Far dialogare passato e presente. Anzi no. Di più: passato e futuro. Sembra questa l’intenzione dell’artista digitale Maxime Houot e del collettivo francesce Coin (e di tutto il Festival Ro_map) che, il 9 e 10 settembre dalle 20.30 a mezzanotte, metterà in scena a Roma l’installazione “Globescope” in prima nazionale. La scenografia non è però un dettaglio: il Circo Massimo. Infatti si tratta di un mutuo scambio, e a goderne è l'umanità intera. Il minimalismo digitale si fonderà col monumentalismo cinetico della Roma Caput Mundi e, tra 256 sfere luminose su 2000 metri quadrati controllate da un sistema wireless che le fa vibrare, lo spazio urbano carico di storia, simboli e cultura verrà digitalizzato e ri-immaginato.

Avveniristico? Futuribile? Gli aggettivi servono a poco: sperimentare la grande arena romana come fosse una superficie digitale, un tecno-scape in movimento, è un’esperienza (come tutte, del resto) che va vissuta. “Distribuiti casualmente – spiega l’ideatore Michele Cinque - ogni punto, ogni pixel che compone l’opera è interconnesso con gli altri, attraverso i suoni e i movimenti di luce che li attraversano”. La matematica, il suono, la luce trasformeranno quindi lo spazio che, senza mutare i suoi confini fisici, verrà espanso fino a creare nel visitatore una visione surreale.

Ma il Festival RO-map, dedicato proprio al rapporto fra nuove tecnologie e spazi cittadini, non finisce qui. L’altra diva sarà Piazza Navona, l’11 e il 12 settembre (dalle ore 21): sulla facciata della chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, gioiello del tardo Rinascimento capitolino, verrà proiettato uno show di video mapping. Gloria, questa volta, per Apparati Effimeri, collettivo italiano noto in tutto il pianeta per le mirabolanti mappature video, tra i pochi al mondo (e unici in Italia) a realizzare contenuti in stereoscopia 3D. Ecco che, grazie agli occhialini 3D che saranno distribuiti nella piazza, la chiesa diventerà un piano pittorico dove leggere scrittura immateriale di forme e colori, e gli spettatori potranno ammirare la trasformazione delle architetture della chiesa immaginando un’altra Roma.

Non male la provocazione del festival (realizzato con il sostegno di Roma Capitale e Siae, sponsorizzato da Banca Popolare Etica, in partnership con l’Ambasciata del Brasile a Roma): affidare a raffinate macchine sceniche hi-tech la memoria storica. E allora? Davvero al passato ci si può solo sottomettere? Davvero non può essere cambiato? Davvero il presente è così distante dal già accaduto? Davvero la Storia segue un tempo lineare? La risposta degli artisti è la stessa della fisica quantistica: no.