"Tutto ciò che possiamo fare è cercare di raggiungere la consapevolezza che siamo parte di questo imperscrutabile mistero che è il creato. Obbediamo alle sue leggi inconoscibili, ai suoi ritmi e ai suoi mutamenti. Siamo misteri tra i misteri." Federico Fellini lo scrive sotto il disegno che illustra il suo sogno del 20 agosto 84: si raffigura semisdraiato sotto un albero, il braccio alzato ad indicare stelle luminosissime che punteggiano d'oro un cielo dipinto in varie tonalità di un blu sempre brillante.

Il Libro dei sogni è l'opera più intima di Fellini: raccoglie i disegni che il regista tracciava appena sveglio per illustrare sogni e incubi notturni al suo psicanalista. Un lavoro sulla propria vita onirica iniziato nel 1964 su indicazione di Ernst Bernhard che era stato allievo di Jung: dopo la morte improvvisa di Bernhard, Fellini lo portò avanti per quasi tre decenni.

La copiosa raccolta - disegni sgargianti accompagnati da parole talvolta cancellate e riscritte come un analista freudiano non gli avrebbe mai consentito di fare - è solo uno dei tanti tesori che dal 31 marzo sono acquisiti dal Comune di Rimini, devoluti dall'associazione culturale Fondazione Federico Fellini che era nata nel 1995 per volontà di Maddalena Fellini, sorella del regista, e dello stesso Comune di Rimini. Il patrimonio comprende anche 500 opere grafiche e disegni provenienti da fondi appartenuti ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori; la biblioteca specialistica composta da libri e riviste, dedicata all'editoria italiana e straniera; la raccolta di foto dei più importanti fotografi di scena, i cui originali sono conservati nei principali archivi. E ancora soggetti, sceneggiature, alcuni scritti inediti, la collezione di locandine e manifesti originali, una sezione audiovisiva con una ricca documentazione proveniente dalle Teche Rai.

"Tutto il materiale documentale sarà consultabile al Centro Studi Felliniani che con la Cineteca occuperà i piani superiori della Casa del Cinema - spiega l'assessore alla Cultura Massimo Pulini -. La inaugureremo nella primavera 2016 negli spazi del Teatro Fulgor, quello che Fellini immortalò in Amarcord: al progetto di restauro, ormai in fase avanzatissima, ha contribuito anche lo scenografo premio Oscar Dante Ferretti".

Siamo nel cuore di Rimini, a pochi passi c'è il Museo della Città in cui il Libro dei Sogni è esposto da tre anni in una stanza dedicata al regista. Qui tra un anno si aprirà il Museo Fellini: occuperà un'ala dall'architettura razionalista e un giardino che saranno collegati alla Casa del Cinema con un percorso arricchito da installazioni che evocheranno i luna park, le piste circensi e il mondo dello spettacolo di strada ambulante da cui Fellini attingeva a piene mani.

Ma sarà l'intera Rimini a diventare la città dei luoghi e delle atmosfere felliniane. Il regista detestava la parola 'fine', non accettò mai di inserirla a chiusura delle sue opere, quasi volesse indurre negli spettatori la sensazione che il film proseguiva anche quando le luci si riaccendevano in sala. Così sarà Rimini: suggestioni felliniane senza soluzione di continuità, perché anche se Fellini non ha girato un solo metro di pellicola nella sua città natale, l'ha raccontata in molti film. Non solo in Amarcord, girato in italiano e romagnolo, che 40 anni fa (8 aprile 1975) gli valse il quarto di cinque Premi Oscar di cui l'ultimo alla carriera, ricevuto pochi mesi prima della morte.

"L'impronta inconfondibile del maestro sarà riconoscibile in tutte le parti della città - spiega ancora Pulini -. Lungo gli argini del Marecchia verranno collocate istallazioni ispirate alla sua opera e alla sua poetica. Si passerà da una filosofia di tributo simbolico o formale, comunque elitario, a una valorizzazione tangibile, diffusa e dunque popolare".

Twitter può fornire un indice della popolarità nel mondo di Federico Fellini: a oltre vent'anni dalla morte, gli vengono dedicati quotidianamente centinaia e centinaia di tweets nelle più svariate lingue, talvolta più tweets in un minuto. Sono spesso citazioni, ma anche immagini dai set cinematografici. Molti sono dedicati alla moglie Giulietta Masina, sepolta accanto a lui e al figlioletto Federichino al cimitero di Rimini.

Ritorniamo quindi in Romagna, dove anche l'aeroporto è intitolato al regista: Aeroporto internazionale di Rimini e San Marino 'Federico Fellini' è il nome dell'infrastruttura riaperta l'1 aprile.

Avviandosi verso il centro si incontrano i murales - altrove li chiamerebbero street art - che hanno voluto dedicargli gli abitanti di San Giuliano, l'antico e' borg, il quartiere ricostruito a Cinecittà per dipingere la Rimini onirica narrata in Amarcord: il titolo del film, una contrazione della frase romagnola a m'arcord - "io mi ricordo" - è diventato un neologismo della lingua italiana, con il significato di rievocazione in chiave nostalgica, onirica.

E rieccoci al Libro dei sogni, ora proprietà dei riminesi. Ai fini assicurativi, è stato quotato un milione di euro, ma il suo valore è inestimabile per gli studiosi e gli appassionati a cui quell'insieme di "segnacci, appunti affrettati e sgrammaticati” - come il regista definiva il suo “Librone” - spalanca le porte della psiche felliniana, dell'inconscio di un vero maestro dei sogni. Contiene passaggi crudi, in certi casi imbarazzanti: da caricaturista Fellini sa essere talvolta impietoso con sé stesso. Ma è anche la proposta di un viaggio per il quale ci mette a disposizione aerei, piroscafi, automobili, treni, dirigibili: perché dobbiamo alzarci all'altezza di donne gigantesche e sempre giunoniche, e subito sentirci minuscoli come in una celeberrima scena di 8½. Trasferirci da Rimini a New York in un battibaleno, osservare un cielo stellato che ci parla del mistero del creato.

Per riempire questi fogli Fellini ha usato i pennarelli come scandagli della propria psiche. Li ha riempiti di tracce che conducono sulla mille strade della fantasia. E ci mostrano come il sogno individuale diventa disegno e si fa poi cinema: quell'arte che genera il sogno collettivo.

“Disegni di Federico Fellini tratti da “Il libro dei sogni” esposto presso il Museo della Città di Rimini