Morris, William

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Poeta, artista e agitatore sociale inglese (Elm House, Walthamstow, 1834 - Hammersmith 1896). Nato da famiglia di facoltosi commercianti, fu dapprima avviato alla carriera ecclesiastica anglicana: nel 1853 entrò nell'Exeter College di Oxford, dove conobbe E. C. Burne-Jones. Entusiasmatosi per le cattedrali gotiche durante un viaggio in Francia, decise di diventare architetto e cominciò a studiare con G. E. Street; al tempo stesso pubblicò una rivista, l'Oxford and Cambridge Magazine (1856), dedicata alle riforme sociali, che presto lo portò in contatto con J. Ruskin e D. G. Rossetti, animati dai suoi stessi sentimenti nei confronti dei problemi sociali contemporanei. Rossetti lo persuase a dedicarsi alla pittura e lo scelse, insieme a Burne-Jones, come aiuto per la decorazione della Union debating hall di Oxford (1857). Sulle orme di J. Ruskin, M. si fece propugnatore dell'arte medievale e in particolare del gotico, estendendo il suo tentativo di restaurazione dello spirito medievale dalle arti alla morale e alle dottrine sociali. Per reagire allo scadimento del gusto provocato dalla sempre crescente industrializzazione, fondò la M., Marshall, Faulkner and Co. (1861, diretta dopo la morte di M. da J. H. Dearle, 1860-1932), fabbrica di stoffe, ceramiche, vetrate, ecc. per le quali egli stesso fornì disegni, e la Kelmscott Press. Le sue idee furono fondamentali per il movimento delle Arts and Crafts, ma l'esaltazione del lavoro artigianale, con i suoi alti costi, mantenne un carattere elitario della produzione e impedì l'integrazione delle arti con la realtà del mondo industriale. L'opera di M. fu, però, punto di riferimento essenziale per i successivi movimenti di rinnovamento dell'architettura e delle arti applicate. Si deve ancora ricordare la Red House, che M. commissionò a Ph. Webb (1859) e che egli stesso curò nei particolari e nella decorazione. Accanto alla sua attività teorica e pratica nel campo delle arti figurative, M. ne svolse anche una più propriamente letteraria: cominciò a scrivere versi giovanissimo. Nel 1857 compose gran parte del volume The defence of Guenevere and other poems (1858); pubblicò poesie, saggi e racconti nell'Oxford and Cambridge magazine. Nel 1866 cominciò a comporre una serie di poemi narrativi (The life and death of Jason, 1867; The earthly paradise, 1868-70). Tradusse molte saghe islandesi in prosa inglese e la saga germanica e scandinava gli ispirò The story of Sigurd the volsung and the fall of the Niblungs (1876). Sognando progetti di riforma sociale, cooperò alla causa socialista con denaro, discorsi, articoli, versi (Chants for socialists); ma pronunciatosi contro le tendenze anarchiche dopo i moti di Trafalgar Square (nov. 1887), si ritirò dall'attività politica e tornò alla letteratura con A dream of John Ball (1888), A tale of the House of Wolfings and all the kindreds of the mark (1889), The roots of the mountains (1890, racconto utopistico), News from nowhere (1891), dove immagina un'Inghilterra futura in regime comunistico. Da ricordare anche le traduzioni dell'Eneide (1875) e dell'Odissea (1887).

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