorilievo scolpito da Francesco Coccia. Una variegata tessitura della cortina in laterizio, alternata da finiture lapidee ed elementi scultorei sempre di Coccia, conferivano dignità all’edificio industriale MATER (Motori alternatori trasfirmatori elettrici) in via Capponi (1936-37, demolito). Al 1938 risale il problematico inserimento negli orti Barberiniani del complesso di edifici residenziali IRBS, attuato mediante demolizione di preesistenze sulle vie Quattro Fontane e XX Settembre, dove alcuni elementi di pregio, ascrivibili a Pietro da Cortona (portale, fontana, pilastrata d’angolo), furono ricollocati in situ.

Attivo in Albania sin dalla fine degli anni Venti, progettò le sedi della Banca nazionale a Durazzo, Scutari, Valona, Còriza, ancora connotate da ibridazioni stilistiche tra neorinascimento e caratteri locali, mentre nel monumentale edificio di Tirana (1938-41) il profondo porticato angolare curvilineo, al cui interno formelle a bassorilievo di Alfredo Biagini sono inserite nel rivestimento in laterizio a trama di canestro, introduce in diagonale allo spazio circolare e cupolato della sala sportelli.

La vicinanza con Piacentini ebbe esito in Brasile, dove i due collaborarono in diversi progetti per il conte Francesco Matarazzo, realizzando il palazzo IRFM (Industrie riunite Francesco Matarazzo) a San Paolo (1935-39) e redigendo i piani per l’Università del Brasile a Rio de Janeiro, nel parco Boa Vista (1935-38), e per l’Universidade comercial conde Francisco Matarazzo a San Paolo (1936-49), entrambi rimasti sulla carta.

Tale feconda e serrata fase professionale non venne intaccata delle leggi razziali: dichiarandosi aconfessionale, nel 1938 Morpurgo ottenne dapprima la sostituzione del cognome con quello materno, quindi nel 1940 venne iscritto all’anagrafe con doppio cognome. Le sue consistenti entrature politiche gli permisero l’affidamento da parte di Mussolini del progetto del mausoleo di Alfredo Rocco al Verano (1938-40, demolito; Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, CO, 186098 e 509524/1).

Nel dopoguerra fu impegnato all’estero, oltre che in Brasile anche nei progetti per l’Esposizione internazionale a Haiti (1948-49) e per quartieri residenziali a L’Avana e Buenos Aires (Archivio centrale dello Stato, Ministero Pubblica Istruzione, cit.), partecipando con Piacentini al concorso per la ricostruzione del teatro dell’Opera a La Valletta (1953-54). Nel 1950 ebbe l’incarico dell’ampliamento del mulino Pantanella a Roma, dove realizzò la stereometrica torre dei molini. Progettò la chiesa di S. Nicola a Cosenza (1957-61), caratterizzata dalla copertura a travi a sviluppo triangolare, fu capogruppo nei piani INA-Casa di Savona e Roma, Torre Spaccata (1958-60) e collaborò al nitido progetto di Luigi Moretti per gli edifici Esso-SGI all’EUR (1963-65), coinvolgendovi il nipote Giorgio Santoro, allievo ed erede dello studio professionale aperto in via del Plebiscito nel 1937, anno del matrimonio di Morpurgo con Wanda Cerioli.

Membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (1962-65), fu insignito della medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte (1962) e nominato grande ufficiale della Repubblica italiana (1966).

Morì a Roma il 27 dicembre 1966.

Tra i suoi scritti si ricordano: Gli edifici scolastici e la Minerva, in Architettura e arti decorative, I (1921), pp. 357-374; Un precursore. Luca Carimini, ibid., VII (1927), pp. 193-211; Concorso per il progetto del palazzo del Littorio e Mostra della rivoluzione fascista in via dell’Impero, con E. Del Debbio e A. Foschini, Roma 1934; Questioni del piano regolatore da S. Bernardo a Porta Pia, in L’Urbe, I (1936), 1, pp. 50-53; La sistemazione Augustea, in Capitolium, XII (1937), pp. 145-158; Progetto dell’Università del Brasile a Rio de Janeiro, con M. Piacentini, in Architettura, XVII (1938), pp. 521-55; Presentazione, in G. De Fiore, Disegnare per conoscere, Roma 1960, pp. 5-7; Marcello Piacentini, Roma 1961.

Fonti e Bibl.: l’archivio privato Morpurgo è conservato a cura della famiglia Santoro presso lo studio in via del Plebiscito 107, Roma. Per l’attività progettuale a Roma dal 1921 al 1930 si rimanda ai fascicoli depositati in Roma, Archivio capitolino, Ispettorato edilizio, ad indicem. Un regesto dei numerosi saggi sulle opere di Morpurgo tra il 1924 ed il 1943 si trova in Gli architetti romani attraverso le riviste di architettura (1920-1970): repertorio critico delle opere, a cura di M.L. Neri, in Boll. della Biblioteca della facoltà di architettura dell’Università degli studi di Roma ‘La Sapienza’, 1990, nn. 42-43, p. 130; 1992, n. 47, p. 130; 1993, nn. 48-49, p. 112; V. Ballio M., in Atti dell’Accademia naz. di S. Luca, VIII (1970), suppl. 3, p. 22; S. Kostof, The emperor and the Duce: the planning of piazzale Augusto imperatore in Rome, in Art and architecture in the service of politics, a cura di H.A. Millon - L. Nochlin, Cambridge, MA, 1978, pp. 270-325; S. Gizzi, Tra università e istituzioni di tutela: V. Ballio M., Furio Fasolo e Bruno Maria Apollonj-Ghetti, in La facoltà di architettura dell’università ‘La Sapienza’ dalle origini al Duemila, a cura di V. Franchetti Pardo, Roma 2001, pp. 411-452; S. Ciranna, M. Ballio, V., in Dizionario dell’architettura del XX secolo, Torino-London 2001, IV, pp. 370 s.; Ara Pacis Augustae: una controversa vicenda romana, in Palladio, n.s., XVII (2004), 34, pp. 105-156 (interventi di S. Benedetti, P. Portoghesi, G. Muratore, M. Vittorini, V. Bordini, G. Farina, R. Di Paola, G. Carbonara, M.G. Turco); M.A. Giusti, I progetti di Ballio M. per le sedi della Banca nazionale d’Albania: dall’eclettismo alla «monumentalità razionalizzata», in Id., Albania architettura e città 1925-1943, Firenze 2006, pp. 107-125; S. Gizzi, Rilettura di un’architettura di Ballio M.: il Museo delle navi romane, in Lazio tra le due guerre, Roma 2007, pp. 51-65; S. Pinto, Nova erigere vetera servare utrisque inter se convenientibus, in Scritti in onore di Gianna Piantoni, Roma 2007, pp. 339-356; O. Rossini, L’Ara Pacis in piazza Augusto Imperatore: da M. a Meier, in Richard Meier il museo dell’Ara Pacis, Milano 2007, pp. 93-103; M.L. Neri, Le vicende costruttive e l’architettura del palazzo, in Il palazzo della Farnesina al foro Italico, Roma 2008, pp. 65-107; P. Nicoloso, Mussolini architetto, Torino 2008, ad ind.; P. Santoro - M. Vendittelli, Dall’ornamento applicato al gioco del dettaglio. Gli interni di V. Ballio M., in Forme moderne, I (2009), 2, pp. 40-49.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Prima guerra mondiale

Marcello piacentini

Gustavo giovannoni

Pietro da cortona

Enrico del debbio