VOLINIA

Enciclopedia Italiana (1937)

VOLINIA (A. T., 51-52)

Giuseppe CARACI
Fritz EPSTEIN

Voivodato della Repubblica polacca, corrispondente solo in parte all'omonima regione storica, e non corrispondente all'omonimo governatorato d'epoca russa. La parte orientale di questo, da Ostróg a Žitomir e da Olevsk a Ovruč′, e perciò la stessa città di Žitomir, capóluogo di quel governatorato prima della guerra mondiale, sono rimasti di là dalla frontiera con l'Ucraina, che segue quella fissata nella pace di Riga del 1921. Entro i limiti attuali, la Volinia misura 35.739 kmq., cioè meno della meta del vecchio governatorato russo. D'altra parte non è facile segnare confini fisici a una regione che dalle alture della Podolia trapassa insensibilmente alle paludi del Prypeć e anche nella direzione E-O. si confonde senza una netta linea di separazione con la grande piana sarmatica, alla quale in sosianza quasi tutta la Volinia pertiene.

Evidente è, caso mai, solo il distacco della maggior parte della regione dalla Polessia che la delimita verso il settentrione, ma di cui qualche esile striscia pure le è congiunta. Il terreno vi è infatti assai più mosso, a superficie ondulate, ricoperte da strati di löss prima, e più a S. dal tipico černozem, con valli anche abbastanza profonde, nelle quali i fiumi, scendenti verso settentrione al Prypeć secondo un decorso pressoché meridiano, divenuti più torbidi, snodano i loro meandri incassati, mentre anche il mantello vegetale appare più ricco e più vario. La parte meridionale della Volinia è poi occupata da rilievi collinari che, sebbene di altezza assai modesta - la Góra Bony, presso Krzemieniec, che è il punto culminante del paese, tocca appena 407 m. - sono stati vigorosamente incisi e smembrati dall'erosione degli affluenti del Horyń e dello Styr, tanto da meritare a una parte dei Woroniaki, che si stendono da Zloczów e Zdołbunów, il nome di Szwajcaria Wołyńska, o Svizzera di Volinia.

La percentuale dei terreni coltivabili, che si avvicina ai 2/5 dell'area totale, è qui assai più alta che nella Polessia. I boschi coprono tuttavia ancora circa 1/3 di quell'area e poco meno di 1/5 ne occupano i prati e i pascoli.

La popolazione è per il 90 per cento dedita all'agricoltura, e i principali prodotti sono la segale, le patate, il grano, la barbabietola da zucchero e il luppolo che vi è stato introdotto da poco più di mezzo secolo. L'industria e il commercio hanno importanza quasi trascurabile, eccezion fatta per la produzione della birra, che si accentra a Równe. Cause storiche spiegano l'evidente ritardo che caratterizza, anche nei confronti delle altre regioni polacche, l'economia della Volinia (si noti che circa i tre quarti della popolazione rurale è analfabeta). Fino alla metà del sec. XIX vi predominava assoluto il latifondo; solo dopo l'abolizione della schiavitù e il frazionamento della proprietà fondiaria, si cominciò a mettere in valore le risorse agricole del vasto territorio. Ne conseguì un assai notevole afflusso di immigranti tedeschi, ebrei, polacchi e cèchi, con il quale è da porre in rapporto anche il sorgere di forme di coltura intensiva e il diffondersi del popolamento sparso. L'una e l'altro sono però limitati quasi esclusivamente ai distretti settentrionali, data la deficienza dell'acqua, lontano dai fondivalle, che caratterizza quelli meridionali.

La composizione etnica della popolazione è, di conseguenza, assai varia. Secondo le statistiche polacche, i Ruteni ne costituiscono oltre i 2/3, poco meno di 1/5 i Polacchi, e 1/10 gli Ebrei; seguono i Ceco-Slovacchi, i Tedeschi, i Bianco-Russi e i Russi. I Tedeschi ammontano a circa 25 mila, e a non meno di 40 mila i Ceco-Slovacchi, immigrati a cominciare dal 1860 per coltivarvi il luppolo, e distribuiti in una cinquantina di villaggi nei dintorni di Dubno e di Równe. Gli Ebrei, come di regola, sono numerosi specialmente nelle città, nelle quali, anzi, prevalgono di gran lunga su tutti gli altri gruppi etnici (più di 2/3 nel complesso di quelle, di contro a 1/5 di Polacchi). Va notato però che la popolazione urbana rappresenta, com'è naturale, un'esigua minoranza, e precisamente il 15% della totale, invece del 27%, come è nell'insieme della repubblica.

