PODRECCA, Vittorio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PODRECCA, Vittorio

Leonardo Angelini

PODRECCA, Vittorio. – Nacque a Cividale del Friuli, in provincia di Udine, il 26 aprile 1883, da Carlo, avvocato e scrittore, e da Amalia Antonia Galli, figlia dello scultore Antonio.

I Podrecca avevano origine slave. Il padre si definiva ‘l’avvocato fantasma’, perché si dedicò alla scrittura di commedie essendo appassionato di musica e di teatro. Podrecca, oltre a un gemello nato morto, ebbe un fratello e due sorelle, tutti più grandi: Luigi Guido, Rosa Maria ed Emilia.

Dai familiari era chiamato Cin, perché era il più piccolo sia d’età sia di statura. Eccellente scolaro, Podrecca crebbe ascoltando il pianoforte suonato per lunghe ore dal padre e assistendo agli spettacoli della famiglia Reccardini, marionettisti – creatori della maschera Facanapa – che d’estate passavano da Cividale.

Dopo la laurea in giurisprudenza a Padova, conseguita con il massimo dei voti con una tesi in storia del diritto e uno studio sulle Consuetudini giuridiche nei poemi lirici di Riccardo Wagner, Podrecca si trasferì a Roma insieme a tutta la famiglia. Lì ottenne i diplomi di procuratore e avvocato, ma comprese nello stesso tempo di non essere capace di difendere i disonesti. Messa da parte la toga, dal 1911 al 1914 fondò e diresse Primavera, una rivista mensile dedicata ai più giovani, dove venivano ridotti e spiegati i capolavori della narrativa. In quegli anni inoltre Podrecca lavorò come segretario nel liceo musicale di S. Cecilia e fondò e diresse la rivista L’Italia orchestrale. Queste esperienze editoriali gli permisero di conoscere molti disegnatori/scenografi e compositori che in seguito collaborarono alla sua attività teatrale.

Podrecca decise infatti di scommettere sulle marionette per avviare i più giovani all’amore per il teatro e la musica: «Le marionette sono fatte della stessa stoffa della musica, del ritmo di vita e d’arte che ne emana», affermava (Le note dei sogni, 2014, p. 44). Il 21 febbraio 1914, inaugurò nella sala Verdi, l’ex scuderia di palazzo Odescalchi a Roma, il Teatro dei piccoli, creazione che lo portò a essere considerato uno dei massimi riformatori del teatro di figura. Il nome racchiudeva sia la dimensione dei protagonisti sia i destinatari degli spettacoli.

Il Teatro dei piccoli alternava marionette e burattini, mescolando spettacoli della tradizione con quelli tratti da opere musicali. Nel corso degli anni collaborarono con l’impresa teatrale molte delle più importanti famiglie di marionettisti, come i Santoro, i Gorno Dall’Acqua, i Morchio, i Braga, e musicisti di grande valore, come Ottorino Respighi.

Podrecca attrasse un pubblico non solo di bambini, ma anche di intellettuali e teatranti, affascinati dalla ricchezza delle scene e dei costumi e dal ritmo delle rappresentazioni. Il successo fu tale che, dopo appena un mese dal debutto, il Teatro dei piccoli fu invitato al Quirinale, per uno spettacolo riservato ai sovrani. Podrecca però non poté partecipare alla serata in quanto l’ingresso nell’allora palazzo reale gli era precluso a causa del fratello Luigi Guido, deputato socialista e fondatore del periodico satirico e anticlericale L’Asino.

In una cassetta nell’atrio del Teatro, i giovanissimi spettatori del Teatro dei piccoli potevano inserire le loro critiche alla fine degli spettacoli. Il primo osservatore critico era però lo stesso Podrecca, che per tutta la carriera assistette agli spettacoli seduto in mezzo al pubblico, annotando eventuali imperfezioni da riferire a marionettisti, burattinai, tecnici, orchestrali e cantanti.

Nell’arco di un anno il Teatro dei piccoli ottenne la prima tournée, che iniziò a Milano nell’aprile 1915, ma che venne interrotta poco dopo, quando l’Italia entrò in guerra e Podrecca partì come tenente di complemento degli alpini. In questo frangente il marionettista organizzò spettacoli di burattini per i soldati al fronte e continuò a seguire, sebbene a distanza, l’attività del suo teatro, che proseguì con il consueto successo.

