Dilthey, Wilhelm

Dizionario di filosofia (2009)

Dilthey, Wilhelm


Filosofo e storico tedesco (Biebrich 1833 - Seis-Siusi, Bolzano, 1911). Insegnò a Basilea, Kiel, Breslavia, infine a Berlino, dove successe a Lotze (1882).

Il metodo delle scienze dello spirito

Influenzato dalla cultura neokantiana e positivistica nonché dalla cultura romantica tedesca, il suo problema filosofico centrale è quello di elaborare una «critica della ragione storica» che, in analogia con la fondazione kantiana della scienza della natura, abbia lo scopo di stabilire le possibilità, i limiti e le modalità del-la conoscenza del mondo dello spirito. Rifiutando la tesi positivistica dell’omogeneità tra fatti della natura e fatti storico-spirituali, e il conseguente monismo metodologico che riduce le scienze dello spirito (Geisteswissenschaften) a scienze empiriche, D. postula una diversa costituzione ontologica dell’oggetto di queste ultime, il «fenomeno storico sociale», rispetto all’oggetto delle scienze della natura. Queste, difatti, hanno a che fare con dati che sono estranei alla coscienza dell’osservatore, mentre un fatto storico, culturale, sociale consta di unità date, non inferite, che ci sono comprensibili dall’interno: in quanto espressione della personalità e della psicologia umane, tali unità sono omogenee con la coscienza dell’osservatore, e quindi comprensibili sulla base della sua stessa esperienza psichica. I fenomeni storico-sociali possono essere «vissuti» (ted. erlebt) dal soggetto che li conosce, il che non accade per il mondo naturale. Di qui la differenza di metodo tra scienze della natura e scienze dello spirito. La conoscenza del mondo naturale si basa su processi puramente intellettuali, sulla «spiegazione» (Erklären) mentre il metodo della ricerca storico-sociale si basa sulla «comprensione» (Verstehen) che l’uomo ha della sua stessa psiche, quindi non si limita ad attivare le facoltà logico-razionali, ma coinvolge la totalità della personalità del soggetto. La comprensione del mondo umano da parte dell’uomo non si basa sulle categorie della causalità, ma sulle nozioni di vita, scopo, significato, valore. Questa formulazione del problema, che si presenta compiutamente nella Introduzione alle scienze dello spirito (➔) (Einleitung in die Geisteswissenschaften) del 1883, viene allargata e approfondita nelle Idee per una psicologia descrittiva e analitica (Ideen über eine beschreibende und zergliedernde Psychologie), del 1894, in cui D. propone una fondazione gnoseologica delle scienze dello spirito attraverso una psicologia che muove dall’unità psichica originaria del soggetto, individuata nella connessione dinamica di tre ambiti psichici – pensiero, volontà, sentimento. A queste tre dimensioni della connessione psichica corrisponde un’articolazione del mondo storico-sociale: i sistemi della cultura (religione, filosofia, economia, diritto, scienza), le organizzazioni esterne della società (le istituzioni: Stato, Chiesa, scuola, partito, ecc.), e la storia dei popoli. Nell’ultima fase del suo pensiero, tra il 1905 e il 1911, D. riprende il problema della fondazione delle scienze dello spirito, riformulandolo sul piano della concreta storicità dell’uomo in quanto essere che appartiene al mondo che tali discipline hanno per oggetto. D. arriva così a una identificazione tra mondo umano e storia, ossia tra il piano soggettivo del conoscere e le forme oggettivate dello spirito cui esso si rivolge. Questi concetti si trovano svolti soprattutto negli scritti raccolti nel volume Studien zur Grundlegung der Geisteswissenschaften (1905-10; trad. it. Per una fondazione delle scienze dello spirito).

Le intuizioni del mondo

La radicale storicità di tutte le manifestazioni spirituali si estende alla filosofia. D. distingue tre tipi di intuizione del mondo: il naturalismo, fondato sul concetto di causalità naturale (per es., il materialismo antico e moderno); l’idealismo oggettivo, fondato sul sentire, che coglie la realtà come lo svolgersi di un principio interiore (per es., Spinoza, Schelling, Hegel); l’idealismo della libertà, che afferma l’indipendenza dello spirito di fronte alla natura (per es., Platone, Kant, Fichte). Queste tre intuizioni del mondo restano in qualche maniera irrelate, come tre atteggiamenti possibili. Tuttavia D. cerca nella consapevolezza della relatività delle intuizioni del mondo, ossia nello spirito che le interpreta, un fattore di unità. Tra gli importanti contributi di D. alla storia della cultura si ricordano quelli dedicati a Schleiermacher, al giovane Hegel e alla formazione del moderno spirito europeo (Weltanschauung und Analyse des Menschen seit Renaissance und Reformation; trad. it. L’analisi dell’uomo e l’intuizione della natura dal Rinascimento al secolo XVIII). L’influenza di D. sulla cultura europea, e specialmente tedesca, è stata considerevole; si esercitò in due direzioni: quella dello storicismo relativistico, avente come punto di partenza la critica dello storicismo hegeliano, e quella dell’antropologia, cioè della descrizione dell’uomo come essere storico. Nel primo senso il punto di arrivo può essere considerato Spengler; nel secondo alcuni temi esistenzialistici.

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