WILDER, Samuel, detto Billy

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

WILDER, Samuel, detto Billy

Lorenzo Quaglietti

Regista cinematografico statunitense, nato a Sucha (allora Austria, oggi Polonia) il 22 giugno 1906. Di famiglia ebraica, dopo aver studiato a Vienna, si trasferì a Berlino, e lavorò come cronista sportivo e giudiziario, ballerino e poi autore di copioni per R. Siodmak, V. Janson, H. Steinhoff e altri, fino all'avvento del nazismo. Nel 1933 passò in Francia, dove diresse con A. Esway Mauvaise graine (Amore che redime, 1934). Negli Stati Uniti proseguì l'attività di sceneggiatore, tra l'altro con Ch. Brackett, insieme al quale scrisse Ninotchka (1939) per E. Lubitsch. Una commedia maliziosa (il sesso ha gran parte nei film di W.) è il suo primo film hollywoodiano: The major and the minor (Frutto proibito, 1942). Il secondo rifacimento di una pièce di L. Biró, è Five graves to Cairo (I cinque segreti del deserto, 1943). Subito dopo W. abbordò il dramma poliziesco con Double indemnity (La fiamma del peccato, 1944), da un romanzo di J. Cain, e soprattutto con The lost week-end (Giorni perduti, 1945), sul quale la critica si divide in maniera netta. Analoga contrapposizione si verificherà, a proposito di Ace in the hole/The big carnival (L'asso nella manica, 1951), fra quanti nel suo cinico ''eroe'' (un giornalista in cerca di uno scoop a qualsiasi costo) vedono il disprezzo del regista per la folla e quanti ammirano incondizionatamente l'abilità ''infernale'' con cui la vicenda è raccontata. Scarsa considerazione riscosse il musicale The Emperor waltz (Il valzer dell'imperatore, 1948), con molta accondiscendenza fu accolto il piacevole A foreign affair (Scandalo internazionale, 1948), unanime fu l'approvazione per Sunset Boulevard (Viale del tramonto, 1950), dallo stile impeccabile, momento particolarmente felice della propensione drammatica del regista. Dopo l'ibrido Stalag 17 (1953), W. torna alla commedia rimanendole fedele con l'eccezione dell'avventuroso The spirit of St. Louis (L'aquila solitaria, 1957), sull'impresa di C. Lindberg, e dello sconcertante Fedora (1978), riesumazione del tragico mondo di Sunset Boulevard in chiave psicanalitica. A parte vanno anche considerati Witness for the prosecution (Testimone d'accusa, 1957), ''giallo'' dalle varianti umoristiche, Irma la Douce (Irma la Dolce, 1963), e The private life of Sherlock Holmes (La vita privata di Sherlock Holmes, 1970), che deride il ''mito'' del poliziotto privato per antonomasia. I restanti dodici film di W. sono commedie, due delle quali centrate su M. Monroe: The seven year itch (Quando la moglie è in vacanza, 1955) e Some like it hot (A qualcuno piace caldo, 1959), la seconda migliore della prima e certamente più spiritosa e ammiccante delle precedenti Sabrina (1954) e Love in the afternoon (Arianna, 1957).

Da citare ancora: The apartment (L'appartamento, 1960), One, two, three (Uno, due, tre, 1961), ispirato alla Berlino del dopoguerra, divisa in settori; Kiss me, stupid (Baciami, stupido, 1964); il satirico The fortune cookie (Non per soldi... ma per denaro, 1966); l'anticonformistico Avanti! (Cosa è successo fra mio padre e tua madre?, 1972); l'ambiguo The front page (Prima pagina, 1974), terza versione della commedia di B. Hetch e C. McArthur. Buddy Buddy (1981) ha chiuso la carriera di un regista di grande talento, per il quale il cinema è stato il modo perfetto di esprimere il suo scetticismo europeo nei confronti della vita e della società (contrapposto all'ottimismo hollywoodiano), tuttavia valendosi d'un humour, talvolta spinto sino al più feroce sarcasmo, che gli impedisce di commuoversi sui destini di un'umanità divisa fra il mito della felicità e del denaro. Molti titoli di film di W. sono entrati a far parte del linguaggio comune (basti ricordare La fiamma del peccato, L'asso nella manica, Baciami stupido, Non per soldi... ma per denaro, A qualcuno piace caldo, Quando la moglie è in vacanza...), ma pressoché tutta la sua opera ha lasciato un segno forte nella storia del cinema per l'incisività della narrazione, il connubio fra brillante e melò, il ritmo serrato, le idee che arricchiscono la messinscena di sorrisi, di estrose invenzioni, di parentesi delicate. Acuto e ironico osservatore del mondo (un motivo fra i tanti: lo sdoppiamento della personalità, col conseguente travestimento), W. ha firmato un'opera briosa dotata d'un ineguagliabile retrogusto amarognolo.

Bibl.: M. Grande, Billy Wilder, Milano 1978; N. Sinyard, A. Turner, Billy Wilder Filme, Berlino 1980; Billy Billie: tutti i film di Billy Wilder, a cura di M. Giusti ed E. Ghezzi, Montepulciano 1981; G. Colpart, Billy Wilder, Parigi 1983; A. Cappabianca, Billy Wilder, Firenze 1984; M. Zolotow, Billy Wilder in Hollywood, New York 1987; J. Jerome, Billy Wilder, Parigi 1988; Billy Wilder: tussen Weimar en Hollywood, a cura di W. Hesling, Lovanio 1991; C. Seidl, Billy Wilder: seine Filme, sein Leben, Monaco di B. 19912; P. Jenn, Certains l'aiment chaud, Parigi 1993; H. Karasek, Billy Wilder: un viennese a Hollywood, trad. it., Milano 1993.

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