Ogni stagione la compagnia, pur facendo tesoro del repertorio, presentava nuovi allestimenti. Con la giusta dose di originalità e una professionalità impeccabile, dimostrò una notevole capacità di stare al passo con i cambiamenti culturali e artistici dell’epoca. Nel 1918 mise in scena I balli plastici per marionette, con scene e marionette disegnate da Fortunato Depero. Nel 1921 fu la prima in Italia a rappresentare La tempesta di William Shakespeare, adattata da Orio Vergani, nipote di Podrecca (era figlio della sorella Rosa Maria) e destinato a diventare noto giornalista e scrittore. Nello stesso anno il successo a livello nazionale dell’impresa teatrale era ormai tale che Podrecca provò ad aprire due sedi distaccate a Torino e Milano. Il progetto però fallì per l’opposizione dei marionettisti locali.

Nel 1922 Podrecca pubblicò il libro Fratello, incentrato sulla vita militare, con le illustrazioni di Mario Pompei (tra i principali scenografi del Teatro dei piccoli, insieme a Bruno Angoletta). Le marionette della compagnia partirono per la prima tournée all’estero: Argentina, Uruguay e Brasile. Il debutto internazionale fu un trionfo e da allora le esibizioni in giro per il mondo si susseguirono senza sosta.

A Londra, Podrecca raccolse il plauso di spettatori illustri come Winston Churchill, George Bernard Shaw, Eleonora Duse: «Anche la marionetta può essere perfetta, quando è guidata da un’anima», gli scrisse la grande attrice (G. Vergani - L. Vergani - Signorelli, 1979, p. 79). A Londra conobbe anche la donna che sarebbe diventata sua moglie, il soprano irlandese Cissie Vaughan. La cantante fu scritturata per una sostituzione, ma quando si presentò alle prove e comprese che i suoi colleghi erano delle marionette alle quali avrebbe dovuto dar voce rimanendo dietro le quinte, andò su tutte le furie. Come ricorda Podrecca, però, la Vaughan, «donna intelligente e sensibile, vide che le nostre teste di legno facevano sul serio, amavano il teatro e l’arte non meno di lei» (La fabbrica dei sogni, 2005, p. 101). Alla fine il soprano, divorziata e con un figlio, Carlo Farinelli, sposò Podrecca e si scelse un nome italiano: Lia. La coppia non ebbe figli.

Gli incassi delle tournées all’estero riuscivano a coprire le enormi spese di gestione. A Roma, la sala Verdi era troppo piccola e anche il ‘tutto esaurito’ non riusciva a permettere un pareggio di bilancio. Nel 1923, dopo anni di difficoltà economiche superate grazie alla generosità di estimatori e amici e al sostegno costante della stampa, Podrecca si vide rifiutare dal Comune di Roma una sovvenzione e si rassegnò a lasciare la prima, storica, sede.

In compenso il Teatro dei piccoli stava conquistando il mondo: Spagna, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Polonia, Francia, Belgio, Grecia, Turchia, Egitto. Il repertorio era ormai vastissimo e prima di ogni tournée il materiale non necessario veniva lasciato in un magazzino a Milano. La compagnia rimase lontana dall’Italia per diversi anni e tornò a esibirsi a Roma, al teatro Quirino, solamente nel 1932.

Nel 1933 i numerosi bauli dell’impresa teatrale sbarcarono negli Stati Uniti con centinaia di marionette, costumi, scene, materiali pubblicitari, insieme al consistente cast di marionettisti, orchestrali, cantanti e tecnici. Per Podrecca fu l’occasione per dare più spazio a numeri di varietà, comici o a tema circense. Inoltre le sue marionette furono scritturate per il film I am Suzanne (di Rowland V. Lee, 1933). In seguito, il Teatro dei piccoli fu coinvolto in diverse opere cinematografiche e televisive.

Dopo ricorrenti tournées in Europa e in Italia, tornò in America nel 1937. Questo secondo viaggio, a causa della seconda guerra mondiale e delle difficoltà economiche, si protrasse per molti anni. Nel 1940, infatti, quando cominciò a prospettarsi il rischio che anche gli Stati Uniti entrassero in guerra, la compagnia riuscì a imbarcarsi da New York verso il Brasile, grazie all’aiuto economico di Arturo Toscanini, suo illustre ammiratore. Da lì proseguì per Buenos Aires, dove si fermò riscuotendo il consueto successo. L’equilibrio economico però fu sempre precario e così anche a guerra terminata il Teatro dei piccoli fu costretto a rimanere per qualche altro anno in Sudamerica. Riuscì a tornare in Italia nel 1951, dopo venticinquemila repliche e oltre un milione di spettatori. Il pubblico del teatro Augustus di Genova salutò questo nuovo ‘debutto’ italiano con applausi commossi.

