Wettin

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Famiglia nobile della Turingia; prese nome dal castello di Wettin sul fiume Saale; da essa discende la dinastia dei re di Sassonia. Ebbe la contea di W. nel sec. 11º con Thimo. Enrico I, detto il Vecchio, ebbe (1088) dall'imperatore Enrico IV la marca di Meissen, che passò al nipote Corrado I (m. 1157). Alla morte di costui, i possedimenti furono ripartiti tra i suoi cinque figli: erede del margraviato di Meissen fu Ottone il Ricco (m. 1190). Dopo la morte di Enrico Raspe, ultimo langravio di Turingia della famiglia dei Ludovingi (1247), il margravio Enrico l'illustre di Weissen contese alle case di Anhalt e di Brabante la Turingia, passata definitivamente ai W. nel 1264; nel primo decennio del sec. 14º Federico il Morso (1291-1323) riunì di nuovo tutti i dominî sotto un solo signore. A Federico il Bellicoso (1381-1428), in cambio dell'aiuto concesso all'imperatore contro gli Ussiti, fu conferita da Sigismondo, dopo l'estinzione degli Ascanî della linea di Wittenberg, l'investitura del ducato e della dignità elettorale di Sassonia (1423). Con il patto di Lipsia i nipoti di Federico il Bellicoso, l'elettore Ernesto e il duca Alberto, si spartirono (1485) le terre della famiglia. Al primo andarono la Sassonia elettorale, al secondo la marca di Meissen e la parte settentrionale della Turingia. Da allora la casa di W. si suddivise nelle due linee degli Ernestini e degli Albertini. Gli Ernestini, che avevano conservato la dignità elettorale, e che avevano fondato (1502) l'univ. di Wittenberg, accordarono l'appoggio a Lutero e si misero a capo del protestantesimo tedesco, ma la sconfitta subita da Giovanni Federico nella guerra di Smalcalda costò loro la perdita (1547) non solo dell'elettorato, che passò a Maurizio (m. 1553) del ramo degli Albertini, ma anche della massima parte dei dominî. Dopo la metà del sec. 17º gli Albertini si trovarono impediti nei loro propositi di espansione territoriale dalla nascente potenza della Prussia. Nell'intento appunto di contrastare le fortune degli elettori di Brandeburgo, Federico Augusto I si convertì al cattolicesimo (1697) per cingere la corona polacca, che rimase agli Albertini anche sotto il successore, Federico Augusto II (m. 1763). La politica di rivalità con la Prussia non produsse però risultati positivi e deleteria fu anche la linea seguita, nel periodo rivoluzionario e napoleonico, dall'elettore Federico Augusto III, alleato della Francia. Ottenne (1806) da Napoleone la dignità regia, conservandola anche dopo la restaurazione, ma dovette cedere col Congresso di Vienna una buona metà del suo regno alla Prussia, e solo l'intervento di Metternich salvò gli Albertini dalla detronizzazione. Gli Albertini anche nel sec. 19º non attenuarono la loro linea antiprussiana: nella rivalità tra Vienna e Berlino, sotto re Giovanni (1854-73) e con la guida di F. F. von Beust, cercarono di costituire una coalizione tra i minori stati tedeschi per imporsi ai due rivali, ma, scoppiata la guerra del 1866, si schierarono apertamente al fianco degli Asburgo. L'esito della battaglia di Sadowa fu decisivo. I re di Sassonia si adeguarono alla nuova realtà politica, aderirono alla Confederazione della Germania del nord prima, all'Impero poi, adempiendo lealmente i loro obblighi verso quest'ultimo durante la prima guerra mondiale. L'esito di questa, infine, obbligò Federico Augusto III (1865-1932) ad abdicare alla corona (1918).

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