ZANZIBAR

Enciclopedia Italiana (1937)

ZANZIBAR (A. T., 118-119)

Attilio Mori

Città dell'Africa orientale, posta sulla costa occidentale dell'isola omonima, capitale di un sultanato sottoposto al protettorato britannico.

Le prime notizie che si hanno nell'antichità di Zanzibar sono quelle che ne fornisce il noto Periplo del Mare Eritreo detto di Arriano Zanzibar non vi è distinta con questo nome ma con quello di Menuthasi; tuttavia la descrizione che è data - rispetto alla sua distanza dalla costa, all'aspetto del paese, ai costumi degli abitanti - non lasciano, nei più, dubbî sulla sua identificazione. Nel Medioevo l'isola acquistò una notevole importanza sotto il dominio di Kilwa; ne fa cenno Marco Polo che attribuisce il nome di Zachibar alla costa prospiciente; figura infine anche nelle cane nautiche del sec. XII. Vasco da Gama vi approdò nel suo viaggio di ritorno e da lui se ne ebbero le prime dirette notizie (1599). Passata nel 1503 sotto il dominio dei Portoghesi, fu più volte visitata e descritta. Ma la prima ampia descrizione sotto l'aspetto geografico e storico ne diede il comandante Ch. Guillain, della marina francese, il quale nel 1846 vi risiedette a lungo.

Il sultanato nei suoi limiti attuali comprende, oltre l'isola di Zanzibar, quella di Pemba: esse distano dalla costa del continente rispettivamente 40 e 50 km. Le due isole abbracciano un'area complessiva di 2642 kmq. (un po' meno cioè della provincia di Modena), di cui 1658 per l'isola principale e 984 per quella di Pemba. L'isola di Zanzibar ha una forma allungata nel senso del meridiano e misura tra Ras Ningive (estremo nord) e Ras Kizamkasi (estremo sud) 90 km.; è di costituzione cristallina e di struttura ondulata, ma la sua altitudine non supera i 160 m. Posta alla latitudine media di 6° sud, l'isola ha il clima caldo umido costante proprio della zona equatoriale. La temperatura media è di 28° e le precipitazioni vi raggiungono i 1500 mm. A queste condizioni climatiche corrisponde la vegetazione che ormai è costituita essenzialmente dalle coltivazioni. Fra queste la principale è quella dell'arbusto Eugenia Cariophyllata che dà i chiodi di garofano, introdotta nelle due isole dall'Isola della Riunione nei primi del sec. XIX. Se ne contano nelle due isole 3 milioni e mezzo di piante e la loro produzione, che sino a qualche tempo addietro si poteva considerare quasi un monopolio, oggi minacciato dalla concorrenza di Madagascar, costituisce sempre la principale ricchezza. Un'altra coltivazione pure molto estesa è quella della palma da cocco, che fornisce per circa 150.000 sterline di copra. La popolazione del sultanato risultò al censimento del 1931 di 235.428 ab. dei quali 137.743 per l'isola principale e 97.687 per quella di Pemba. Gl'indigeni sono negri Bantu, come nella prospiciente regione del continente, e appartengono al gruppo dei Suaheli; sono da aggiungere 33.400 Arabi e 14.000 Indiani, oltre 278 Europei, principalmente Inglesi. Nel 1934 la natalità fu di 18,3‰ a Zanzibar e di 17,7‰ a Pemba e la mortalità fu rispettivamente di 17,6 e 11,1‰. Il controllo del protettorato assunto nel 1906 direttamente dal governo britannico fu, a partire dal 10 luglio 1913, trasferito dal Ministero degli affari esteri al Colonial Office ed è rappresentato dal residente al quale spetta di fatto l'amministrazione dello stato; il sultano ha un potere soltanto nominale. Sino dal 1926 furono istituiti un consiglio esecutivo e uno legislativo presieduto il primo dal sultano e il secondo dal residente. Del consiglio legislativo fanno parte oltre i membri ufficiali anche alcuni rappresentanti delle diverse comunità.

