HERBERT, Zbigniew

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

HERBERT, Zbigniew (App. IV, ii, p. 132)

Marcello Piacentini

Poeta, drammaturgo e saggista polacco, morto a Varsavia il 28 luglio 1998. Durante l'occupazione tedesca entrò nelle file dell'Armia Krajowa (Armata Nazionale) partecipando alla resistenza. Nel 1944 si trasferì a Cracovia, poi (1949) a Toruń, dove, già laureato in economia, conseguì la laurea in legge e studiò filosofia con H. Elzenberg, che svolse un ruolo essenziale nella formazione intellettuale del poeta. Al suo arrivo a Varsavia nel 1950, H. cominciò a pubblicare alcune poesie su riviste, ma nel 1951 restituì la tessera dell'Associazione degli scrittori scegliendo di tacere - contrariamente alla maggior parte degli intellettuali - per non aderire al totalitarismo estetico e politico che caratterizzava il regime comunista, e adattandosi ai più disparati e umili impieghi. Dopo il 1957, viaggiò e soggiornò per lunghi periodi all'estero (Francia, Italia, Germania, Stati Uniti), accompagnato da una fama crescente. Ricevette, tra gli altri, il premio Petrarca (1979) e il premio Città di Gerusalemme (1991).

Il debutto vero e proprio risale al 1956, con la raccolta Struna światła (Corda di luce) che s'impose subito come opera già artisticamente matura in un panorama politico e letterario in fermento. I successivi volumi di poesie, Hermes, pies i gwiazda (1957, Hermes, il cane e la stella), Studium przedmiotu (1961, Studio dell'oggetto) e Napis (1969, Iscrizione) sono il proseguimento di un discorso poetico fondato sulla convinzione che solo i valori della cultura e la tradizione del mondo classico, mediterraneo in particolare, possano assicurare la sopravvivenza dell'umanità.

Cosciente dell'impossibilità di riproporre meccanicamente, dopo gli orrori della guerra, una poesia che coltivi in modo astratto la classicità, H. non rinuncia tuttavia a proclamare l'esistenza e il valore del bello coniugato al vero, fedele a una scala di valori ispirati al neoplatonismo professato dal suo maestro Elzenberg. Il suo classicismo è dunque una concezione del mondo, che non si oppone formalmente all'avanguardismo, giacché il verso di H., sempre misurato, si collega proprio alle soluzioni innovatrici dell'avanguardia del dopoguerra, senza rinunciare a una rielaborazione della tradizione versificatoria della classicità. La sua poesia si origina da un imperativo etico, non imposto da alcuna autorità esterna, di cui talvolta si fa portavoce il Signor Cogito, protagonista eponimo della raccolta Pan Cogito (1974, Il Signor Cogito), osservatore disincantato e ironico della realtà dalla prospettiva dell'uomo comune. Nella raccolta Raport z oblężonego Miasta i inne wiersze (1983; trad. it. parziale Rapporto dalla Città assediata. 24 poesie, 1985), pubblicata a Parigi subito dopo la messa fuori legge di Solidarność, l'espressione poetica si fa testimonianza del momento storico. Nelle successive Elegia na odejście (Elegia per l'addio), anch'essa pubblicata a Parigi nel 1990 ma già apparsa in Italia nel 1989 col titolo Elegia per l'addio della penna dell'inchiostro della lampada, e Rovigo (1992, Rovigo), trovano spazio crescente riferimenti autobiografici e il tentativo di un bilancio di vita che nell'ultima raccolta dal titolo significativo Epilog burzy (1998, Epilogo della tempesta) assume accenti malinconici senza mai scivolare nel pathos.

H. ha scritto anche per il teatro (Dramaty, 1970, Drammi), ed è autore di due raccolte di saggi: Barbarzyńca w ogrodzie (1962, Un barbaro nel giardino), frutto di un viaggio attraverso i luoghi e le memorie della civiltà classica, e Martwa natura z wędzidłem (1993, Natura morta con freno), sulla pittura olandese del 17° sec., in cui linguaggio e stile letterario del conoscitore dell'opera d'arte s'intrecciano con le convenzioni del diario di viaggio, dando vita a una sorta di trattato poetico lontano dalla saggistica propriamente intesa. Attivo fino all'ultimo, ha curato ancora nel 1998 un'antologia delle proprie poesie, 86 wierszy (86 poesie), a coronamento di un'opera letteraria che ne fa non solo il simbolo della resistenza civile e politica al regime comunista, ma una delle maggiori figure della poesia del secondo Novecento. In Italia è stata pubblicata un'ampia selezione delle raccolte di H. nel volume Rapporto dalla Città assediata (1993), introdotto da I. Brodskij.

Bibl.: T. Burek, Herbert - Linia wierności (Herbert - Una linea di fedeltà), in Puls (Il polso), 1984, 22-23; P. Marchesani, La Polonia, ossia ovunque, postfazione a Rapporto dalla Città assediata, Milano 1993; S. Barańczak, Uciekinierz z Utopii. O poezji Zbigniewa Herberta (Un profugo dell'utopia. Sulla poesia di Z. Herbert), Wrocław 1994; Słownik biobibliograficzny współczesnych pisarzy i badaczy literatury polskiej (Dizionario bio-bibliografico degli scrittori contemporanei e degli studiosi della letteratura polacca), Warszawa 1994; Czytanie Herberta (La lettura di Herbert), a cura di P. Czapliński, P. Śliwiński, E. Wiegand, Poznań 1995; T. Drewnowski, Próba scalenia. Obiegi - Wzorce - Style (Un tentativo di unificazione. Circuiti - Modelli - Stili), Warszawa 1997.

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