I centri cittadini sono pochi e piccoli: i principali sviluppatisi in corrispondenza al limite settentrionale dei territori più adatti alle colture, e in pari tempo ai punti in cui è stato possibile, in passato, organizzar meglio la difesa contro gli attacchi che ai grandi feudatarî movevano Tatari e Cosacchi. Il capoluogo amministrativo è oggi Łuck (36 mila ab.) sullo Styr, ma il centro pił popoloso ę Równe (41 mila ab.) su un affluente del Horyń, che ha anche notevole importanza per le comunicazioni ferroviarie e per la sua vicinanza alla frontiera. Degli altri insediamenti considerati città una dozzina superano i 5 mila abitanti.

La popolazione totale della Volinia polacca, che era di 1.437.369 abitanti nel 1921, è salita a 2.084.791 nel 1931: la densità è così passata da 40 a 58 ab. per kmq., che è valore certo assai più basso di quello medio della repubblica, ma quasi doppio che nella vicina Polessia. L'aumento così considerevole verificatosi fra i due censimenti - massimo tra i voivodati polacchi - si spiega, tenendo conto che la media Volinia è meta di un'intensa immigrazione agricola dalle altre regioni dello stato.

Bibl.: Rocznik Wołyński (Annuario della Volinia), Równe 1930 (e anni seguenti); A. Karasek-Langer e K. Lück, Die deutschen Siedlungen in Wolhynien, Plauen 1931; Z. Cichocka-Petražycka, Żywot niemiecki na Wołyniu, Varsavia 1933; J. Wasowicz, Z geografij osiedli wiejkich na Wołynju (Per la geografia dell'insediamento agricolo in Volinia), in Czasopismo Geogr., XII, Leopoli 1934, pp. 284-93.

Storia. - La Volinia fu, probabilmente, uno dei primi territorî occupati dagli Slavi, e in particolare dalla tribù dei Voliniani, che si stanziarono sul corso superiore del Bug occidentale e degli affluenti di destra del Prypeć. Nel sec. X la regione entrò a far parte della zona d'influenza di Kiev; occupata da uno dei figli di Vladimiro I, la Volinia costituì poi uno dei principati dominati dai Rurikidi. Nel 1200 il principe Romano riunì i principati di Volinia e di Halicz. Dal 1219 circa, regnando il principe Daniele, che ottenne nel 1254 la corona reale da papa Innocenzo IV, e sotto i suoi successori, l'attuale Galizia orientale e i territorî di Chelm furono sotto dominio ruteno; Halicz sul Dnestr fu la capitale del cosiddetto stato galiziano-voliniano (v. anche galizia), il quale (come più tardi il territorio di confine lituano-polacco) può considerarsi con maggior diritto che lo stato moscovita il continuatore dello stato di Kiev, derivando genealogicamente e dinasticamente direttamente da questo. Senza intromissione di elementi germanici e indipendentemente dalla colonizzazione tedesca, il diritto magdeburghese s'impose nella Galizia-Volinia e vi si mantenne in parte sino al sec. XIX. Vel 1323, caduti gli ultimi principi del ramo di Halicz, Andrea e Lev, nelle guerre contro i Tatari, ebbe termine con la dinastia galiziana-voliniana anche l'autonomia della regione. Spentasi la dinastia, Polonia, Ungheria e Lituania se ne spartirono i territorî: Casimiro il Grande, come erede degli antichi principati della famiglia Rjurik, unì Halicz (con Leopoli) e la Volinia occidentale alla Polonia, l'Ungheria annetté i Carpazî, e la Volinia orientale (principato Vladimir) passò alla Lituania. La costituzione dei principati ucraini (ruteni) e russi bianchi durante il periodo lituano segnò l'ultima fase della costituzione kieviana; solo negli ultimi decennî del sec. XIV ebbe termine l'antico sistema proprio a Kiev dei principati parziali, e lo stato lituano andò foggiandosi sulla costituzione statale polacca.

