Zaffiro

Enciclopedia Dantesca (1970)

zaffiro

Domenico Consoli

Pietra preziosa di colore azzurro chiaro, trasparente, descritta da Plinio (Nat. hist. XXXVI LXVII 2, XXXVII XXXIX 1, LIV 1), più volte nominata nelle Scritture (Ezec. 10,1; 28,13; Iob. 28,6; 16; Tob. 13,21; Cant. 5,14). Figura in due luoghi della Commedia, in rima (in un caso col denominale s'inzaffira). D. ne ricorda il colore nella descrizione dell'alba, all'inizio della seconda cantica: Dolce color d'orïental zaffiro, / che s'accoglieva nel sereno aspetto / del mezzo, puro infino al primo giro, / a li occhi miei ricominciò diletto, / tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta / che m'avea contristati li occhi e 'l petto (Pg I 13): quel colore " molto dilettevole a vedere " (Buti) insieme con la qualità delle immagini, il ritmo e il tono dei versi trascrive la ritrovata letizia dell'anima dantesca, ormai avviata a miglior cammino.

Quanto all'attributo oriental, nota il Daniello: " dice ‛ orientale ' per così meglio la finezza e la bontà sua dimostrarci, conciò sia che le gemme più preziose siano le orientali: onde il Petrarca ‛ Di cinque perle oriental colore ' ". Più specifica la glossa del Buti: " sono due specie di zaffiri: l'una si chiama l'orientale, perché si trova in Media, ch'è nell'oriente, e questa è melliore che l'altra e non traluce; l'altra si chiama per diversi nomi com'è di diversi luoghi ".

Il valore magico della pietra, messo in rilievo dai lapidari, è unanimemente richiamato dagl'interpreti a proposito del luogo del Paradiso in cui la Madonna viene presentata come uno z.: quella lira / onde si coronava il bel zaffiro / del quale il ciel più chiaro s'inzaffira (XXIII 101). L'Ottimo commenta la scelta dantesca rilevando che lo z. " il corpo dell'uomo rinverzica, i membri conserva integri, caccia la paura dall'uomo e fallo audace, rompe li toccati legami e libera li presi. Come si dice, molto vale a conservare pace; dalli incantatori molto è amata, però che per lei abbiamo li responsi... ". Si veda anche il Libro di Sydrac (a c. di A. Bartoli, Bologna 1868): " Zaffiro è molto santissima pietra e graziosa. Tutti zaffiri sono dalla parte di Dio virtudiosi e pieni di grazia... Chi zaffiro isguarda tutto bene gli aviene " (CCCCLVIII) e il Liber lapidum di Marbodo (Patrol. Lat. CLXXI).

Bibl. - A. Lavasseur, Les pierres précieuses dans la D.C., in " Revue des Études Italiennes " n. s., IV (1957) 31-100; E. Raimondi, Il Canto I del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 9 e n. 1; V. Bertolucci Pizzorusso, Gli smeraldi di Beatrice, in " Studi Mediolatini e Volgari " XVII (1969).

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