VOLSINII

Enciclopedia Italiana (1937)

VOLSINII (lat. Vulsinii, gr. Οὐολσίνιοι, etr. Velsna, Velzna, Velsu[na])

AIdo Neppi Modona

La prima menzione di Volsinii nell'antichità si riferisce all'anno 392 a. C., a proposito di incursioni compiute in territorio romano con esito sfortunato. È poi tacitamente compresa fra gli stati etruschi che parteciparono alla guerra del 311 a. C., e nel 294 a. C. i Volsiniesi furono sconfitti dal console L. Postumio Megello e fu loro accordata, come ai Perugini e agli Aretini, una pace di 40 anni. Un'altra sconfitta subirono nel 280 a. C. insieme coi Volcenti loro alleati, ed è probabile che venissero allora definitivamente soggiogati dai Romani, l'intervento dei quali fu sollecitato nel 265 a. C. in seguito a una rivoluzione interna democratico-popolare; i Romani ebbero facilmente ragione dei ribelli (265-64 a. C.) e obbligarono i Volsiniesi ad andare ad abitare in luogo diverso.

Questa notizia ha dato origine modernamente alla supposizione che vi sia stata una Volsinii etrusca (V. veteres) e una romana (V. novi) in località anche abbastanza distanti, tanto che molti studiosi credettero d'identificare la prima in Orvieto (v.) o altrove, e soltanto la seconda in Bolsena (v.), ciò che sembra arbitrario, perché anche se gli argomenti addotti a favore possono apparire in parte giusti, essi sono lungi dal poter venire suffragati da prove documentarie, mentre é ben più logico cercare i due centri abitati a breve distanza: probabilmente la Volsinii etrusca era situata più in alto, sui poggi di Piazzano e di Montebello, o su quello di Mercatello, e la Volsinii romana nel sito stesso della odierna Bolsena.

La cittadinanza romana fu concessa a Volsinii nel 90 a. C. Il territorio fu ascritto alla tribù Pomptina e smembrato in vari centri: Salpinum, Sorrinum, Trossulum, Ferentium.

Plinio attesta (Nat. Hist., II, 53 seg.) che una volta la città fu distrutta da un fulmine e che un'altra volta un mostro, Volta, devastò la regione e dovette essere allontanato mediante riti e preghiere speciali, con l'intervento di Porsenna re di Chiusi, ciò che sembra adombrare una contaminazione di due tradizioni o una ingerenza politica di Chiusi nel territorio dei Volsiniesi. Volsinii fu certo in epoca etrusca una delle più potenti città federali lucumoniche e continuò a fiorire in età romana imperiale. Passava per Volsinii la via Cassia; l'estensione del suo territorio variò a seconda delle epoche; in origine una parte, secondo Plinio (Nat. Hist., II, 209; cfr. XXXVI, 168), doveva appartenere a Tarquinia.

Gli scavi intorno a Bolsena hanno messo in luce tre acropoli e vaste necropoli nonché un sacello fuori Porta Firenze, certo dedicato alla Dea Nortia, il cui culto era estesissimo nella città alla pari di quello per Voltunna (Vertunno?), divinità principale d'Etruria. I reperti di scavo hanno dimostrato l'esistenza del santuario per tutto il lungo periodo dal secolo III a. C. al III d. C.

Caratteristici del territorio volsiniese sono certi cippi "a pigna" in uso dal sec. IV a. C. in poi, per lo più di basalto o nenfro. Sono stati messi in luce estesi ruderi dell'anfiteatro romano, avanzi di strade, numerosi sarcofagi. Caratteristica della regione è la tarda ceramica detta appunto volsiniese (sec. III-I a. C.) con ingubbiatura di colore chiaro argenteo, che dava l'impressione, quando si conservava fresca e lucente, di vasi argentati, dalle forme eleganti con decorazioni, a stampiglia entro fasce, o plastiche, anche vistose.

Bibl.: G. Dennis, Cities and cemeteries of Etruria, I, 3ª ed., Londra 1907, p. 510 segg.; Pauly-Vissowa, Real-Encycl., VI, ii, 1ª ed., s. v. Volsini; A. Solari, Topografia storica dell'Etruria, I, Pisa 1918, passim, e bibl., appendice, p. 155 segg. Per la controversia topografica, vedi per ultimi, da una parte, P. Perali, in Orvieto etrusca, Roma 1928; dall'altra, G. Buccolini, Il problema archeologico di Orvieto antica, Orvieto 1935, con bibl. completa. Per gli scavi: E. Gàbrici, Scavi nel Sacellum della dea Nortia sul Pozzarello, in Mon. ant. Lincei, XVI (1906), coll. 169-239, e varî in Bull. corr. arch. e Not. scavi, passim, sopra tutto 1903, p. 357 segg.