Zhou Enlai

Dizionario di Storia (2011)

Zhou Enlai


Politico cinese (Huai’an Xian, Jiangsu, 1898-Pechino 1976). Proveniente da una famiglia di letterati, studiò in Giappone, dove fu a contatto con il movimento socialista giapponese, poi a Tianjin e successivamente, negli anni 1919-24, in Francia. Qui nel 1922 organizzò dei gruppi comunisti tra gli studenti cinesi. Tornato in Cina nel 1924, fu direttore politico dell’Accademia militare di Huangpu dal 1924 al 1926. Divenuto nel 1932 commissario politico dell’Armata rossa e in seguito vicepresidente del Consiglio militare rivoluzionario, partecipò negli anni 1934-35 alla «lunga marcia» verso Yan’an. Dal 1935 diresse i negoziati tra il PCC e i nazionalisti del Guomindang, in un primo momento nel precario «fronte unito» contro i giapponesi, poi, nei mesi successivi alla conclusione della Seconda guerra mondiale, durante la missione del generale Marshall, fra il dicembre 1945 e l’agosto 1946, e ancora durante la guerra civile (dalla fine del conflitto mondiale fino al 1949). Il 1° ottobre 1949 Z.E. fu nominato da Mao Zedong primo ministro e ministro degli Esteri della Repubblica popolare di Cina; lasciò la seconda carica nel 1958. Si oppose nel 1950 all’intervento della Cina nella guerra di Corea. Nel 1954 guidò la delegazione cinese alla Conferenza di Ginevra sulle questioni coreana e indocinese e, l’anno successivo, partecipò alla Conferenza di Bandung. Si distinse per l’adozione dei «cinque principi sulla coesistenza pacifica», attraverso i quali la RPC accettava la regola dell’inviolabilità delle frontiere e non «esportava» la rivoluzione, confermando nello stesso tempo la sua vocazione come Paese leader del Terzo mondo. In parte distaccandosi dagli indirizzi di Mao, Z.E. inseguiva un allineamento con alcune potenze europee (Gran Bretagna e Francia), praticando una sorta di politica di equilibrio di tipo tradizionale nei riguardi degli USA, senza rinnegare l’alleanza con l’URSS. Contestato per le sue posizioni pragmatiche durante la Rivoluzione culturale (1966-76), conservò tuttavia la carica di primo ministro e recuperò un ruolo di primo piano con la successiva stabilizzazione moderata, esercitando un’influenza determinante sulla politica estera degli anni Settanta, in particolare con la svolta del 1971-72, grazie alla rottura dell’isolamento internazionale, all’ammissione alle Nazioni Unite e all’avvio del processo di avvicinamento agli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam. Sul piano interno sostenne la priorità dello sviluppo economico e tecnologico. Nel 1973, al termine della «campagna contro Confucio» affermò definitivamente la sua leadership, ma fu costretto dalle cattive condizioni di salute a ridurre progressivamente la sua attività politica ed entrò in ospedale nel 1974; rimase comunque vicepresidente del Partito comunista cinese dal 28 agosto 1973 al giorno della morte (8 gennaio 1976). Enunciò le cosiddette «quattro modernizzazioni», anticipando probabilmente il nuovo corso che si sarebbe poi affermato col suo discepolo Deng Xiaoping.

1898

Nasce a Huai’an Xian, Jiangsu

1919-24

Studente in Francia, dove nel 1922 organizza gruppi comunisti tra gli studenti cinesi

1924-26

Direttore politico dell’Accademia militare di Huangpu

1932

Commissario politico dell’Armata rossa

1934-35

Partecipa alla «lunga marcia» verso Yan’an

1937

Guida l’alleanza tra il suo partito e i nazionalisti nella guerra contro il Giappone

1949

Nominato da Mao Zedong primo ministro e ministro degli Esteri della Repubblica popolare di Cina (lascia la seconda carica nel 1958)

1954

Guida la delegazione cinese alla Conferenza di Ginevra sulla questione coreana e indocinese

1955

Partecipa alla Conferenza di Bandung

1971-72

Promuove l’uscita del Paese dall’isolamento internazionale (adesione all’ONU e avvicinamento agli Stati Uniti)

1973

Costretto dalle cattive condizioni di salute a ridurre progressivamente la sua attività politica

1976

Muore a Pechino

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