Podrecca, che in Argentina aveva subito due operazioni chirurgiche a causa di un’ulcera duodenale, fu sottoposto a un terzo intervento in Italia. Nonostante la malattia, continuò a essere l’infaticabile direttore artistico, regista e organizzatore dell’impresa teatrale, che contava ormai circa milleduecento teste di legno e venticinque fra marionettisti, cantanti e tecnici.

Prese casa a Roma, affidò al figlio acquisito Farinelli la gestione delle tournées e si dedicò a un paziente lavoro di relazioni per cercare di ottenere finanziamenti e una sede stabile per il Teatro dei piccoli. Nel 1954 Podrecca fu nominato «educatore e portatore di italianità» dal Gruppo parlamentare dello spettacolo, ma gli sforzi per ricevere un sostegno finanziario dallo Stato non diedero i risultati che sperava.

Podrecca intanto aveva affittato il granaio di un ex convento, che divenne il laboratorio dove i marionettisti, nei rari periodi di pausa dalle tournées, rifinivano le marionette intagliate dagli scultori, mettendo a posto il complesso sistema di fili che poi le avrebbe animate. I problemi economici però, nonostante l’eccezionale successo di pubblico e critica, aumentarono. Podrecca decise allora di formare una seconda compagnia, il Nucleo musicale, sia per avere un’altra fonte di entrate, sia per tornare a lavorare con più continuità e precisione sulla relazione tra le marionette e la musica, l’opera e il balletto, come testimonia il titolo di uno degli spettacoli più celebri: Visioni sinfoniche. Venne eletto vicepresidente dell’Unione internazionale delle marionette e nel 1958 il Nucleo fu invitato al XXI Festival della musica contemporanea, nell’ambito della Biennale di Venezia. A breve però vennero a galla i rancori e le incomprensioni tra i due gruppi di lavoro, che raggiunsero l’apice l’anno seguente a causa di tournées contemporanee in Francia, da cui la compagnia ‘madre’ uscì con un insuccesso.

Podrecca, nonostante le delusioni e i problemi di salute, ottenne un altro grande traguardo: il Teatro dei piccoli fu tra le prime compagnie in Italia a essere invitato in Unione Sovietica, confermando di essere l’impresa teatrale italiana più conosciuta del secolo.

All’inizio del luglio 1959, Podrecca raggiunse il Nucleo a Ginevra. Da qui avrebbero proseguito verso l’Unione Sovietica. Avrebbe voluto assistere alle prove della compagnia, ma fu costretto al riposo da forti dolori addominali. Gli fu diagnosticata una subostruzione dell’intestino, fu ricoverato per una congestione polmonare con insufficienza cardiaca e si decise di operarlo. Nella notte tra il 4 e il 5 luglio morì.

Come disposto da Podrecca in fin di vita, il Teatro dei piccoli continuò ad andare in scena – guidato dalla moglie Lia – sia a Ginevra, sia in Unione Sovietica, dove la tournée si rivelò un vero e proprio trionfo. La compagnia continuò l’attività fino a metà degli anni Sessanta. In seguito, alcuni dei materiali e delle marionette di Podrecca furono acquistati dalla marionettista Maria Signorelli, altri dal teatro Stabile di Trieste, che nel 1979 radunò alcuni dei vecchi collaboratori del Teatro dei piccoli e iniziò a riportare in scena una parte del repertorio.

Fonti e Bibl.: G. Vergani - L. Vergani - M. Signorelli, P. e il Teatro dei Piccoli, Udine 1979; Le parole consumate del Teatro dei Piccoli di V. P. Atti del convegno di studi... 2002, a cura di M. Castagnara Codeluppi, Cividale del Friuli 2003; La fabbrica di sogni, a cura di P. Veroli - G. Volpicelli, Bologna 2005; A. Cipolla - G. Moretti, Storia delle marionette e dei burattini in Italia, Pisa 2011; Le note dei sogni. I compositori del Teatro dei Piccoli di V. P., a cura di A. Cipolla, Pisa 2014.

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