WELLINGTON, Arthur Wellesley, duca di

Enciclopedia Italiana (1937)

WELLINGTON, Arthur Wellesley, duca di

Alberto Baldini
*

Generale e uomo di stato inglese, nato a Dublino il 29 aprile 1769 (non, come credeva egli stesso, il 10 maggio), morto a Walmer Castle (Kent) il 14 settembre 1851. Dopo avere studiato a Eton, completò i suoi studî all'Accademia militare di Angers, in Francia, e nel 1786, ritornato in Inghilterra, entrò come insegna nel 73° fanteria. Tenente colonnello nel 1793, cornbatté contro i Francesi in Olanda sotto il duca di York. Nel 1796, già colonnello, s'imbarcò per l'India, dove lo raggiunse il fratello Riccardo, nominato, nel 1797, governatore generale; e nel 1799 contribuì alla sconfitta di Tippu Sahib. Nel 1802 era maggior generale e con 12 mila uomini sconfisse ad Assaye 40 mila Maratti, segnando il tracollo della loro potenza. Nel 1805 tornò in Inghilterra ed entrò alla Camera dei comuni; fu segretario per l'Irlanda e prese parte nel 1807 alla spedizione di lord Cathart contro la Danimarca e negoziò la capitolazione di Copenaghen. Promosso tenente generale, fu messo a capo del esercito che doveva aiutare l'insurrezione della Penisola Iberica contro Napoleone; entrato nel Portogallo, batté i Francesi di H.-F. Delaborde a Roliça (17 agosto 1808) e quelli di A. Junot a Vimeiro (21 agosto). Comandante in capo delle forze inglesi e portoghesi nel 1809, sorprese il maresciallo N.-J. Soult a Oporto e, penetrato in territorio spagnolo, vinse a Talavera de la Reina il maresciallo Victor (27-28 luglio), vittoria per la quale gli fu conferito il titolo di visconte Wellington. La rapida marcia di Soult e M. Ney da Salamanca all'Estremadura lo costrinse a valicare il Tago; W. resistette a Bussaco alle forze di Masséna, di cui fermò l'avanzata a Torres Vedras; nel 1812 riprese la marcia in avanti, espugnando Ciudad Rodrigo, prendendo per assedio Badajoz e riportando su A.-F.-L. Viene de Marmont a Salamanca una vittoria che gli permise di entrare in Madrid; ma il ritorno offensivo dei Francesi, dopo un tentativo non riuscito del W. di impadronirsi di Burgos, l'obbligò di nuovo a ritirarsi su Ciudad Rodrigo; soltanto il 13 giugno 1813, dopo avere riorganizzato l'esercito spagnolo e avere ricevuto importanti rinforzi, poté sbaragliare a Vitoria i Francesi comandati da Giuseppe Bonaparte e dal maresciallo J.-B. Jourdan. Dopo un nuovo tentativo infruttuoso di Soult, battuto a San Sebastiano e a Pamplona, W. entrò in Francia e sconfisse di nuovo Soult a Baiona e a Tolosa (10 aprile 1814); fu allora nominato duca di W. Ambasciatore a Parigi nel 1814 e plenipotenziario al Congresso di Vienna nel febbraio 1815, riprese la spada alla notizia del ritorno di Napoleone dall'isola d'Elba, ed ebbe il comando delle forze alleate dell'Inghilterra, del Hannover, dell'Olanda, del Brunswick e dell'Assia Nassau. Il 18 giugno stroncò a Waterloo l'offensiva brillantemente iniziata da Napoleone, indi marciò su Parigi con Blücher, ed ebbe il comando del corpo di occupazione degli alleati rimasto in Francia dopo la restaurazione borbonica sino al 1818. La nazione inglese, riconoscente, gli donò nel 1817 Apsley House e Strathfieldsaye (Hampshire), acquistati per sottoscrizione popolare. Alla morte del duca di York, nel 1827, W., l'"Iron Duke", fu nominato comandante in capo dell'esercito britannico, carica confermatagli a vita nel 1842.

La fama del W. è legata alla vittoria di Waterloo; ma occorre ricordare che la seconda parte della sua vita si svolse nel campo politico e non militare. Già inviato al congresso di Aquisgrana (1818), col Castlereagh, e poi a quello di Verona (1822), nel gennaio 1828 fu incaricato di costituire il governo, dopo la morte di G. Canning. Il ministero W. ebbe un orientamento nettamente conservatore, in pieno contrasto con la politica del Canning; ad esso tuttavia si dovette per merito del ministro dell'Interno Robert Peel, la figura più notevole del gabinetto, l'Emancipation Act (1828), che poneva sullo stesso piano cattolici e protestanti in Irlanda (v. irlanda).

Invece, quando, un anno più tardi, l'agitazione per la riforma elettorale fu posta in pieno alla camera dei Lords, W. si oppose recisamente a qualsiasi riforma; e, di fronte alla forza del movimento, dovette dimettersi (novembre 1830). Tornò al governo due volte: dal novembre 1834 all'aprile 1835, nel ministero Peel, come ministro degli Esteri; dal settembre al giugno 1846, nel secondo ministero Peel, come ministro senza portafoglio. Fu sepolto a St Paul con pompa degna della nazione e dell'uomo.

Bibl.: Dispatches of the Duke of W. 1799-1815, editi da Gurwood, voll. 13, Londra 1834-39; Supplementary dispatches 1794-1818, editi dal figlio Arthur Richard W., voll. 15, ivi 1858-72; Dispatches, new series 1819-1832, ed. dal figlio, voll. 8, ivi 1867-80; Parlamentary speeches, editi da Gurwood, ivi 1854; tra le numerosissime biografie, A. H. Brialmont, Histoire du Duc de Wellington, voll. 3. Bruxelles 1856-57; su di essa è condotta la vita scritta da G. R. Gleig, voll. 4, Londra 1858-60 (la più completa, che lascia però a desiderare); G. Lathom Browne, W., ivi 1888 (vita antologica); H. E. Maxwell, Life of W., ivi 1899, 6ª ed. 1907; J. W. Fortescue, W., ivi 1925; S. B. Cuchan, The sword of State, Londra 1928; Ph. Guedalla, The Duke, ivi 1931. Per le campagne: C. W. Robinson, Wellingtons campaigns, ivi 1907; C. W. C. Oman, History of the Peninsular War, voll. 2, Oxford 1902-04.