Parasite del sudcoreano Bong Joon-ho, già noto per Memories of Murder (2003) e The Host (2006), ha vinto la Palma d’oro a Cannes. Si tratta di una commedia nera satirica, con al centro un conflitto sociale tra due famiglie, una così povera da risultare persino maleodorante, l’altra ricchissima. La prima, composta da padre, madre e due figli, tutti disoccupati, vive in uno scantinato e cerca in tutti i modi di collegarsi a una rete wi-fi in modo parassitario, fino a quando il primogenito, grazie alla falsificazione di alcuni documenti, riesce a trovare un lavoro come insegnante di inglese presso una coppia ricca, seguito poi dagli altri familiari: da qui, si sviluppa una serie di eventi drammatici, legati allo scontro tra due mondi troppo distanti.

Come ha affermato Iñárritu, che ha presieduto la giuria, i premi sono stati assegnati solo in base ai meriti artistici e non per considerazioni di ordine politico, ma il filo rosso che ha legato questa ultima edizione del festival è stato il tema della giustizia e dell’ingiustizia sociale: «Il cinema – ha spiegato il regista – cerca di elevare la coscienza del mondo, e l’ambizione dell’arte si riflette nel sentire attraverso le frustrazioni e gli incubi del nostro tempo quale può essere il futuro, e tutto questo appartiene al linguaggio del cinema».

Della radicalizzazione di un ragazzino islamico tratta infatti il belga Le jeune Ahmed, di Jean-Pierre e Luc Dardenne, a cui è stato assegnato il premio alla regia, e i conflitti sociali sono ancora al centro di Bacurau, di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles, una storia di protesta anticapitalista ambientata in un villaggio sperduto del Brasile, e di Les Misérables, del regista francese originario del Mali Ladj Ly, che rievoca le rivolte della banlieue parigina del 2005, ai quali è stato assegnato ex aequo il premio della giuria. Il Grand Prix è andato ad Atlantique, di Mati Diop, ambientato in un sobborgo di Dakar, il premio alla sceneggiatura al film in costume Portrait de la jeune fille en feu, di Céline Sciamma, mentre quelli alle migliori interpretazioni maschile e femminile sono stati assegnati rispettivamente ad Antonio Banderas per Dolor y gloria di Almodóvar e a Emily Beecham per Little Joe di Jessica Hausner. Infine, una menzione speciale della giuria è andata al film comico franco-canadese It must be heaven di Elia Suleiman e la Caméra d’Or al guatemalteco Nuestras Madres, di César Diaz.

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