“Tutte le cose che ora crediamo antichissime un tempo furono nuove.”

È una citazione di Tacito dai suoi Annali. Una stringa di testo dopo duemila anni ritrova la sua forza in un’epoca di obsolescenza immediata che rende le “cose” subito datate. Tutto invecchia istantaneamente, superato da miglioramenti incrementali o cambiamenti radicali. Antichissimo diventa riferibile a pochi anni, mesi, giorni fa. La capacità di calcolo dei computer è ai confini del quantico: diecimila anni vengono risolti in manciate di secondi. L’umanità ha prodotto nel 2017 la stessa quantità di dati di tutta la sua milionaria storia precedente, di oltre cento miliardi di esseri umani che sono vissuti sulla Terra. L’innovazione, o quella che ci appare, oggi è estrema e globalizzata nella capacità distributiva e di marketing dei suoi contenuti e di utilizzazione immediata. Non ha apparenti latitudini, confini, fusi orari o generi. Spesso non ha parenti, tradizioni e nemmeno nomi. Segue dinamiche economiche, sociali, culturali, politiche complesse, dalle reti molto intricate e a volte oscure, impercettibili anche ai sismografi più sensibili.

L’innovazione oggi è nel sentimento comune sinonimo di tecnologia, la cui popolarizzazione e facilità ne ha assorbito l’universo semantico. In meno di cinquant’anni l’innovazione tecnologica è entrata in modo radicale e radicato nella vita quotidiana, modificandone la struttura interna, le regole e anche i ritmi, senza riserve di età o classi sociali.

La tecnologia ha così assorbito l’idea propria di innovazione nella capacità di introdurre nuovi modelli, sistemi, paradigmi, ordinamenti, o semplici idee applicate. Nell’ultimo secolo, prima ancora, l’innovazione era stata abbinata all’ambito economico con i suoi cicli di prodotto, processo e sistema. L’innovazione è stata così il braccio operativo e spesso retorico dell’intraprendere, del fare azienda, del progresso economico. Queste sono definizioni tecnocratiche e limitanti dell’innovazione: l’innovazione è parte dell’uomo. E lo è da sempre. L’innovazione è un’ipotesi di futuro che parte da una intuizione, spesso individuale, e si perfeziona in un processo collettivo con ricadute positive ampie e non legate al singolo.

L’umanità ha proceduto passo dopo passo per innovazioni continue e impercettibili quanto drammatiche, con cambi e adattamenti alla condizione naturale di bisogno, di emergenza, di insoddisfazione quanto di sogno o di bellezza. Milioni di anni di evoluzione sono milioni di anni di innovazioni anonime e non certificate dalla storia. L’innovazione sono idee di varia natura, che combattono, coalizzano o colonizzano la realtà e trovano un’applicazione nel cambiamento: dal linguaggio all’economia, dall’arte alla tecnologia, dalla politica alla società, all’ambiente.

L’innovazione è l’essere umano, nella profonda capacità di vedere il futuro, per sé e per la sua comunità. L’innovazione immagina quello che ancora non è visto, quello che potrebbe essere, che ai più sembra distante e impossibile, che diventa concreto e vivo, grazie a intuizione, dedizione, lavoro, investimento, fortuna, intelligenza, cuore, speranza, cooperazione.

L’innovazione è un atto poetico, è soffio, è alito di nuova vita.

Le ore drammatiche di questo Covid-19 sono un altro momento straordinario della storia della nostra specie. Questa voce chiude con una possibile definizione di innovazione pensata per quando tutto questo sarà finito: “L’innovazione è l’intelligenza collettiva dell’essere umano che si mette a disposizione dei suoi simili con la forza delle idee e il coraggio delle azioni per superare assieme i momenti critici, per un futuro equo e senza ineguaglianze, e per promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente”.

* Innovatore e imprenditore culturale

Crediti immagine: Foto di Pete Linforth da Pixabay

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