La città di Zanzibar, da cui prende il nome l'isola e il sultanato, sorge sulla costa occidentale dell'isola stessa, alla posizione geografica di 6° 10′ lat. sud e 39° 15′ long. est e si presenta con ridente e gradevole aspetto a chi vi giunga dal mare. La sua rada spaziosa e ben difesa offre un ancoraggio comodo e sicuro, uno dei migliori di tutta l'Africa orientale sull'Oceano Indiano. La città, che deve il suo sviluppo specialmente al sayyid Sa‛id ibn Sulṭān, che nel 1832 vi trasferì da Mascate la propria residenza, grandemente migliorata dopo il suo passaggio sotto il protettorato britannico, conta oggi 45.000 ab., dei quali 10.926 Indiani, generalmente Parsi di Bombay, professionisti, ma soprattutto commercianti. La città si compone di quartieri distinti secondo i nuclei delle popolazioni che vi risiedono: Indiani, Arabi, Africani ed Europei. La Ndia Kun, o strada principale, si adorna di cospicui edifici, fra i quali primeggiano il palazzo del sultano, la residenza, il palazzo che fu di Tippo Tippo, noto trafficante di avorio e di schiavi, ora ridotto ad albergo, la chiesa protestante e quella cattolica, ecc. Nel quartiere indigeno dalle strade anguste e sporche una particolarità è rappresentata dalle decorazioni in legno scolpito che contrastano col bianco della muraglia. Fino a pochi decennî addietro Zanzibar rappresentava lo scalo principale dell'Africa orientale dove facevano capo il commercio e le relazioni con i paesi costieri e le regioni interne. L'avorio e gli schiavi, dei quali costituiva uno dei maggiori mercati, alimentavano particolamente questo commercio. Lo sviluppo di Mombasa e quello di Dar es-Salām, specialmente dopo la costruzione delle rispettive ferrovie che congiungono la costa ai grandi laghi Vittoria e Tanganika, ha diminuito l'importanza del porto di Zanzibar, che conserva tuttavia il suo valore per le relazioni che la legano all'Europa, all'Asia meridionale e all'Estremo Oriente. Il movimento del suo porto è rappresentato normalmente da circa 300 piroscafi di un tonnellaggio complessivo di quasi 3 milioni di tonnellate e da un gran numero di imbarcazioni minori che esercitano il traffico con gli scali costieri e con l'Arabia. Nel 1934 il suo commercio esterno raggiunse 707.000 sterline nelle importazioni e poco meno nelle esportazioni. Le prime sono rappresentate sopra tutto dai tessuti di provenienza europea o asiatica e dagli olî minerali e avorio di provenienza dall'interno del continente. Nelle esportazioni primeggiano i chiodi di garofano e la copra. Salvo questi ultimi prodotti, che sono di origine locaie, il traffico commerciale di Zanzibar è soprattutto di transito. Zanzibar è il luogo di riunione dei pescatori di balene nell'Oceano Indianti meridionale; ciò che contribuisce alla sua importanza economica. Il porto di Zanzibar è toccato dai piroscafi di numerose linee regolari inglesi, francesi, tedesche, olandesi e di altre nazionalità. Vi fanno scalo i piroscafi italiani che fanno il servizio della Somalia e quello per la Città del Capo. Frequenti le comunicazioni fra Zanzibar e l'isola di Pemba e gli scaii dell'adiacente costa di Bagamoyo e Dar es-Salām. Zanzibar è collegata con un cavo della Eastern Telegr. Comp. a Mombasa e quindi alla rete internazionale. L'isola di Zanzibar conta anche varî centri minori, quali Dububi, a 6 km. a nord di Zanzibar, cui è congiunta da una linea ferroviaria; Mkokotomi presso l'estremo nord della costa occidentale, Chwaka su quella orientale, ecc.

La grandissima maggioranza della popolazione è musulmana; però, mentre gl'indigeni e gli appartenenti alle classi più umili sono Ibāḍiti, gli Arabi e i membri della classe dominante sono Sunniti della scuola o rito shāfi‛ita. Vi sono anche missioni cristiane: cattolica, dei Padri dello Spirito Santo, con il vicariato apostolico di Zanzibar (1906; già Zangulbas, 1883, già prefettura apostolica, 1860 e conferma, 1862); anglicana, (Universities Mission to Central Africa), e quacchera.

