La Soprintendenza archeologica delle province di Sassari e Nuoro ha annunciato una importante scoperta: un insediamento etrusco, risalente al IX secolo a.C., nella splendida isola di Tavolara, provincia di Olbia, in Gallura. Gli scavi sono stati compiuti tra il 2011 e il 2013, ma ci sono voluti alcuni anni per studiare tutti i reperti ritrovati.

Tra il II e I millennio a.C., dall’età del Bronzo fino a quella del Ferro, in Sardegna è sviluppata la cosiddetta civiltà nuragica, che ha lasciato numerose testimonianze di sé: la più evidente è quella, appunto, dei nuraghe, le grandiose torri megalitiche con funzione difensiva che erano diffusissime in tutta l’isola (se ne contano uno ogni tre chilometri circa). Oltre a questi, si hanno testimonianze funerarie – le Tombe dei giganti (Tumbas de sos gigantes), enormi monumenti funerari per la sepoltura collettiva (misurano fino a 30 metri di lunghezza), costruite con grandi blocchi litici conficcati nel terreno –, religiose, nonché armi, statuaria, ceramiche. Non sappiamo come questa civiltà chiamasse sé stessa, poiché non si hanno testimonianze scritte, ma sappiamo che era basata sulla pastorizia e l’agricoltura, organizzata in piccoli nuclei e dominata da una aristocrazia guerriera indigena.

Sull’altra sponda del Tirreno, in Emilia, nel Lazio settentrionale e in Toscana, in questa prima età del Ferro invece si sviluppava un’altra civiltà, quella convenzionalmente definita ‘villanoviana’ (dal nome della località emiliana in cui venne scoperto il primo gruppo di tombe), che costituisce la fase più arcaica dell’età etrusca e una delle culture più dinamiche dell’epoca protostorica in Italia, che si espanse fino in Campania e altrove e che ebbe rapporti di interscambio con molte altre popolazioni mediterranee.

Le relazioni di scambio tra le due culture erano conosciute, ma mai fino a oggi erano stati documentati dei veri e propri insediamenti e ciò potrebbe aprire nuovi scenari: il soprintendente Francesco di Gennaro, il responsabile di zona Rubens D’Oriano e l’archeologa Paola Mancini, che ha condotto gli scavi, sottolineano l’eccezionalità della scoperta e non escludono l’esistenza di altri insediamenti etruschi nell’area. I risultati dettagliati della ricerca sono in corso di edizione.

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