KEMPFF, Wilhelm

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

KEMPFF, Wilhelm

Nicola Balata

(App. III, I, p. 948)

Pianista tedesco, morto a Positano (Salerno) il 23 maggio 1991. Dopo aver soggiornato durante gli anni Trenta a Potsdam, dove tenne corsi di perfezionamento all'Istituto tedesco per stranieri, e nel 1944 a Thurnau, presso Bayreuth, nell'immediato secondo dopoguerra si stabilì a Positano, sulla costiera amalfitana; dal 1955 ebbe la sua seconda residenza sul lago di Starnberg, presso Ammerland, in Baviera. A Positano diede vita nel 1957 alla Fondazione Orfeo (con un concerto inaugurale tenuto in duo con A. Cortot), che ha tra l'altro istituito corsi estivi di perfezionamento in pianoforte, dedicati all'interpretazione beethoveniana e aperti a giovani pianisti provenienti da ogni parte del mondo. Agli anni Cinquanta risale il suo primo viaggio a Roma, dove interpretò, nell'Aula Magna dell'università, il ciclo completo delle Sonate di Beethoven. Tra le sue interpretazioni beethoveniane un posto centrale occupa il repertorio cameristico, con le Sonate e le Bagattelle; assai notevoli sono anche alcune esecuzioni con orchestra, come nel caso dei Concerti, soprattutto con la direzione di W. Furtwängler e i Berliner Philarmoniker.

Affermatosi fin dagli anni Quaranta, in Europa e negli Stati Uniti, come uno dei massimi interpreti di Beethoven (amava egli stesso definirsi "un allievo degli allievi di Beethoven") e del repertorio romantico, K. viene unanimemente considerato, accanto a Gieseking, l'ultimo grande erede del pianismo classicista austrotedesco, legato, oltre che ad A. Schnabel, a W. Backhaus ed E. Fischer. Fra il 1964 e il 1970 K. eseguì l'intero ciclo delle Sonate beethoveniane, in ordine cronologico, curandone al tempo stesso la prima incisione integrale, alla quale ne fece seguire una seconda. Si ricordano ancora le due incisioni integrali delle Sonate per violino e pianoforte, con W. Schneideran e Y. Menuhin, le integrali dei Concerti per pianoforte e orchestra e dei Trii, con H. Szeryng e P. Fournier. Assieme a quest'ultimo incise inoltre l'integrale delle Sonate per violoncello e pianoforte, sempre di Beethoven. A K. si deve la rivalutazione della musica pianistica di Schubert e la sua elevazione a livello di quella beethoveniana, sulla linea interpretativa iniziata da A. Schnabel e proseguita da W. Gieseking ed E. Erdmann. Delle Sonate di Schubert, cui K. ha rivolto particolare attenzione nell'ultima fase della carriera, ha ugualmente curato un'incisione integrale. Un posto di rilievo nel repertorio di K. occupano inoltre le Sonate di Schumann (del quale ha curato la pubblicazione dell'opera pianistica), di Brahms, di Chopin, i Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart e alcune pagine vocali e strumentali di Bach, di cui ha curato la trascrizione per pianoforte. Alla sua attività di compositore, iniziata negli anni Trenta, si debbono alcune opere brevi per il teatro e diverse composizioni sinfoniche e per orchestra, per complessi da camera o strumento solo (pianoforte e organo).

Di K. è comparso il volume autobiografico Was ich hörte, was ich sah: Reisebilder eines Pianisten (1981).

Bibl.: P. Rattalino, L'interpretazione di Beethoven: incontro con W. Kempff, in Musica Università, 1967; W. Kempff, in Baker's Biographical Dictionary of Musicians, New York-Londra 1971, p. 820; P. Rattalino, Da Clementi a Pollini. Duecento anni con i grandi pianisti, Firenze 1983, pp. 126-200; P. Isotta, Protagonisti della musica, Milano 1988, pp. 65-70; F. Saponaro, L'ultimo erede di Beethoven, in L'Unità, 25 maggio 1991.

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