Storia del sultanato. - I più antichi ricordi storici di Zanzibar risalgono al sec. IX-X d. C., e coincidono con lo stabilirvisi di elementi arabi musulmani, provenienti dall'Egitto, dall'Arabia, e dalle coste meridionali della Persia, che fondarono nell'isola e sulla costa prospicente varie signorie. Gli storici musulmani parlano di esse come dell'impero degli Zanǵ" (nome originariamente dato all'elemento negro indigeno dell'Africa orientale, continuato dall'odierna popolazione di lingua suaheli), il cui centro politico era Kilwā (o Kilwah): questo sultanato sembra sia stato fondato verso il 975 d. C. da un ‛Alībn Ḥasan, originario di Shīrāz, ed abbracciava, oltre la zona costiera, anche l'isola vera e propria. La classe dominante politicamente e commercialmente era costituita soprattutto da Arabi del Ḥaḍramūt e dell'‛Oman. Le fonti arabe ricordano molti nomi dei suoi sultani tra il 1000 e il 1500 d. C. Visitato nel 1328 da Ibn Baṭṭūṭah, che lo trovò assai fiorente, decadde ai primi del Cinquecento dinnanzi alla penetrazione portoghese: nel 1505 i Portoghesi si impadronivano di Kilwāe Mombasa: ma il loro dominio, minato dalle epidemie e da incursioni piratesche di Turchi e di Negri del continente, non riuscì a mantenersi a lungo nell'isola. Nel sec. XVII alla signoria dei Portoghesi succedeva su Zanzibar quella degli imām di Mascate, i cui governatori alla loro volta talora finivano con rendersi praticamente indipendenti. Dal 1829 al 1844 il sayyid Sa‛īd ibn Sulṭān, imām dello ‛Omān, attese a consolidare i suoi dominî nell'Africa orientale inclusa la costa somala del Benadir (al-Banādir "gli emporî marittimi"); nel 1832 s'impadroniva definitivamente dell'isola; l'eresia ibāḍita divenne in tal modo il culto ufficiale della regione. Morto Sa‛īd nel 1856, gli succedettero sui territorî africani i figli Māgid (morto nel 1870) e Barghash ibn Sa‛īd (morto nel 1888); quest'ultimo dovette però assistere al graduale smembramento degli stati paterni, che nella loro massima estensione avevano compreso, oltre alle isole di Zanzibar, Pemba e Mafia, la costa dell'Africa orientale da Capo Delgado a parte della Somalia (porti di Mogadiscio, Chisimaio, ecc.), penetrando per non ben definite zone nel retroterra: di questi dominî, con atti del 1885 e 1888, Barghash dovette cedere alla Germania, attraverso la Deutsch-Ostafrika Gesellschaft, quella che divenne la colonia dell'Africa Orientale Tedesca (odierno Tanganika); all'Italia, prima in affitto (1889) e più tardi in diretto dominio, la costa somala con i porti di Brava, Merca, Mogadiscio, Uarscheich; alla Gran Bretagna dapprima Mombasa (1887), poi (1889) una zona corrispondente a parte dell'attuale Kenya; infine, il 4 novembre 1890, quanto rimaneva del sultanato, cioè l'isola di Zanzibar, le isole vicine e il territorio ora detto protettorato del Kenya, perdeva l'ultimo vestigio d'indipendenza, passando sotto il protettorato britannico, rappresentato da un residente. Nel 1897 fu a Zanzibar formalmente abolita la schiavitù, il cui traffico aveva costituito una delle principali attività dell'antico sultanato.

Bibl.: W. H. Ingrams, Chronology and genealogies of Zanzibar, Zanzibar 1926; id., Zanzibar its history and its peoples, 1931; R. Said-Ruete, Said ibn Sultan (1791-1856) ruler of Oman and Zanzibar, Londra 1929.