Dopo l'unione polacco-lituana realizzatasi nel 1386, Vitoldo dominò l'intera Volinia (dal 1392-93 in poi) e nel 1411 anche la Podolia. Nel 1432 Sigismondo, fratello di Vitoldo, cedette la Podolia e i distretti occidentali limitrofi della Volinia alla Polonia; nel 1569, dopo la conclusione dell'Unione di Lublino (v. lublino, XXI, p. 541), i territorî della Podolia, della Volinia (con Braclaw) e il principato di Kiev furono incorporati alla corona polacca, con relativa concessioni di garanzie ai loro abitanti, equiparati ai sudditi della corona. L'oppressione degli ortodossi avvenuta ciò non ostante, il processo di cattolicizzazione e polonizzazione e la pressione esercitata dalla nobiltà terriera polacca risvegliarono l'ostilità dei Cosacchi e dei contadini. Nelle guerre del sec. XVII tra Mosca e la Polonia la Volinia con tutta l'Ucraina della riva destra del Dnepr rimase alla Polonia. Nel 1793, nella seconda spartizione della Polonia, la Volinia orientale andò alla Russia (governatorato di Izjaslavl′), la quale nel 1795 ebbe pure la Volinia occidentale, costituita in governatorato. Dopo l'insurrezione polacca del 1830-31 il governo russo condusse in Volinia una politica nazionalista antipolacca, durata sino alla caduta dello zarismo, cercando specialmente di sostituire i Russi ai Polacchi nella proprietà fondiaria. Nel sec. XIX, sino circa al 1870, numerosi emigranti tedeschi (già stabiliti nella Polonia russa) e cèchi s'insediarono in Volinia. Lo scarso sviluppo industriale della Volinia impedì al movimento socialista di assumervi importanza. L'offensiva sul fronte orientale del 1915 consentì agl'Imperi Centrali di occupare gran parte della Volinia. Durante le guerre civili russe nel 1919 la Podolia e la Volinia servirono da campo di battaglia agli Ucraini e a Denikin. Con la pace di Riga (1921) la Russia sovietica cedette alla Polonia i territori nord-occidentali dell'Ucraina (Volinia, Chelm, Polessia e Podlasia); con questi territorî fu costituito il voivodato di Volinia. Il circondario di Volinia dell'Ucraina Sovietica (Volynskij okrug) fu formato nel 1925 con parte dei territorî di Žitomir e Novgorod Volynskij (già governatorato di Volinia) e di quello di Radomysl′ (già governatorato di Kiev).

Bibl.: Pamjatniki stariny v zapadnych gubernijach imperii, voll. 8, a cura di P. N. Batjuškov, Pietroburgo 1868-85; A. M. Andrijašev, Očerk istorii Volynskoj zemli do konca XIV stol., Kiev 1887; A. Halban, Zur Geschichte des deutschen Rechts in Podolien, Wolhynien und in der Ukraine, Berlino 1896; M. Hruševskij, Istorija Ukrainy-Rusi, voll. 8, Kiev-Leopoli 1904-15; Sbornik statej i materialov po istorii jugo-zapadnoj Rossii, I, Kiev 1911; O. v. Halecki, Polens Grenzprobleme, I: Polens Ostgrenze im Lichte der Geschichte Ostgaliziens, des Cholmer Landes und Podlachiens, Vienna 1918; N. Čubatyj, Die staatsrechtliche Stellung der ukrainischen Länder des litauischen Staates gegen die Ende des 14. jahrhunderts, in Mitteilungen der Ševcenko-Gesellschaft der Wissenschaften in Lemberg, Sez. stor. fil., nn. 134-135 (1924), pp. 19-65, nn. 144-145 (1926), pp. 1-108; Rocznyk Wołyński, 1930 segg. (con bibl.); K. Lück, Der Umfang des mittelalterlichen deutschen Volksbodens im polnischukrainischen Osten, in Deutsche Hefte für Volks- und Kulturbodenforschung, I (1930-31), pp. 296 segg., 358 segg.; J. Pfitzner, Grossfürst Witold von Litauen als Staatsmann, in Schriften der philosoph. Fakultät der deutschen Universität in Prag, VI (1930); D. Doroszenko, Narys istoriji Ukrajiny, I, Varsavia 1932; id., Das deutsche Recht in den Ukraine, in Zeitschrift für osteurop. Geschichte, V (1931), pp. 502-520; H. F. Schmid, Das deutsche Recht in Polen, in Deutschland und Polen, Monaco e Berlino 1933, pp. 64-80.