«Tenete la testa alta e la schiena dritta. Studiate, perché studiando si apre la testa e si capisce quello che è giusto e quello che non è giusto». Così esordiva Felicia Bartolotta quando i giovani le chiedevano come poter agire anche loro contro la mafia. Sì, anche loro, come Felicia, perché dopo la brutale morte del figlio, Peppino Impastato, fu proprio lei a costituirsi parte civile e proseguire la stessa lotta contro la mafia che aveva visto il figlio impegnato in prima fila e, per questa ragione, ucciso.

Felicia Bartolotta nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 24 maggio 1916. All’età di circa 30 anni sposò Luigi Impastato, dal quale ebbe tre figli: Giuseppe detto Peppino; Giovanni, morto in tenera età, e un terzo figlio chiamato anch’egli Giovanni. In una bellissima intervista realizzata l’8 maggio 2003, in occasione del 25° anniversario della scomparsa di Peppino, traspaiono il coraggio e la dolcezza di una donna ormai anziana, ma che non ha dimenticato il dolore del tempo passato; i cui ricordi, anzi, ancora limpidi come l’acqua, sembrerebbero indicare che il tempo non sia trascorso affatto.

Felicia si tormentava per la propaganda contro la mafia che Peppino, scrivendo sui giornali e registrando presso Radio Aut, conduceva. Sapeva, in cuor suo, quello che sarebbe potuto accadere se il figlio avesse continuato a muoversi in quel campo minato.

Poi la tragedia. Il 9 maggio 1978, data emblematica nella storia politica e sociale italiana, Peppino Impastato fu assassinato e il suo corpo, adagiato sui binari della ferrovia, fatto esplodere con un carico di tritolo, quasi a simboleggiare la volontà di distruggere sia la sua l’immagine sia la lotta della quale si era fatto promotore. Felicia, dopo pochi giorni, decise di costituirsi parte civile, diventando una grande attivista italiana e lottando, insieme al figlio Giovanni e a sua moglie, affinché venisse fatta chiarezza sulla morte di Peppino e venissero arrestati i responsabili del fatto.

Trovò un magistrato pronto ad aiutarla, Rocco Chinnici, assassinato in seguito anche lui da Cosa nostra.

Felicia e le sue sorelle è il titolo del libro della scrittrice e giornalista Gabriella Ebano – un libro da tenere sempre bene a mente – per ricordare venti donne che dal secondo dopoguerra alle stragi del 1992-93 lottarono, coraggiosamente, contro la mafia.

Il giorno in cui Felicia ricevette la tanto agognata documentazione sul depistaggio nel caso Impastato esclamò: «Avete resuscitato mio figlio»; ma, lo si può dire a chiare lettere, ogni qual volta si pronunciano i nomi di Peppino Impastato e di Felicia Bartolotta, un pezzetto del castello della mafia crolla.

Immagine: Felicia Bartolotta (24 maggio 2002). Crediti: L’immagine è un fotogramma tratto dal video Intervista a Felicia Bartolotta Impastato (Terrasini Oggi)

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